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Riassunto breve delle riforme del 1968




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Riassunto breve delle riforme del 1968



In Italia, gli anni della contestazione studentesca portano ad un periodo di lotte in cui gli studenti occupano  molte sedi universitarie; come conseguenza, anche le sedi di alcuni licei diventano bersaglio di manifestazioni.

Nel febbraio 1966, iniziano a verificarsi problemi sull'istituzione della scuola materna statale, in quanto non ricevette l'appoggio necessario.

Già nel gennaio-febbraio c'era stata l'occupazione dell'istituto delle scienze sociali di Trento, con cui aveva avuto inizio la sommossa studentesca. Nello stesso anno la lotta dilaga nell'ambiente universitario.

Nel marzo 1968 viene finalmente istituita la scuola materna statale.

Nel febbraio del 1969 viene emanato un decreto-legge che modifica l'esame di stato.

Nell'Ottobre, vengono modificati 250 corsi, in via sperimentale, degli "istituti professionali", che passano da quattro a cinque anni. Quegli stessi corsi, dal 1971 in poi diventeranno prima 600 e poi 700.

Nel dicembre vengono liberalizzati gli accessi universitari e i piani di studio.

In questo stesso anno, alla protesta studentesca si unisce quella operaia, da cui scaturiscono i contratti operai (statuto dei lavoratori).


Tutte queste proteste, scaturite nei primi anni della sommossa, porteranno conseguenze fino agli anni ' 70 e più precisamente nel 1971 con l'approvazione della riforma universitaria; il 1973, invece, è l'anno del contratto nazionale dei metalmeccanici, con le 150 ore; infine nel 1975 furono fatte avanti le proposte di legge relative alla riforma della scuola secondaria superiore.












La riforma della scuola materna statale, fu approvata definitivamente dalla Camera il 9 marzo 1968, dopo duri contrasti e resistenze, divenne la legge del 18 marzo 1968, n° 144: essa istituiva quella che si chiamò la Scuola Materna, affidata, pertanto, a personale femminile.

Qui di seguito riportiamo quelli che sono gli articoli più significativi, relativi alle finalità, agli orientamenti e al programma.



Caratteri e finalità della scuola materna statale


La scuola materna statale, che accoglie i bambini nell'età prescolastica da tre a sei anni, è disciplinata dalle norme della presente legge.

Detta scuola si propone fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza, di preparazione alla frequenza della scuola dell'obbligo, integrando l'opera della famiglia.

L'iscrizione è facoltativa, la frequenza gratuita.


Orientamenti dell'attività educativa


[Gli Orientamenti dell'attività educativa nelle scuola materne statali, previsti dall'articolo 2, con scadenza di sei mesi dall'entrata in vigore della legge, vennero in realtà emanati il 10 settembre 1969.]


Vi si legge, per esempio, per uno sviluppo di una visione globale, che  <<la bellezza e l'armonia della natura, ogni volta che siano ravvisabili, e la presenza in essa di innumerevoli forme di vita, possono costituire motivo per sviluppare sentimento di rispetto e di amore per tutte le creature, e di riconoscimento di Dio creatore>>.





Programma annuale di sviluppo


Con un decreto del Ministro della Pubblica Istruzione, è determinato, per ciascuna provincia, il piano annuale delle nuove istituzioni di sezioni di scuole materne statali, considerando le richieste dei vari Comuni.


Per quanto riguarda la precedenza nella fondazione delle scuole , sarà tenuto conto delle sedi dove vi sono maggiori condizioni di bisogno, con particolare riferimento alle zone di accelerata urbanizzazione.

Per i bambini da tre a sei anni affetti da disturbi dell'intelligenza o del comportamento o da menomazioni fisiche o sensoriali, lo Stato istituisce sezioni speciali presso scuole materne statali e, per i casi più gravi, scuole materne speciali e ad ogni sezione non possono essere iscritti più di dodici bambini.




Seguono poi gli artt. 4, 6, 7, 9, 10, in cui vengono descritti, rispettivamente, le sezioni e l'orario, l'edilizia, gli oneri dei comuni, requisiti del personale scolastico, requisiti delle insegnanti delle classi speciali.


