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Il caso preso in esame: San Vittore
Il seguente capitolo si prefigge di analizzare il passaggio del giornale di San Vittore da una versione cartacea a quella attuale online.
Per problemi e ritardi burocratici, non è stato consentito alla ricercatrice l'accesso all'interno della casa Circondariale di San Vittore per intervistare i carcerati e per raccogliere materiale per il lavoro di ricerca. Le opinioni e le esperienze dei detenuti sono quindi state raccolte attraverso un questionario, consegnato ai redattori dalla direttrice del periodico, Emilia Patruno, e successivamente riconsegnato compilato.
Si è invece rivelata molto importante, ai fini di un approfondimento di alcuni aspetti della analisi, la possibilità di intervistare alcuni collaboratori del giornale di San Vittore: oltre ad Emilia Patruno, Daria Bignardi, direttrice della rivista "Donna" e conduttrice televisiva, Carlo Giorgi, direttore di "Terre di mezzo", Emilio Pozzi, coordinatore de "Il due notizie" ed Elisabetta Rossini, web master e curatrice del sito Internet.
Grazie alla sua particolare situazione giudiziaria, che gli consente di lavorare all'esterno del carcere, è anche stato possibile fare alcune domande a Guido Conti, un redattore del "Due".
La casa circondariale
Il Carcere di San Vittore, il più vecchio del capoluogo lombardo, è situato su un'area di circa 50 mila metri quadrati, in una zona centrale della città; il progetto dell'edificio risale al 1856, ma i lavori di costruzione sono terminati solo nel 1879. La struttura esterna delimita un pentagono, mentre quella interna è costituita da tre edifici; uno di questi, a forma stellare, è suddiviso in sei braccia, i "raggi", che ospitano le celle dei detenuti.
Nel primo, oltre agli uffici, è situata la sezione penale: «Questo reparto è definito L'Isola felice di San Vittore: le celle sono aperte dalla mattina presto fino alle nove di sera. Una galera diversa..» . Nel primo raggio si trova anche lo "Speciale", la zona nella quale sono reclusi i detenuti soggetti all'articolo 41 bis, che prevede un regime carcerario di alta sicurezza. Al quarto piano è situata la cella adibita a redazione de "Ildue.it".
Nel secondo raggio, detto "Coc", sono ospitati i detenuti con problemi di tossicodipendenza; al quarto piano del terzo raggio si trova il nuovo reparto "La nave", per il recupero dei tossicodipendenti, mentre il resto dell'edificio, insieme al quarto e al quinto raggio, ospita i detenuti "comuni".
Il sesto raggio è adibito a differenti usi: al primo piano si trovano l'infermeria e il reparto di isolamento, che può essere di tipo "giudiziario", cioè disposto dal magistrato per motivi di sicurezza interna, o conseguente al comportamento del detenuto; al secondo piano sono reclusi i detenuti "protetti", coloro cioè che fuori dalla propria cella necessitano di essere continuamente scortati perché accusati di crimini per cui sono etichettati come "infami" dagli altri detenuti, e per questo a rischio di incolumità: sono delatori, transessuali e imputati o condannati per reati di violenza sessuale, soprattutto sui minori. Al terzo e quarto piano abitano i detenuti "lavoranti", che svolgono attività lavorative all'interno del carcere, retribuiti o come volontari. Qui, a differenza che negli altri reparti, dove si resta chiusi 22 ore in cella, e vengono concesse 2 ore d'aria (una al mattino e una al pomeriggio), i detenuti vivono con le celle aperte dalle 6 del mattino alle 7 di sera. Lo stesso privilegio è concesso anche all'interno della sezione Penale, dove però le celle vengono chiuse alle ore 21.
«La cella misura quattro metri per due: teoricamente dovrebbe ospitare due persone, ma a San Vittore ne ospita fino a sei o sette. Una densità umana che crea tutta una serie di disagi: il risultato è che non si può stare in piedi tutti nello stesso momento, ma occorre fare i turni. Si vive chiusi in questa cella per 21 ore al giorno con la sola distrazione di un televisore di 14 pollici, non sempre a colori. La stanza è attraversata da un muro divisorio che la separa dal bagno (4 x 1,10 m), anche lui con la sua finestra con sbarre antievasione e una latrina alla turca seguita da un lavandino (). Su ogni piano delle diverse sezioni del carcere ci sono anche dei celloni, 4 x 5 m., col l'adiacente bagno delle stesse misure delle celle. In proporzione sono allo stesso modo super affollate (dalle 12 alle 14 persone). La solitudine in mezzo al casino». (Aa.Vv., 2001, p. 40-41).
Per i dati circa il sovraffollamento delle carceri, si rimanda a pagina 101 dell'Appendice.
La redazione giornalistica e le motivazioni dei detenuti
La redazione del "Due" occupa una cella della sezione penale maschile, al terzo piano del primo raggio della Casa circondariale di San Vittore. Al suo interno collaborano circa quindici detenuti, con un'età compresa fra i 19 e i 60 anni, provenienti dalla sezione penale (nella maggior parte dei casi) e da quella giudiziaria.
La direttrice del giornale è Emilia Patruno, giornalista di «Famiglia Cristiana» impegnata da 14 anni come volontaria all'interno di San Vittore.
Emilio Pozzi, giornalista e docente dell'Università di Urbino e dell' «Ifg» di Milano , tiene all'interno del carcere il corso di giornalismo e coordina "Il due notizie".
L'ingegnere Emilia Rossini è la web master e curatrice del sito Internet.
Alla domanda «Perché hai deciso di fare questa esperienza giornalistica?», i redattori rispondono in maniera molto diversa.
Alcuni, grazie alla collaborazione con il giornale possono mettere in pratica la loro passione per la scrittura. Ad esempio, Tino risponde: «Trovo più facile scrivere che esprimermi, e provo delle emozioni nel mettere giù dei pensieri, mi fanno sentire meglio». Giuseppe: «Mi piace poter parlare con particolare sincerità su tematiche che riguardano il carcere e la società, sperando di fare chiarezza e magari buona informazione».
Altri hanno iniziato a partecipare alla redazione come passatempo, per trascorrere qualche ora in più fuori dalla propria cella, e in seguito si sono appassionati all'attività. Francesco, per esempio scrive: «Ho iniziato questa esperienza per uscire dalla routine del mio reparto, al terzo raggio, ma ora ne sono coinvolto emotivamente», mentre Ivano afferma di aver cominciato «Perché non resistevo a stare in cella e perché mi piace scrivere».
Al giornale collaborano anche alcune detenute. Le donne, alle quali è vietato l'ingresso nella sezione maschile del carcere, non possono né accedere alle redazione, né frequentare i corsi di giornalismo e di web publishing. I loro articoli vengono ritirati dalla stessa Emilia Patruno, approvati e pubblicati all'interno del sito.
Dal giornalino al sito internet
Senza Titolo"
«Senza Titolo» è la prima esperienza giornalistica che Emilia Patruno decide di intraprendere all'interno di San Vittore. Il giornale, del quale sono usciti solamente tre numeri, nel 1995, era composto da 24 pagine in formato A4, tutte bicromatiche: gli unici colori della rivista erano infatti il bianco e l'azzurro, di tonalità diversa in ogni numero.
La rivista era articolata in una serie di sezioni: "incontri", "notizie flash" sul carcere, "extracomunitari", "letture", "cucina", nella quale Nicola, il cuoco della sezione penale di S. Vittore, consigliava di volta in volta qualche ricetta, e diverse altre rubriche. Tutti gli articoli, riguardanti naturalmente il carcere e le sue problematiche, sono scritti dai detenuti.
