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Concetto di devianza
Vi sono 5 proprietà che connotano il concetto di DEVIANZA:
PRIMA PROPRIETA'
La devianza si riferisce alle aspettative connesse ad un orientamento normativo.
- Si considera deviante il comportamento che ha violato le aspettative di una data norma sociale.
- Il comportamento deviante non è direttamente collegato ad una norma, ma alle sue aspettative.
Differenza tra i due enunciati:
è deviante l'atto che viola una data norma
è deviante l'atto che viola le aspettative istituzionalizzate di una data norma sociale.
Nel caso A: i concreti contenuti sociali (le aspettative istituzionali ovvero ciò che si aspetta che io faccia) sono legati all'enunciato della norma da un nesso logico, ma in realtà non è così in quanto entrano in campo diversi altri fattori. (esempio in un dato gruppo di persone viene deciso che è vietato fumare; per ottenere il comportamento deviante non è sufficiente violare la norma, ma nel tempo stesso occorre vivere all'interno del gruppo).
Il legame di senso tra la norma e l'aspettativa non è di tipo logico ma dipende da tanti fattori.
Talcott Parsons ha offerto una teorizzazione soddisfacente di questo problema: Le norme sono in larga misura estrinsecazione di valori sociali. Gli individui, nelle situazioni concrete non producono un'identica risposta di comportamento.
In un dato momento storico se i socializzandi sono sottoposti alle medesime tecniche educative, assumono una serie di credenze, valori, atteggiamenti comuni che formano la personalità del soggetto. La personalità di base del soggetto, comune alla quasi totalità dei socializzandi è funzione dei valori.
Considerato che I valori vengono appresi ed interiorizzati, e che la gran parte di essi vengono assorbiti nel periodo dell'infanzia, dovrebbe accadere che i socializzandi sottoposti alle medesime tecniche educative, nello stesso momento storico, dovrebbero avere un identico comportamento. Sappiamo bene che questo però non avviene. I socializzandi pur avendo una personalità di base comune non producono uguali reazioni, c'è infatti una gradualità di risposte.
E' importante sottolineare che
La "personalità di base" dell'individuo, non è la sua personalità totale (ma è solo una parte)
I vari soggetti hanno capacità di adattamento razionale alle esigenze della situazione,
Esiste un ambito istituzionalizzato di tolleranza, cosicché la conformità non significa uniformità di comportamento
Vi sono possibilità alternative di ruolo
Specificazione del ruolo su base situazionale (dipendono dal particolare contesto)
SECONDA PROPRIETA'
2) Il Comportamento deviante viene individuato da un gruppo, così cambiando il gruppo, cambia anche l'individuazione di ciò che è considerato deviante.
Non esiste un comportamento deviante in se e per se, appare tale in base alle aspettative di un determinato gruppo sociale.
Nella prospettiva dei positivisti la seconda proprietà si configura nei termini di relativismo culturale. Fino agli inizi del secolo scorso, l'atto deviante veniva concepito in termini analitici, si dava rilievo solo a determinati comportamenti ovvero quelli che erano dannosi per la società e per il benessere sociale.
In base alle teorie positiviste:
vi è una riduzione della devianza ad alcune forme di criminalità;
il deviante è un soggetto posseduto da istanze asociali;
la povertà crea devianza.
Secondo i positivisti, la devianza è la violazione di un'aspettativa istituzionalizzata.
Secondo i LABELISTS - TEORICI DELL'ETICHETTAMENTO
Relativismo culturale
Non può esistere un comportamento deviante in se e per se
Perché
la devianza si costituisce in seguito ad una "reazione sociale" che etichetta come deviante un dato comportamento
In questo caso un particolare gruppo di potere "etichetta" come deviati determinati soggetti, i quali si riconoscono nel ruolo che gli è stato "etichettato" addosso.
CRITICA DI ALVIN GOALDNER (guardiani di zoo)
La propensione di questi zookeepers della devianza è quella di creare una riserva indiana umana e confortevole, uno spazio sociale protetto, all'interno del quale, questi pittoreschi esemplari umani possono essere mostrati senza molestie e così come sono.
Lasciate che le cose rimangono come sono e siate tolleranti, sempre più tolleranti verso le diversità.
Secondo gli etichettatori, la devianza non esiste, è una reazione di stimmatizzazione che qualcuno affibbia a qualcun altro.
CRITICA DEI RADICALS (RADICALI)
Occorre andare oltre e andare oltre significa che gli etichettamenti sono possibili sulla base di norme e sono l'inevitabile prodotto di una società capitalistica fondata sul possesso.
La critica: non è stata studiata la base della devianza e come il processo di stimmatizzazione non nasce all'improvviso, ma in un determinato contesto e momento.
Il pensiero dei Radicali aggiungono qualcosa alle teorie degli etichettatori, ma non considerano la struttura della società.
TERZA PROPRIETA'
Ai fini della individuazione della devianza, interviene anche un elemento situazionale; ne deriva che il medesimo comportamento, definito come deviante nell'ambito di una certa situazione, può apparire non deviante nel quadro di una situazione diversa (esempio uccidere in caso di guerra - recarsi ad un picnic). Anche all'interno di uno stesso gruppo o contesto culturale, lo stesso comportamento può essere soggetto a valutazioni diverse e ciò dipende in primo luogo dal modo in cui la situazione viene socialmente definita.
Vengono così segnalati due ordini di particolari fenomenologie:
ogni società prevede al suo interno, momenti istituzionalizzanti cioè controllati di destrutturazione della dimensione situazionale.
La dimensione situazionale nella sua specificazione pubblico - privato, ci si riferisce alla fattispecie della cosiddetta "norma d'evasione" (Ad esempio le raccomandazioni sono accettate se non sono rese pubbliche, il gioco d'azzardo viene praticato ma non reso pubblico). Circostanza in cui una norma sulla cui validità esiste un consenso generale, che viene disattesa se non resa pubblica.
QUARTA PROPRIETA'
Diversi tipi di devianza appaiono intimamente collegati, più che ad un tipo di "personalità" dell'attore, a determinati ruoli sociali, esprimendone in sostanza una più o meno ricorrente modalità di funzionamento.
Per ruolo si intende un insieme coerente di comportamenti orientati all'espletamento di una funzione, ovvero ciò che collega una persona al sistema culturale.
Esiste una certa relazione tra devianza e ruoli sociali, nel senso che particolari tipi d'infrazione possono essere posti in rapporto col funzionamento di certi ruoli, dando luogo per così dire ad un prodotto "tipico" in termini di devianza.
L'accettazione di questa proprietà determina la dissoluzione della concezione analitica della devianza.
Scuola criminologica italiana (Lombroso, Ferri, Garofalo).
Secondo la scuola Italiana il comportamento deviante era da ricondurre, in grado più o meno elevato a 3 ordini di cause:
fattori anatomici (il deviante ha cranio sporgente, con anomalo sviluppo dentario ecc.)
fattori biologici funzionali ( soggetti epilettici, soggetti a mancinismo, con problemi tattili ecc.)
fattori di ordine psico-morali (persone scarsamente intelligenti ma astute, egoista, vanitoso affetto da cupidigia).
Il massimo valore predittivo rispetto alla possibilità di intraprendere dalla carriera criminale era legata alla caratteristiche fisiche anatomiche ossia variabili bio- antropologiche.
La teoria della scuola Italiana è da ritenersi piena di contraddizioni, tale corrente era disposta a riconoscere che un deterrente alla devianza potesse essere un elevato STATUS SOCIALE ossia ricchezza e isruzione. Nonostante un individuo racchiudesse in se i fattori fisici - anatomici, biologici funzionali e fattori psico-morali, riconducibili alla fattispecie del delinquente, se facente parte di una certa classe sociale, tali potenzialità potevano rimanere latenti.
Quest'ultimo principio però tiene in considerazione la presenza e l'incidenza di altri fattori, quali quelli sociali (istruzione, ricchezza) ovvero ciò che la scuola Italiana nega in maniera quasi assoluta.
Un errore metodologico operato dal Lombroso e dalla scuola Italiana consiste nel fatto che sostenevano che le caratteristiche presenti nei criminali erano del tutto assenti nei gruppi di controllo, negli studenti e nei militari. Questa affermazione però non tiene in considerazione la totalità dei campioni, ma un campione già selezionato. Quando si pone in essere una ricerca, occorre prendere in considerazione un campione
e un gruppo di controllo, questo gruppo di controllo non può avere caratteristiche derivanti da una stessa selezione.
Innovazione operata da Sutherland. (autore che si colloca nel quadro delle teorie sociologiche, studioso dei cosiddetti "delitti dei colletti bianchi). Sutherland sosteneva che il comportamento deviante non si eredita, non si inventa ma si apprende all'interno di un gruppo, il quale risulta essere particolarmente coeso, abbastanza ristretto ove vi sia comunicazione (abilità di apprendimento all'interno del gruppo).
I RADICALS condividono appieno la quarta proprietà, secondo gli stessi si può infatti concepire una devianza connessa all'espletamento di ruoli, quali in primo luogo quelli professionali.
Per i RADICALS inoltre, l'indignazione dei positivisti, è soltanto "un'indignazione morale, fondamentalmente vuota e ateoretica" perché
I positivisti negano la cognizione delle basi strutturali che rendono inevitabile e continua sia la devianza dei ricchi che quella dei poveri.
QUINTA PROPRIETA'
IL COMPORTAMENTO DEVIANTE PUO' ASSUMERE INTENSITA' E DIREZIONI DIVERSE
Il comportamento può essere diretto verso direzioni approvate o disapprovate.
Esempio soldato coraggioso (encomio), molto coraggioso (decorazione) eccessivamente coraggioso (superamento dei limiti situazionali del comportamento - incoscienza, pazzia)
Ci si può allontanare dalla norma anche se si va verso la direzione approvata. Occorre però sapere qual è il comportamento che viene richiesto nelle diverse situazioni.
Per i RADICALS vi è un netto rifiuto delle statistiche come fedele strumento di rilevazione di reali fenomenologie. Intensità e grado di tolleranza sono tra i più importanti elementi da tenere sotto controllo.
Secondo i radicals, le statistiche poste in essere nell'ambito della criminalità deve essere un prodotto di comportamenti e valutazioni. E' sbagliato prendere i dati in maniera acritica, quando vengono prese in considerazione le statistiche criminologiche occorre tenere in considerazione diversi fattori non ultimo le esigenze politiche e le norme vigenti.
Esempio violenze 100 - 10 --- 50 - 40.
Concezione della pena nella Scuola Classica e Froidiana.
Secondo la Scuola Classica, la legge deve proteggere l'individuo e la società. Lo scopo della pena è quello di fungere da deterrente. L'uomo è portato a non delinquere per paura di dover soggiacere ad una pena.
Freud, parte dal presupposto che l'individuo provi un senso di colpa causato dal mancato superamento del compresso edipico. La pena non è un deterrente, ma un incentivo per il comportamento deviante. Il soggetto farà di tutto per deviare ed essere punito. La pena è un incentivo per la commissione di comportamenti devianti.
lA SCUOLA CLASSICA
La scuola classica contribuisce ad una concezione umanistica del sistema legale e della giustizia penale. L'edonismo asssunto in questa teoria viene riconosciuto come facente parte della natura umana, incorporato nella razionalità che deve sovraintendere alla struttura legale. La legge ha lo scopo di proteggere la società e l'individuo. Lo scopo principale è quello di fungere da deterrente al comportamento criminale.
La legge nella impostazione della scuola classica sottolineava la responsabilità morale e il dovere dei cittadini di considerare completamente le conseguenze dei loro comportamenti prima di agire. Il fulcro della scuola classica è il libero arbitrio, il soggetto soppesa i costi e benefici dei propri comportamenti criminali. Ovviamente questo principio presuppone che gli esseri umani siano razionali, quindi liberi nell'agire. Ogni individuo avrebbe dovuto essere in grado di ponderare il piacere da trarre da un comportamento illecito rapportandolo con la punizione ovvero con il dolore della punizione. Doveva essere in grado di fare questo calcolo prima di agire.
Massimi esponenti della scuola classica furono Beccaria e Bentham.
Per Beccaria la pena costituisce il male, cioè la pena viene vista come una cosa negativa. Essa va applicata per evitare un male più grande. La deterrenza avviene l'unica giustificazione della punizione. La scuola classica distingue due tipi di deterrenza:
una di carattere specifica/individuale,
e una deterrenza generale/sociale.
La deterrenza specifica/individuale doveva essere applicata all'individuo che aveva commesso un reato. L'idea era quella di infliggere un dolore sufficiente a controbilanciare i piaceri derivanti dalla commissione di un reato. La punizione non doveva oltrepassare il piacere che il soggetto aveva ottenuto nel violare la legge: (principio di proporzionalità), perché se le pene oltrepassano questo grado saremo di fronte ad uno Stato dispotico.
La deterrenza generale, doveva servire a scoraggiare i rei potenziali, mostrando loro che un individuo punito non traeva nessun guadagno dal suo reato.
L'idea che l'individuo veniva punito per il reato commesse serviva alla collettività per apprendere che i comportamenti criminali non danno alcun guadagno, non commettendo a loro volta reati.
Nella scuola classica gli individui erano uguali davanti alla legge il che sta a significare che la legge avrebbe dovuto agire al di sopra delle parti, le prove dovevano essere raccolte partendo dai fatti. L'uguaglianza andava mantenuta, venne proposto di determinare le pene per legge, in modo da limitare la discrezionalità dei giudici.
Secondo alcune persone, tra le quali anche Beccaria, i giudici effettuavano disparità di trattamento.
Di fronte a coloro che sostenevano che l'uguaglianza di trattamento riservata a tutti gli imputati avrebbe comunque creato iniquità Beccaria rispondeva che l'iniquità si sarebbe comunque verificata ma in modo diverso dal vecchio sistema, si sarebbero ridotti i margini di discrezionalità dei giudici.
Beccaria era contro l'uso della tortura al fine di estorcere le confessioni. Sosteneva la rapidità e non la severità della punizione. L'applicazione della pena doveva essere prossima alla commissione del reato. Era inoltre contro la pena di morte, in quanto sosteneva che nessuno ha diritto a togliersi la vita e non si può dare questa facoltà neanche all'autorità dello Stato.
La pena di morte non attiene alla autorità legittima dello stato.
L'impatto della scuola classica può essere scorta anche nei risultati della Rivoluzione Francese e Americana.
Riepilogo scuola classica (presupposti fondamentali):
enfasi posta sulla libera scelta e sulla razionalità umana,
la visione edonista del comportamento umano
essere incentrata sulla moralità e responsabilità
interesse per la struttura politica e per il modo in cui lo stato si rapporta ai cittadini
interesse verso diritti fondamentali
Dal punto di vista del diritto penale la scuola classica
La scuola classica è maturata nell'ambiente politico culturale dell'illuminismo, quindi ferma la propria attenzione sui presupposti razionali della punibilità contro l'arbitrio e la crudeltà dell'epoca, l'uomo è libero delle proprie azione. Pone a fondamento del diritto penale la responsabilità morale del soggetto ovvero la rimproverabilità del male commesso. Sarà una concezione etico-retributiva della pena.
La scuola classica incentra questo diritto su tre principi fondamentali:
volontà colpevole: nella scuola classica il reato è una violazione cosciente e volontaria della norma penale; la volontà è colpevole quando questa è libera. Il libero arbitrio è il fulcro del diritto penale nella scuola classica.
imputabilità: perché si abbia volontà colpevole occorre che l'agente abbia la concreta capacità di comprendere il valore etico sciale delle proprie azioni, quindi di potersi liberamente determinare rispetto alle azioni. E' un soggetto capace di volere e libero da ogni condizionamento interno ed esterno.
pena retribuzione del male compiuto: deve essere personale afflittiva, proporzionata, determinata ed inderogabile.
Uno dei meriti della scuola classica è la razionalizzazione di alcuni principi di civiltà: colpevolezza, imputabilità, pena personale,pena deteminata, pena determinata alla base di ogni diritto penale garantista progredito.
TRE LIMITI DELLA SCUOLA CLASSICA
1) deresponsabilizzazione della società. La concezione dell'uomo assolutamente libero ha portato la scuola classica ad ignorare i condizionamenti interni ed esterni dell'agire umano.
Mette l'uomo sotto una sorta di campana di vetro non condizionato da alcun fattore.
la pena è l'unico strumento di prevenzione generale e speciale. Se tutti gli individui nei comportamnti sono liberi, non c'è bisogno di prevedere una gamma di punizioni. L'individualizzazione del trattamento penitenziari che è alla base del nostro ordinamento penitenziario non è una cosa che riguarda la scuola classica, di conseguenza:
nessuna attenzione fu rivolta alla esecuzione della pena ai fini del recupero sociale del delinquente. Il problema per la scuola classica finisce, quando la sentenza è diventata definitiva ovvero passata in giudicato.
POSSIBILE DOMANDA ESAME DIFFERENZA SCUOLA CLASSICA/TEORIA PSICOANALITICA FROIDIANA.
