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NORMALITA' E DEVIANZA
1 IL CONCETTO DI DEVIANZA E LE
TEORIE
Da un punto di vista sociologico "non esiste un atto 'di per sé' deviante, ma esiste una definizione sociale di ciò che è conforme e di ciò che è deviante, in riferimento a uno specifico sistema culturale e normativo, modificando il quale viene modificata anche la definizione di devianza" (Barbero).
Perciò l'oggetto di studio non può esimersi dall'analisi delle più comuni teorie sociologiche sul tema della devianza.
Si analizzano alcune teorie sociologiche al fine di mettere in evidenza l'evoluzione del concetto di devianza; per metterlo in relazione con la comunicazione patologica all'interno del carcere e tra questo e la società.
Nessuna teoria offre una interpretazione esauriente delle cause e delle conseguenze della devianza, ma ciascuna propone una chiave di lettura utile e complementare. La sociologia classica ha lasciato spazio a nuovi indirizzi di ricerca pur mantenendo indiscusse le nozioni pratiche ereditate dalla tradizione sociologica come normalità o patologia, devianza e controllo sociale, anomia e marginalità.
Cesare Beccaria (1738-1794) e altri autori ispirati da questi orientamenti, rappresentano il primo sistema coerente di pensiero criminologico e un movimento di riforma contro il sistema penale in vigore: alla crudeltà e arbitrarietà di quest'ultimo oppongono l'adesione ai diritti individuali naturali propri dell'Illuminismo in virtù dei quali tutti gli uomini sono uguali. Influenzato dalle idee dell'Illuminismo e convinto della dignità e della ragione dell'uomo, Beccaria sostiene lo sviluppo in senso umanistico del sistema legale e della giustizia penale. Per Beccaria ogni uomo è responsabile delle sue azioni perché libero di scegliere, ma ogni uomo cerca anche il proprio interesse e il proprio piacere pregiudicando gli interessi degli altri.
"Le leggi sono le condizioni, colle quali gli uomini indipendenti e isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere di una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte per
goderne il restante con sicurezza e tranquillità. La somma di tutte queste porzioni di libertà sacrificate al bene di ciascuno forma la sovranità di una nazione (ed il sovrano è il legittimo depositario ed amministratore di quelle) ." (Beccaria)
La scuola positiva di Lombroso (1835-1909) e Ferri (1856-1926), fondandosi su ricerche e studi antropometrici, pone l'accento sul carattere biologico dei comportamenti devianti: alcune persone nascono con tendenze criminali, retaggio di un tipo più primitivo di essere umano. Con Durkheim l'analisi dei comportamenti devianti inizia a riferirsi per la prima volta, in modo sistematico, ai soli fattori sociali: l'oggetto della sua sociologia è l'influenza della coscienza collettiva sulla natura del legame sociale. "Le attività con cui gli uomini discriminano tra il bene e il male sono fatti sociali, analizzabili sociologicamente." Nella società moderna i valori e le norme tradizionali vengono a mancare senza essere sostituiti da altri: l'anomia che si verifica quando non ci sono valori ben definiti crea negli individui un senso di ansia e di disorientamento che porta alla devianza. Nietzsche classifica questa crisi di valori con il nome di nichilismo. Vi sono tre approcci distinti alla sociologia della devianza: quello della Scuola di Chicago, quello funzionalista (che verrà spiegata nel cap. 5 par. 1) e quello ispirato all'interazionismo simbolico.
1.1 La Scuola di Chicago
Studiosi e ricercatori accomunati dalla volontà di creare una sociologia empirica capace di analizzare le trasformazioni sociali in atto provocate dallo sviluppo economico e industriale.
Le persone devianti vengono sempre analizzate nei termini della loro storia di vita. Ogni comportamento, anche quello deviante, dipende da una pluralità di fattori che guidano l'individuo verso scelte sempre più vincolate e ristrette..
1.2 L'interazionismo simbolico
L'importanza di questa teoria risiede nel passaggio da un'ottica
macrosociologica a una microsociologica.
