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Una delle difficoltà maggiori riscontrate nella realizzazione di un corretto cammino sportivo, ma al tempo stesso educativo, sta nel ricercare prassi educative coerenti ed attuabili all'interno di una realtà complicata come quella di un gruppo sportivo.
Una delle finalità principali del gioco sportivo è di considerare il bambino che pratica lo sport, non uno strumento, ma un soggetto attivo ed espressivo che utilizza l'esperienza del gioco sportivo per migliorare le sue competenze.
Uno degli aspetti fondamentali nell'ambito dei giochi sportivi di gruppo, è il ruolo dell'educatore o dell'adulto che guida i bambini, esso deve cercare di proporre l'attività in modo da far sentire il bambino sempre protagonista, attivo e dinamico, e mai un semplice esecutore di un compito pieno di regole prestabilita da rispettare.
Ogni gioco, laboratorio, festa, ecc, deve lasciare al bambino lo spazio per esprimersi secondo i suoi tempi, le sue modalità, le sue aspettative e i suoi eventuali bisogni. L'educatore non deve preparare dei pacchetti predefiniti, ma delle proposte stimolanti che servano come contenitore da riempire con creatività e fantasia.
Per questo si dimostra necessario che i tempi non siano troppo rigidi e definiti a priori, ma stabiliti in base alle proposte e al grado di coinvolgimento emotivo ed affettivo che i bambini mettono nel gioco.
Gli stimoli possono essere dati attraverso l'uso di attrezzature come i palloni, la corda, le clavette, i sacchi, dei disegni, la musica, ecc.
Il rispetto dei tempi e delle produzioni personali di ogni bambino deve essere sorretto dalla constatazione che ogni persona è diversa da un'altra e che questa diversità va considerata come una ricchezza da valorizzare.
Il rispetto può esistere solo se riusciamo a dare a tutti la possibilità di sperimentare situazioni positive, come il gioco, che permettono di aumentare il proprio livello di autostima e di caratterizzare ogni persona come unica ed irripetibile.
Ciò può avvenire attraverso proposte concrete che permettano ai bambini di percorrere strade alternative, diversi gradi di complessità e diverse strategie di risoluzione.
Ognuno deve essere messo in grado di migliorarsi e di aggiungere al proprio vissuto esperienze sempre più gratificanti, tutto ciò può avvenire attraverso il gioco, soprattutto quello sportivo e di squadra.
L'educatore deve quindi essere in grado di intervenire in ogni momento con nuovi stimolo che permettano, ad esempio, di semplificare la spiegazione del gioco utilizzando cartelloni, di aumentare i materiali a disposizione, di modificare gli spazi.
Deve inoltre attuare qualsiasi altro intervento necessario per dare a tutti la possibilità di esprimersi liberamente senza paura del giudizio dei suoi compagni o di altri adulti.
Tra gli obiettivi primari e principali del gioco sportivo e di gruppo, troviamo la costruzione di relazioni interpersonali, ciò permette di considerare tali relazioni come un mezzi per inserire il gioco sportivo e le strutture ad esso collegate come contesto educativo extrascolastico; di non considerarlo come attività assillante del fare finalizzato a risultati concreti e misurabili, ma del fare per creare relazioni.
Garantire al bambino un luogo in cui instaurare una rete di relazioni positive con adulti e con coetanei, permette di creare un contesto significativo ed affettivamente positivo, anche per il raggiungimento di altri obiettivi di tipo cognitivo. Questo per dire che obiettivi sia di tipo ludico - motorio che cognitivi, sono importanti e necessari, ma si sa, essi si apprendono meglio se si è all'interno di una situazione relazionale positiva.
All'interno di questo ambiente il bambino deve sentirsi a suo agio e le relazioni con il gruppo dei pari e degli adulti devono essere gratuite, alcune volte magari anche conflittuale, ma sempre finalizzata al fare insieme e mai con un secondo fine.
Valore psicologico ed educativo del gioco di gruppo
Un ulteriore elemento che caratterizza il periodo pre e adolescenziale, è l'importanza del gruppo dei pari. Il gruppo a quest'età non è un optional, ma è obbligatorio, è parte integrante dei dinamismi di crescita e di sviluppo dell'essere umano.
Ed è per questo che aggregazioni più o meno profonde e stabili, sono praticate dai ragazzi, in particolare sotto forma di gioco di gruppo.
In questo momento vengono a mancare le protezioni e i controlli consueti, si sperimentano nuove dimensioni della libertà e della trasgressione, scattano processi di identificazione nuovi, che nei giochi e in particolare in quelli di gruppo, trovano il loro terreno fertile.
Il gruppo diventa un riferimento in più, in particolare per quanto riguarda i comportamenti, gli interessi, i giochi e i valori condivisi da tutti gli appartenenti.
Non è raro che a portare alla pratica o alla scelta di un determinato gioco sportivo e non, sia proprio la presenza di amici all'interno di un gruppo già esistente o il desiderio di frequentare un determinato gruppo che pratica il gioco scelto.
L'attività motoria come esperienza ludica
Come troviamo scritto anche nei programmi didattici per la scuola elementare, le attività motorie per essere funzionali e poter influire positivamente su tutte le dimensioni della personalità del bambino, devono essere proposte e praticate in forma ludica.
Devono essere proposte in forma polivalente, partecipata e nel corso di interventi di opportuna durata e in rapporto alle diverse fasce d'età.
Si dovrà fare riferimento a tutta la gamma di giochi frutto della spontanea e naturale motricità dei bambini, attingendo sia all'esperienza vissuta, sia alla genuina tradizione popolare, utilizzando giochi simbolici, d'imitazione, di immaginazione, ecc.
L'importanza della ludicità nell'educazione motoria risponde al bisogno primario del fanciullo di una forma gratificante ed emotiva delle attività.
Il gioco è quindi sempre da sollecitare e gestire in tutte le sue forme e modalità d'invenzione, di situazione, dei ruoli, delle regole, compito dell'educatore e dell'insegnate sarà di programmare e suggerire i giochi più idonei al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
In un secondo momento, in particolare per la fascia d'età 8 - 11 anni, acquistano rilevanza tutte le attività polivalenti come percorsi, circuiti e i giochi di squadra con regole determinate come basket, volley, ecc..
C. Pontecorvo, Un curricolo per la continuità educativa dai quattro agli otto anni, La Nuova Italia, Firenze, 1989
A. Studer - G. Zonca, Elementi di psicologia, Sansoni per la scuola, Milano, 1994
D. Olmetti - E. Mazza, Sport e educazione, edizione C.S.I., Roma, 1995
A. Paioletti - D. Rissone - G. Zampieri, Fantathlon, guida organizzativa e programma di attività ludico-motorie per l'infanzia, edizione C.S.I., Roma, 1995
J. Piaget, Psicologia e sviluppo mentale del bambino, Mondatori, Milano, 1964
Programmi didattici per la scuola primaria, a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 1985
Altri testi consultati:
G. Rabitti, Alla scoperta della dimensione perduta, Editrice CLUEB, Bologna, 1994
A. Farneti, Elementi di psicologia dello sviluppo, Carocci editore, Roma, 1998
M. W. Battacchi-G. Giovanelli, Psicologia dello sviluppo, Carocci editore, Roma, 1988
G. Zunino, Nuovi orientamenti per la scuola dell'infanzia, edizione Valore Scuola, Roma, 1991
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