Nella teoria psicoanalitica Froidiana è capovolta, la pena funge da incentivo alla commissione dei reati. Il soggetto commette delitti per ricevere la punizione e lenire ed affievolire il senso di colpa che era collegata al mancato superamento del complesso edipica e in questo modo si sentiva sollevato. La pena non serve a nulla, incentiva il comportamento deviante.
LA SCUOLA POSITIVA
I positivisti erano per lo più scienziati, matematici, medici. Mentre la scuola classica cercavano di modernizzare e rendere più rispettoso della dignità umana il sistema in cui vivevano, i positivisti si ponevano lo scopo di ordinare e spiegare scientificamente il mondo attorno a loro. Nella scuola classica era quello di arrivare ad un sistema di giustizia morale ed equo, questo principio viene soppiantato dall'esplorazione scientifica e dalla scoperta di altri aspetti della vita dalla scuola positiva. Mentre gli esponenti della scuola classica sostenevano che gli individui possedessero una mente razionale che li poneva in grado di scegliere liberamente tra il bene e il male, i positivisti, sostenevano che il comportamento umano era determinato da tratti biologici, psicologici, sociali. L'uomo del positivismo è condizionato dal suo agire da tratti biologici, psicologici, sociali, non è più l'uomo posto sotto la campana di vetro come nella scuola classica. Caratteristiche principali del pensiero criminologico positivista:
visione deterministica del mondo
interesse verso il comportamento criminale in se più che verso gli aspetti legali (prevenzione crimine, i diritti). L'attenzione viene rivolta a colui che delinque.
Alla base dello studio del comportamento umano veniva posta la teoria dell'evoluzione avanzata da antropologi e biologi.
Questa scuola si sviluppa negli ultimi anni del 19 secolo caratterizzato da numerosi invenzioni e scoperte. La scienza diventa molto importante per gli studiosi, sono gli anni dell'inaugurazione della statua della libertà, della costruzione della torre heifell, furono introdotti l'automobile l'aeroplano, l'illuminazione elettrica, il fonografo. Sono gli anni in cui Freud sviluppa le sue teorie psicoanalitiche, gli anni in cui Einstain produce la teoria della relatività. Grande influenza sulla scuola positivista viene dalle teorie sull'evoluzione di Darwin. La criminologia durante il periodo positivista viene influenzata moltissimo dall'emergere di una nuova disciplina: l'antropologia. In quegli anni l'antropologia muoveva ai primi passi come disciplina accademica, anche se ai primi passi aveva fatto emergere l'esistenza delle società cosiddette "primitive". La descrizione di queste società "primitive" era svolta dai missionari e dai funzionari coloniali che non erano in realtà addestrati all'arte dell'osservazione. Non riuscendo ad analizzare in profondità queste società, davano per scontato che la complessità fosse un tratto caratteristico peculiare delle società europee. Non ritrovavano delle organizzazioni sociali che ricalcassero il modello europeo così le loro osservazioni si concludevano sostenendo che queste società erano meno evolute e più primitive più vicine alla natura umana più originaria.
I principi sui quali si basa la scuola positiva sono:
l'osservazione sistematica
accumulazione di fatti, prove obbiettivi, all'interno di una cornice deduttiva che muove dal generale al particolare.
Una parte notevole del sistema analitico che noi oggi conosciamo come positivismo sociologico, viene sviluppato da Kont (filosofo) ritenuto il padre della sociologia. L'approccio di Kont allo studio dei fenomeni sociali deriva dall'importanza data alla formulazione di ipotesi verificabili, all'uso di mezzi comparativi alla classificazione accurata della società e allo studio della anormalità per comprendere la normalità.
Il primo lavoro di criminologia di impronta positivista, fu quello realizzato dal Belga Quetelett e dal francese Gherry verso gli anni 20 e 30 del 19 secolo.
Essi si occuparono delle statistiche sociali disponibile in molti stati europei, e le utilizzavano come se fossero dati derivanti dalle scienze naturali. Essi scoprirono variazioni dei tassi di criminalità a seconda del clima delle stagioni e osservarono delle differenze che riguardavano l'età il sesso (libro).
Altro lavoro anticipatorio fu quello compiuto da vari biologi di anatomia che studiavano il corpo uman: Ferri, Lombroso, Garofolo.
Concetti fondamentali della scuola positiva:
gli esseri umani vivono in un mondo caratterizzato da rapporti causa effetto, in cui regna un ordine che è possibile individuare e scoprire attraverso l'osservazione sistematica. I problemi sociali (anche la criminalità) possono essere risolti attraverso lo studio sistmatico del comportamento umano. Perché la applicazione della scienza deve rendere la natura umana perfettibile o comunque migliorabile. La natura umana si può migliorare attraverso lo studio sistematico del comportamento umano.
Il comportamento criminale dipende da vari tipi di anormalità che posono essere intrinseche all'individuo o scaturire dalla società. Le caratteristiche della anormalità vanno stabilite mediante il confronto con le caratteristiche della normalità. Una volta scoperte le anormalità il compito della criminologia è quella di provvedere alla loro correzione. Occorre sottoporle a trattamento e bisogna arrivare al recupero del soggetto criminale. Il trattamento è auspicabile sia per far rientrare l'individuo nella normalità sia per la società per proteggerla da eventuali danni. Lo scopo delle sanzioni contro i criminali, non consiste nella punizione, ma nel trattamento e nella cura. Importante è l'individuazione del trattamento. Perché a seconda del soggetto vi è una cura/trattamento appropriato.
RIEPILOGO
La scuola positiva affonda le proprie radici filosofico culturali nel positivismo metodologico che si sviluppa in opposizione all'illuminismo. Solo sui fenomeni e sull'esperienza può elaborarsi un sapere scientifico. Nel positivismo si afferma la supremazia dell'indagine sperimentale, quindi della induzione sulla deduzione, solo sui fenomeni e sull'esperienza può elaborasi di un sapere scientifico. Regolatore di tutti i fenomeni naturali è il principio della causalità, in base al quale avrebbe dovuto spiegarsi anche ogni fatto della vita fisica e psichica individuale e sociale ivi compresa la delinquenza. Per la scuola positiva, il delitto è una manifestazione obbligata necessitata proprio di determinate cause e non l'estrinsecazione di una libera scelta del soggetto. In un certo senso il soggetto è quasi costretto a delinquere.
Il diritto penale viene disancorato (liberato) da ogni promessa metafisica e da ogni principio (contenuto) etico di colpevolezza, rimprovevolezza e disancorato dal postulato (principio) del libero arbitrio. I positivisti ponevano alla base del diritto penale non più la responsabilità etica ma la pericolosità sociale del soggetto.
Nella scuola positiva l'attenzione si sposta dal reato in astratto al delinquente in concreto, ovvero si interessa al reato come fatto umano individuale (interessa colui che delinque) che trova la sua causa nella struttura socio bio-psicologica del delinquente e rappresente l'indice esteriore della sua pericolosità sociale.
Alla volontà colpevole, alla responsabilità morale viene sostituito il concetto della pericolosità sociale.
Nella scuola positivia la pena è sostituita da un insieme di misure di sicurezza più vicina alla struttura del soggetto (es. opg).
Il reo viene calato nella sua realtà sociale individuale e nella sua realtà sociale. L'attenzione è rivolta al singolo che delinque per ottenere la sua socializzazione. Il delinquente deve essere risocializzato. E per questo vengono previste una vasta gamma di misure atte al suo reinserimento.
LIMITE DELLA SCUOLA POSITIVA
Deresponsabilizzazione dell'individuo. Eccesso opposto della scuola classica. Legando il reato al suo autore, incentrando il diritto penale sulla pericolosità sociale del delinquente viene messo in discussione quelle garanzia di legalità di certezzza che si erano otenute con la scuola classica. Per l'individuo che delinque si trova sempre una giustificazione.
Lucido
LA SCUOLA POSITIVA
Solo sui fenomeni e sull'esperienza può elaborarsi un sapere scientifico.
Postulato del determinismo causale
Non più la responsabilità etica ma la pericolosità sociale del soggetto.
Dal reato in astratto al delinquente in concreto;
Alla volontà colpevole, viene sostituito il concetto di pericolosità sociale, intesa come probabilità che il soggetto, per certe cause, sia spinto a commettere fatti criminosi,
La pena retributiva è sostituita da un sistema di misure di sicurezza.
DERESPONSABILIZZAZIONE DELL'INDIVIDUO.
TEORIA DEL DETERRENTE
E' una teoria che ha catalizzato nel corso degli ultimi decenni un grande interesse. L'ipotesi centrale sulla quale ruota (si fonda), questa teoria è che la punizione rappresenta un valido freno alla produzione della devianza. Il postulato filosofico implicito in questa teoria, rovescia il senso della domanda da cui prendono le mosse, gli studiosi della devianza ovvero: perché un uomo devia? I teorici della deterrenza trovano questo quesito fuorviante ed inutile, perché partono dalla constatazione che il genere umano è incline alla devianza, quindi non ha senso chiedersi come mai un uomo commette devianza. Ha senso chiedersi qual è la forza che impedisce a l'uomo di deviare.
Questa teoria non porta alcuna innovazione perché la condizione che la sanzione svolga una funzione disincentivante dei comportamenti devianti, trova riscontro in diversi contesti sociali. Infatti tale principio lo si riscontra nella scuola classica.
Tra le persone alle quali sostengono di ricollegano i teorici della teoria del deterrente troviamo infatti Cesare Beccaria. Beccaria aveva detto che non era tanto la severità della punizione a fungere da deterrente della devianza ma in particolar modo, la vicinanza della pena alla commissione del reato, che fosse proporzionata alla gravità del fatto commesso (altrimenti pena dispotica e tiranna). Per il Beccaria il potenziale deterrente della pena non è legato al grado di severità della medesima, cosa che invece viene sottolineata dai teorici della deterrenza. Essi sostengono che una sanzione più severa appare fornita di più potere deterrente, allontanandosi così da quanto sostenesse Beccaria. Questa scuola di pensiero di sviluppa verso la fine degli anni 1950 con il contributo di Gibbs, il quale effettuò studi sullo sviluppo degli omicidi negli stati uniti e considera il numero delle relative condanne e anche il grado di severità previsto per questo tipo di reato, per ogni singolo stato dell'unione. Il risultato più significativo fu che negli stati dove c'erano le più alte probabilità di condanna risultavano tassi di omicidio più bassi. Tali risultati erano importanti in quanto grazie a questi si poteva accordare una certo credito all'idea di deterrenza. Fino ad ora infatti era stato negato sulla base di un dato ineccepibile che non esisteva alcuna significativa relazione tra omicidio e pena di morte. La condanna capitale non influenzava l'andamento dei tassi di omicidio, ma Gibbs diceva che la pena capitale è inutile. Il fatto che la pena di morte sia inutile non autorizza a generalizzare ossia è assurdo generalizzare l'argomento e applicarlo a tutti gli altri tipi di devianza. Dalla constatazione che la minaccia della pena capitale non è in grado di scoraggiare l'omicidio, non ne discende che la minaccia di un certo numero di anni di prigione non sia in grado di scoraggiare la rapina o altri tipi di delitto. Gibbs non affermava affatto di avere scoperto e comprovato l'esistenza di una entità chiamata deterrente, si limitava a rilevare che i suoi dati mettevano in crisi, il vecchio luogo comune che non sarebbe esistito alcun deterrente rappresentato dalle sanzioni.
RIEPILOGO
La punizione rappresenta un valido freno alla produzione della devianza. Questo enunciato dei teorici della deterrenza, si avvicina alla concezione di pena del Beccaria, ma vi è netta discordanza, quando gli stessi sostengono che una sanzione più severa appare fornita di più potere deterrente.
Tra gli autori da inserire tra i teorici della deterrenza occorre inserre Liska. Egli affermava che esistono due tipi di deterrente:
1) uno generale: si riferisce al processo in base a cui la punizione di un reo fornisce una serie di informazione agli astanti, rafforzando l'orientamento favorevole alla non violazione;
2) uno specifico: si riferisce al deterrente che si viene ad attuare sullo stesso soggetto punito, spiegandogli di astenersi da ulteriori violazioni.
L'aspetto più importante della teoria del deterrente e rappresentato dal contributo che si riferisce a tre dimensioni della punizione:
severità: si riferisce al grado di intensità della sanzione, un anno di carcere è una punizione inferiore a 5 anni di carcere). Tutta la logica di questo impianto è orientata nel senso della comparazione, quindi si deve essere sicuri che questa logica non venga stravolta. In alcuni contesti risulta difficile riuscire a misurare a quanto giorni di prigione corrisponda l'equivalente in una sanzione pecuniaria. Più severa è la norma più basso dovrebbe essere è il livello delle violazioni.-
certezza: si riferisce alla probabilità di essere punti, tanto più alto il grado di certezza è elevato tanto più basso deve essere il livello di violazioni della norma. Andamento inversamente proporzionale. L'idea di certezza può apparire problematico perché in realtà ci si trova di fronte non un singolo evento, ma ad un processa, una sequenza di eventi: arresto, processo, condanna, sanzione. Molti arrestati non arrivano alla carcerazione ma questo non significa che la violazione è sfornita della certezza della punizione.
celerità: si riferisce all'intervallo di tempo che trascorre tra la violazione e l'attuazione della punizione. Tanto più immediata è la punizione, tanto minore dovrebbero essere le violazioni. Rapporto inversamente proporzionale.
La severità, la certezza e la celerità della punizione dovrebbero condizionare in senso favorevole il fenomeno della criminalità (ovvero meno violazioni).
Questo schema però è privo della dimensione della effettività della sanzione relativa alla probabilità che un soggetto sconti per intero la pena carceraria comminata. (Nel contesto Statunitense questa dimensione non è rilevante in quanto la pena viene generalmente scontata per intero, ma nel nostro ordinamento penitenziario o sappiamo bene che questo non avviene: indulto, amnistia, grazia, buona condotta ecc.).
Uno dei pregi dei teorici della deterrenza, è che gli stessi hanno spesso anticipato le critiche che avrebbero potuto essere loro rivolte. Lo stesso Gibbs, dice che alla produzione della devianza concorrono due classi di fattori:
fattori eziologici (studio delle cause di un fenomeno) Condizioni, circostanze di natura extralegale che spingono all'attuazione del crimine. Riguardano le cause che spingono la persona a commettere un crimine.
fattori di natura espressiva: reazioni al crimine e dovrebbe svolgere una funzione deterrente.
Conclusione: Prima di poter dire che una data sanzione possiede un potere deterrente, si deve essere in grado di affermare con sicurezza che l'incidenza dei fattori eziologici è rimasta costante nel tempo. Questo è chiaramente impossibile perché l'uomo è un essere in continua evoluzione.
Alcuni autori hanno rilevato una correlazione negativa fra certezza e severità della sanzione e indici di criminalità. Cosa succede quando si inserisce il fattore tempo?.
Alcuni sostenitori di questa corrente sostengono che sia vero che c'è una certa correlazione negativa tra certezza e severità della sanzione e indici di criminalità. Però l'esistenza di questa correlazione è stata appurata all'interno di un quadro di riferimento statico, se ci sono dei mutamenti nei parametri di certezza oppure nei parametri di severità, si dovrebbero riscontrare dei mutamenti nella consistenza degli indici di criminalità. Se si verificano nel tempo dei mutamenti per quanto riguarda la dimensione della certezza o della severità dovremmo riscontrare dei cambiamenti anche negli indici di severità. Però questa ipotesi è stata falsificata.
Un alto livello di severità può finire con l'abbassare il livello di certezza poiché giudici e giurie ci pensano più di due volte prima di condannare ogni qual volta non sia stata raggiunta una più che ragionevole certezza sull'effettiva colpevolezza dell'imputato
Contributo rilevante è quello di Henry Pontell non contesta l'esistenza di una correlazione negativa tra livelli di punizione e indici di criminalità, ma secondo lui non vi è ragione per non esplorare la possibilità di cambiare l'ordine temporale. Possono essere anche gli indici di criminalità correlati negativamente ai livelli di punizione. Occorre tenere presente anche la "capacità del sistema", ovvero dell'apparato legale che struttura ed applica le punizioni nei confronti dei rei. Quando ci sono grandi indici di criminalità il sistema è posto sotto pressione e quindi diventa più carico di lavoro e rimane a corto di organico diventando incapace di gestire le sanzioni con una criminalità che va aumentando, diminuendo il livello di punizione. Ecco perché c'è una correlazione negativa tra indici di criminalità e i livelli di punizione non il contrario. Il deterrente fornito dalle sanzioni non serve a nulla.
DAVID BILES
Ha preso in considerazione i dati di criminalità relativi all'Australia nel periodo dal 1965/ 1980 e ha visto che c'è stato un aumento dei limiti di criminalità pari al 180%, però nello stesso periodo il numero degli incarcerati era diminuito del 9%. Questo avvalora le teorie di Pontell.
