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'Il disegno è illusione: suggerisce tre dimensioni sebbene sulla carta ce ne siano solo due.'
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E) Stereogrammi
F) Tassellatura e Escher
"La divisione regolare del piano è diventata un'autentica "mania", a cui sono ormai assuefatto, e da cui talvolta mi è difficile allontanarmi"[2]
La risposta arrivò qualche anno dopo: lo scopo era creare figure fantastiche e particolari, che catturassero l'attenzione dell'osservatore e giocassero con il contrasto di colori per imbrogliare l'occhio umano; egli capì che doveva approfondire lo studio matematico del piano e che senza alcuna regola, era impossibile creare effetti sorprendenti. In realtà, dietro ai suoi lavori, c'è un grandissimo studio matematico e di regole di costruzione; riguardo ad esempio alla prospettiva egli la sottopose ad una valutazione critica, di ricerca e furono proprio le decorazioni dell'Alhambra di Granata che diedero ad Escher l'"input" iniziale. I suoi disegni quindi non sono altro che provocazioni che egli crea per affinare la nostra percezione dello spazio, per svelare i limiti e le ambiguità delle nostre capacità percettive. Sembra strano, ma anche l'uso del colore rientra nell'ambito della matematica. Chiedersi in quanti modi è possibile colorare una superficie e quanti colori sono sufficienti a colorare un disegno piano sono domande a cui nessuno ha dato mai una risposta. Lo stesso Escher aveva lavorato a lungo e ordinato in sistemi le possibilità trovate in modo sperimentale.
Grazie anche a questi accurati studi egli riusce a creare delle figure ambigue; passa da illusioni paesaggistiche a prospettive invertite, i volumi risultano deformati ed i diversi punti della prospettiva sembrano coincidere inspiegabilmente. Ritroviamo anche figure che nascono dal nulla, da un semplice schizzo di carta;
Uno dei suoi quadri più sorprendenti è " Rettili". La "macchia piatta" irritava Escher e a tale proposito scriveva:
'Sei troppo finta, per me; te ne stai lì immobile e saldamente incastrata; fa' qualcosa, vieni fuori, mostrami di che cosa sei capace!'.
Così da una semplice figura piana ricava forme e volumi. Anche se tutto ciò potrebbe risultare incredibilmente reale, è chiaro che Escher nei suoi disegni amava barare, usando principalmente luci ed ombre che suggerivano plasticità sul piano di lavoro.
Nella stessa "Cascata" Escher utilizza le regole come un baro e crea un risultato molto suggestivo. Improvvisamente il punto più lontano sembra identico a quello più vicino, suscitando la sensazione di caduta dell'acqua da un piano più alto, che in realtà non esiste.
Come ho accennato prima, la matematica fu per Escher fondamentale per i suoi studi, perché gli diede un rigore logico e un' impostazione precisa. Tuttavia la domanda che più lo assillava era : Come si può comprendere l'infinito? Esiste un confine tra due o tre dimensioni? L'infinito possiamo immaginarlo, ma mai sperimentarlo. E' difficile imbattersi nell'infinito, perché non lo si conosce; l'obbiettivo di Escher era di catturarlo. La sfida consisteva nell'imprigionarlo in una composizione chiusa ed era proprio la divisione regolare del piano, il mezzo per raggiungere il suo obiettivo.
" disegneremo forme chiuse e confinanti che si definiscono reciprocamente e riempiono il piano in ogni direzione fino a dove lo si desideri ".
Gli scienziati catturano l'infinito in formule che descrivono e misurano; Escher cercò di rappresentarlo per immagini.
In questo
disegno è rappresentato lo spazio iperbolico. In realtà, anche se non sembra,
ogni pesce ha la stessa grandezza e il bordo circolare è a distanza infinita
dal centro del disco. Escher ottiene questo effetto comprimendo i pesci lontani
affinché lo spazio infinito possa entrare nel cerchio finito. Se provassimo a
riprodurre lo stesso disegno senza compressione, lo spazio ottenuto avrebbe
molte curvature in cui ogni piccola regione ha una forma a sella con ulteriori
pieghe. Per capire meglio l'effetto che Escher voleva trasmettere
all'osservatore, proviamo a fare un piccolo gioco: poniamoci al centro del
disegno e supponiamo di voler camminare fino al bordo di esso. Mentre
camminiamo ci restringiamo sempre di più, proprio come accade ai pesci della
figura. Per raggiungere il bordo quindi dovremmo percorrere una distanza che ci
sembrerà infinita, ma essendo immersi in questo spazio, non ci parrà subito
ovvio che vi sia qualcosa di inusuale.
Un'altra rappresentazione dell'infinito è data dal "ciclo". Come tutti sappiamo il simbolo dell'infinito è proprio un anello chiuso: e lo spunto principale per l'opera "Cavalieri" o più semplicemente per il "Nastro di Möbius II", fu proprio il cosiddetto nastro, realizzato da Möbius. Egli crea così un'illusione di tridimensionalità dell'immagine bidimensionale.
Nell' opera "Cavalieri" lo scopo principale era mostrare che le forme congruenti, che apparentemente si muovevano verso destra o sinistra, non erano altro che il riflesso speculare dell'una sull'altra cioè, se tra le due strisce dell'anello ponessimo uno specchio, otterremmo esattamente la stessa immagine.
Quello che invece rende così particolare il "Nastro di Möbius II" è che osservando attentamente l'immagine, ci si accorge che le formiche poste sulla superficie non stanno camminando su lati opposti, come potrebbe sembrare al contrario, esse proseguono in fila sull'unica faccia di quella superficie, percorrendo così una strada senza punto di arrivo né di inizio, insomma, una strada infinita.
L'utilizzo della matematica per sorprendere, è stato forse una delle più grandi innovazioni. Quello che probabilmente portò al successo questo grande artista fu proprio il fatto che, pur seguendo delle regole ben precise, barava sempre, facendo credere una cosa, quando invece la realtà era un'altra. Egli riuscì sempre a giocare con l'osservatore, il suo scopo era quello di ingannarlo, ammaliandolo.
Non deve apparire strano che il matematico sia in qualche modo collegato al pittore; entrambi giocano con le forme, seppur in modo diverso.
" Il matematico, come il pittore o il poeta è un creatore di forme. E se le forme che crea sono più durature delle loro, è perché le sue sono fatte di idee."
E' per questo che la scienza non può essere vista come un fatto a sé. Moltissimi furono gli scienziati che, attraverso il gioco e il caso, arrivarono alle scoperte più importanti.
"Nastro di Möbius II"
Se consideriamo le numerose illusioni nel campo scientifico, non si può non citare la parallasse annua; non è forse anch'essa un gioco ottico?
M. C. Escher Maurits Cornelis Escher (1898 - 1972) fu un artista olandese, conosciuto principalmente per le sue litografie e mezzetinte che tendono a presentare costruzioni impossibili, esplorazioni dell'infinito e motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme completamente differenti.
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