Le scuole materne statali devono essere suddivise principalmente in tre sezioni, corrispondenti alle tre età dei bambini

Per quanto riguarda le sezioni e l'orario, si prevede che le sezioni devono contenere dai 15 ai 30 iscritti, e l'orario giornaliero non può essere inferiore a 7 ore.

Le scuole materne statali restano aperte per un pe4iodo non inferiore a 10 mesi all'anno.

Per facilitarne la partecipazione possono essere istituiti dei servizi di trasporto gratuiti. [.]


Le spese per l'edilizia, per il materiale e per le attrezzature sono a carico dello Stato. Il territorio per la costruzione di edifici deve essere concesso dal Comune. [.]


Spetta ai Comuni il pagamento delle spese e la manutenzione della struttura stessa.

Il personale è esclusivamente femminile.


Tutto il personale deve essere in possesso di diploma Magistrale o, ai gradi più alti, di laurea in Pedagogia.


Le insegnanti che dovranno provvedere alle sezioni o alle scuole dedicate interamente ai bambini con svantaggi (fisici o mentali), dovranno essere in possesso di un'abilitazione rilasciata dal Ministero della Pubblica Istruzione.










Quella che viene definita la <<Riforma strisciante>>, racchiude in sé varie riforme, frutto delle contestazioni di quel periodo. Comprende varie riforme, tra cui quella dell'esame di Stato, della sperimentazione negli istituti professionali, degli accessi all'università e dei piani di studio.




L'esame di stato (decreto-legge del 15 febbraio 1969)


Per quanto riguarda l'esame di stato, gli artt. 1, 5, 6, 8, riportano le novità sia nello svolgimento della prova, sia nei giudizi; inoltre, nell'art. 10, vi è una spiegazione in materia dell'esame di licenza media.


Viene spiegato che l'esame di stato è la conclusione degli anni di studio degli istituti tecnico e magistrale, e nei licei scientifico, classico e artistico. L'esame deve fornire un attento ritratto del candidato, sia sul piano culturale, che su quello della personalità. L'esame consta di due prove scritte (tema di italiano a scelta tra quattro; e l'altra sarà particolare e diversa per ogni scuola), e di un colloquio (Il colloquio verterà su due materie scelte dal candidato).


A conclusione dell'esame, viene formulato un giudizio [.] che verrà assegnato da ciascun componente della commissione, che potrà scegliere un voto numerico da 6 a 10. Il voto è espresso in sessantesimi.


[.] L'esame di licenza media si conclude, in caso di esito positivo, con i giudizi di <<ottimo>>, <<distinto>>, <<buono>>, <<sufficiente>>, e in caso di esito negativo con la dichiarazione di <<non licenziato>>.






Sperimentazione degli istituti professionali (legge del 27 ottobre 1969)       


Con questa legge si approvò la sperimentazione di 250 corsi professionali o tecnici (poi divenuti 600 e poi 700), ampliandoli da quattro a cinque anni e sottoponendoli a revisioni per controllarne l'esito. Nell' a rt.1 è evidenziata la distribuzione dei corsi, e la  loro durata.


Dopo l'anno scolastico 1969/70, si è ritenuto opportuno ampliare la durata dei corsi professionali da 4 a 5 anni, favorendo così un biennio maggiormente imperniato sulla cultura.


I risultati della sperimentazione verranno valutati secondo un attento esame e comunicati al Parlamento.




Accessi all'università e piani di studio (legge dell'11 dicembre 1969)


Questi provvedimenti "urgenti" adottati dalla presente legge, furono il risultato di alcuni tentativi di riforma universitaria che fallirono. Questi nuovi provvedimenti portarono alla liberalizzazione degli accessi e ai piani di studio.


Possono accedere a qualsiasi corso di laurea:

a)      I diplomati degli istituti di istruzione secondaria di durata quinquennale, compresi quei corsi "sperimentali"  degli istituti professionali;

b)     I diplomati provenienti dai licei artistici o degli istituti magistrali che abbiano frequentato l'anno integrativo e abilitante.


In più vi è la disposizione che per l'anno accademico 1969/70, si possa predisporre di un piano di studi diverso dagli ordinamenti didattici in vigore, purché venga presentato al consiglio di facoltà, che deciderà se ritenerlo idoneo o meno.

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