TEORIA DEL CAMPO
Il "campo" si ricollega al concetto di campo della fisica del 19° secolo, sorto dagli studi di Hertz, sfociato nella teoria della relatività di Eintein. Grande influenza ha avuto sul pensiero psicologico della forma (GESTALT). Il mondo di percepire un oggetto, è determinato dal contesto globale in cui si trova.
Caratteristiche fondamentali della teoria del campo :
il comportamento è una funzione del campo esistente al momento in cui il comportamento si compie
l'analisi ha inizio con l'esame della situazione, considerata nel suo insieme da cui passa alla differenziazione delle parti che la compongono
la persona concreta in una situazione concreta può essere rappresentata matematicamente.
Per Lewin il campo è la totalità dei fatti esistenti che sono concepiti come mutualmente interdipendenti.
Il primo passo per definire la persona, come concetto strutturale, sta nel rappresentarla come un'entità isolata nel mondo.
non P non P P
Questa
caratteristica di isolamento, può essere espressa a parole (dizionario: essere
umano individuale) oppure mediante una rappresentazione spaziale. Poiché le
rappresentazioni spaziali, a differenza di quelle verbali, possono essere
espresse matematicamente, Lewin preferisce definire i suoi concetti
matematicamente. L'isolamento della persona dal resto dell'universo, si
rappresenta disegnando una figura chiusa
Il contorno o frontiera (perimetro cerchio) della figura definisce i limiti dell'entità conosciuta come persona (fuori c'è la non persona).
Rappresentando la persona in questo modo, si delineano due proprietà:
la separazione dal resto del mondo mediante una frontiera ininterrotta, della differenziazione
e la localizzazione di un'area più grande: del rapporto parte tutto
la persona è rappresentata come separata, tuttavia inclusa in una realtà più grande
Un ulteriore passo, nella rappresentazione della realtà psicologica consiste nel disegnare un'altra figura delimitata, che risulti più grande della prima e che la racchiuda:
non psicologico
P + A = S Persona + ambiente psicologico = spazio di vita
Non importa la grandezza e la forma di questa seconda figura, ma non deve aver alcun punto di contatto con il circolo che racchiude la persona.
La zona compresa tra i due perimetri, rappresenta l'ambiente psicologico, tutta la zona dentro all'ellisse, compreso il circolo, è lo spazio di vita. Lo spazio esterno all'ellisse rappresenta l'ambiente non psicologici dell'universo. Lo spazio di vita è la persona e l'ambiente psicologico, così come viene visto dalla persona stessa. Solitamente abbiamo questo campo quando ci si riferisce ai bisogni, motivazioni, alla aspirazioni agli ideali, agli umori di una persona.
Lo spazio di vita è l'universo della psicologo, è il tutto della realtà psicologica.. Comprende tutto quello che occorre conoscere per capire il comportamento di un singolo essere umano, in un dato ambiente psicologico in un dato momento. Il comportamento è funzione della persona e dell'ambiente ad un momento dato. C = f P A Il comportamento è funzione della persona in un dato ambiente ossia è funzione di S dello spazio di vita. Lo spazio di vita S comprende tutto, la persona e l'ambiente psicologico, così come viene visto dalla persona stessa.
Spazio di vita Fondo esterno Fondo esterno
I fatti esistenti nella zona esterna e adiacente al confine dello spazio di vita, regione definita da Lewin come fondo esterno dello spazio di vita, possono influenzare materialmente l'ambiente psicologico. I fatti non psicologici, possono alterare, e di fatto alterano, quelli psicologici. C'è un rapporto di scambio, di interdipendenza tra questi due regni. I fatti nell'ambiente psicologico, possono provocare cambiamenti nel mondo fisico.
Alla frontiera che sta fra lo spazio di vita e il mondo esterno viene attribuita la proprietà della permeabilità.
Il presupposto di una frontiera permeabile, tra lo spazio di vita ed il mondo fisico è estremamente importante, in quanto dal momento che un fatto del mondo non psicologico, può cambiare radicalmente l'intero corso degli eventi che avvengono nello spazio di vita, fare delle previsioni solamente sulla conoscenza delle leggi psicologiche è privo di senso. Non si può avere la certezza a priori, che un fatto del fondo esterno, non possa penetrare attraverso la frontiera, mutando completamente dell'ambiente psicologico (incontro, casuale, incidente automobilistico). I fatti ambientali possono ambientare l'ambiente. L'ambiente è funzione della persona.
Per Lewin struttura della persona è eterogenea e non omogenea, e che è suddivisa in parti separate e tuttavia comunicanti tra di loro.
L'area del circolo viene suddivisa in zone una è la regione percettivo motoria e l'altra è la regione interno personale.
La zona interna personale viene suddivisa in celle periferiche p e celle centrali c. L'ambiente è omogeneo o indifferenziato, quando tutti i fatti hanno la medesima influenza sulla persona. Questa situazione però non esiste e allora anche l'ambiente viene suddiviso in:
Ambiente
Lo spazio è rappresentato da una persona circondata da un ambiente differenziato. Queste frontiere però non rappresentano delle barriere insormontabili che dividono la persona e l'ambiente: permeabilità delle frontiere.
Due regioni possono essere collocate molto vicine tra loro fig. a oppure possono essere collocate una agli antipodi dell'altra 2 figura. Due regioni possono essere molto vicine, e confinare, ma non essere reciprocamente accessibili. Il grado di dipendenza reciproca, dipende dalla forza di resistenza che esse oppongono. Se questa forza di resistenza è molto forte non ha molta importanza la distanza che intercorre tra le regioni. Due regioni possono essere collocate agli antipodi e tuttavia esercitare una influenza reciproca considerevole, se le frontiere che le separano non oppongono resista. Nella rappresentazione lewiniana , la resistenza di una frontiera viene rappresentata rendendo più spessa la linea di confine. Il numero di regioni di una persona è determinato dal numero di fatti personali esistenti. Lewin definisce locomozione, il fatto che due regioni siano intimamente connesse e reciprocamente accessibili l'una all'altra. . Una locomozione nell'ambiente psicologico significa scarso o nullo movimento fisico, es. locomozioni sociali, come iscriversi ad un determinato circolo, conseguire una determinata promozione, locomozioni intellettuali come risolvere un dato problema. Un fatto è rappresentato da una regione, un evento è un interazione tra due o più regioni. Lewin dice, che nel derivare dallo spazio di vita un evento, occorre tenere in considerazione tre principi:
principio relazionale (un evento è sempre la risultante di un interazione tra due o più fatti
principio di concretezza (solo fatti concreti possono produrre effetti, un fatto è concreto se esiste veramente nello spazio di vita. Fatti potenziali o possibili, verificabili in un dato momento futuro e non esistono qui ed ora non possono essere la causa di eventi presenti. Così come i fatti passati.
Principio di contemporaneità (solo i fatti presenti possono influenzare gli eventi.
Il numero di regioni può aumentare o diminuire in seguito a nuovi fatti che si vengono a creare.
Ristrutturazione dello spazio di vita secondo Lewin.
Il numero di regioni può aumentare o diminuire in seguito a fatti che si vengono ad aggiungersi oppure in seguito a fatti passati che sono sottratti dallo spazio di vita. La posizione delle regioni puù cambiare, se queste erano inizialmente lontani possono avvicinarsi e viceversa. Può avvenire anche un cambiamento per quanto riguarda la frontiera che da permeabile può diventare impermeabile o viceversa. Tutti questi cambiamenti vengono definiti da Lewin come ristrutturazione dello spazio di vita. La realtà consiste in una locomozione, e la maggioranza delle locomozioni non coincide con una deambulazione fisica
I concetti principali:
Spazio di vita: persona circondata dal suo ambiente psicologico
La persona: è suddivisa in due regione, la regione interno personale e la regione percettivo motoria. La regione interno personale è suddivisa all'interno da celle periferiche ed in celle centrali.
Le regioni della persona e dell'ambiente sono separate da frontiere che hanno la proprietà di essere permeabili. Lewin rappresenta tutti i suoi concetti in termini spaziali e in questo modo questi concetti rientrano in quel ramo della matematica detta topologia che tratta i rapporti spaziali.
Lewin come la maggior parte dei teorici della personalità sostiene che la persona, è un complesso sistema energetico, il tipo di energia con cui si compie il lavoro psicologico è detto energia psichica. L'energia psichica entra in azione quando la persona cerca di ritrovare un equilibrio dopo che è stata portata ad uno stato di squilibrio. Lo stato dello squilibrio è il risultato di un aumento di tensione, di una parte del sistema relativamente stabile, in conseguenza di uno stimolo esterno o un mutamento interno. La tensione è quello stato della persona o uno stato di una regione interno personale rispetto alle altre regioni interno personale.
La tensione ha alcuni aspetti, secondo una prima proprietà :
-uno stato di tensione in un sistema particolare, tende ad eguagliarsi con la quantità di tensione dei sistemi che lo circondano. Per fare questo la tensione viene equilibrata mediante un processo ed il processo può essere il pensare, ricordare, sentire l'agire. Es. Una persona debba affrontare un compito ossia di risolvere un problema, accumula tensione in uno dei suoi sistemi, e per risolvere il problema e diminuire la tensione, si impegna nel processo del pensare (come risolvere il problema), questo processo continua fino a quando la persona non trova la soluzione, quando l'ha trovata torna in uno stato di equilibrio. 2 es. se il problema è derivato dal ricordare un nome, entra in gioco il processo amnestico
Uno stato di equilibrio, non sta a significare che il sistema sia senza tensione, ma è probabile che il suo organismo possa raggiungere uno stato completamente senza tensione rimanendo in vita. L'equilibrio è una situazione in cui la tensione è uguale in tutto il sistema, oppure che il sistema dove esiste un livello di tensione è ben delimitato dagli altri, quindi quando la frontiera è impermeabile. Un aumento di tensione o diminuzione di energia in una regione interno personale è prodotta dal manifestarsi di un bisogno. Un bisogno es fame, sete sonno. Il bisogno è un concetto motivazionale ed equivale ad altri concetti come ad esempio motivo, desiderio, tendenza. Un altro concetto che richiama Lewin è quello della valenza.
La valenza è una proprietà concettuale di una regione dell'ambiente, ossia è un valore di quella regione per la persona. Vi sono due tipi di valore, positivo e uno negativo. Una regione avrà valore positivo, quando conterrà come scopo un oggetto che serve a ridurre la tensione. Es. una regione che contiene dell'acqua avrà un valore positivo per la persona che ha sete. Una a regione avrà valore negativo, quando fa aumentare la tensione. Per es. la persona che ha paura dei cani, qualsiasi regione che contiene un cane avrà una valenza negativa.
Molte critiche sono state rivolte a Lewin:
le rappresentazioni vettoriale, topologiche di Lewin non esprimono niente di nuovo sul comportamento in quanto rimane ancora un problema da spiegare
non tiene in considerazione la storia passata dell'individuo, in quanto si basa sul principio di contemporaneità,
abusa di concetti fisici e matematici (es. forza, valore, frontiera, valenza, spazio) che vengono tolti dai loro contesti ovvero nella fisica, nella scienza, nella matematica e vengono utilizzati quali costrutti psicologici
fece in modo che le sue equazioni si adattassero ai dati piuttosto che dedurre le equazioni stesse dalla sua teoria.
La teoria del campo Lewiniana non è senz'altro una teoria matematica nonostante il linguaggio utilizzato nell'esposizione della sua teoria.
TEORIA DI SUTHERLAND
La teoria di Sutherland ha imperato per molti decenni diventando una sorta di riferimento classico quando si parla di teorie della devianza.
Egli pretende di individuare un elemento che assente nei comportamenti conformisti fosse sistematicamente presente in ogni comportamento deviante. Per Sutherland il problema fondamentale era cercare questa discriminante. Questo spinge Sutherland a rifiutare tutte le spiegazioni riguardanti ad esempio la povertà, la disintegrazione familiare, l'abitare in un ghetto, l'instabilità mentale. Egli diceva: dobbiamo chiederci quali tratti abbiano in comune questi elementi nel produrre la devianza. Si sa però che non tutti gli individui in possesso di uno o più di questi elementi si comporta in modo deviante, in quanto può accadere che si comportino in maniera deviante gli individui che non vivono in un ghetto, che hanno nuclei famigliari integrati ecc. Risulta chiaro che questi elementi non possono apparire come condizioni univoche nella produzione di comportamenti deviante, a volte questi elementi sono presenti dove è assente il comportamento deviante e a volte sono assenti dove è presente un comportamento deviante. Una corretta spiegazione del fenomeno per Sutherland può essere ottenuta mediante l'astrazione, di tutti quei meccanismi, di tutti quei processi che sono cono comuni ai comportamenti devianti della persona appartenenti ai ceti abbienti e dei poveri. Egli mantiene un comportamento un atteggiamento molto critico nei confronti di tutte le teorie psicologiche e psicoanalitiche, a lui riusciva difficile concepire l'idea che il consiglio di amministrazione della General Motor abbia potuto commettere illeciti finanziari in quanto attanagliato dal compresso di Edipo irrisolto. Sutherland però casca anche lui in queste teorie in quanto secondo lui una teroria della devianza deve tentare di spiegare l'aspetto deviante del comportamento e non il comportamento in quanto tale. Deve trascurare tutti gli elementi che sono fondamentali per il comportamento in quanto tale, ma insignificante ai fini della spiegazione del comportamento deviante.
Secondo Sutherland per una teoria della devianza esistono fondamentalmente due approcci:
l'approccio dinamico una spiegazione offerta in termini di processi che operano nel momento in cui si verifica il comportamento deviante;
un approccio storico, che interpreta il comportamento deviante alla luce delle esperienze pregresse del soggetto. Questo secondo approccio è molto importante per Sutherland perché mentre il primo è un momento ineliminabile dell'analisi, questo si può integrare solo se si considera l'aspetto storico.
Esempio. Banca incustodita e vi sono due soggetti che passano uno ne approfitta e uno no. E' vero che la situazione è importante, ma è più importante l'elemento storico, le esperienze pregresse della persona che gli fa definire quella situazione idonea a commettere l'atto deviante del furto (non è l'occasione che rendo l'uomo ladro)
La teoria di Sutherland quindi abbraccia questo approccio storico
La teoria di Sutherland elaborata nel 1939 , modificata nel 1947 e negli anni 1950, è articolata di 9 elementi:
il comportamento deviante è appreso (criminali non si nasce) si esclude così l'elemento ereditario, una persona che non ha avuto un adeguato traning non può inventare un comportamento deviante..
la devianza si apprende nel corso di un processo di interazione con altre persone attraverso processi di comunicazione verbale
la maggior parte del processi di apprendimento avviene all'interno di gruppi primari: ovvero gruppi piccoli e particolarmente coesi. Vi è i l rifiuto quindi di altri contesti di comunicazione ad esempio il cinema e giornale.
Il processo di apprendimento non si riferisce solamente alle tecniche idonee a realizzare l'atto deviante, include anche una serie di orientamenti per quanto concerne le motivazioni, gli atteggiamenti, le razionalizzazioni. Tutti elementi che servono a permeare il suo comportamento deviante
L'orientamento specifico delle motivazioni e degli impulsi viene appreso attraverso le definizioni che possono essere favorevoli o sfavorevoli nei confronti delle norme sociali vigenti. Per esempio in ogni società l'uomo è circondato da gruppi che definiscono le norme come dei comandamenti da osservare o gruppi che sono orientati alla violazione di queste norme. Queste due sono situazioni finte. Le definizioni sfavorevoli e favorevoli nei confronti della norma sussistono all'interno del medesimo contesto culturale - conflitto culturale.
Un soggetto diventa deviante quando le definizioni favorevoli alla violazione di una norma superano quelle sfavorevoli. Principio della associazione differenziale o differenziata. Il deviante è tale in quando esposto alla incidenza di modelli devianti e allo stesso tempo isolato da modelli non devianti.
Le associazioni differenziate possono cambiare secondo 4 variabili: frequenza, durata, priorità intensità. La frequenza si intende con quanta frequenza un comportamento viene commesso, la durata quanto dura l'azione. La priorità poggia sull'assunzione che il comportamenti devianti o non devianti appresi nell'infanzia devono persistere per una certa misura per tutta la vita: questo ragionamento lo pone in contraddizione con la critica che aveva fatto contro le teorie psicoanalitiche in quanto si da importanza a colore che ritengono che il comportamento sia la personalità di un prodotto di ereditarietà ma anche della maturazione e dell'apprendimento. L'intensità riguarda il prestigio attribuito alle fonti del comportamento deviante o non deviante. Il prestigio di cui gode il modello di comportamento deviante.
Il processo di apprendimento della devianza coinvolge tutti i meccanismi che sono presenti in qualsiasi tipo di apprendimento. Questa prospettiva incorpora l'ipotesi della imitazione, ma anche l'opera di altre modalità selettive di apprendimento.
L'agire deviante è espressione di bisogni e di valori, però il comportamento deviante non può essere spiegato sulla base di quei bisogni e quei valori di cui è anche espressione l'agire non deviante.