"Senza Titolo" in realtà ha rappresentato solo una breve esperienza, senza alcuna pretesa giornalistica. I sogni di Emilia Patruno e della redazione, erano ben altri e sono stati espressi anche sulla prima pagina dell'ultimo numero di Senza Titolo. «Con i redattori-detenuti abbiamo fatto molti sogni. Uno di questi è un giornale vero, e non il "Senza Titolo" che avete fra le mani».
Grazie all'arrivo alla direzione del carcere di Luigi Pagano, che tuttora ricopre la stessa carica, si inizia ad intravedere la possibilità di stampare un nuovo periodico. Con la collaborazione della Sesta Opera San Fedele viene così proposto il progetto al consiglio direttivo che, dopo averlo approvato, dà il via alla stampa del nuovo giornale, "Magazine 2".
"Magazine 2"
Così Emilia Patruno racconta "Magazine 2", da lei ideato e diretto: «Un giornale che parli a quelli che sono "dentro" e a quelli che sono fuori; che racconti che cosa succede in un carcere italiano per allargare il discorso sui problemi centrali della società: la dignità del cittadino, di tutti i cittadini; la giustizia, il suo funzionamento oltre il giudizio, il recupero del condannato, la sicurezza di tutti. Ma anche gli affetti, i sogni, la poesia. Un pianeta fatto di persone che non possono e non vogliono dare lezioni a nessuno, però esistono, ci sono, e pensano, leggono, scrivono, studiano, sperano. Vogliono vivere».
Il primo numero di "Magazine 2, Il giornale di San Vittore" esce nel Maggio del 1996, ed ha Emilia Patruno come direttore responsabile e Luigi Pagano come direttore editoriale. E' un periodico quadrimestrale, acquistabile solo attraverso la sottoscrizione di un abbonamento indirizzato alla Sesta Opera San Fedele, la casa editrice della rivista.
«Si chiama "Magazine" perchè la parola "periodico", in un mondo, quello del carcere, fatto di "domandine e di pratiche lunghissime, ci sembrava un po' meno legato allo scorrere del tempo, che in carcere non passa mai. "2" è il numero civico di Piazza Filangeri, dove sono c'è San Vittore e, penale maschile, la redazione del giornale»
Magazine 2, nella sua prima edizione, era in formato A4, come "Senza Titolo"; dalle 32 pagine iniziali si passa poi a pubblicazioni con 40 pagine: la differenza consiste in un aumento delle rubriche e degli articoli, ma l'impostazione grafica rimane la stessa. Il giornale è in bianco e nero con alcuni particolari in rosso, come i titoli, l'indice, o i riquadri dei brani più significativi.
Al suo interno, è abbondante l'utilizzo di foto, mai a colori, che rappresentano diversi aspetti del mondo carcerario. Anche gli articoli, di taglio diverso, riguardano il "pianeta carcere", visto e analizzato da chi la prigione è costretto a viverla quotidianamente. I temi trattati sono diversi: sanità, violenza, leggi, trasgressione. La rivista ospita anche delle rubriche fisse: "Per lettera", dove vengono pubblicati messaggi recapitati alla redazione da persone esterne; le "Brevi", una raccolta di notizie inerenti al mondo carcerario; "San Vittore Flash", dieci pagine di fatti riguardanti specificamente San Vittore. Come in quasi tutte le riviste scritte all'interno di penitenziari, grandissima importanza è attribuita alla poesia, che sembra essere una delle forme di comunicazione e di espressione preferita dai detenuti. Alla rubrica "Poesia", che raccoglie i versi scritti sia da ristretti che da persone "libere", sono riservate le due pagine centrali di Magazine 2.
Nel 1999, per esigenze di costi e per la volontà di migliorare l'estetica del giornale, Magazine 2 cambia formato e diventa una rivista pocket, 17 × 24 cm. Le dimensioni vengono quindi sensibilmente ridotte, ma cresce il numero delle pagine, che da 40 diventano circa 6 La grafica della copertina viene modificata: si decide di rompere la tricromia grigio, rosso e bianco, che caratterizzava la versione precedente, e di scegliere un colore diverso per ogni numero, mantenendo però inalterato la grafica del logo e dei titoli.
Le rubriche fisse rimangono invariate, ma ne vengono create anche di nuove, come "I libri", nella quale viene recensito un diverso libro in ogni numero, o "Note a margine", che raccoglie dei commenti, spesso di notizie di cronaca carceraria, scritti dai detenuti. Aumentano anche gli articoli, sempre caratterizzati da un massiccio utilizzo delle fotografie in bianco e nero.
Il prezzo dell'abbonamento rimane lo stesso, 20.000 £. l'anno per i tre numeri: nel corso dei sette anni di pubblicazione, il giornale è arrivato ad ottenere fino a 1.400 abbonati.
Nel 1998 Magazine 2 ha ottenuto il "Premiolino", un riconoscimento dell'Ordine dei giornalisti conferito ogni mese ad articoli e iniziative di particolare interesse.
3.3 "www.ildue.it"
La home page del sito www.ildue.it
La versione online di «Magazine 2» nasce nel 1998 dall'incontro delle idee di Emilia Patruno, direttrice del giornale, e di Elisabetta Rossini, ingegnere e web master. «ildue.it» è il primo sito in Italia scritto interamente da detenuti, e la sua creazione ha dato il via alle esperienze analizzate nello scorso capitolo
Come abbiamo già avuto modo di spiegare, all'interno delle carceri non è consentito il collegamento ad Internet. I carcerati dunque non possono vedere online i propri pezzi, che vengono scritti su carta ed inseriti successivamente, dall'esterno, su Internet. La prima versione del sito, progettata dall'ing. Rossini, è stata un trasferimento online di quella che era anche la filosofia del cartaceo: nel 2000 infatti Magazine 2 veniva ancora stampato e il sito si "limitava" ad ospitare al suo interno gli stessi contenuti della rivista. Per i detenuti, che continuavano comunque a scrivere i loro pezzi per il giornale, il primo passaggio all'online è stato quasi inavvertito. E' anche necessario puntualizzare che molti carcerati, magari reclusi da prima della nascita del web, non avevano nemmeno mai sentito parlare di Internet, e pochissimi di loro si erano mai potuti connettere alla rete.