L'uomo, al di fuori della società, non può avere nessuna comunicazione significativa con altre persone (cosa che sta alla base del gruppo e dell'ordine sociale). L'uomo è quindi un essere sociale e i suoi comportamenti sono determinati dall'ambiente sociale più che dalla struttura fisica e psichica del soggetto. Un autore che si ispira all'interazionismo simbolico pur senza aderirvi completamente è Goffman (1922-1983). Egli enfatizza i sistemi di controllo sociale come uno dei fattori alla base del costituirsi di una mentalità deviante. La genesi della devianza e soprattutto la sua stigmatizzazione sarebbe rinvenibile soprattutto nelle strutture (carceri, ospedali psichiatrici, riformatori) preposte dagli apparati del controllo sociale alla risoluzione di comportamenti non convenzionali. Come Durkheim e poi Parsone (vedi cap. 5 par. 1), anche Goffman ritiene che l'individuo sia inserito in un universo di norme da cui deriva l'ordine sociale. Egli vede però la devianza come naturale, perché l'esistenza stessa di norme morali implica la possibilità della trasgressione e perché le norme sociali sono spesso contraddittorie e ambigue.
1.3 La Labeling Theory
Uno dei più importanti approcci alla comprensione della criminalità è noto come teoria dell'etichettamento (labeling theory). Nato negli Stati Uniti tra gli anni '60 e '70, deriva dall'approccio micro-sociologico dell'interazionismo simbolico.
I sostenitori di questa teoria interpretano la devianza non come insieme di caratteristiche relative a individui o gruppi: la definizione di un comportamento come criminale, dipende dalla definizione normativa che, in una data società in un dato tempo, viene attribuita, al determinato comportamento stesso. La definizione normativa data considera un comportamento reato o No.
La teoria dell'etichettamento è importante perché parte dall'ipotesi che nessun atto è intrinsecamente criminale. Le definizioni di criminalità sono dettate dai detentori del potere attraverso la formulazione delle leggi, ma una volta ricevuta l'etichetta di "devianti" il trattamento che ne consegue influenza e rafforza la devianza originaria.
2 NORME SOCIALI:
L' appartenenza e l'esclusione sociale,
la trasgressione.
In ogni società umana, sia a livello statale che a quello familiare, esistono regole che, se violate, possono provocare atteggiamenti di riprovazione o di intolleranza. L'esistenza di regole, la necessità o opportunità di osservarle, il loro mutamento sono oggetto di studio così come i cosiddetti "comportamenti devianti", la violazione e non osservanza delle regole. Le loro cause sono riscontrabili nel comportamento personale e sociale. La sociologia guarda con interesse al concetto di "norma", inteso come "indicatore di una prescrizione nuova al quale approda il processo di mutamento sociale e alla cui formazione concorrono le diverse agenzie sociali" (Demetrio). Nella prospettiva relazionale la norma sociale regola i comportamenti umani dal punto di vista della necessità di integrare mezzi e fini di diversi attori sociali entro un orizzonte di valori e significati socialmente condivisi (Gallino). Attraverso l'acquisizione delle norme l'individuo compie quanto si aspetta da lui il gruppo di appartenenza. Il sociologo Summer, ha proposto una classificazione delle norme a seconda del grado di formalizzazione che esse assumono. Le norme si dividono in tre grandi categorie: i folkways, o costumi di gruppo, sono i comportamenti tramandati su cui l'individuo esercita poca riflessione e che, se trasgrediti, non implicano particolari sanzioni; i mores, regole morali, sono più persistenti, riconducibili a principi di ordine etico e prevedono, nei confronti dei trasgressori, provvedimenti punitivi. Infine vi sono le stateways, o norme giuridiche, come le leggi o le altre regole formali. I concetti di appartenenza ed esclusione sociale rappresentano due idee fondamentali per capire il destino degli individui. L'appartenenza (membership) a una società permette ai suoi membri di godere della distribuzione dei bene dei servizi che da essa dipendono; solo gli individui appartenenti a una comunità ricevono status e identità sociale. La negazione dell'appartenenza rappresenta l'inizio di un percorso di esclusione sociale arrestabile solo con il ripristino dei diritti e dei doveri di appartenenza. Fondamentale è il concetto di consenso, intendendo per "consenso (sociale) uno stato di rapporti (in una collettività) caratterizzato dal fatto che i componenti singoli di quella collettività - o almeno la maggioranza di essi - accettano di vivere orientandosi secondo comuni valori e confortano della propria (razionale) adesione, del proprio supporto attivo e passivo, le maggiori istituzioni pubbliche e le autorità politiche.Il dissenso non è di per sé devianza. Ciò se per devianza intendiamo non solo lo scostamento dalla conformità su valori, mete, norme e procedure socialmente proscritte o proferite, ma soprattutto la violazione di determinate norme, e di aspettative altrui, ritenute legali e legittime dalla maggioranza dei componenti una collettività" (Ardigò) Le comunità rispondono alla realtà del conflitto auto-organizzandosi a livello di partecipazione o allontanamento delle dinamiche conflittuali, dando origine a comportamenti collettivi e a rappresentazioni sub-culturali che presiedono alla diffusione di nuovi valori, stili di vita, credenze.