Sutherland non si è limitato a delineare la sua teoria dal punto di vista teorico, ma anche empirico, ha scritto un testo "La biografia di un ladro di professione chiamato Chic Conwell". Il rubare come ogni altra professione è fornita di tecniche che si imparano con un buon tirocinio. La specializzazione si sviluppa con un rapporto continuato con ladri di professione. L'essere ladro di professione comporta la creazione ed il mantenimento di una comunità di consenso. Consenso su certi atteggiamenti, comportamenti che è necessario condividere. Così come il bravo medico riesce ad avere delle intuizioni cliniche altrettanto il ladro professionista deve basarsi su comportamenti che consentono di arrivare a queste intuizioni. Il consenso deve esserci sulle regole del gioco che diventano il cuore del sistema etico non convenzionale. Es. si può abbandonare il campo di azione solo in caso di pericolo, la più grave delle mancanze è quella di dare informazioni alla polizia (perdita di prestigio). C'è un sistemi di valori che sostiene il deviante altrimenti viene escluso dal gioco. Deve stare in contatto con le persone non devianti ovvero le sue vittime. Il furto come professione viene considerato come una vera e propria organizzazione, nel senso di un sistema integrato di conoscenze. Le comuni caratteristiche delle professioni sono: la specializzazione tecnica, associazione formale, misure in grado di regolare le condizioni di ammissione alla professione (es. superamento di determinati esami), il monopolio di certe attività e la loro relativa regolamentazione e la specializzazione tecnica. Nella professione del ladro manca la minimizzazione della motivazione pecuniaria, il ladro ruba per ottenere denaro. Può non essere così perché avremmo anche pochi medici. Per la teoria di Sutherland il deviante è un contenitore che si limita a recepire le definizioni favorevole o non favorevoli alla norma, il ruolo decisionale del soggetto è visto come ridotta ai minimi termini. Viene minimizzata la capacità decisionale dell'uomo.
SUBCULTURA
La sub-cultura è un sotto insieme di elementi culturali, sia materiali che immateriali (norme, valori, atteggiamenti) che è elaborato o utilizzato da un dato settore o segmento di una società (classe, minoranza etnica, una associazione politica oppure una comunità deviante) e può essere una variante differenziata oppure specializzata della cultura. In altri casi è una vera e propria opposizione alla cultura dominante. Il concetto di subcultura si sviluppa negli studi di antropologia culturale degli anni 30°e 40 ma è solo con un'opera di Cohen "Ragazzi delinquenti" del 1955 che il termine sub-cultura diviene un termine vero e proprio della sociologia della devianza. La sub-cultura è una forma di adattamento che è elaborata in comune da un certo numero di persone che si trovano a dover affrontare, partendo da una posizione di marginalità che li accomuna, gli stessi problemi per sopravvivere economicamente, per avere prestigio, per godere di autostima, e procurarsi con un rischio minimo e con il minimo senso di colpa de beni proibiti. La sub-cultura è un insieme di soggetti che si forma rapidamente ed altrettanto rapidamente declina; distaccata dalla cultura dominante anche se spesso è una reazione a questa cultura dominante. Ha alcune caratteristiche essenziali, quella di essere esclusiva ed esaustiva. Esculsiva nel senso che penalizza e limita l'appartenenza ad altre sub-culture esaustiva nel senso che tende a coprire tutto l'arco della vita quotidiana dei membri del gruppo.
Opere importanti sul tema della sub-cultura sono quelle di Cohen Cohen sottolinea il carattere adattivo della sub-cultura, a suo avviso, l'agire umano e non solo la devianza, costituisce una serie progressiva di sforzi per risolvere i problemi. I problemi da risolvere scaturiscono fondamentalmente da due fonti: dal quadro di riferimento dell'attore, e dal quadro di riferimento della situazione in cui il soggetto si trova calato. Ovvero la tensione può scaturire da uno stato interno dell'individuo o da uno stimolo esterno. La misura in cui la soluzione del problema è riconosciuta valida è data dal grado di consenso sociale che questa soluzione è in grado di ottenere (viè quindi una forte pressione verso l'uniformità). Può accadere che i modelli culturali vigenti possono rappresentare per l'attore una soluzione non adeguata ai problemi. Da qui nascono sentimenti di tensione di frustrazione e di angoscia. Secondo Cohen la sub-cultura nasce proprio quando questi problemi di adattamento sono comuni a più individui e costoro possono comunicare tra loro.
Secondo Cohen l'orientamento generale del comportamento giovanile è: GRATUITO, MALIGNO, DISTRUTTIVO.
Gratuita perché spesso il comportamento non ha alla base una motivazione razionale. E' il desiderio di dimostrare agli altri di essere bravi.
Maligna: perché di solito è presente all'interno di queste sub-culture un certo astio nei confronti degli altri (è presente il gusto della sfida, della provoazione di provocare le persone per bene)
Distruttiva: perché la sub-cultura si limita a capovolgere in genere le norme della cultura circostante senza alcuna elaborazione oltre a questo orientamento negativo. Non c'è la proposta di qualcosa di diversa.
Cohen dice che Merton ed a altri studiosi della sub-cultura che non si sono accorti del carattere non utilitaristico della sub-cultura.
Tra gli studiosi della sub-cultura giovanile vi è Miller, egli si occupa delle sub-culture delle classi inferiori (ceti inferiori). Tra queste sono identificabili alcune dimensioni che differiscono per importanza e per peso specifico da quelli propri della cultura della classe media americana. Questi elementi consistono, per quello che riguarda la sub-cultura delinquenziale giovanile, nell'evitare di cacciarsi nei guai. Ed è forse la caratteristica dominante di questo tipo di sub-cultura. Per Miller molti comportamenti conformistici della classe inferiori hanno fondamento in questa dimensione e non in quella della morale sociale. Un'altra dimensione è dato dal mostrarsi duri, tenaci, far valere la forza fisica, disprezzo di ogni sentimentalismo, coraggio dinnanzi alla minaccia fisica; secondo Miller la presenza di questi elementi è dovuto al fatto che il bambino della classi inferiori cresce all'interno di un ambiente famigliare gestito prevalentemente da donne. Quindi mancherebbe la forte presenza di una figura maschile con la quale identificarsi, e dalla quale apprendere le componenti essenziali di un ruolo maschile. L'ossessivo richiamo che fa Miller alla mascolinità induce a pensare ad un tipo di formazione reattiva. La formazione reattiva è un meccanismo di difesa: quando in una coppia di atteggiamenti ambivalenti, uno dei due viene reso inconscio e mantenuto tale attraverso la super valutazione dell'altro. Altro esempio del meccanismo di difesa lo si ha nelle bande giovanili, che attraverso il disprezzo delle autorità è il comportamento che emerge, ma sta a nascondere il desiderio di ottenere il riconoscimento ed attenzione da parte di questa autorità che si sta contestando.
Altro elemento che connota la sub-cultura è la subcultura è la FURBIZIA che consiste nel tentativo di ottenere beni ambiti con il minimo rischio ed il minimo sforzo. La cultura della classi inferiori può essere definita come non intellettuale solo se ci si riferisce alla padronanza di un corpo di conoscenze impartite da una istruzione formale. Solo se pensiamo ad un tipo di conoscenze che il soggetto ha appreso grazie ad una istruzione formale, la possiamo definire come non intellettuale.
Altro elemento e quello della CACCIA ALL'EMOZIONE: gli appartenenti a queste sub-culture hanno di potere ottenere dei beni ambiti che sono proibiti con il minimo sforzo.
Altro elemento è quello del DESTINO ovvero la credenza che la propria vita sia soggetta a una serie di forze sulla quale si può esercitare un controllo solo relativo.
Altra dimensione che sottolinea Mille è quella dell'AUTONOMIA, un orientamento molto spiccato a manifestare in forme spesso plateali questo desiderio di indipendenza, di rifiuto di ogni forma di controllo di subordinazione.
DAVID MATZA (NATURALISMO) sempre teorie sociologiche
Anche Matza si è occupato di sub-culture, giovanili in particolari. Il metodo che Matza propone di utilizzare per lo studio dei fenomeni sociali è quello del naturalismo che è direttamente contrapposto al Positivismo (nel positivismo l'uomo è oggetto di studio così come lo sono gli oggetti fisici e gli animali). Il naturalismo per Matza, è un approccio metodologico che tenta di mantenersi fedele al fenomeno studiato. Il fenomeno studiato è l'uomo e le caratteristiche che Matza individua come peculiari sono l'INDIVIDUALITA e la NON PASSIVITA'. La critica di Matza alle altre teorie della devianza e che esse distorcono l'essenza della realtà deviante. Perché nello spiegare la devianza, ne rendono conto in un modo che non troverebbe riscontro in quello che i devianti offrirebbero/darebbero come spiegazioni delle loro azioni. Se noi andiamo ad intervistare il deviante non ci da le stesse spiegazioni. Per Matza la delinquenza è la traduzione di convinzioni in azione. Però paradossalmente, può accadere che i devianti saranno i soli individui a darci le spiegazioni veritiere del loro comportamento. E' vero che le convinzioni del deviante costituiscono la forza che sta dietro alle intenzioni, però le sue opinioni possono essere false anche quando il deviante le ritiene vere. Il pericolo è quello di negare agli studiosi della devianza un qualsiasi diritto a mettere in dubbio la validità delle convinzioni del deviante. La prospettiva naturalistica di Matza, tenta di offrire una spiegazione dei fenomeni di per se stessi, piuttosto che descriverli con l'intento di correggerli. Studiare la devianza per Matza significa empatizzare con il fenomeno studiato, ovvero entrare dentro il fenomeno. L'oggetto di studio di Matza non è l'atto deviante in se, né il comportamento deviante, ma è il processo per cui chi compie un atto (che si colloca al di fuori della norma) si costruisce una identità che lui stesso e gli altri percepiscono come deviante. Rispetto ai teorici dell'etichettamento Matza aggiunge un elemento ovvero l'attività consapevole del soggetto.
Le cause dell'iniziale atto deviante sono da Matza trascurate, ciò che importa è la devianza secondaria ovvero l'acquisizione di una identità deviante (così come sostenevano i teorici dell'etichettamento).
Matza parla di AFFINITA', SIGNIFICAZIONE e AFFILIAZIONE.
L'Affinità: le persone possono sperimentare un senso di affinità nei confronti della devianza perché questa rappresenta una forza di attrazione che un dato comportamento può esercitare su un individuo. In questo modo però l'attività consapevole del soggetto però è relegata in un posto secondario.
Affiliazione: non implica solo l'apprendimento di tecniche, ma vi è anche la consapevolezza del soggetto. Il soggetto entra in un gruppo di cui non conosce le regole, ma all'interno di questo gruppo esistono già delle regole che sono condivise all'interno del gruppo stesso.
Significazione: è un etichettamento pubblico come deviante del soggetto da parte delle agenzie del controllo sociale. La significazione non è altro che il processo di stigmatizzazione del soggetto. Il soggetto finisce con il percepirsi come deviante ed assume sino in fondo il suo nuovo ruolo. Anche in questo caso l'elemento soggettivo perde valore.
Nell'analisi della devianza di Matza ci sono due concetti fondamentali:
i valori clandestini
le tecniche di neutralizzazione.
I valori clandestini: secondo Matza non c'è differenza tra valori delinquenziali e non delinquenziali, i valori clandestini i devianti non fanno altro che incanalarli secondo modi e tempi che non sono quelli dei soggetti conformisti. I valori clandestini sono valori non esclusivamente condivisi dai soggetti devianti, ma accomunano devianti e non devianti. I devianti non rispettano i tempi e i modi opportuni per mettere allo scoperto questi valori ad esempio, la violenza, la ricerca di sensazioni forti, sono valori clandestini. I devianti non hanno valori diversi da quelli della cultura dominante, ma accentuano quelli clandestini.
Tecniche di neutralizzazione: sono espressioni linguistiche con cui i devianti allontanano il senso di colpa che segue la commissione dell'atto deviante. Sono meccanismi di difesa es. diniego di responsabilità, minimizzazione del torto.
TEORIA DELL'ANOMIA DURKHEIM E MERTON
Il concetto di anomia è strettamente legato all'opera di due studiosi: Durkheim e Merton. Nel libro di Durkheim "La divisione del lavoro sociale" utilizza il termine di anomia viene utilizzato per descrivere la deregolamentazione che si verifica all'interno di una società. Quando le regole procedurali (che si riferiscono al comportamento da seguire ne rapporto con gli altri) si svuotano da ogni significato, le persone non sonno più che cosa aspettarsi le une dalle altre. Questa mancanza di norme (deregolamentazione) conduce facilmente alla devianza. Durkheim utilizzerà questo concetto anche nel suo libro successivo "Il suicidio" 1897. In questa opera riferendosi ad anomia si riferisce alla situazione moralmente deregolata, le persone avrebbero uno scarso controllo sul loro comportamento. Una società può diventare anomica, se la gente non sa quando porre i limiti alla propria corsa verso il successo, oppure che relazioni intrattenere con le persone che incontra. La tesi centrale espressa da Durkheim nella "divisione del lavoro sociale" è che le società si sono evolute da una forma semplice meccanica ad una più evoluta organica. In entrambi i casi Durkheim si riferisce al modo in cui le persone interagiscono tra loro ma anche al modo in cui è organizzato il lavoro. Nella società meccanica la gente si comporta e pensa in maniera simile, i fini sono orientati verso il gruppo di appartenenza. Più complesse sono le società più specializzato diventa il lavoro, i fini non sono più quelli del gruppo, ma sono fini individuali. Le abilità lavorative di una persona non bastano a fornire questa persona di tutto quello gli è necessario per vivere, allora le persone devono dipendere le une dalle altre per produrre vari beni. Sono necessarie delle relazioni altamente complesse. Da questo Durkheim deriva che la società organica è fondata sul contratto, ovvero le persone non sono più tenute insieme da legami parentali o amicali, ma da vari tipo di relazioni contrattuali. I legami vengono costantemente spezzati perché le regole che governano l'interazione reciproca tra le persone si caratterizzano per la loro estrema fluidità. Le condizioni della socialità corrono costantemente il rischio di disgregazione quindi di anomia. L'anomia si riferisce alla perdita di significato delle norme sociali. Senza la guida di regole chiare, gli individui non trovano posto all'interno della società ed hanno difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti sociali. Questo processo inevitabilmente produce insoddisfazione, frustrazione, conflitto e devianza. Nel 1938 Merton utilizza il termine di anomia per spiegare la devianza all'interno del concetto statunitense. L'utilizzo del termine di anomia di Merton è diverso da quello di Durkheim. Merton distingue le norme sociali in due tipi, parla di mete sociali e di mezzi accettabili per raggiungerle. Merton dice che la anomia è una discrepanza o incongruenza tra mezzi e fini, prodotta dalla struttura sociale che propone delle mete, senza che vengano forniti a tutti i mezzi per raggiungere queste mete. Nell'idea Mertoniana, la devianza poteva essere spiegata come il sintomo di una organizzazione della società, dentro la quale le mete culturalmente definite ed i mezzi strutturalmente sono separati tra loro. La devianza è sintomo dell'anomia.
Al pari della rivoluzione industriale la grande depressione degli anni 30 aveva fornito ai sociologi nuovi spunti analitici. Una intera generazione di studiosi, aveva potuto osservare la perdita di significato delle tradizioni sociali, aveva potuto osservare anche gli effetti di questo crollo dei valori sugli individui e sulle istituzioni. Come aveva fatto Sutherland, Merton nota che la criminalità non era una caratteristica intrinseca della persona, ma che riguarda la struttura sociale. L'enfasi viene posta sull'analisi della struttura sociale. Durkheim aveva dato ai sociologi una spiegazione pronta per essere usata (la società si trovava in uno stato di perdita di credibilità e di significato delle norme). Un altro elemento che influenza la criminologia negli anni 30 è l'enfasi posta sui dati demografici. Certi settori di popolazione riportavano alti tassi di criminalità, in realtà si trattava degli stessi gruppi nei quali si poteva constatare una forte anomia. Quindi l'anomia è sintomo di devianza. Merton è stato allievo di Parsons e come lui spiegava gli eventi sociali enfatizzando l'importanza della struttura sociale. STRUTTURAL FUNZIONALISMO. Parsons considerava la società come risultato di un equilibrio tra forze che serviva a produrre ordine. L'asse centrale intorno al quale ruota il pensiero di Parsons è l'ordine. Quando le varie componenti della struttura sociale giungono ad una situazione di squilibrio, allora l'organizzazione sociale si sta disgregando Il concetto di anomia di Durkheim si inseriva benissimo all'interno di questa cornice Parsonsiana. Per Merton è deviante quel comportamento che in una società che prevede per tutti i suoi membri mete strutturate e mezzi adeguati per raggiungerle non segue i valori condivisi. Merton nota che all'interno di alcune società certe mete vengono enfatizzate più di altre ad esempio la meta del successo economico. E la società ritiene legittimi alcuni mezzi per raggiungere delle mete, quando le mete vengono enfatizzate in maniera pressante, si creano le condizioni dell'anomia., perché non tutti gli individui hanno uguale possibilità di raggiungere il successo economico seguendo le regole, ovvero i valori condivisi che la società propone. Quindi proveranno a raggiungere la stessa meta con mezzi illegittimi.