La prima versione del sito era strutturata in maniera molto diversa da quella attuale; una grossa funzione era svolta dalla grafica, e le sezioni principali erano sei: "Donne", "Lettere", "Il giornale", "Notizie", "Poesia" e "Temi". Ogni area conteneva poi gli articoli, dei numeri cartacei, corrispondenti agli argomenti delle diverse sezioni. L'area "Temi" era a sua volta suddivisa in dieci settori, fra i quali "L'affettività", "Le interviste a detenuti", "Le recensioni" o "Il trattamento". I colori del sito, rosso, bianco, nero e grigio, erano gli stessi del primo formato di Magazine 2, e anche la grafica era invariata. Con l'interruzione della collaborazione con l'Opera San Fedele, alla fine del 2001, si è deciso di trasformare definitivamente il giornale cartaceo in un giornale online. A questo punto la web master a tutta la redazione hanno dato il via ad un grande lavoro di ristrutturazione delle informazioni: bisognava organizzare il giornale in una maniera compatibile con Internet. Si è iniziato con quella che tecnicamente è chiamata "analisi", la strutturazione del nuovo sito a partire da una divisione delle aree: quella più di "evasione" e quella di notizie vere e proprie, con uno storage delle notizie ANSA. Sono state create diverse sezioni (che esamineremo in seguito), e "dall'esterno" il sito appariva uguale a quello attuale. In realtà, in questo ultimo anno è stata apportata una modifica tecnica fondamentale: dopo il restyling del 2001, il sito era stato arricchito di moltissimo materiale online, e il lavoro era diventato gravoso per tutti coloro che si occupavano di gestirlo: oltre a Elisabetta Rossini, Guido Conti , che provvedeva a inserire materialmente le notizie e gli articoli sul web, ed Emilia Patruno, che doveva preoccuparsi di leggere ed approvare qualsiasi cosa fosse inserita nel sito. Il flusso di informazione era estremamente lento: gli articoli scritti dai detenuti venivano consegnati a Guido Conti, che li impaginava e li spediva alla direttrice. Questa, a sua volta, li correggeva e glieli rimandava, in modo che potessero essere messi online. Per sopperire a questo immenso spreco di forze e di tempo, l'ing. Rossini ha progettato un nuovo sistema, apportando delle modifiche invisibili dall'esterno. Il sito ora gira attraverso un data base access che contiene gli articoli veri e propri. Questo procedimento consente un minore impegno tecnico, una maggiore indipendenza nel mettere online gli articoli e la possibilità di usufruire di un sistema per cui, una volta controllato e approvato dalla direttrice, il materiale viene automaticamente inserito online. Inoltre, grazie al data base, le informazioni sono registrate in modo che possano essere ricercate.
Nella home page della versione definitiva del sito www.ildue.it è raffigurato un grosso mazzo chiavi, lo stesso che la polizia penitenziaria utilizza per aprire i numerosi cancelli presenti in ogni carcere. I colori sono ancora gli stessi, il bianco, il rosso, e il nero, che richiamano ancora una volta "Magazine 2. Sotto il disegno, una scritta spiega la funzione che questo sito ha per chi lo scrive: «Si chiama IL DUE perché dal "Due", da piazza Filangieri 2, a Milano, cioè dal carcere, vogliono uscire. Vogliono uscire corpi, ma vogliono uscire anche parole e immagini. Per avere più spazio, per dialogare con quelli che stanno fuori, per costruire qualcosa insieme. Per sentirsi vivi. Per farlo si sono messi insieme donne e uomini liberi, donne e uomini prigionieri».
Al centro della pagina principale del sito sono disposte verticalmente una serie di sezioni. In "Primo Piano - Carcere e dintorni" viene proposta l'inchiesta del momento (l'ultima, nel Novembre 2003, si riferisce alla salute all'interno del carcere), a proposito della quale è anche possibile leggere il parere dei detenuti. Nel "Dossier Approfondimenti" viene invece analizzato e commentato un fatto di cronaca, per il quale sono anche disponibili dei collegamenti, attraverso dei link, ad articoli pubblicati sulla stampa italiana Ancora sotto, nella sezione "Thesaurus- Parole scelte", vengono proposti regolarmente "un articolo, una notizia, un commento che ci sembrano degni di nota". "La zona franca - Area di libero scambio" del Due.it «e' uno spazio dove ci possiamo incontrare e confrontare. Dove possiamo - noi e voi - comunicare, giocare, sognare, progettare, costruire insieme. Una zona dove scambiare i nostri e i vostri interventi su un tema». Tutti i visitatori sono ad intervenire sull'argomento proposto, come, ad esempio, "la libertà" e le "prigioni personali"
Nella "Bacheca" vengono comunicate novità del sito all'interno delle varie aree. Per esempio, è stata creata la nuova sezione "gioco", nella quale è possibile misurare "Il delinquente che c'è in te" grazie ad un divertente test.
Sempre nella prima pagina, sulla sinistra, sono posizionati due importanti spazi di scambio e confronto fra carcere ed "esterno", il "Forum" e il "Sondaggio", che prendono entrambi spunto dai più recenti fatti di cronaca ( amnistia, droga, proteste all'interno delle carceri).
Nella parte sulla destra della pagina principale viene proposto l'elenco di tutte le sezioni presenti all'interno del giornale online. Una delle più utili e importanti, che contribuisce a differenziare questo sito dagli altri di informazione carceraria, è l'area "Notizie". Al suo interno è possibile venire a conoscenza sia dei fatti accaduti a San Vittore, grazie alla presenza di un archivio degli articoli dei giornalisti che se ne sono occupati, comparsi sui giornali italiani, sia di tutti gli avvenimenti riguardanti il "pianeta carcere", grazie ad un aggiornamento quotidiano delle notizia ANSA da parte di Emilia Patruno.
Nella sezione "Evasioni" sono presenti, oltre al forum e al sondaggio, le aree "Evasioni celebri", "Incontri", "Lettere" e "Interviste", con una serie di pezzi ad esse collegate.
Anche in questa versione del sito è presente la sezione "Temi", nella quale è possibile leggere gli articoli scritti dai detenuti su "affetti", "trattamento", "vivere dentro", "il lavoro", "la libertà", "le donne", "la salute", "la comunicazione". All'interno di "dati"sono disponibili delle statistiche sul mondo carcerario.
Fra i rami de "L'alberino" è possibile trovare "il percorso giuridico e le esperienze dall'arresto alla libertà". I quattro rami della pianta disegnata infatti, corrispondono a quattro diverse aree: "carcere", "arresto", "processo" e "definitivo". Ognuno contiene notizie di interesse pratico, che riguardano i settori a cui appartengono: vengono descritti alcuni aspetti degli istituti penitenziari, come le modalità di colloquio o le celle; e soprattutto viene spiegato il significato di numerosi termini giuridici, come "flagranza", "arresto cautelare" o "direttissima". Uno strumento utile e semplice da utilizzare, per quanti volessero farsi almeno un'idea delle norme carcerarie.
"Parole libere" ospita le poesie e i racconti dei detenuti, mentre in "Immagini" sono raccolte le vignette di Ivano, un collaboratore de "ildue" che, per parlare di sè e del carcere, ha preferito il disegno a libri o versi.
La sezione "Cosa facciamo" raccoglie tutto ciò che viene prodotto, e che in molti casi è possibile acquistare, all'interno della redazione: ad esempio, "le celle di Sisto", riproduzioni in miniatura (15×15) costruite con materiale di recupero da Sisto Rossi, redattore de "ildue." Delle collaborazioni, del glossario e dei prodotti multimediali parleremo più approfonditamente in seguito.
"Redazione junior" ospita alcune immagini del cortometraggio realizzato dai giovani ospiti del carcere minorile Beccaria d un intervista a Stefania Ciavattini, direttrice dell'istituto.
Infine, nell'ultima sezione, "vecchio sito", è possibile consultare la prima versione de "ildue.it", che abbiamo brevemente analizzato all'inizio del paragrafo.
Un'importante novità è anche il motore di ricerca, che permette di ritrovare le notizie all'interno del sito con il semplice inserimento di una parola chiave.
Uno degli scopi del giornale è, secondo Emilia Patruno, «cercando di non parlare del carcere, parlare del carcere». Alcuni temi, come quelli degli approfondimenti e dei forum vengono specificamente indicati ai detenuti dalla redazione, ma in diverse rubriche i redattori hanno la possibilità di scrivere quello che vogliono. Ovviamente, tutti i pezzi, prima di essere pubblicati, vengono letti e approvati dalla direttrice.
