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ANFITRIONE
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
PLAUTO, Tito Maccio, Amphitruo, Milano, Rizzoli, 2002 (20054)
LUOGHI
Svolgimento della vicenda: Beozia, a Tebe
Luoghi aperti: non sono presenti luoghi aperti
Luoghi chiusi: casa di Anfitrione
Analisi: i luoghi non hanno valore reale poiché Plauto non dà una rappresentazione fedele della Grecia; non vi sono particolari cambiamenti di luogo, né essi sono presentati in dettaglio, perché a Plauto non interessava fornire una rappresentazione realistica di Tebe. Quindi, la scelta di questo luogo non è necessaria per lo svolgimento della storia, perché i fatti si sarebbero potuti svolgere in qualsiasi altro ambiente senza cambiare il senso dell'opera. L'ambientazione non presenta simbologie particolari, in quanto Plauto evita significati allegorici profondi. Ne risulta un'ambientazione immaginaria in cui convivono elementi Greci e Romani.
TEMPO
Epoca: tempi dell'antica Grecia
Anno: l'opera non ha una esatta collocazione temporale
Durata: circa un giorno
Analisi: non è presente un'esatta collocazione temporale in quanto tratta di argomenti mitici di cui non esistono riferimenti storici precisi: si parla infatti del regno di Creonte e della guerra di Tebe contro i Telèboi, ma probabilmente questi sono solo elementi mitici. Si capisce però dal contesto che questa fabula è ambientata nell'antichità, perché prende spunto dal mito della nascita di Ercole, di origini antiche. Probabilmente anche il tempo non ha particolari valori simbolici, in linea con la scelta di Plauto di una commedia diretta che evita riflessioni. Ai fini dello viluppo narrativo il tempo è poco determinante, infatti non è fornita alcuna indicazione riguardo ad esso. Fabula e intreccio non coincidono, poiché, nonostante la narrazione proceda in successione cronologica, si presentano moltissimi flash-back ed anticipazioni che sono in misura maggiore rispetto al succedersi cronologico egli eventi.
PERSONAGGI
Principali: Mercurio, Sosia, Giove, Alcmena, Anfitrione
Secondari: Blefarone, Bromia
Analisi: Giove è il padre di tutti gli dèi; per questa sua posizione privilegiata si concede alcune libertà, soprattutto in campo sentimentale. Ha la fama di infedele e donnaiolo; infatti, tra le tante, si invaghisce anche di Alcmena, moglie di Anfitrione e l'inganna prendendo le sembianze del marito e la ingravida. Per appagare i suoi piaceri sembra insensibile riguardo ai danni che provoca agli uomini; ma in fondo è anche giusto e onesto nell'aiutare Alcmena quando viene accusata alla fine e nel confessare le sue colpe. Per questo suo pentimento finale, può essere considerato un personaggio positivo.
Mercurio è il dio messaggero, ma anche dei mercanti e del commercio; era ritenuto propiziatore della fortuna e della ricchezza. Si tramuta in Sosia, per aiutare suo padre a stare il più tempo possibile con la sua amata Alcmena. E' il personaggio che apre la scena con il prologo.
Anfitrione, nato ad Argo, appartiene alla nobiltà tebana ed è il capo dell'esercito della sua città, impegnato nella battaglia contro i Telèboi. E' il marito di Alcmena, e prima di partire per la guerra, l'ha messa incinta. Inizialmente appare irascibile e collerico, ma lo è perchè ama sinceramente sua moglie e rispetta gli dèi, tanto che, alla fine, non gli dispiace di aver dovuto dividere la sua donna con Giove.
Alcmena, figlia di Elettrone e moglie di Anfitrione, è una donna passionale, che vuole sentire la presenza del marito vicino a sé. Ella stessa si definisce portatrice di doti quali castità, pudore, timore degli dèi, amore per il marito e generosità. Crede che il valore sia la virtù più importante tra tutte.
Sosia, figlio di Davo, è il servo di Anfitrione; è audace, furbo e spavaldo, ma anche malvagio, bugiardo, impertinente con la sua padrona e donnaiolo, e si esprime piuttosto volgarmente.
Bromia, l'ancella di Alcmena ed Anfitrione. E' lei che, nell'ultimo atto, racconta all'uomo quello che è accaduto; è una specie di mediatore fra i due coniugi.