2.1 La trasgressione Il dizionario Devoto G., Oli , G.C. alla voce 'trasgredire' riporta: «oltrepassare, deliberatamente o sventatamente, i limiti imposti da una norma, da una legge, da un particolare rapporto di dipendenza». La trasgressione si pone, con la proibizione, in un rapporto di complementarietà: la trasgressione esiste poiché c'è un limite da oltrepassare. Nel saggio di Patrizia Querini (Querini, 1995) ci si domanda se il limite esista solo nel momento stesso in cui viene violato e non si esaurisca proprio nell'attimo in cui avviene la violazione. L'importante non è l'oggetto della trasgressione ma l'atto stesso del trasgredire. In tal senso si definisce trasgressivo anche l'atteggiamento eccentrico, ad esempio un abbigliamento, un modo di comunicare che si discosta dalle modalità di procedere più consuete. Scrive il Dott. Aparo: 'L'impulso a trasgredire sembrerebbe sempre riconducibile alla seguente formulazione: va oltre i confini designati da una regola colui che, per una combinazione di ragioni interne e ambientali, non trova o non sa riconoscere, all'interno dello spazio già codificato e che si ha a disposizione, le condizioni sufficienti per dare corso alla sua esigenza di crescere e di trasformare la realtà entro cui riflettersi. In altri termini, l'atto della trasgressione nasce come risposta all'esigenza di avere uno spazio per cercare, per delineare un'identità personale che, nello spazio di cui il soggetto dispone, non si riesce ad esprimere. I codici espressivi della pittura, della musica, della poesia vengono disattesi quando l'artista o il poeta ha dei contenuti da esprimere che non possono o non vogliono codificare, cioè rappresentare adeguatamente, servendosi degli strumenti e dei codici espressivi di cui dispongono.' Nell'adolescente il bisogno di trasgredire sembra legato al processo di separazione e d'individuazione sia rispetto alla perdita dell'identità di bambino per conquistare quella d'adulto, sia rispetto alla perdita del 'mito' del genitore perfetto che è stato sua guida. Quando la trasgressione diventa esasperata si trasforma in devianza. Trasgredire può anche avere un'accezione positiva qualora passi attraverso un processo di cambiamento: dalla patologia intesa come coazione a ripetere, come avviene per le persone tossicodipendenti, alla capacità di riappropriarsi della propria creatività e farla riemergere.
3 DEVIANZA E COMUNICAZIONE
"Il rapporto tra comunicazione e devianza non è nuovo negli studi sociologici e psicologici. (.) L'insistente domanda di senso avanzato nei confronti degli apparati simbolico-normativi delle società complesse, con un crescente bisogno di tematizzazione della sfera dell'intersoggettività, ha stimolato il passaggio da un'ottica di tipo eziologico sulla devianza ad un'ottica centrata sulla comunicazione come matrice sociale della devianza stessa" (Nasca). Le teorie della "reazione sociale" o del "labelling approach", derivate dell'etnometodologia e dall'interazionismo simbolico, focalizzano l'attenzione sul carattere processuale, d'interazione, dell'atto deviante, studiando quindi la devianza come processo interattivo tra soggetti. E',quindi, la comunicazione (la definizione pubblica e l'assegnazione ufficiale di uno stigma) a determinare di fatto la devianza; non è l'atto commesso a definire la persona deviante ma l'interazione con le persone che hanno potere su di lei. Le forme istituzionalizzate di controllo, come il carcere, sono il luogo dove è maggiormente percepita la stigmatizzazione e la struttura sociale dell'identità.
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