Dalle risposte alle domande presenti all'interno del questionario, si evince che è proprio il carcere il tema di cui maggiormente i detenuti desiderano che si parli all'interno del giornale. La loro aspirazione è il racconto dei «problemi» e delle «ingiustizie» del "pianeta carcere", a chiunque sia interessato ad ascoltarli. Un detenuto si augura, di riuscire prima o poi, a «lanciare una campagna giornalistica a favore dell'abolizione della pena all'ergastolo».
Le attività connesse al giornale
Oltre alla collaborazione con "ildue.it", che abbiamo avuto modo di esaminare in ogni suo aspetto, la redazione di San Vittore è impegnata in numerosi altre attività, propedeutiche alla formazione professionale, culturale e sociale del detenuto. Per acquisire le nozioni di base della scrittura giornalistica e del linguaggio informatico, i redattori de "ildue.it" hanno la possibilità di frequentare due corsi, di giornalismo e di web-publishing, che vengono qui di seguito analizzati.
Il corso di giornalismo
Dal 1996 Emilio Pozzi, con il patrocinio dell'Ordine Lombardo, la curatela dell'Afg e il supporto organizzativo dell'Ifg tiene all'interno di San Vittore un corso definito di "approccio alle tecniche di giornalismo".
L'iniziativa, alla quale da il suo pieno appoggio il direttore del carcere Luigi Pagano e una preziosa collaborazione l'educatrice Barbara Campagna, è realizzata con spirito di volontariato, senza alcun contributo delle istituzioni.
Il corso, che ha una cadenza settimanale, è destinato a circa 15/16 detenuti all'anno, ma fanno regolarmente domanda una settantina di persone. Ogni anno vengono anche selezionati dei redattori "di scorta": può infatti capitare che alcuni detenuti vengano trasferiti in altre sedi o, nella migliore delle ipotesi, che finiscano di scontare la loro pena. La selezione dei candidati avviene attraverso un test autovalutativo, con domande a carattere prevalentemente psicologico. Nel questionario viene anche accertata la conoscenza, almeno elementare, della capacità di scrittura. Alla selezione possono partecipare anche gli stranieri, purché dimostrino una conoscenza discreta della lingua italiana, mentre alcuni detenuti che fanno domanda non possono essere ammessi alle selezioni a causa di problemi giudiziari o per il divieto di incontro con altri carcerati.
Per Emilio Pozzi, «L'obiettivo del corso è imparare a scrivere ma, prima ancora, a leggere un giornale, a non prendere tutto per oro colato. Vengono spiegate le regole base del come si scrive una notizia, del come si scrive un articolo, del come si immagina un titolo, ma anche a saper codificare l'impostazione dei diversi giornali, a capire le regole del giornalismo radiofonico e televisivo. E a scrivere in modo chiaro, soprattutto e semplice: quello che non manca è la fantasia e la voglia di raccontare».
Ogni anno vengono invitati a partecipare alle lezioni anche diversi esponenti del panorama giornalistico italiano. «Firme esterne conosciute, per stimolare e gratificare i detenuti - continua Pozzi, ma anche esperti meno noti. Non è infatti detto che un giornalista bravo e famoso abbia buone capacità didattiche, né che un bravo insegnante sia un giornalista famoso». Tra i numerosi professionisti che hanno aderito, tenendo una o più lezioni, vi sono Natalia Aspesi, Guglielmo Zucconi, Mario Cervi, Piero Ostellino e Bruno Pizzul.
Per gran parte dei detenuti che lo hanno frequentato, il corso di giornalismo è servito «a conoscere persone interessanti » e « ad apprendere nozioni esatte su come scrivere»
La prima opportunità che i detenuti hanno per mettere alla prova le conoscenze apprese durante il corso e la loro capacità di scrittura, è la partecipazione alla redazione de "Il due notizie".
"Il due notizie"
"Il Due Notizie"è un bollettino scritto all'interno di San Vittore dai detenuti della redazione de "ildue.it", e curato dal giornalista Emilio Pozzi con il contributo dei suoi allievi dell'Ifg.
E' un foglio in formato A4, stampato fronte e retro in bianco e nero, definito «elementare, brutto come grafica» dallo stesso Pozzi. Ma, nonostante la semplicità dell'aspetto estetico, il notiziario è di grande importanza e interesse per tutti i detenuti, poiché riporta la sintesi sia di tutti i fatti accaduti durante la settimana all'interno di San Vittore, sia dei fatti che in qualsiasi modo riguardino il "pianeta carcere". Grazie all'importante rapporto di fiducia che si è creato fra la direzione penitenziaria e la redazione giornalistica, il notiziario non viene più sottoposto, prima della stampa di ogni edizione, al controllo del direttore.
Il bollettino viene distribuito gratuitamente, una copia per cella, ogni lunedì mattina, e il giorno seguente viene pubblicato interamente all'interno de "Ildue.it" nella sezione "Notizie/Da San Vittore".
All'interno di ogni numero de "Il due Notizie" è ospitata la rubrica "Chi siamo", la più letta e apprezzata dalla popolazione carceraria: essa, ogni settimana, riporta la cifra esatta di detenuti rinchiusi a San Vittore, suddivisi per nazionalità. In data 13 Ottobre 2003, i ristretti censiti sono "Uomini 1461, Donne 130. Totale 1591. Bimbi 8"
Come per il corso di giornalismo, anche la partecipazione alla redazione de "Il due notizie" svolge un'importantissima funzione di socializzazione: i detenuti si incontrano, discutono e si confrontano sui diversi temi. Ogni numero che viene pubblicato è il risultato di uno scambio di idee e di punti di vista. Il dottor Pozzi lascia i detenuti, ovviamente entro certi limiti, liberi di scegliere e pubblicare le notizie che preferiscono.
Guido Conti, detenuto di San Vittore che dal 2000 beneficia dell'articolo 21 , evidenzia un altro fattore che sottolinea la grande importanza dell'esistenza di un giornale interno al carcere: «Alcuni miei compagni sono più stimolati da "Il due notizie" piuttosto che dalla collaborazione con il sito internet. Perché, vivendo in un carcere, molti detenuti sviluppano una sorta di distacco, di disinteresse per quello che è il macrocosmo, il mondo all'esterno. I referenti della vita diventano i tuoi stessi compagni e il fatto di poter mostrare loro il risultato concreto del tuo lavoro è motivo di grande soddisfazione».
Il corso di web publishing
Il passaggio di Magazine 2 dalla versione cartacea a quella online ha comportato una serie di disagi iniziali; innanzitutto, il fatto che molti dei redattori non avevano nemmeno mai sentito parlare di internet. Alcuni di loro sono addirittura entrati in carcere prima della nascita del World Wide Web. Con il tempo, superate le difficoltà più impellenti, si è deciso di lasciare sempre più spazio alla libera iniziativa dei carcerati. E' stato dunque avviato un corso di web publishing, tenuto dall' ing. Rossini e a cura dell'Hyperdesign, per cercare di coinvolgerli maggiormente nel processo tecnologico.
Il corso, che si è tenuto poco prima dell'estate 2003, aveva cadenza settimanale ed era frequentato da tutti i redattori de "ildue.it", compatibilmente con le loro disponibilità di tempo. Molti di loro infatti, lavorando durante la giornata, non sempre fanno in tempo a partecipare tutti i giorni alle attività ricreative.