Blefarone, generale dell'esercito tebano che combatte a fianco di Anfitrione; interviene nell'intento di aiutare Anfitrione, ma non riesce a distinguerlo da Giove.
I personaggi principali sono, senza dubbio, Anfitrione, Giove, Alcmena, Mercurio e Sosia. Infatti, la storia in primo piano è quella dell'adulterio di Giove con la donna e del marito geloso che l'accusa di infamia; quindi i protagonisti sono Alcmena e Anfitrione e, di conseguenza, l'antagonista, che si intromette nella relazione della donna con il marito, è Giove.
I rispettivi aiutanti sono Sosia e Mercurio; quest'ultimo ha grande importanza nel rallentamento della scoperta dell'inganno. Mercurio aiuta il padre Giove assumendo l'aspetto di Sosia per non permettere che sia disturbato; Sosia invece aiuta il vero Anfitrione pur non andando molto d'accordo con lui.
Giove rappresenta un dio che ha anche difetti e debolezze, ed esprime la problematica del rapporto divinità-uomo. Alcmena simboleggia l'amore coniugale, mentre Anfitrione rappresenta la prodezza, il valore e la figura del pater familias geloso della propina moglie.
LINGUAGGIO E STRUTTURA
L'Anfitrione rappresenta un caso di fabula ad argomento mitologico, sono presenti cioè le divinità dell'Olimpo; è dunque una tragicommedia, un'opera in cui compaiono personaggi "alti" propri della tragedia come gli dei, e personaggi "bassi" tipici della commedia come schiavi e soldati.
È Mercurio nel prologo a presentare la situazione iniziale: Giove, preso d'amore per Alcmena, ha assunto le sembianze del marito, Anfitrione, mentre costui si trova a combattere contro i Telèboi; per aiutarlo lo stesso Mercurio si traveste da Sosia. L'esito finale è individuabile nella scena in cui Giove riprende le proprie sembianze e chiarisce l'accaduto con Anfitrione, promettendogli che il figlio generato dal suo seme con le sue gesta gli procurerà la gloria eterna.
Come in tutte le commedie plautine si nota l'interruzione dell'illusione scenica; nel prologo si sente un particolare contatto tra l'autore (che parla per bocca di Mercurio) ed il pubblico: il dio chiede il silenzio degli spettatori, la loro imparzialità ed onestà; era un modo molto originale ed affascinante per catturare l'attenzione della gente. Alla fine della rappresentazione, poi, Anfitrione, mentre prepara un sacrificio in onore degli dei, chiede agli spettatori di applaudire con calore, richiamando il rispetto a Giove che, dopotutto, è stato buono con lui a lasciargli suo figlio.
Nella commedia è presente una mescolanza di linguaggi, si trovano infatti sia la lingua letteraria che quella parlata; nel complesso, però, prevalgono i linguaggi informale, colloquiale e quotidiano. Questo, però, non vuol dire che Plauto miri alla riproduzione della realtà, bensì egli vuole creare uno stile artefatto ricco di figure retoriche e di effetti speciali.
I tipi di linguaggio e di lessico usati creano simpatia attorno ai personaggi, sono usati per stabilire un contatto diretto e immediato con il pubblico e a volte per dare una certa comicità. Tra le figure foniche spicca l'allitterazione, che serve a dare un ritmo incalzante ai discorsi.
In tutta l'opera sono presenti in misura maggiore i dialoghi tra i personaggi, rispetto ai monologhi; essi sono molto vivaci e reggono tutta la storia. Tra i monologhi più importanti c'è quello di Giove, che apre l'atto terzo e che spiega il suo ruolo in tutta la storia.
MOTIVI E TEMI
L'intera vicenda si basa su un doppio equivoco: Giove e Mercurio assumono infatti le sembianze rispettivamente di Anfitrione e Sosia per ingannare Alcmena e permettere al re degli dei di passare una notte con la donna. Questo scambio di persona sarà causa dei molti litigi e incomprensioni che costituiranno i principali eventi della vicenda. Sotto il tema dell'equivoco si cela un problema che per secoli ha interessato gli uomini: lo sdoppiamento dell'io, avvenuto grazie alla presenza della divinità, che apre le porte alla paura della perdita della propria identità.
Comico è il fatto che un dio, pur avendo da sempre il pieno potere su tutto, sia costretto ad assumere le sembianze di Anfitrione per poter stare insieme alla sua amata.
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