Per Merton ci sono 5 modi di adattamento
Modi di adattamento
METE MEZZI
(+ accetta- non accetta) (+ legittimi - illegittimi)
CONFORMITA' + +
INNOVAZIONE + -
RITUALISMO - +
RINUNCIA - -
RIBELLIONE +- +-
L'individuo sarà conformista se l'accesso a mete ed ai mezzi sono considerate legittimi.
L'innovazione da enfasi alla meta e ricorre a mezzi illegittimi per raggiungere quella meta.
Ritualista se il soggetto abbassa le mete perché la competizione sociali crea ansia, al livello in cui sa che possono essere soddisfatte con mezzi legittimi
Rinuncia: abbassare tirarsi fuori dalla competizione sociali, rinuncia a mete e mezzi
Ribellione: il soggetto non accetta mezzi e mete, ma ne propone delle nuove.
Questa teoria (anomia) viene spesso definita come teoria della tensione. Si parte dal presupposto che vi sia un consenso di valori all'interno della società. Teoria strutturale, perché concentra la sua attenzione sulla struttura sociale. Merton non specifica il processo attraverso il quale gli individui diventano devianti, perché la devianza non è concepita come una caratteristica interna alla persona, ma è concepita come qualcosa che è prodotto da una peculiare organizzazione della società in cui si verifica una discrepanza tra mete e mezzi. Tale teoria viene anche definita come funzionalista, perché il funzionalismo spiega il fenomeno sociale sotto l'aspetto degli effetti e delle conseguenze che esso ha sulla struttura sociale esistente. Merton usa il concetto di norme e di mete culturali per spiegare il modo in cui esse producono conformità e devianze all'interno della struttura sociale.
SCUOLA DI CHICAGO
L'università di Chicago, istituisce il primo dipartimento di sociologia nel 1892, 50 anni dopo diviene una delle forze dominanti all'interno del pensiero sociologico americano. Uno dei temi ricorrenti all'interno della scuola di Chicago è quello dello sviluppo e del cambiamento umano indotto dall'ambiente fisico e sociale (come l'ambiente fisico e l'ambiente sociale producono dei cambiamenti sul comportamento umano). La scuola di C. pensava agli individui come a creature complesse capaci di adottare degli stili di vita largamente diversi che, stili che differivano gli uni dagli altri e considera la comunità come il principale elemento di influenza sul comportamento dei singoli. L'ambiente umano naturale era la città, infatti la città per i sociologi della scuola di Chicago veniva definita come microcosmo dell'universo umano. Attraverso lo sviluppo della sociologia empirica, i ricercatori della scuola di Chicago andarono al di là delle teorie speculative, per intraprendere lo studio degli individui all'interno del contesto sociale. Le persone venivano studiate sia nella loro singolarità, individualità, sia nella vita aggregata, e la storia di vita costituiva lo strumento metodologico più adeguato (privilegiato) per afferrare in profondità tutti questi elementi. Oltre alla storia di vita importante era lo studio ecologico, che permetteva lo studio degli individui nelle loro vita di aggregazione, quindi lo studio ecologico permetteva di andare oltre le singole individualità, per cogliere, mediante la raccolta di dati empirici le caratteristiche dei vari gruppi di persone. Incrociando le informazioni che venivano dai dati individuali, con le statistiche della popolazione, la scuola di Chicago, riesce in realtà a costruire il quadro di insieme che da allora in poi avrà grande influenza sulle teorie criminologiche. Gli studiosi di scienze sociali vissuti all'inizio del 20° secolo dovettero confrontarsi con molti fenomeni sociali tutto sommato inediti, in quanto si ha lo sviluppo di grandi città, rapida industrializzazione, immigrazione di massa, gli effetti della prima guerra mondiale, il proibizionismo, la grande depressione. In questo contesto gli esponenti della scuola di Chicago, considerarono la città come una fonte di domande e di risposte emblematiche, perché in realtà l'urbanizzazione negli usa porta molti studiosi a ritenere che responsabili della maggior parte dei problemi sociali fosse la città. Da piccolo insediamento Chicago si sviluppò rapidamente in seguito all'afflusso migratorio. Dal 1989 - 1930 la città raddoppia la popolazione in seguito a massicce ondate di immigrazione che trasformarono il tessuto di una piccola città in un contesto urbano molto conflittuale. Quando l'espansione industriale giunse al limite e i lavoratori vennero resi superflui dalle innovazioni tecnologiche, decade la domanda di manodopera mobile e non qualificata. Emerge un groviglio di problemi sociali che spaziarono dalla inadeguatezza degli alloggi e dei servizi sanitari, per arrivare ad emergere le persone senza tetto, alla formazione di vagabondi, di bande giovanili dei comportamenti illegali. Per cercare di alleviare questi problemi a cavallo tra gli anni 20 e 30 sorgano molte organizzazioni sociali che misero a punto diversi programmi di assistenza sociale. Nonostante l'attenzione vertesse soprattutto sui bisogni, sulle necessità dei poveri, si prendeva sempre più in considerazione l'idea che la criminalità fosse incentivata dai ghetti abitati dagli immigrati. La massiccia ondata migratoria negli usa era costituita da persone che provenivano dall'Europa meridionale e orientale e per questo motivo venivano additati come responsabili dei problemi che affliggevano questa nazione (gli immigrati facevano proliferare la criminalità). Oltre ai pregiudizi inspirati dalla peculiarità e dalla specificità degli usi e dei costumi la lealtà dei nuovi arrivati era sempre sottoposta a sospetto, ed in particolar modo nei periodi di guerra e di conflittualità politica. I figli degli immigrati che si adattavano più facilmente rispetto ai loro padri e ai loro nonni al cambiamento di cultura, si sentivano messi in imbarazzo dalle loro famiglie e si distaccarono da loro per aggregarsi in gruppi e bande. I crogiolo del sogno americano diventa ben presto l'incubo dell'efficacia della legge., quando venne evidente che quei quartieri della città avevano pochissimi scopi e modi di vita in comune (l'idea di poter unire questa pluralità di persone provenienti da contesti assai diversi viene messa in crisi quando ci si rende conto che i quartieri della città erano abitati da persone che avevano pochissime cose da condividere). Le persone percepivano la legge come una cosa a loro estranea rifiutando per questo motivo di rispettarla. La ricerca di una soluzione a questi problemi, trasforma la città come una specie di laboratorio per lo studio di soluzioni ai problemi sociali. Fino all'inizio del 20 secolo, la criminologia americana si era ispirata a quella europea in principal modo a quella Italiana, facendo proprie quelle spiegazioni positiviste della criminalità, in particolar modo quelle biologiche. Le aveva fatte proprie al punto che gran parte degli studi, associava per esempio la debolezza mentale alla delinquenza, associava l'ereditarietà alla delinquenza. Un cambiamento di prospettiva si ebbe con l'avvento con gli studi di antropologia, nel senso che alcuni studiosi di antropologia culturale cominciano a mettere in evidenza che la natura umana, è quasi completamente un prodotto culturale e non biologico, vi è quindi un capovolgimento di prospettiva.
Con il contributo di queste scienze fu possibile porre le fondamenta per una nuova sociologia criminale. Grande attenzione fu posta dalla scuola di Chicago ai dati ufficiali ovvero quei dati relativi per e esempio alla criminalità, ai censimenti, alla sicurezza sociale.. .. Questo tipo di informazioni veniva raccolto e veniva analizzato per ogni diversa area della città, e si evidenziavano in questo modo le aree affette da alti tassi di criminalità, di povertà, abbandono scolastico, mortalità infantile e le descrizioni geografiche e le descrizioni statistiche dei fenomeni sociali ripetute più volte, evidenziavano che alcune zone della città rimanevano inclini alla delinquenza nonostante in quei quartieri si avvicendassero diversi gruppi etnici. Uno studioso della scuola di Chicago Thomas fu il primo a studiare in Germania la psicologia dei popoli, ponendola alla base di una nuova disciplina fondata da lui all'università di Chicago, la etnografia. Questo tipo di studi, che affrontava il problema della psicologia dei popoli, si allontanava ancora una volta dalle astrazioni teoriche per affrontare in maniera più precisa gli aspetti profondi della quotidianità, del mondo reale. La storia di vita Illustrava il processo attraverso il quale si diveniva criminali o delinquenti. Nella prospettiva di Matza solo il deviante piò fornire una spiegazione del suo comportamento, egli da importanza alla storia di vita del deviante lasciandosi un po' prendere la mano. Studiando la storia di vita dei soggetti devianti, i sociologi e i criminologi incontravano gli stessi, vivevano con loro nel loro ambiente naturale (osservazione partecipante). Tali studiosi ispirandosi all'idea dallo studio delle piante e degli animali nel loro ambiente naturale, i ricercatori tendevano a ricostruire una ecologia umana per interpretare le persone a partire da come esse si comportavano nel loro ambiente di vita. Per questo motivo la scuola di Chicago venne chiamata anche scuola ecologica. Il contributo più importante fu quello intrapreso dall'approccio organico alla vita delle comunità intrapreso da Park, il quale parte dall'assunto che la città fosse simile ad un corpo con i diversi organi, e manda i suoi collaboratori ad esaminare le varie componenti della metropoli. Park e gli altri studiosi della scuola di Chicago concepirono la città come un insieme di centri concentrici distinti che si irradiavano a partire dal quartiere centrale degli affari. Più ci si allontanava dal centro di queste zone concentriche, minori erano i problemi sociali. L'idea di fondo era che la crescita della città ed anche la dislocazione dei problemi sociali non avviene a caso ma segue un modello preciso e regole. Vicino alla zona centrale (ove vi erano poche abitazione, molte fabbriche e molti uffici), veniva chiamata zona di transizione, questa zona non era appetibile per risiedersi, ma il suo degrado la rendeva l'area abitativa più economica della città. E qui vi erano insediati molti immigrati che approfittavano del basso costo delle abitazione e della vicinanza alle fabbriche. Non appena potevano permettersi di trasferirsi gli immigrati si spostavano nella terza zona detta zona dei lavoratori, ed il loro posto nell'area di transizione veniva preso dalla successiva ondata migratoria. Le aree cittadine che si irradiavano dalla terza zona erano quelle più costose dal punto di vista abitativo. Ulteriori ricerche avevano evidenziato che i problemi sociali erano più frequenti nella prima zona e si andavano progressivamente riducendo nelle altre. Lo stesso andamento si verificava per i tassi di tubercolosi, delle mortalità infantile. Le osservazioni compiute dagli studiosi della scuola di Chicago descrivevano la città come un luogo dove la vita sociale è superficiale, le persone si conoscono poco, i rapporti sono transitori, i legami parentali e amicali sono molto deboli, quindi la scuola di Chicago lesse l'indebolimento delle relazioni sociali primarie come un processo di disgregazione sociale. E questa mancanza di rapporti tra le persone diviene la principale chiave di lettura della criminalità. Se i rapporti amicali e parentali sono buoni, se i rapporti di vicinato sono stabili e coesi, se la gente mostra segni di lealtà verso il quartiere l'organizzazione sociale è solida. Se il gruppo è coeso la probabilità che ci siano fenomeni di disgregazione sociale è ridotta al minimo , viceversa se una comunità o un quartiere sono socialmente disgregati anche la possibilità che il controllo sociale possa essere efficace diminuisce. Un legame esistente tra immigrati e criminalità non andava visto come il prodotto di una eredità culturale, ma come il prodotto di un duplice problema, la disgregazione sociale ed il conflitto con la cultura americana dell'epoca. Un altro contributo fornito da Scho e Mecchein concerne la spiegazione del processo attraverso il quale la disgregazione sociale influenza le giovani generazioni e le conduce alla delinquenza, questa elaborazione concettuale viene definita teoria trasmissione culturale (si sostiene che i giovani che provenivano da aree socialmente disgregate avevano maggiore probabilità di venire a contatto con gli equilibri che abbracciano valori criminali delinquenti). - Es anche Sutherland sosteneva che la criminalità non si eredita non si inventa, ma si apprende. Il soggetto diventa deviante quando le definizioni favorevoli alla norma superano quelle sfavorevoli.- Una delle prospettive più feconde della scuola di chicago è stata la teoria socio-psicologica dell'interazionismo simbolico. Malgrado i suoi sostenitori non si siano mai richiamati a una scuola, l'interazionismo simbolico si sviluppa dall'idea che il comportamento umano sia il mero prodotto di simboli sociali scambiati tra gli individui. L'idea basilare: la mente e il se non sono elementi innati, ma costruiti dall'ambiente sociale. Infatti attraverso il processo comunicativo, gli individui arrivano a definire se stessi gli altri. Noi autodefiniamo noi stessi a partire dalla nostra percezione di ciò che gli altri pensano di noi. Non si tratta di individui specifici, ma spesso di tipi astratti di persone che Mead definiva come l'altro generalizzato. Definiamo la nostra identità riflettendoci negli altri. Thomas studiando varie situazioni arrivò a rilevare che possiamo avere molte identità, molte autodefinizioni che dipendono dal contesto in cui ci troviamo. Il riconoscimento della complessità e della relatività della vita sociale permise alla scuola di chicago di comprendere la devianza concettualizzando il comportamento umano come relativo. Vi sono posti in cui il comportamento ritenuto normale dagli appartenenti al gruppo viene definito deviante dall'esterno. (seconda proprietà della devianza). La scuola di Chicago ha dato la possibilità alla criminologia di valutare l'influenza degli effetti sociali. Ha controbilanciato l'approccio positivista. Mentre nella scuola positiva si sottolineava l'universalità delle regole, (non c'era il contesto sciale che contribuiva a definire ciò che era deviante e ciò che non lo era ) con la scuola di Chicago e l'interazionismo simbolico, si arriva a parlare di una concezione relativista, situazionale della devianza.
PARSONS: Funzionalismo - solo parte riguardante devianza
Quando si parla di Parsons, si fa riferimento al FUNSIONALISMO: diventa teoria sociale con T.Parsons ed è un indirizzo dell'antropologia sociale e culturale e della sociologia del '900, che pone alla base dell'analisi empirica e teorica l'esigenza di studiare ogni società come una totalità di strutture sociali e culturali tra loro interdipendenti. Ciascuna di queste strutture fornisce il contributo a favore del mantenimento di una o più condizioni essenziali per la riproduzione del sistema sociale.
Il funzionalismo si è affermato durante gli anni 30 nell'antropologia sociale Britannica e il programma del funzionalismo si trova delineato in forma moderna nell'opera "Le regole del metodo sociologico di Durkheim" 1895. Con un esplicito riconoscimento del loro debito verso Durkheim, il Funzionalismo viene sviluppato negli anni 20 e 30 dagli antropologi sociali MALINOWSKI e BROWN. Essi obbiettano al concetto di evoluzione che era prevalente nell'antropologia del 800 e nei primi decenni del 900, che la ricerca delle origini delle istituzioni sociali è di per sé sterile, essa dovrebbe essere sostituita dalla ricerca delle leggi di funzionamento che governano i sistemi sociali. Nel 1924 Parsons decide di andare alla London School of Economics grazie alla offerta di uno zio indulgente che gli finanzia un anno di studio all'estero, scuola famosa per l'alto livello intellettuale dei suoi docenti e per le posizioni politiche radicali di questi docenti. Parsons fu profondamente influenzato dalle lezioni dell'antropologo sociale Malinowski. Malinowski e Brown erano i principali fautori di una nuova antropologia sociale funzionalista. Secondo loro, le istituzioni culturali umane sono dei meccanismi che hanno la funzione di guidare gli istinti e le pulsioni di base. Secondo Malinowski i bisogni innati (es sonno sete) costituiscono il fondamento di tutte le forme di organizzazione sociale quindi tutte le società devono garantire che questi bisogni siano soddisfatti. In realtà attraverso l'opera di Malinoswki e Brown, il funzionalismo ha valicato a ritroso il confine tra antropologia e sociologia e si è affermato nella sociologia statunitense a partire dagli anni '40 soprattutto tramite l'opera di Parsons. Malinowski sottolineava la necessità di considerare reciprocamente interconnesse le istituzioni sociali e culturali, ovvero che occorreva considerare le istituzioni come parti di un sistema complesso retto su un equilibrio molto delicato nel quale si inserivano in maniera coerente la struttura famigliare, il processo di socializzazione, le pratiche rituali. Qualsiasi disturbo in una parte del sistema ha delle ripercussioni su tutte le altre perché il sistema è considerato come costituito da varie parti ciascuna delle quali svolge una funzione a favore dell'esistenza e della riproduzione del sistema.