Grazie alle lezioni dell'ing. Rossini i detenuti hanno imparato a programmare in linguaggio html e hanno potuto comprendere il funzionamento dei programmi utilizzati per la creazione e la gestione di un sito Internet. Uno dei principali obiettivi della web master era anche « Far passare la logica che sta dietro alla costruzione dell'architettura di un sito, in modo che anche per loro fosse più facile riempire alcune sezioni de "ildue.it", invece che altre. Insomma, desideravo cercare di insegnare cosa e come scrivere su Internet, uno strumento che ha delle regole proprie da rispettare".
Corsi e buona volontà dei collaboratori di Emilia Patruno si scontrano poi con delle condizioni lavorative estremamente disagevoli. Basti pensare che attualmente, grazie al nuovo programma su cui è costruito il sito Internet, sarebbe possibile mostrare il sito ai detenuti all'interno del carcere, senza bisogno della connessione ad Internet. Purtroppo però la redazione è dotata di soli due computer Macintosh, mentre il programma ideato dall' ing. Rossini funziona solo su personal computer. Rimane così impossibile per i detenuti guardare, anche se non online, il lavoro creato soprattutto con la loro collaborazione.
Oltre il carcere
Internet è sicuramente il mezzo per eccellenza che rende possibile una comunicazione ampia, senza limiti spazio-temporali. Il proposito dei detenuti di "uscire dal carcere con le parole e con le immagini" fa dunque del web lo strumento ideale per farsi conoscere, per rendersi visibili al mondo. Ma non è l'unico. Il racconto delle loro esperienze, giornate o vite può anche essere espresso e gridato attraverso film, cd rom o libri. In questo caso sono le persone a dover in qualche modo "cercare" i detenuti, e non questi ultimi a finire, volontariamente o in seguito ad una connessione fortuita al sito, sul monitor di qualche computer. Sono esempi di giornalismo, non tradizionalmente inteso, che riescono a trasmettere, spesso in modo giocoso, alcuni aspetti del carcere e della vita da detenuti, come dei veri e propri reportage.
Vengono di seguito riproposte i lavori più significative che i detenuti hanno avuto modo di attuare parallelamente alla loro esperienza in redazione.
Da quando "ildue.it" ha sostituito Magazine 2, rivista cartacea diffusa per abbonamento, la redazione riesce a sopravvivere proprio grazie alla vendita di questi "prodotti", acquistabili su il sito internet o in alcune librerie.
Avanzi di galera
«Non è come nei film americani. Non c'è una mensa comune. In carcere si mangia in cella, chiusi, con orari da ospedale. Se va bene si è in quattro, se va male in sei, otto, e così via. ma questo è un altro problema. il fornello per riscaldare è generalmente a 30 cm dallo scarico della turca. I coltelli non esistono. La materia prima (quello che si può acquistare, da dentro), in generale è scadente. Sarà che i cattivi devono essere di bocca buona. ()».
E' una frase tratta dalla pagina di introduzione in questo cd rom, in uscita nel Novembre 2003, che ha lo scopo di raccontare modalità, segreti e retroscena della cucina all'interno del carcere.
Tutto il cd è accompagnato da un sottofondo musicale: da "Don Rafaè" di Fabrizio de Andrè, a "La libertà" di Gaber o "Spaghetti a Detroit" di Fred Buongusto. La grafica delle sezioni, nei colori (nero, bianco, grigio e rosso) e nei caratteri del testo, è identica a quella del sito.
Entrando nella parte clou del cd, la sezione "menù" ( che si raggiunge cliccando su un mazzo di chiavi rosso, lo stesso presente nella home page de "ildue.it"), è possibile accedere a quattro diverse aree: "ricette", "strumenti", "interviste" e "istituzione".
Nella sezione "ricette", suddivisi in primi, secondi, dolci e caffè, vengono raccolti i consigli dei detenuti per la preparazione di vari piatti. Fra le tante ricette, che spesso hanno nomi attinente al mondo carcerario, troviamo "La brodaglia della sera", "gli spaghetti alla disgraziata", "I pomodori alla vigliacca"e "Lo Yogurt casereccio alla frutta". Da questa sezione si può anche accedere alla divisione "racconti", che raccoglie delle esperienze autobiografiche, sempre a sfondo "culinari", scritte di detenuti.
Nell'area "strumenti" sono descritti e fotografati gli oggetti utilizzati all'interno delle celle per cucinare e mangiare. Gli strumenti suddivisi in "ordinari", consentiti dall'Amministrazione" (bicchieri, piatti, brocche) e "straordinari": sono utensili non consentiti per legge (coltelli, grattugie, fornellini), costruiti artigianalmente con materiale di recupero.
In "interviste" sono raccolti dei filmati, girati da Emilia Patruno, di sette detenuti che davanti ad una telecamera si raccontano, descrivendo i loro piatti preferiti o le ricette tipiche dei loro paesi di provenienza, commentando il cibo distribuito all'interno del carcere o mostrando la fabbricazione di qualche "strumento straordinario".
La sezione istituzione si divide a sua volta in quattro parti: "Tabelle Vittuarie, che descrive i 9 tipi di menù (estivo, islamico, malati..) previsti all'interno di S. Vittore; "41 bis", che spiega come e cosa mangiano i detenuti sottoposti a regime di carcere duro; "carrello", che racconta il momento della distribuzione del cibo nelle celle; "ordinamento", che riporta gli articoli dell'Ordinamento Penitenziario circa l'alimentazione dei carcerati.
In "Avanzi di galera - ricette e briciole di vita dal carcere", temi delicati e importanti si mescolano al gioco, per far conoscere a tutti, senza troppa polemica o vittimismi, quali sono le condizioni nelle quali i detenuti trascorrono le loro giornate.
I pugni nel muro
"I pugni nel muro - Linguaggi e frammenti di vita dei detenuti del carcere di san Vittore", è un glossario del linguaggio usato in carcere stilato dai detenuti di San Vittore nel 2001.
Lo scopo del volumetto, composto da circa 135 pagine, è espresso nell'introduzione, scritta da Guido Conti: «Wittgenstein diceva che la lingua si può paragonare ad una vecchia città composta di stradine tortuose, sensi unici ed improvvise piazzette. L'intenzione di questo lavoro è appunto quella di condurvi per un quartiere poco frequentato dai turisti di questa metaforica città, mostrandovene senza falsi pudori le fogne scoperte e la sporcizia, così come gli angoli più caratteristici, in modo che possiate respirarne l'aria piuttosto che coglierne il senso generale che, in fondo, non c'è».
Il libro nasce dal desiderio di trasparenza e dalla volontà di farsi conoscere da "chi vive libero". Esso comprende circa 300 "lemmi" e decine di testimonianze personali dei ristretti: i colloqui con i parenti, l'ora d'aria, lo spaesamento dei primi giorni in cella, la disperazione di chi si suicida.
Alcuni termini sono davvero curiosi. Ad esempio, la "marmotta" è la cassaforte, «perchè spesso nascosta, dissimulata dietro ad un quadro o in un mobile, come l'animale nel periodo di letargo», il "principe" è il direttore del carcere, «così chiamato perchè, come i grandi nobili, non si vede mai» e i "braccialetti" sono le manette.
Salvatore, uno dei detenuti autori del libro, commenta: «Trovarci a scriverlo è stato un gran divertimento, ma anche una grande fatica, perché ci ha costretto a pensare di più al carcere, mentre i nostri sforzi quotidiani vanno, nella direzione contraria, a non pensarci».
