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Nell'ambito del presente lavoro rivestono particolare importanza gli studi di Merton[1], soprattutto per quanto riguarda le considerazioni sulla reale efficacia del trattamento risocializzativo .
Egli analizzò due fra i molti elementi delle strutture culturali e sociali: le mete e le norme istituzionali. Le prime non sono altro che intenzioni ed interessi, culturalmente definiti, presentati come legittimi obiettivi per tutti i membri della società che si trovano in diverse posizioni, più o meno integrate in una qualche gerarchia di valori: sono le cose per cui vale la pena di lottare; le seconde regolano e controllano i modi leciti per raggiungere queste mete[3].
Tutte le società producono norme - usi popolari, costumi e controlli istituzionali - che governano la condotta umana, ma non in tutte sono effettivamente integrate con le mete che si trovano più in alto nella gerarchia dei valori: l'importanza culturale attribuita a certe mete, infatti, varia indipendentemente dal grado di importanza dei mezzi istituzionali. Spesso l'esaltazione del fine produce una de-istituzionalizzazione dei mezzi: è il caso delle società in cui si enfatizza la meta del successo socio-professionale ed economico senza che però dia il giusto peso ai mezzi istituzionali preposti per raggiungere tale meta, quale ad esempio il lavoro legale. In tal modo tutti i membri ricevono pressioni continue affinché si conformino al precetto culturale del mantenimento di elevate ambizioni, pena l'esclusione dalla società per i non conformi. In questa società vi sono però soggetti a cui sono preclusi i mezzi legali per l'acceso alle mete culturalmente definite, come anche soggetti non interessati a tali mete: dipende tutto dal tipo di adattamento individuale alla società.
Merton ipotizza che vi siano cinque tipi sociali di adattamento sociale, categorie che si riferiscono ai possibili comportamenti adottati dai soggetti in determinate situazioni, non la tipizzazione di modelli di personalità: i soggetti si muovono da un tipo di adattamento all'altro, non incarnano sempre lo stesso ruolo. Si analizzeranno ora nel dettaglio.
Tranne la conformità - il tipo di adattamento più diffuso, che assicura la stabilità di una società - le altre sono strategie di adattamento a situazioni anomiche, situazioni cioè in cui si verifica una frattura nella struttura culturale, causata da discrepanze tra norme e mete culturali. Nel dettaglio:
l'innovazione è una risposta che si ha quando l'individuo ha assimilato l'importanza attribuita dal sistema culturale alla meta, ma non altrettanto le norme istituzionali che governano i mezzi per il suo raggiungimento, oppure se ha una limitata possibilità di accesso alle vie convenzionali e legittime - che infatti la struttura sociale preclude ad alcuni - per raggiungerla: la meta consacra i mezzi. Si può riprendere l'esempio del successo - e dei suoi simulacri, ricchezza e potere - come meta culturale: poiché pregna di importanza, tale meta sollecita questo tipo di adattamento, raggiungibile mediante mezzi istituzionalmente proibiti, ma spesso più efficaci dei tradizionali. Si afferma così il comportamento deviato, atteggiamento adottabile da persone appartenenti a tutti gli strati sociali: deviante non significa esclusivamente violatore della legge, ma questa accezione ne è la forma più visibile e codificata. Alcuni soggetti sono più sensibili alle tensioni che nascono dal dissidio tra mete culturali ed effettive possibilità di realizzarle a causa di una posizione svantaggiata all'interno del gruppo, o a causa della struttura della loro personalità, e quindi sono maggiormente predisposti al comportamento deviato. Per controbilanciare questa dinamica, e riportare l'innovatore a desiderare un comportamento conforme, la società mette in atto dei meccanismi, ad esempio agevolare l'accesso a mete che fanno parte del bagaglio dei valori comuni, o incentivare l'esposizione a portatori di valori conformi;
l'adattamento ritualista, invece, implica l'abbandono delle mete, o l'abbassamento delle stesse fino ad un punto di soddisfazione individuale considerato sufficiente. Il livello delle proprie aspirazioni è abbassato, l'attività è ridotta a routine; è un tipo di reazione data dalla scarsa fiducia nei propri mezzi di essere all'altezza delle aspettative, che fa ripiegare sulle norme istituzionali. Questo atteggiamento, tuttavia, benché anomico, non è avvertito dalla società come pericoloso, quindi - al contrario degli altri adattamenti anomici - non attiva alcuna forma di difesa;
la rinuncia è l'adattamento meno comune, speculare al conformismo. Da un punto di vista sociologico, questi individui sono coloro che non desiderano le mete culturalmente approvate e che non conformano il proprio comportamento alle norme istituzionali: rientrano infatti in questa tipologia, tra gli altri, gli psicopatici, gli alcolizzati, i tossicodipendenti, i vagabondi. La situazione di origine più frequente è quella che sia mete che pratiche istituzionali siano state assimilate dall'individuo e rivestano per lui grande importanza, ma che contemporaneamente gli sia preclusa la strada per il raggiungimento di entrambi: egli abbandona così sia la meta che i mezzi e diventa asociale. La società ovviamente reagisce pesantemente a questo ripudio dei suoi valori, in quanto ciò significa sminuire la loro importanza. È tuttavia un tipo di adattamento privato e isolato e, anche se tali individui generalmente ruotano intorno a centri dove vengono in contatto con individui loro simili, è piuttosto remota la possibilità che essi si riuniscano sotto l'egida di un nuovo codice culturale;
la ribellione, infine, è un'alternativa che si colloca su un piano differente da quello delle altre, in quanto è una strategia di transizione, quella di chi cerca di istituzionalizzare nuove mete e nuove procedure che siano condivise dagli altri membri della società: non è quindi propriamente un modello di adattamento alla struttura sociale, in quanto cerca di cambiarla. Presuppone quindi un rifiuto dalle mete e dai moduli dominanti, ed un'azione volta alla sostituzione dei valori precedenti con altri nuovi. È l'oggetto delle più forti ostilità, in quanto mette in discussione i valori, ne propone di alternativi e indica che il gruppo non è più coeso. Tuttavia la ribellione può essere limitata a pochi elementi o a soggetti relativamente privi di potere all'interno della comunità, e in tal caso si possono formare dei sottogruppi con una propria sottocultura, mentre se la ribellione si estende ad una parte considerevole della società, è probabile lo scoppio di una rivoluzione. La ribellione è comunque una forma di adattamento instabile.
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