Tale teoria è riconducibile a Lewin egli infatti sosteneva che quando vi è un particolare accumulo di energia in una parte del sistema, se la frontiera è permeabile influisce sulle altre. Se frontiera non è permeabile la tensione rimane ferma e può essere usata come un serbatoio di energia quando ce ne sarà bisogno. L'asse intorno al quale ruota tutto il pensiero di Parsons è l'equilibrio e l'ordine ovvero la struttura normativa della società a regolare il comportamento degli individui in ruoli. Si ricollega ad una delle teorie della devianza: il ruolo è un insieme coerente di comportamenti, di modelli che sono orientati all'espletamento di una funzione. Il ruolo è ciò che permette di collegare la persona al sistema sociale in una sorta di trade union. La società è tale in quanto il sistema viene organizzato attorno a norme e valori istituzionalizzati. Perché si possa parlare di gruppo sociale occorre che i valori e le norme siano condivisi. Posizione contrapposta ai teorici del conflitto
Domanda i Struttural-Funzionalisti e teorici del conflitto a confronto.
Per i teorici del conflitto, il conflitto è una costante all'interno della società ed ha un valore positivo perché funge da campanello d'allarme prima che la situazione possa degenerare. Durkheim stesso pur non essendo un teorico del conflitto condivideva l'idea che il conflitto avesse una funzione positiva perché nel momento in cui ci contrapponiamo al deviante chiariamo anche a noi stesso i limiti del comportamento annesso.
Lo scopo del sistema sociale è quello di mantenere l'equilibrio.Il consenso ai valori istituzionalizzati è la base di questo sistema sociale, secondo Parsons il sistema sociale e la cultura arrivano a permeare in tal modo la personalità dell'individuo da rendere impossibile distinguere in essa elementi che non siano il prodotto della socializzazione. Alcuni critici dell'opera di Parson parlavano di concezione ultra socializzata dell'uomo perché secondo Parsons, il sistema sociale e la cultura incidono così profondamente sulla personalità dell'individuo da fare si che sia impossibile cogliere nella personalità elementi che non siano il prodotto della socializzazione. Il processo di socializzazione quando è avvenuto e quando ha raggiunto il suo scopo fa si che l'individuo non abbia più bisogno di un censore esterno di un super io, perché ha già fatto suoi i valori e le norme che la società prescrive. I valori e le norme vengono interiorizzati dall'individuo sino a diventare elementi costitutivi della propria personalità.
T.Parsons è stato influenzata dall'opera di Freud in particolare, fu interessato alla teoria psicoanalitica Froidiana ed in particolare per il concetto di interiorizzazione nel super io delle norme e dei valori sociali.
Qualsiasi conflitto che si instaura tra individuo e la società è dovuto ad una socializzazione inadeguata, difettosa o incompleta.
Una socializzazione è incompleta quando si è fermata ad una fase precedente la maturità (pieno apprendimento dei ruoli dell'adulto).
Una socializzazione è difettosa se in una fase qualsiasi della socializzazione si sono verificate delle situazioni tali, ad esempio disordine normativo, da precludere il raggiungimento degli scopi che normalmente si osservano in quella fase.
Una socializzazione è inadeguata quando l'individuo è socializzato in un sistema sociale diverso da quello in cui andrà a svolgere un ruolo.
Il deviante non ha altra spiegazione che la propria patologia. Il deviante è considerato come malato in quanto il sistema è integrato e assicura a tutti un certo grado di socializzazione comune. Se intraprende la strada della devianza ha male interiorizzato le norme. Viene così deresponsabilizzata la società (così come nella scuola classica). Nella concezione di Parsons ogni azione umana è diretta al conseguimento di uno scopo , e il filosofo al quale è possibile collegare Parsons è Hobbes filosofo del 17° secolo. Per entrambi vi è una teorizzazione del problema dell'ordine, in Hobbes prevale l'aspetto contrattuale artificiale della creazione dello stato, mentre per Parsons prevale l'aspetto naturale e pragmatico di una società che quasi istintivamente tenderebbe all'ordine. In Parsons prevale l'aspetto che sostiene un equilibrio spontaneo del sistema. Hobbes nel Leviatano parla di stato naturale e sociale politico. Nello stato naturale l'uomo gode di una assoluta libertà perché ha tutti i diritti e non ha alcun dovere. Però data la natura egoistica dell'uomo, esso tende a soddisfare i propri istinti e non si preoccupa degli altri: omo, omini, lupus. In questa situazione è impossibile raggiungere la felicità perché si ha sempre il timore di essere sopraffatti dagli altri. Per vivere tranquillamente è necessario transigere sulla propria libertà e porre a questa dei limiti dettati dalla ragione. Gli uomini contraggono il contratto sociale in base al quale rinunciano a qualcuno dei propri diritti che consegnano nelle mani del sovrano così nasce lo stato. Nella concezione di Parsons la devianza è concepita come un orientamento individuale patologico nei confronti del sistemo normativo condiviso e si configura come un adattamento alla tensione individualmente esperita. Vi è un forte richiamo con le teorie di Merton ed i modi di adattamento. Lo schema di questi adattamenti si basa su: predominio della conformità e predominio della comportamento del distacco.
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ATTIVITA' |
POSIZIONE PASSIVITA' |
P.C. |
Predominio: modo di adattamento delle innovazioni di Merton |
Sottomissione: modo di adattamento del ritualista |
P.C.D |
Aggressività: modo di adattamento della ribellione |
Indipendenza forzata: quando il soggetto interrompe la relazione, rinuncia es. vagabondi |
Parsons fa proprio il concetto di società di Durkheim. Il fondamento di questa società è da ricercarsi nella struttura normativa, ed in particolare dall'insieme di valori istituzionalizzati acquisiti dagli individui. In entrambi l'attenzione è posta ai fattori di integrazione sociale ai fattori che facilitano l'integrazione sociale, che devono servire a garantire il consenso spontaneo nei confronti dei valori che la società propone. Si parte dal presupposto che ci sia una conformità ai valori che la società propone. In Durkheim non è chiaro come i valori siano fatti propri dall'individuo, in Parsons affronta in maniera specifica questo problema e lo risolve in sensi di interiorizzazione delle norme e dei valori. Parsons fu influenzato dalla concezione psicoanalitica froidiana. Questo processo di socializzazione è un progetto che accompagna l'individuo per tutta la vita ma che è particolarmente decisivo nei primi anni di vita. Da qui l'importanza fondamentale della struttura famigliare. L'individuo per Parsons si integra nella società nella misura in cui vi svolge dei ruoli. Il ruolo è un insieme di modelli coerenti di comportamento che sono orientati all'espletamento di una funzione; è ciò che collega la persona al sistema sociale. Lo scopo della socializzazione è quello di fare apprendere all'individuo quanto serve per agire in maniera coerente in un ruolo. Ai fini della socializzazione è importante la complementarità: non si ha socializzazione se non esiste una complementarità tra il ruolo del socializzato (ego) e quello del socializzatore (alter), i quali devono trovarsi coinvolti in un processo di interazione. Solo se entrambi si trovano coinvolti in un processo di interazione la socializzazione potrà avere i suoi effetti. La socializzazione diventa strumento per garantire la conformità da parte dei membri del sistema sociale. Per conformità si intende come comportamento corrispondente alla aspettative di ruolo che vengo no interiorizzate. Ciò che per EGO è un diritto è un dovere di ALTER. C'è un comportamento complementare ciò che ego ritiene un suo diritto e ciò che è un dovere per alter. La reciprocità è assicurata dal fatto che ciò che un attore considera un suo diritto è un dovere per l'altro. La realizzazione del fondamentale legame che si verifica tra individuo e società (ovvero tra ego e alter) consiste nella corrispondenza che si verifica tra i meccanismi valutativo-catetici di apprendimento e meccanismi socializzazione.
Il Meccanismi valutativo catetico di apprendimento_ neoologismo introdotto tra i traduttori di Freud per rendere il termine investimento (carica psichica quantità di energia psichica diretta verso la rappresentazione mentale di una persona e di una cosa)
A livello del sistema di personalità vi sono i meccanismi valutativo catetici di apprendimento.
MECCANISMI VALUTATIVO CATETICO: di rafforzamento, estinzione, inibizione, sostituzione, imitazione, identificazione.
Al livello di sistema sociale operano i meccanismi di socializzazione
MECCANISMI VALORI SOCIALIZZAZIONE: 1 compenso - punizione. 2 Istruzione, 3 acquisizione di valori.
Tra i meccanismi valutativo catetici che operano a livello di personalità, ed i meccanismi di socializzazione che operano a livello di sistema sociale, deve esserci un rapporto reciproco e complementare.
Il primo legame e il più importante che si viene ad instaurare tra il meccanismo di rafforzamento ed estinzione (che opera a livello di meccanismo valutativo catetico di apprendimento che opera a livello di sistema personalità) ed il meccanismo di compenso e punizione che opera a livello di sistema sociale.
L'ego (socializzando) quando riceve delle gratificazioni dall'alter. (socializzatore) è indotto a rafforzare un determinato comportamento, le imitazioni tenderanno ad indebolire questo comportamento )es tutte le volte che il bambino mette il dito nel vasetto della marmellata gli viene tagliato viene indebolito il suo comportamento e rafforzare l'altro ovvero stare lontano dal vasetto) Quanto più alter (il socializzatore) è in grado di controllare la situazione,( es la madre nei confronti del bambino) tanto più si avrà la possibilità di influenzare i comportamenti di ego (del socializzando - del bambino).
L'inibizione consiste nell'imparare a rinunciare a determinate azioni tramite la prospettiva di gratificazioni alternative (differimento della gratificazione).
La seconda corrispondenza è quella che si verifica tra il meccanismo dell'imitazione(opera a livello di sistema di personalità) e quello dell'istruzione (opera a livello di sistema sociale). Questo implica l'assunzione da parte di ego di alcuni elementi della cultura (abilità, now out). L'alter si propone in quanto modello e non solo come agente di rafforzamento estinzione. Alter assume il ruolo di insegnante.
La terza e più essenziale corrispondenza è tra identificazione e acquisizione dei valori che comporta l'interiorizzazione dei valori del modello. L'identificazione agisce a livello di personalità mentre l'acquisizione dei valori opera a livello di sistema sociale. Solo quando si verifica questo genere di rapporto interattivo tra ego e alter è possibile realizzare questa integrazione di ego il ruolo complementare reciproco rispetto a quello di alter. Solo se c'è questo si ha il possesso relazionale (perdurare di un atteggiamento favorevole di alter nei confronti di ego) ego trae dei vantaggi in termini di sicurezza una fiducia di autostima che non intende perdere, così si avrà conformità ai valori che alter gli propone.
TEORICI DELL'ETICHETTAMENTO
(la motivazione del comportamento deviante non è importante perché la devianza non esiste così come per la scuola classica il problema della criminalità terminava quando la sentenza era passata in giudicato- importante era il reato - libero arbitrio ogni persona era in grado di esprimere la propria libera scelta, il limite della scuola classica e quello di avere deresponsabilizzato la società, l'individuo che delinque è solo lui il responsabile - Invece nella scuola Positiva limite: deresponsabilizzazione dell'individuo, l'individuo è considerato come vittima delle sue deficienze fisiche psichiche organiche)
La teoria dei teorici dell'etichettamento ha avuto una grandissima influenza nella teoria anglosassone intorno agli anni 50 e 60. Grazie alle sue innegabili valenze politiche ed ideologiche è diventata subito una bandiera di molti movimenti. In Italia questa teoria appare introno alla metà degli anni 70 ed ha un grande successo, apparentemente inspiegabile, perché quando arrivò in Italia era già stata fortemente criticata in altre parti del mondo. Arriva in Italia in queste condizioni: il corpo della teoria stessa appariva lacerato da contraddizioni riconducibili ai contrastanti punti di vista dei teorici dell'etichettamento (contraddizioni tra gli stessi esponenti). Ogni singola parte era stata sottoposta a critiche severissime e devastanti sia dagli esponenti della criminologia radicale che conservatrice.
Tra le critiche vi sono anche quelli dei radicali: trattavano l'essere umano come animali racchiusi all'interno di Zoo. Secondo i Radicals i teorici dell'etichettamento sono come dei guardiani di zoo che hanno messo dietro la gabbia i loro esemplari (esseri umani) e dicono non toccateli perché anche toccandoli non cambia niente, dovete essere tolleranti sempre più tolleranti verso le diversità. I teorici radicali dicevano che i teorici dell'etichettamento bene avevano fatto a mettere in evidenza che la devianza non è una qualità dell'atto ma è il risultato di un processo di stimmatizzazione messo in atto di alcuni nei confronti di altri, ma vi siete scordati di raccontarci come questo processo di stimmatizzazione si verifica ovvero tramite il contesto sociale, nelle basi strutturali della società che ha organizzato le modalità di produzione in un certo modo. Un esponente importantissimi dei teorici dell'etichettamento e Lemert che aveva preso le distanze dai suoi stetti esigeti, aveva manifestato grande insoddisfazione nei confronti delle modalità con le quali la teoria veniva impiegata.
I teorici dell'etichettamento parlano di devianza primaria e devianza secondaria. Lemert per spiegare questa differenza dice supponiamo che un individuo faccia come professione l'assaggiatore di vini, e supponiamo che questo soggetto abbia il vizio di bere dovuto a certi problemi e questioni non risolte e che abbia un temperamento estroverso, un temperamento portato alla convivialità, in questo caso accade che il suo comportamento oggettivamente deviante non viene censurato perché mostra una certa integrazione con alcuni ruoli professionali richiesti dalla società. Il fatto che il soggetto beva può essere spiegato come un'appendice del suo lavoro. Accade che in questo quadro che il comportamento deviante è da considerare come primario. Nel senso che viene razionalizzato o comunque accettato come importante per il sistema sociale. Se il comportamento deviante si ripete con una certa frequenza se esso diviene visibile, particolarmente visibile e se genera una forte reazione sociale l'evoluzione più probabile sarà quella dell'assunzione di un ruolo deviante. Quando (dice Lemert) una persona comincia a impiegare il suo comportamento deviante come mezzo di difesa, attacco adattamento, ai problemi impliciti ed espliciti che si sono creati dalla reazione sociale, la sua devianza è da considerare come secondaria. La devianza secondaria è la devianza assolutamente importante per i teorici dell'etichettamento. Quando andiamo a parlare di devianza secondaria intendiamo che il soggetto assume fino in fondo il ruolo sociale deviante che gli hanno affibbiato. Connesso a questo problema è il discorso di Lemert sulla devianza putativa. La reazione sociale alla devianza, non è proporzionata alla gravità del comportamento stimmatizzato (violazione compiuta). Si può rimanere sorpresi nel vedere come delle deviazioni relativamente innocue siano in grado di catalizzare delle forti reazioni sociali. E' come se la società aggiungesse un sur plus di penalizzzione e quindi questa quantità aggiuntiva di reazione sociale è data da una distorsione dei fatti. Delle violazioni banali vengono punite in modo grave perché c'è una percezione grave al livello sociale. La devianza putativa è quella parte della definizione sociale del deviante che non trova fondamento nel comportamento oggettivo del deviante. Ovvero non è proporzionata alla gravità della violazione commessa. Questa sproporzione nella relazione reciproca tra devianza e reazione sociale dipende da molte condizioni es. dalle agenzie di controllo sociale siano relativamente isolate rispetto all'opinione pubblica, dalla scarsità di risorse e del personale da parte delle agenzie del controllo sociale, il tipo di autorità posseduto dalle istituzioni di controllo. Secondo i teorici dell'etichettamento sono le risposte dei conformisti che identificano il comportamento come deviante che sociologicamente trasformano le persone in devianti. Se un soggetto osserva un comportamento di un individuo e lo definisce come deviante, ma non gli accorda il trattamento differenziale conseguente alla definizione di deviante allora non è da considerasi sociologicamente deviante. Di due comportamenti uguali, devianti tutti e due, diventerà deviante quello al quale è accordato un trattamento differenziale conseguente alla definizione di deviante, ovvero quello che verrà etichettato pubblicamente come deviante. Tra i teorici dell'etichettamento vi è anche Beker che sostiene che la devianza non è una qualità dell'atto compiuta da una persona, ma la conseguenza dell'applicazione di norme e sanzione da parte di alcuni nei confronti del trasgressore. Il deviante è una persona alla quale l'etichetta è stata affibbiata con successo. Il processo di etichettamento non può essere considerato per alcuna ragione infallibile perché possono venire etichettati come devianti persone che in realtà non hanno violato alcuna norma e tra quelli etichettati come devianti possono essere assenti proprio quelli che hanno violato una norma, perché magari l'hanno fatta franca. Le persone che hanno il potere possono procedere all'etichettamento, stimmatizzando le persone che sono sprovviste di questo potere.
I punti più importanti della teoria dell'etichettamento:
Nessun atto è intrinsecamente deviante però per considerare come sociologicamente deviante questo atto non basta che sia astrattamente definito come deviante, ma occorre la reazione sociale. Due comportamenti uguali identici uno non seguito da reazione sociale e l'altro si, solo quest'ultimo sarà deviante.