Campo Corto
"Campo Corto" è un cortometraggio, della durata di 40 minuti, girato all'interno di San Vittore nel 1999 e presentato con successo al "Noir in Festival". La regia e la sceneggiatura del film sono di due detenuti, Marcelo Nieto e Stefano Santini; anche i protagonisti sono tutti ospiti del carcere milanese.
Nel cortometraggio viene descritta, filmata e commentata una fantomatica e immaginaria partita di calcio, disputata in un "cortile" del penitenziario. Il premio finale consiste nella "coppa del mondo", e a contendersela sono 58 nazionali: fra queste, quella italiana, che conta 752 giocatori, quella tunisina con 233 sportivi, quella israeliana, «che come quella coreana o americana, con solo 1 o 2 presenze aspetta rinforzi». E' anche stata invitata quella "speciale delle tangenti" (capitanata da Sergio Cusani) «che però, a causa della breve permanenza dei suoi atleti, ( faccendieri, politici, ex ministri o imprenditori) non è riuscita a formare una squadra».
Nella partita il tempo e lo spazio non hanno senso: si gioca all'infinito, spesso si entra in squadra da giovani e si esce da anziani.
Tra un allenamento e l'altro, la telecamera si sposata all'interno delle celle, filmate in tutta la tristezza il loro squallore. I frammenti di vita quotidiana, i ricordi e i pensieri emergono in tutta la pellicola, si mischiano alla durezza delle immagini, che vengono però spesso sdrammatizzate dall'autoironia e dal sarcasmo dei racconti della voce narrante.
Le collaborazioni
"Terre di mezzo"
"Terre di mezzo" è il più importante giornale di strada italiano: non è venduto nelle edicole, ma è distribuito in varie città (fra le quali, Milano, Roma, Trieste e Padova) da una rete di strilloni.: persone senza dimora, immigrati, disoccupati, che per ogni copia venduta, al costo di 2,10 euro, ne guadagno 0,9 Il giornale, quindi, è uno strumento di informazione, ma anche un'occasione di lavoro per chi ha problemi di reddito e di inserimento sociale.
"Terre di mezzo" nasce nell'ottobre del 1994 «per iniziativa di un gruppo di giornalisti che hanno a cuore l'informazione sociale». Il suo scopo è informare sulle 'città nascoste', i luoghi dell'emarginazione e della solidarietà, contribuire alla formazione di una mentalità e di una cultura della convivenza e indurre a prendere posizione, a cambiare il proprio stile di vita, ad assumersi nuove responsabilità.
Per Carlo Giorgi, direttore del giornale, «l'ambito di San Vittore interpreta bene l'anima del giornale: è una terra di mezzo, un luogo nascosto che però vogliamo conoscere». Così, nel Marzo 1997, inizia una collaborazione fra "Terre" e i redattori de "ildue.it", che scrivono mensilmente una pagina del giornale. Per molto tempo il tema da trattare è stato scelto dal direttore insieme ai detenuti, che spesso proponevano gli argomenti. Da circa un anno "Terre" è diventato monografico e in ogni numero si occupa di un tema diverso: gli stranieri, il cibo, il valore delle cose. I detenuti sono stati in qualche modo "penalizzati" da questa scelta, perchè vincolati a scrivere ad una monografia decisa da qualcun altro. «Il carcere è una struttura che deresponsabilizza, che porta a non prendere delle decisioni, perchè per qualsiasi cosa bisogna chiedere a qualcun altro. Per i carcerati era un bell'esercizio poter proporre il tema da trattare; era uno degli ambiti in cui non era qualcun altro a scegliere per loro, ma erano loro ad avere la libertà di scegliere qualcosa. E' fondamentale, anche dal punto di vista educativo».
La collaborazione è comunque ancora fondamentale per i detenuti, che ritengono indispensabile ogni occasione che viene loro offerta per poter esprimere i loro pensieri; nella rubrica raccontano le loro giornate, la cronaca dei fatti che accadono "dentro", i piccoli avvenimenti quotidiani senza mai scivolare nel tragico e nel patetico. I lettori di "Terre", particolarmente sensibili un certo tipo di tematiche, apprezzano molto la spazio scritto all'interno del carcere. In più occasioni (le ultime, il 10 e 17 Maggio 2003), gli affezionati di "Terre" più veloci a prenotarsi hanno avuto la possibilità di entrare per qualche ora a San Vittore e incontrare la redazione de "ildue": un confronto emozionante per entrambe le "parti".
Carlo Giorgi ritiene che l'esperienza giornalistica, per i detenuti, rivesta anche una grande importanza a livello educativo: «La scrittura può servire a molto, perché il giornalismo è formativo in sé stesso: se ben fatto, se fatto con umiltà ti permette di misurarti, con le tue capacità e i tuoi strumenti. E' un'autoeducazione: si impara a scegliere le notizie, a riordinarsi le idee. Questo è difficile per gli studenti, per i praticanti. Ma è ancora più difficile per i detenuti, che sono dilettanti, persone che ci provano. L'attività giornalistica all'interno del carcere può servire ad una persona a riordinarsi le idee e, se fatta bene, come ricerca della verità, è formativa anche come senso civico. Tu fai un attività per fare emergere delle cose, e lo fai con dei criteri di giustizia, di chiarezza: questa cosa ti forma. Poi lo puoi anche fare perchè non hai voglia di stare in cella, perchè è meglio questo che spazzare il cortile, perchè c'è la possibilità di passare un'ora spensierata. Ma se un detenuto coglie il lato di importanza sociale e civile di questa esperienza, può fare grandi passi in quello che in carcere è chiamato "il cammino di reinserimento"».
La collaborazione con "Terre", che viene retribuita 52 euro a numero, consente anche ai detenuti di sopperire in parte alle spese per l'acquisto del materiale necessario in redazione.
6.2 "Tempi moderni" e "Donna"
Sia la collaborazione con "Tempi Moderni", che quella con il mensile "Donna" nascono dalla volontà di Daria Bignardi di coinvolgere la redazione de "ildue.it" nei suoi progetti professionali.
La partecipazione a "Tempi Moderni ", un talk show di costume in onda su "Italia1", risale al 1998-99. I detenuti commentavano settimanalmente, da San Vittore, i temi trattati all'interno del programma, per offrire un punto di vista diverso da quello "comune". La realizzazione del collegamento con il carcere è stata piuttosto problematica, soprattutto per questioni burocratiche. Daria Bignardi per avviare il progetto aveva dovuto incontrare l'allora ministro della giustizia, Piero Fassino, e si era recata con Emilia Patruno al Dap di Roma. L'iniziale proposta di un collegamento in diretta da san Vittore non era stata approvata, ma era stata ottenuta l'autorizzazione a registrare in carcere dei commenti da mandare poi in onda durante la trasmissione. Ogni settimana la conduttrice si recava in carcere e discuteva con i detenuti di un tema diverso. Dal "dibattito", filmato come una telecamera, veniva poi ricavato un filmato di circa tre minuti, inserito all'interno della diretta della trasmissione.
I detenuti si sono mostrati fin dall'inizio entusiasti della collaborazione televisiva: uno strumento per loro assolutamente nuovo per essere visibili al mondo. Per Daria Bignardi «La loro esperienza a "Tempi Moderni" era vissuta benissimo. Avevano la possibilità di rivedersi, e fra di noi si era creato un rapporto di grande fiducia reciproca».
Sia il pubblico da casa che quello presente in studio seguivano con interesse gli interventi dal carcere. «Il filmato registrato con i detenuti suscitava sempre diverse reazioni. Il pubblico, quando io uscivo dal filmato e rientravo in studio, era sempre, in qualche modo, colpito da quello che veniva detto. A volte i commenti erano positivi, ma spesso il sentimento era quello di chi dice: "Ma come, loro fanno gli opinionisti! Sono in carcere e ci vengono a dire a noi come funziona.." Anche una reazione negativa è comunque una reazione»
Proprio il clima di stima e di fiducia creatosi fra Daria Bignardi, Emilia Patruno e la redazione de "ildue.it" ha permesso di iniziare una nuova collaborazione. L'occasione è stata offerta da "Donna", un mensile femminile nato nel gennaio del 2003 e diretto dalla stessa Bignardi.
Ai detenuti è stata riservata, per la loro rubrica "Al fresco", una parte importantissima in ogni giornale, l'ultima pagina.
I carcerati sono qui interpellati in veste di critici televisivi. D'altronde, all'interno delle celle la televisione rimane accesa per ore, e per molti detenuti rappresenta uno dei pochi strumenti per ingannare il tempo. Di sicuro all'interno di un penitenziario è possibile maturare un'ampia conoscenza e cultura televisiva.
I temi da discutere e approfondire vengono decisi dalla direttrice, che si reca in carcere una volta al mese per discutere e ascoltare i pareri dei detenuti. «E' come una riunione di redazione, nella quale ognuno dice la sua sull'argomento. Intanto prendo appunti su quello che viene detto: il pezzo lo scrivo io, ma gli argomenti sono loro. Il mio compito è confezionare il prodotto finale».
A differenza che per "Terre di mezzo" (ma anche per "Tempi moderni"), che riceve commenti sempre positivi sulla pagina scritta da detenuti, sulla rubrica "Al fresco", nonostante la sua originalità e importanza contenutistica, non sono mai stati ricevuti commenti. Per Daria Bignardi, «La società sviluppa per alcune tematiche un meccanismo di rimozione. Su "Donna" do ai detenuti moltissimo spazio: la rubrica di fondo è comunque un editoriale. Io ho il mio all'inizio e alla fine c'è il loro. E, nonostante tutto, non ho ma ricevuto una lettera sulla loro rubrica da parte di un lettore. Mi scrivono in parecchi su Donna, eppure non ho mai avuto una lettera di qualcuno che commentasse il loro lavoro. Mi chiedo quale sia il meccanismo, e credo proprio che sia un meccanismo di rimozione: in qualche modo, il mondo del carcere fa paura, o viene capito poco. E' una realtà con la quale non si ha confidenza. In "Tempi Moderni" il gruppo di detenuti era sempre lo stesso: forse i commenti, le reazioni erano suscitati dal fatto che fossero visibili..».
Considerazioni sul passaggio dal cartaceo all'online
Internet e il carcere, i due esatti opposti. Il primo è sinonimo di libertà, di globalità, di tecnologia. La prigione è il luogo dei divieti, della chiusura, della burocrazia. Eppure, come abbiamo visto, in qualche modo Internet può aiutare i detenuti, consentendo un'evasione che, benché virtuale, li fa conoscere ed aprire al mondo.
Molti dei siti carcerari, come abbiamo visto, non sono altro che la trasposizione su web di un giornale cartaceo, nella redazione del quale i carcerati sono impegnati ancora. Tutto sommato dunque, come è stato per i redattori di Magazine 2 quando si sono trovati ad aver a che fare con la prima versione de "ildue.it", per loro le cose rimangono pressappoco invariate. Scrivono e possono "toccare concretamente" il loro pezzo sulla rivista che viene pubblicata. Certo, in più c'è la consapevolezza tutto ciò che viene scritto può, teoricamente, capitare su ogni computer del mondo. Ma, di fatto, il loro lavoro non cambia.
Siti come "ildue" (e, in questo senso, come "Ristretti Orizzonti") sono, invece, molto di più. I detenuti, attraverso il forum o il sondaggio, possono conoscere, dibattere, parlare con chiunque sia interessato a comunicare con loro. Possono ricevere commenti o critiche negative sul loro lavoro, e denunciare al mondo la loro condizione.
I detenuti però, in un cero senso, hanno "subito" questo passaggio all'online. Molti di loro infatti, come abbiamo già accennato, non aveva, e spesso non ha tuttora, nemmeno la minima idea di quello che è Internet. All'interno della sezione penale de "ildue", alcuni redattori vivono in carcere da decine di anni. Dobbiamo considerare, inoltre, che in carcere non è consentito collegarsi ad Internet: il loro lavoro i detenuti lo possono guardare registrato su un cd, che qualcun altro si deve essere preso la briga di creare. Così viene ripagata, in qualche modo, l'insoddisfazione di molti che, con la scomparsa di Magazine 2, rimpiangono di non poter più toccare con mano il proprio lavoro.
Il corso di web publishing tenuto da Elisabetta Rossini è sicuramente servito a stimolare una curiosità per l'informatica e per insegnare qualche nozione di base, ma l'immediatezza e la multimedialità di Internet, senza gli strumenti adatti, sono impossibili da far conoscere.
Attraverso un questionario , composto da una quattordici domande, si è cercato di capire che cosa pensino di Internet e come abbiano vissuto questo passaggio al web i redattori de "Ildue.it" .
L'opinione più diffusa è che Internet sia «Una finestra sul mondo», «Un gran mezzo di comunicazione», «Una porta per conoscere il mondo». Addirittura, qualcuno gli riconosce il merito di essere «Un nuovo metodo per fare la spesa senza uscire di casa». Tutti, insomma, guardano ad Internet come uno strumento importante e positivo.
Alla domanda "Cosa ne pensi del passaggio del giornale su Internet?", i pareri dei detenuti sono invece meno concordi. Per un detenuto, il passaggio all'online «E' una scelta in sintonia con i tempi», per un altro «E' una cosa positiva, perchè in questo modo il giornale è più economico e può rivolgersi ad una fascia più ampia di persone». Un altro ancora afferma che il passaggio all'online «E' una cosa fantastica, perchè attraverso Internet ho conosciuto molta gente e ho la possibilità di portare fuori la mia voce; mi sento libero».
Una ristretta minoranza di redattori, però, rimpiange la versione cartacea del giornale, che consentiva ai carcerati di poter toccare con mano e mostrare ai compagni all'interno di San Vittore il loro lavoro. Per esempio, un detenuto afferma: «Mi piaceva molto la prima edizione di Magazine 2 su carta, era alla portata di tutti i detenuti italiani, mentre ora lo ritengo un giornale per.. altri, e non più il nostro».
Guido Conti, che partecipa alla redazione de "ildue", ma grazie ai benefici dell'articolo 21 trascorre le sue giornate lavorando fuori da San Vittore, afferma che «Il passaggio all'online presuppone un cambio di mentalità, che non è immediato. Molti miei compagni non hanno mai nemmeno visto Internet. Una frangia ne è affascinata, ma fa una grossa fatica a comprendere le possibilità e le potenzialità che esso può offrire. Un prodotto cartaceo, come "Il due Notizie", è tangibile: anche se non lo vede nessuno, quello che hai fatto più essere toccato. E questo è sempre stato fondamentale per i detenuti. Sarebbe necessaria una "mutazione antropologica": bisogna imparare a pensare secondo i mezzi che impieghiamo per entrare in contatto con il mondo».