Le definizioni della devianza sono sostenute e rinforzate nell'interesse dei detentori del potere. Sono i gruppi maggiormente forniti di potere che decidono quello che è deviante e quello che non lo è (ciò che è permesso e ciò che non lo è). Il teorico della Lebeling ovvero dell'etichettamento considerano il fenomeno deviante come un fenomeno che svolge importanti funzioni all'interno della società prima tra tutte il fatto di riuscire a catalizzare una reazione che rafforza la persistenza dell'ordine esistente.
Anche Durkheim pur non essendo un teorico dell'etichettamento, pur non essendo un teorico del conflitto, condivide queste posizioni che sono proprie dei teorici del conflitto e dei teorici dell'etichettamento, ovvero sosteneva che, quando il gruppo è coeso e si coalizza contro il deviante, il gruppo rafforza. Quando il gruppo cerca di espellere il soggetto deviante il gruppo si può indebolire perché quando ci si coalizza contro il comportamento deviante riesco a definire al contempo e a chiarire meglio i limiti del comportamento lecito, conformista, ammesso. La funzione della devianza diventa quindi importante perché catalizza una certa reazione che rafforza la persistenza dell'ordine esistente.
Una persona diventa criminale non perché ha violato la legge ma solo perché è stato designato come tale dalle autorità.
Anche Maza diceva che un soggetto diventa deviante attraverso tre tappe: affinità, affiliazione e significazione. L'affinità era l'affettività che per il soggetto aveva un certo comportamento, l'affiliazione era quel passaggio in cui il soggetto entra a far parte di un gruppo in cui vi sono degli atteggiamenti che sono del tutto nuovo per lui, ma che sono consolidati per il gruppo di cui entra a far parte. La significazione è la messa al bando del soggetto da parte della autorità istituite ovvero è l'etichettamento, la stimmatizzazione.
Poiché ogni individuo, secondo i teorici dell'etichettamento, devia e si conforma, risulta del tutto superflua la suddivisione tra categorie di devianti e categorie di soggetti cosiddetti normali. Il processo deviante ha inizio nel momento in cui si viene arrestati. L'essere deviante ed il successivo decorso dell'iter giudiziario concorrono a delineare una figura di reo in funzione alle caratteristiche del reato. L'apparato di giustizia non è assolutamente imparziale. Non è in grado di garantire a tutti gli stesi diritti, perché l'età, la classe di appartenenza , la razza, sono le più importanti caratteristiche che determinano modelli di risposte differenziate da parte delle istituzioni giudiziarie. Le risposte del sistema giustizia non sono di fronte al medesimo reato commesso da persone diverse identiche, ma sulle decisioni influiscono età, sesso, razza ecc. La cosa particolarmente importante è che il processo di stimmatizzazione produce alla fine un senso di identificazione con l'immagine deviante e con la relativa subcultura. Un soggetto così etichettato assume fino in fondo il ruolo che gli hanno affibbiato.
TEORICI DEL CONFLITTO
Le teorie criminologiche del conflitto sorgono nello stesso periodo dei quello dell'etichettamento ed hanno in comune diversi aspetti:
entrambe le teorie vertono sulla natura politica della nozione di reato e studiano e studiano la genesi e l'applicazione delle norme penali. Entrambe le teorie non sono interessate a comprendere le motivazioni che portano il soggetto a delinquere al contrario dei Positivisti. Mentre alla scuola classica non interessava nulla delle motivazioni che spingevano il soggetto a delinquere perché la gli esponenti della scuola classica considerano il problema finito quando la sentenza è passato in giudicato. Anche alle teorie dell'etichettamento non interessa nulla delle motivazioni che spingono il soggetto a delinquere per un motivo diverso però perché per loro la devianza non esiste è assurdo quindi cercare le motivazione.
Tra i teorici del conflitto è importante VOLD: i suoi studi ebbero una accoglienza tiepida perché la teoria dell'etichettamento aveva una connotazione politica meno netta e quindi gode di maggiore popolarità rispetto alla teoria del conflitto. Entrambe partono dal presupposto della natura politica del reato però mentre i teorici dell'etichettamento sostengono che la devianza è il risultato di un processo di etichettamento e di stimmatizzazione che alcuni gruppi forniti di potere affibbiano ad altri, i teorici del conflitto ritengono che i teorici dell'etichettamento si sono scordati di dire che questo processo di stigmatizzazione trae la sua origine dalla struttura sociale, è il modo di produzione che va studiato è la struttura sociale che va studiare per comprendere come si sia arrivati a questo.
Le teorie del conflitto si basano sul presupposto che è la personalità e non il consenso che caratterizzano la società (al contrario quindi di Parsons che sosteneva che è l'ordine che governa la societtà). Le teorie del conflitto partono dall'assunto che è il conflitto che governa la società. Nell'ambito dei teorici del conflitto vi sono delle posizioni diverse, da un lato vi sono le teorie pluraliste che sostengono che in ogni società esistono dei gruppi diversi, di durata spesso temporanea, che lottano per tutelare i propri interesse e dall'altra vi sono le teorie del conflitto di classe che sostengono che vi sono nell'ambito delle società vi sono due gruppi sociali che tendono di prevalere sull'altro, cercando di assumere rispetto all'altro una posizione dominante. I teorici del conflitto sostengono che tutti gli approcci che mirano a studiare la società a partire dal consenso (cioè l'idea che il consenso sia ciò che governa la società) è un'idea del tutto aberrante. Il vero problema da studiare per i teorici del conflitto è quello dell'uso del potere per creare e mantenere l'immagine del consenso. Alle teorie del conflitto non interessa del comportamento individuale e quindi neanche a quello del delinquente, ma si interessano della genesi e della applicazione delle norme. Questo li accomuna alla scuola classica, anche se vi sono differenze enormi. Il decennio che va dal 1965 ed il 1975 (nel contesto americano) rappresenta per la società americana un periodo inquieto, perché era svanito l'ottimismo degli anni 50 e primi anni 60. Gran parte della popolazione vive con disincanto il problema delle questioni sociali rilevanti che si pongono. Tra il 1963 e 1968 ci sono dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, scandalo Watergate, corruzione.
Le teorie del conflitto sembravano essere le più adatte. Le teorie dell'etichettamento hanno aperto le porte alle teorie del conflitto anche se queste ultime affondano le proprie radici intellettuali nell'ambito della filosofia e della sociologia tedesca (Egel, Marx, Weber).Gli scienziati sociali cominciano ad interrogarsi sulla natura delle strutture sociali e sul sistema legale aspetti che erano stati messi ai margini dai teorici dell'etichettamento. Nell'ambito dei teorici del conflitto si possono ricordare Turk e Quinney. Vi sono varie versioni della teoria del conflitto che si basano tutte sull'assunto fondamentale che la conflittualità è un elemento centrale della società. Nell'ambito delle teorie conservatrici del conflitto, il punto fondamentale è quello di potere; diversi gruppi tendono ad avere sopravvento per il controllo su certi eventi e situazioni. Importante è quindi il controllo delle risorse perché le risorse sono quell'elemento che consente di determinare chi comanderà e chi no. I problemi sociali per i teorici del conflitto possono essere rappresentate come un campo di battaglia dove si affrontano degli eserciti che sono nemici e dove il problema fondamentale è il controllo delle risorse. Chi detiene il controllo dei mezzi finanziari e del potere politico combatterà e vincerà. Considerato che molti gruppi hanno interesse nel risultato di una decisione ognuno di loro tende ad orientare l'esito a proprio favore. Il grado di influenza esercitato da ogni fazione è direttamente proporzionale alle risorse a disposizione. Il potere coincide con le risorse. I gruppi ai vertici hanno maggiore potere perché controllano le risorse ovvero influenzano la formazione delle decisioni sociali e riescono ad imporre i loro valori nei confronti di coloro che si trovano alla base della scala gerarchica. Quindi è per questa ragione che i valori dominanti sono quelli espressi dalla classe media e quindi anche le leggi sono espressione di questi. La legge è un altro punto fondamentale perché costituisce una risorsa importante, se la legge riflette i valori di un gruppo, questo gruppo potrà usare la legge a suo beneficio. Tutti coloro che hanno interessi in contrasto ai valori dei "vincitori" saranno maggior oggetto dei rappresentanti della legge (es. neri nei confronti dei bianchi). La legge criminalizza i comportamenti dei soggetti appartenenti al gruppo non dominante. Il potere non viene utilizzato soltanto per creare delle leggi a difesa dei propri interessi, ma anche per difendere gli interessi del gruppo e che gli appartenenti del gruppo affinché non vengano criminalizzati. Vold sottolinea come la società sia strutturata in gruppi che sono in competizione tra loro. Egli sosteneva che i gruppi entrano in conflitto quando i diversi scopi e diversi interessi tendono a sovrapporsi sconfinando nel campo altrui. L'inasprirsi dei conflitti unisce i membri del medesimo gruppo e aumenta la lealtà degli appartenenti (così come sosteneva Durkheim). Ogni gruppo deve vigilare attentamente sui propri interessi e deve essere attento a difenderli. Partendo da questo presupposto Vold studia il conflitto all'interno della legislazione penale e sostiene che l'intero processo di produzione e violazione e applicazione delle legge riflette i conflitti più profondi tra i gruppi di interesse. Egli osserva che l'incapacità dei gruppi di minoranza di influenzare significativamente il processo legislativo comporta la criminalizzazione del loro comportamento da parte delle legge. Turk vede l'ordine sociale come un prodotto del tentativo dei gruppi dominanti di esercitare un controllo sulla società, che si attua trasmettendo i valori nelle leggi e potendo influenzare le autorità che le devono applicare. La criminalità può essere spiegata attraverso lo studio della legge penale. Turk parla anche di un rapporto autorità - soggetto, ed in relazione a questo rapporto individua 4 tipologie di conflitto prendendo in considerazione due variabili: organizzazione e raffinatezza (grado di conoscenza dei modelli di comportamento altrui). L'organizzazione è qualsiasi attività diretta a stabilire attraverso delle norme esplicite delle relazioni durevoli tra un complesso di persone e di cose in modo da renderlo idoneo a conseguire lo scopo. La raffinatezza è il grado di conoscenza dei modelli di comportamento altrui (nella misura in cui io riesco ad avere delle informazioni sulle modalità dei comportamenti altrui posso giocare d'anticipo). Sulla base di queste due variabili, vi sono 4 tipi potenziali o attuali oppositori alle norme:
organizzati non raffinati (sub-culture giovanile)
non organizzati non raffinati (gregari del gruppo)
organizzati raffinati (associazioni di stampo mafioso, criminalità organizzata)
non organizzati raffinati (truffatori)
E' evidente che la mancanza di organizzazione e la eccessiva raffinatezza porta a una minore probabilità di conflitto tra le autorità e i sottoposti alla autorità .
Turk sostiene che ci sono due modi di controllare la società:
1) dato dall'uso della forza fisica, coercizione. Più una popolazione è costretta ad obbedire più e difficile controllarla. I gruppi dominanti si devono sforzare a mantenere un equilibrio tra coercizione e consenso.
2) il sistema legale e i tempi della vita. La legge è più importante delle persone e le norme si individuano in due forme: - elenco dei comportamenti considerati indesiderati e delle pene ad esso correlate - le procedure stabilite per perseguire i singoli individui applicando la legge. Controllo dei tempi di vita: dopo un periodo di coercizione una società trova un nuovo equilibrio mediante nuove regole. Con il passare del tempo però i membri della vecchia società vengono meno e viene meno anche la memoria di questo passaggio. Rimangono solo coloro che hanno sperimentato la nuova regolamentazione ovvero le nuove regole, in queste condizioni la relazione tra autorità e soggetti il nuovo ordine sociale non viene messo in discussione. Questa analisi comporta alcune considerazione che riguardano i tassi di criminalità, se la coercizione e l'uso della forza fisica prevalgono su un determinato momento si hanno tassi più alti di criminalità. Quanto maggiore è il patere dei gruppi dominanti, tanto più elevata sarà la criminalizzazione dei sottoposti. Se i gruppi sono fortemente organizzati ma non molto raffinati vi può essere un'alta probabilità di conflitto con l'autorità.
LE DIFFERENZE TRA I TEORICI DEL CONFLITTO ED I RADICALS
risiede nella centralità del concetto di classe. I radicals accusano i teorici del conflitto di denucleare un'idea del conflitto generalizzata condivisibile ma priva di concetti referenti perciò astratta. Secondo i radicals i teorici del conflitto concepiscono il conflitto come il prodotto delle individualità umana e questa impostazione disperde e diluisce la centralità che il conflitto industriale aveva avuto nell'analisi di Marx. Per i radicals il conflitto si fonda su basi strutturali identificabili nella divisione di classe e nei fenomeni di diseguaglianza e di sfruttamento che questa divisione comporta. Per i radicals il conflitto trova le sue origini nelle basi strutturali della società che sono identificabili nei concetti di divisione di classe nei fenomeni di diseguaglianza e di sfruttamento che le divisioni di classe comportano.
Concetti principali dei teorici del conflitto
Il conflitto è un elemento che caratterizza la vita sociale.
Le risorse, sia quelle fisiche che quelle sociali sono risorse limitate
E' nel tentativo di controllare queste risorse che si generano i conflitti sociali
Il controllo delle risorse da potere e questo potere viene usato per mantenere ed estendere le risorse a disposizione di un gruppo a spese di un altro
Una volta che un gruppo ha raggiunto il dominio su un altro cerca di utilizzare a proprio vantaggio a proprio beneficio i meccanismi a disposizione in modo da mantenere questa posizione dominante
La legge è un meccanismo sociale che fornisce i gruppi al potere un potente strumento di controllo. E' una risorsa e questa risorsa riflette gli interessi del gruppo dominante che cercherà di utilizzarla a proprio beneficio, soprattutto per evitare la criminalizzazione dei suoi membri
Le leggi vengono formulate in modo da esprimere i valori e gli interessi del gruppo dominante, quindi per inibire i comportamenti espressi da gli altri gruppi sociali
La legge ha un attenzione privilegiata nei confronti delle classi subalterne i cui membri vengono criminalizzati in maniera sproporzionata
Collegamento con la devianza putativa per i teorici dell'etichettamento (la devianza putativa è un surpluss di criminalizzazione che viene rivolta a determinate violazioni. Al comportamento commesso la reazione sociale è sproporzionata rispetto alla gravità del comportamento commesso).
Nella versione Marxista delle teorie del conflitto l'economia capitalista è alla base delle condizioni politiche economiche che generano la conflittualità
TEORICI DEL CONTROLLO SOCIALE (ovvero teorie della socializzazione)
In seguito al declino di popolarità delle teorie dell'etichettamento e a seguito delle teorie dei teorici del conflitto, i criminologi conservatori furono attratti dalla teoria del controllo.
Per controllo si vuole indicare tutti quegli approcci analitici che affrontano il controllo del comportamento umano. Le teorie del controllo sociale attribuiscono le cause della criminalità e della delinquenza a variabili di tipo sociologico: es. gruppo dei pari, all'istruzione, la struttura famigliare.
Essi al contrario di altri teorici non si chiedono che cos'è che fa delle persone dei criminali, partono dalla convinzione che qualche forma di comportamento deviante bisogna aspettarselo. Quello che occorre chiedersi è: perché le persone rispettano le regole? Sulla base di questo alcune teorie del controllo sociale riprendono una concezione della natura umana molto simile a quella di Hobbs perchè anche per lui importante era il problema dell'ordine. Mentre in In Hobbs prevale l'aspetto contrattuale della società (nel leviatano: l'uomo gode di tutti i diritti nello stato naturale però non ha nessun dovere, l'uomo ha la paura di essere sopraffatto dagli altri e quindi rassegna una parte del diritti nelle mani del sovrano così nasce lo stato), mentre in Parsons prevale l'aspetto naturale di una società che tende verso l'ordine.
Per tutte le teorie del controllo sociale è importante il tentativo di spiegare i fattori che impediscono agli individui di diventare criminali. Le teorie del controllo sociale le possiamo anche chiamare teorie della socializzazione perché in questa prospettiva il processo di socializzazione è la forma di controllo più importante che si possa esercitare sugli esseri umani. La teoria della socializzazione insegna agli individui il modo corretto, giusto di fare le cose, sia informalmente sia formalmente (scuola). L'istruzione è finalizzata ad insegnare qualcosa di utile per ricoprire un ruolo nel contesto sociale. Il ruolo è quell'elemento che permette di unire la persona al sistema sociale. Importante sono la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari capaci di dissuadere il soggetto da tenere comportamenti devianti. Sebbene negli anni 60 furono messi in discussione i valori sociali e le istituzioni tradizionali, in quel periodo vi furono anche coloro che tentarono di difendere lo status quo. Nell'ambito delle teorie del controllo sociale occorre ricordare che importanza fondamentale ha avuto la scuola di Chicago. Fino alla metà degli anni 70 la teoria del controllo sociale non gode di grande popolarità e questo fa si che lo sviluppo della teoria fosse ricondotto a tre diverse tendenze che operavano nell'ambito della criminologia:
Reazione agli approcci dell'etichettamento e del conflitto
Aver reso il sistema penale oggetto di studio e analisi che favorisce l'evolversi della criminologia più pragmatica e sistematica
Le teorie del controllo sociale furono spesso associate a una nuova tecnica di individuazione dei comportamenti criminali ossia le inchieste di self riport ( le inchieste basate sulle autodenunce)
Le teorie del controllo sociale sollevarono nuovi problemi teorici, nuovi approcci per quanto concerne la criminologia, perché questi questionari basati sulle autodenunce lasciavano il tempo che trovavano perché non è vero che sono i criminali sono coloro che possono spiegare il loro comportamento (Matza). Le teorie del controllo sociale si basano sulla individuazione dei fattori sociali che spieghino come gli individui vengano inibiti dal commettere azioni devianti ovvero quali sono gli elementi che inibiscono la commissione di un comportamento deviante.