Per Emilio Pozzi, giornalista e responsabile de "Il due notizie", «Il passaggio ad Internet è importantissimo. I detenuti hanno la possibilità di rendersi più visibili, soprattutto dalle loro famiglie. Il problema è che i redattori ancora non possono vedere ciò che creano. E non bisogna dimenticare che la pagina scritta ha sempre il suo fascino: la soddisfazione del detenuto nel vedere il proprio nome, il proprio lavoro pubblicato è molto forte».
Della stessa opinione è anche Carlo Giorgi, direttore di "Terre di Mezzo": «Il passaggio all'online, dal punto di vista "della società" è assolutamente positivo: una rivista per detenuti, di detenuti o che parla di temi carcerari alla fine, se è così settaria, finisce solo nella meni dei parenti, di qualche amico, di qualche avvocato o dei fanatici del settore, che poi sono sempre informati su questi temi. Invece, andando online, c'è la possibilità di andare random sul computer di chiunque: per chiunque è possibile sfogliare questa rivista. E questa è una cosa impagabile. Dal punto di vista della soddisfazione di un detenuto, credo però che qualcosa si sia incrinato. Per chiunque scriva, è sempre bello vedere il proprio lavoro. Ma il detenuto non è online: il collegamento con l'esterno gli è negato, perchè il carcere lo nega; dunque il detenuto non vede quello che fa: le pagine che entrano sono registrate , l'online non esiste. Questa cosa toglie moltissimo del gusto e del senso del navigare. E' una fotografia, non è un film. Tu scatti la foto di qualcosa che è vera, ma che è solo un'immagine».
Elisabetta Rossini afferma che «E' tuttora molto difficile per i redattori riuscire a capire che razza di mezzo hanno in mano. Prima cosa perchè non riescono a vedere i loro lavori online, e poi perchè abbiamo tutta una serie di problemi per rendere disponibile la visione del sito all'interno. In qualche modo, i detenuti possono rimpiangere l'articolo su carta. Ma è anche formativo far capire che fuori non c'è più solo la carta. Inoltre i fogli costano, si perdono; sul sito è raccolto e consultabile il nostro lavoro di 5 anni: con la carta tutto ciò non sarebbe possibile. Bisogna anche considerare poi che molti detenuti sono spesso impegnati, fra attività e lavori, e non sempre possono garantire la loro presenza in redazione o la consegna dei loro articoli. Attualmente, sarebbe difficile scrivere un giornale cartaceo che, per uscire, comporta delle scadenze improrogabili e richiede per ogni numero una grande quantità di materiale. Internet invece non richiede aggiornamenti fissi, è un mezzo molto più flessibile».
CONCLUSIONI
Questo lavoro ha permesso di mettere in luce diversi aspetti riguardanti il giornalismo carcerario.
Innanzitutto, è stato sottolineato l'importante ruolo che, specialmente da un punto di vista sociale, rivestono le attività culturali e ricreative all'interno dei penitenziari.
Ogni iniziativa di svago proposta è sempre accolta con grande entusiasmo dai detenuti. L'attività di redazione, per la possibilità che offre ai carcerati di poter esprimere le proprie opinioni e di essere visibili all'esterno della prigione, è sicuramente una delle più apprezzate. Si spiega così il numero elevato delle pubblicazioni carcerarie che dal 1951, anno di fondazione di "La grande promessa" all'interno della Casa di reclusione di Porto Azzurro, ad oggi sono nate in Italia: circa ottanta.
E' stata poi evidenziata la difficoltà, oltre che economica, incontrata da molte redazioni ad iniziare un percorso di lavoro con detenuti che spesso, per diversi motivi, sono costretti a trasferirsi da un istituto all'altro. Questo disagio riguarda soprattutto gli istituti che ospitano le persone in attesa di giudizio, come le Case Circondariali.
Infatti a "ildue", che pur è redatto in una casa circondariale, quella di San Vittore, collaborano solo i detenuti della sezione penale, nella quale vivono i carcerati già condannati ad una pena, nella maggior parte dei casi piuttosto lunga. L'analisi del caso è stata fatta dapprima attraverso l'individuazione delle varie tappe che hanno portato una rivista cartacea a trasformarsi in un immenso archivio di articoli e notizie online. E'possibile affermare che il sito, per contenuti e dimensioni, sia quasi paragonabile ad un portale. Il carcere è sicuramente al centro del "Due", ma attraverso i forum, i giochi o i sondaggi, viene data la possibilità sia ai detenuti che a chiunque sia interessato a farlo, di parlare di altro.
Lo studio si è soffermato in seguito sulle collaborazioni esterne a cui partecipano i redattori di San Vittore, che si sono sempre mostrati molto favorevoli a queste iniziative, perchè considerate, riportando le parole di uno di loro «Degli ottimi veicoli d'informazione allargata ad un più vasto bacino di lettura».
Parte dell'analisi è stata anche dedicata alla comprensione di come i detenuti abbiano vissuto la trasformazione del giornale cartaceo in un sito, dato che diversi redattori, a causa della loro lunga detenzione, non sapevano nemmeno cosa fosse Internet. Il problema iniziale che è stato sollevato è che i detenuti, per legge, non possono usufruire di una connessione al web all'interno del carcere, quindi possono vedere il loro lavoro solamente "registrato" su un cd.
Quasi tutti i collaboratori esterni contattati concordano sul fatto che ai detenuti sia ancora estraneo il grosso potenziale comunicativo di Internet. Qualche redattore inoltre rimpiange il giornale cartaceo, meno visibile ma più "concreto". Per la maggio parte dei "giornalisti" del "Due", il passaggio all'online comunque visto come un'occasione per rivolgersi ad una fascia più ampia di persone.
Senza la volontà di entrare nel merito di questioni giudiziarie, per comprendere lo sviluppo di queste attività ricreative si è ritenuto utile esporre un breve elenco delle più importanti leggi italiane in ambito carcerario. Il cambiamento del rapporto tra comunità carceraria e società è stato reso possibile dall'introduzione della legge 354 che afferma, fra le altre cose, la finalità rieducativa della detenzione.
Le esperienze dei giornali carcerari si collocano a pieno nell' impegno delle amministrazioni, degli educatori, del personale di rendere le giornate all'interno di un carcere, per quanto possibile, più vivibili. Il grande valore di queste attività è indiscutibile anche di fronte al riconoscimento della possibilità che le riviste carcerarie, e in particolare quelle online, offrono ai detenuti di arrivare con i loro scritti dove non potrebbero farlo di persona.
Perché, dal carcere «Vogliono uscire corpi, ma vogliono uscire anche parole e immagini».
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I nuovi quattro codici civile e di procedura civile, penale e di procedura penale e le leggi complementari, Piacenza, Casa Editrice La Tribuna
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Dei delitti e delle pene, Milano, Bur
Canepa - Merlo
Manuale di diritto penitenziario, Milano
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Dentro San Vittore. Voci dal carcere e sul carcere, Milano, Rotary Club Milano Nord-Est
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Professione giornalista, Milano, Etas
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Ordinamento penitenziario, in AA.VV., Giustizia Penale e Poteri dello Stato, Milano, Garzanti
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Professione giornalista, Roma, Donzelli editore
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Articoli da giornali
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Good Fellas, in "Donna" del Novembre 2003
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Appunti su: https:wwwappuntimaniacomtecnicheforensicsil-caso-preso-in-esame-san-vit94php, informatico@caritasitalianait mail, |
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