La spiegazione fu quella di Durkheim che aveva teorizzato che all'interno della società vi sarebbe comunque sempre stato un certo numero di devianti perché la devianza è un fatto sociale normale. La criminalità sarebbe stata presente in ogni tipo di società, una società senza crimine si sarebbe allontanata da questa definizione di fatto sociale normale. Durkheim metteva l'anomia in relazione con l'esistenza del controllo, una società normale (non anomica) si distingue per il buon funzionamento delle relazioni sociali e per la chiara esplicitazione delle norme. Quando entrambe cominciano ad inclinarsi anche il controllo sociale si indebolisce e si ha una società anomica. Quando gli individui non sanno più cosa aspettarsi gli uni dagli altri e si può anche arrivare al suicidio. Reiss teorico del controllo sociale ha accettato di combinare i concetti di personalità e di socializzazione con il lavoro della scuola di Chicago e ha prodotto una teoria del controllo sociale che ha anticipato i lavori successivi. Per Reiss la delinquenza si configura con il prodotto di alcuni fattori:
il mancato sviluppo dell'infanzia di un adeguato autocontrollo
la delinquenza dipende dall'allentarsi di questo autocontrollo
la delinquenza è il prodotto totale o parziale dell'assenza o conflitto con quelle regole che dovevano essere introitate mediante l'influenza dei gruppi sociali (famiglia, scuola, persone prossime). Ovvero risultato di un difetto di socializzazione.
Questi 3 concetti furono ripresi da tutti i teorici del controllo sociale tra i quali Reckless. Reckless noto per la sua teoria detta del contenimento (dei contenitori ) egli parte dal presupposto che la delinquenza sia il prodotto di una combinazione tra fattori di contenimento esterni ed interni. Egli non arrivò mai a dire che la teoria del "contenimento" fosse in grado di spiegare ogni forma di delinquenza, ma la considera una teoria a medio raggio. Egli escluse dalla sua analisi, sia i comportamenti devianti derivanti da situazioni interne (esclude quindi tutte le forme di psicosi della personalità, problemi mentali) sia tutti i comportamenti devianti causati dallo svolgimento di ruoli pre-assegnati per esempio imposizioni sub-culturali, criminalità organizzata. Il contenimento interno viene presentato da Rekless come una delle componenti fondamentali del sé. Tra le componenti del sé c'è l'autocontrollo, un buon livello di autostima, un io ben strutturato, saldo, un super io ben sviluppato, un certo grado di tolleranza verso le frustrazioni acute, un'alta resistenza ai cambiamenti imposti. Il contenimento esterno è rappresentato dall'ambiente sociale ovvero dalla famiglia, dalla disciplina, possibilità di svolgere attività sociali, possibilità di alternative alla devianza, la possibilità di avere una identità e un senso di appartenenza. Il contenitore interno: le persone possiedono una concezione di se ed essa si forma quando si è giovani, avere una concezione di se buona oppure cattiva funge da ammortizzatore nei confronti delle influenze esterne. Se uno ha una conoscenza di se negativa i controlli sociali, i contenitori esterni hanno un minore significato: gli individui dotati di un buon livello di autostima, riescono ad evitare di commettere atti devianti anche in presenza di fattori sociali esterni identificabili in un controllo sociale debole. Se il concetto di se è buono anche se il controllo sociale sterno è debole probabilmente il ragazzo riesce ad evitare di intraprendere la strada della delinquenza. Collegamento con Sutherland (esempio della banca non presidiata) il fatto di leggere la situazione: banca non presidiata come una situazione idonea a commettere reati può essere spiegata solo in riferimento alle pregresse esperienze dell'individuo. Sutherland preferisce una spiegazione della devianza in base alle esperienze pregresse dell'individuo. Reckless sostiene che anche se il controllo sociale è debole se il soggetto ha una forte autostima e un buon controllo di se, non devia. Malgrado Reckless abbia introdotto la distinzione tra forme di contenimento esterne ed esterne da più importante alle forme di contenimento interne.
Teoria di Hirschi del Legame sociale (sempre tra le teorie del controllo sociale)
Così come Durkheim parte dall'idea che ogni comportamento riflette gradi diversi di moralità. Secondo Hirshi il potere delle norme interiorizzate, la coscienza e il desiderio di approvazione, incoraggiano dei comportamenti convenzionali. Non è una teoria nuova perché sono i presupposti soprattutto evidenziati da Parsons (alla fine nel processo di socializzazione il soggetto è motivato ad avere una condotta positiva quando ottiene delle gratificazioni nei confronti di quella condotta): nel processo di socializzazione il socializzatore si propone come modello per il socializzando, vi è un rapporto di reciprocità complicità nella socializzazione. Non agisce più come semplice agente di rafforzamento estinzione.
Secondo Hirschi una persona è libera di intraprendere la strada della delinquenza così come nella scuola classica sostenitrice del "libero arbitrio". Vi è anche una similitudine con Matza in merito al concetto di affinità: il soggetto intraprende la strada della delinquenza per una sorta di affinità nei confronti di determinati comportamenti, ma questa presunta libertà cozza con il concetto di libertà perché parlare di predisposizione del soggetto ad intraprendere la strada della delinquenza vuol dire fare riferimento a caratteristiche di personalità che esulano da quello che è il libero convincimento del soggetto. Per tanto portato alle estreme conseguenze questo concetto di affinità si riconducono alle teorie del Lombroso basate alle caratteristiche innate del sogetto. Domanda: (MECCANISMI DI DIFESA)
Matza parlava di valori clandestini e tecniche di neutralizzazione: (i valori clandestini) i devianti non hanno dei valori che siano diversi da quelli degli individui della classe dei conformisti solo che enfatizzano senza rispettare il momento e i tempi opportuni quelli devianti. Sinonimo delle tecniche di neutralizzazione sono i meccanismi di difesa. Quei processi messi in atto dall'io per difendersi dagli impulsi che provengono dall'es. I principali meccanismi di difesa sono: RAZIONALIZZAZIONE, FORMAZIONE REATTIVA, PROIZIONE DELLA COLPA. Razionalizzazione: la razionalizzazione è una forma di giustificazione pretestuosa nei confronti di un'azione illecita compiuta o di un insuccesso subito(es. volpe e l'uva la volpe che non riesce a raggiungere l'uva e dopo vari tentativi si convince che è lo stesso tanto l'uva è acerba). Proiezione della colpa: si proietta su altri elementi della propria personalità che non si vogliono accettare. Formazione reattiva: di fronte ad una coppia di atteggiamenti ambivalenti (es. odio e amore) uno dei due viene inconscio e mantenuto tale, attraverso la super valutazione dell'altro. Collegamento con sub-culture giovanili. Choin diceva che i giovani delle sub-culture mettono in atto un atteggiamento ostile nei confronti della autorità, in realtà il vero sentimento che provano è il desiderio di ottenere approvazione consenso da quella autorità che stanno contestando (classico esempio di formazione reattiva).
Hirschi parte dall'idea che l'individuo è libero di intraprendere la strada della delinquenza con una differenza con Matza, perché mentre Matza parla delle tecniche di difesa, Hirschi ricorre al concetto di indebolimento o rottura dei legami sociali. Matza diceva se il soggetto deviante avesse dei valori diversi da quelli della cultura dominante non proverebbe quando devia, senso di colpa, avendo invece dei valori uguali a quelli della cultura dominante prova senso di colpa che ha bisogno di allontanare con le tecniche di neutralizzazione. In Matza il senso di colpa è risolto attraverso il ricorso alle tecniche di neutralizzazionel Hirschi invece parla di rottura o indebolimento dei legami sociali. Nella sua visione gli individui sono mossi da interessi egoistici. Quindi sono molto interessati ad avere a trarre dei benefici dai loro comportamenti e da agire in modo di ottenere il maggiore numero di benefici. La società serve a limitare questi interessi egoistici. Se questi limiti (il controllo sociale) si indeboliscono il comportamento egoista si manifesta emerge. Anche nella scuola di Chicago troviamo questo concetto quando parla di indebolimento dei legami. La scuola di Chicago individuava più situazioni cui corrispondevano altrettante definizioni di conformità, mentre Hirshi considerava legittimo un solo tipo di definizione: il sistema di valori condiviso da tutta la società, per Hirschi esiste un unico sistema di valori che è condiviso da tutta la società, quindi si parte dal presupposto che esista il consenso universale nei confronti di questi valori. Secondo Hirschi non esiste alcun tipo di comportamento che può essere nel contempo conforme alle regole di un gruppo ristretto di individui e deviante rispetto alle regole sociali generali. Questo contrasta con la seconda proprietà della devianza: il comportamento deviante può essere deviante rispetto alla società conformistica dominante ma del tutto conforme al gruppo in cui il deviante è inserito. Quindi questo contrasta con la teoria dell'etichettamento. Per Hirshi e' la società conforme che governa la prospettiva sotto cui viene visto il comportamento.
Hirshi è noto per la teoria del legame sociale e distingue nei legami sociali 4 elementi:
l'attaccamento: è l'elemento più importante. La forza dei legami verso altri significativi (genitori, amici, le istituzioni, scuola ecc) sono elementi che possono inibire la devianza. E' alla base dell'adozione di una condotta conformista.
Il coinvolgimento: indica il grado di attività, di tempo e di energia a disposizione di ogni comportamento deviante o conformista. Le persone che sono maggiormente occupate in attività conformi hanno meno tempo per essere coinvolti in attività devianti. La partecipazione alla vita associativa, alle attivitò ricreative fanno crescere il livello di conformità.
L'impegno: investimento che un individuo ha effettuato nei confronti della società conformistica . Coloro che hanno assunto questi impegni hanno molto da perdere a livello di immagine, reputazione, tornaconto economico se si dedicano ad attività devianti.
La convinzione: riconoscimento della validità delle regole sociali vigenti. Il rispetto delle regole diventa un obbligo morale. Più si è personalmente convinti di comportarsi correttamente maggiore sono le probabilità di comportarsi correttamente.
Questi 4 elementi influenzano i legami che si instaurano tra gli individui e la società. Dato che ogni singola persona è legata almeno parzialmente alla organizzazione sociale, la domanda che i criminologi dovrebbero porsi è: quanto debbono indebolirsi i legami sociali perchè vi sia la produzione di devianza. La libertà di intraprendere delle condotte devianti, cresce in proporzione all'indebolimento di uno di questi 4 elementi. In questa teoria però non è chiaro quanto l'assenza o la debolezza di uno di questi elementi influenza tutti gli altri. Es. l'indebolimento della convinzione quanto può influenzare gli altri 3 elementi.
La teoria del controllo sociale ha molti elementi che fanno capo ad altre teorie: disgregazione sociale, associazione differenziale, anomia.
E' una teoria che esercita un certo richiamo su tutti quei teorici che rifiutano di abbracciare la teoria del conflitto.
Punti principali della teoria del controllo sociale:
La teoria del controllo sociale parte dall'idea che l'autoconservazione e la gratificazione sono elementi caratteristici della natura umana. Il comportamento umano tende ad essere egoista (perché ricerca la gratificazione personale)
Il comportamento umano deve essere controllato e regolato in modo che vada a beneficio di tutti
Le regole che presiedono al vivere sociale costituiscono un ordine morale.
Gli esseri umani sono legati all'ordine sociale, si legano meglio all'ordine sociale attraverso il processo di socializzazione ricevuto durante il periodo dell'infanzia e dopo attraverso le istituzioni sociali. Il legame che si instaura tra gli esseri umani e le istituzioni deriva dalla socializzazione
Il legame con l'ordine morale è composto da elementi che mantengono e rafforzano la conformità: attaccamento, coinvolgimento, impegno, convinzione. Questi 4 elementi sono presenti in grado diversi, un loro eventuale indebolimento o una loro assenza, lascia agli individui maggiore probabilità di adottare comportamenti devianti.
Queste teorie hanno implicazioni politiche perché suggeriscono di mettere in atto delle politiche ispirate dal buon senso, per controllare la criminalità e la delinquenza. Es. programmi scolastici che mirano a tenere a scuola i bambini possono essere letti come un esempio di questi progetti. Maggiore sarà il tempo trascorso in attività lecite, minore sarà la possibilità di deviare.
APPROCCI PSICOANALITICI
I maggiori riferimenti sono a Freud. Secondo Freud il soggetto commette delle azioni devianti per lenire il senso di colpa derivante dal mancato superamento del complesso edipico. Il risultato del lavoro analitico metteva in evidenza che il soggetto provava questo senso di colpa che proveniva dal complesso edipico e questo senso di colpa era una reazione ai suoi gradi propositi criminosi di uccidere il padre ed avere un rapporto incestuoso con la madre. In confronto a questi due i crimini commessi per distrarre il senso di colpa costituivano un sollievo per l'individuo così tormentato. Nel 1925 Raich riprende il lavoro di Freud parlando di coazioni, situazione inconscia a confessare il bisogno di puninizione. Raich fa l'esempio dell'assassino che si spacciava per batteriologo e si procurava attraverso un istituto scientifico delle colture velenose, per eliminare i suoi pazienti. Una volta quest'uomo si lamenta con la direzione dell'istituto per l'inefficacia delle colture che gli avevano spedito e scrivendo commise un lapsus calamiti e ribadendo che "nei miei esperimenti su uomini" ... anziché su cavie. Un secondo esempio è quello di due giovani che nella città di Chicago commettono un omicidio quasi perfetto, ma uno dei due lascia un paio di occhiali sul luogo del delitto per cui diventa facile risalire agli autori. Dal punto di vista del diritto penale queste in teorie mettono in discussione il presupposto fondamentale che la pena abbia una efficacia deterrente nei confronti degli atti illeciti (contrastando così con la scuola classica). Nell'approccio delle teorie della psicoanalisi, il soggetto fa di tutto per farsi scoprire per ricevere la punizione. La punizione lenisce il senso di colpa collegato al mancato superamento del complesso edipico.
ALEXANDER (psicoanalista) e STAUB (giurista)
Essi scrissero un libro "il criminale e i suoi giudici" nel 1929. Loro partono dal presupposto che la formulazione di sentenze giudiziarie ingiuste è uno dei principali fattori che lede il sentimento di giustizia e possono portare a conseguenze estremamente dannose. La possibilità di fondare la sentenza su una conoscenza scientifica della criminalità contribuisce a riequilibrare la situazione. Occorre per fare questo anche comprendere i motivi che hanno originato il comportamento criminale. E' l'autore del crimine che deve essere punito e non il crimine (differenza rispetto alla scuola occorre una valutazione psicologica del colpevole. Una delle scoperte fondamentali di Freud è stata per loro, che la personalità umana non è omogenea, l'io cosciente è solamente una piccola parte. Il criminale ignora completamente i moventi inconsci della sua azione, ma questi momenti inconsci sono proprio i fattori determinanti nella dinamica del reato (fattori decisivi nel commettere il reato). Se davanti al giudice il soggetto è grado di dire tutta la verità, se conoscesse il movente inconscio della sua azione, cadrebbe in contraddizione in ogni interrogatorio in quanto le azioni umane sono sopra determinate. Le varie determinati sono molto spesso in rapporto contradittorio tra di loro. Per esempio si può uccidere sia per odio e per amore, fare rapine per fini di lucro o per coazione inconscia. Alexander e Staub sostengono che i giudici e l'opinione pubblica prendono in considerazione solo i motivi coscienti che però non sono altro che razionalizzazioni di motivazioni più profondi. La razionalizzazione è un meccanismo di difesa, per comprendere il comportamento del criminale sarebbe importante conoscere queste motivazioni che sono inconsce. Per comprendere la criminalità occorre comprendere tutti i fattori consci e inconsci del soggetto.
Premesse teoriche dalle quali partono questi autori:
un assunto fondamentale della psicoanalisi, e che le persone "normali" e i "criminali" nella maggior parte dei casi dispongono di strutture psichiche e somatiche del tutto simili. Tra le persone normali e individui normali non vi sono differenze. Le
Le differenze che si incontrano che sono di tipo quantitativo e non qualitativo sono riconducibili non tanto a fattori ereditari ma alle esperienze evolutive (similitudini con Sutherland)
Momento cruciale nello sviluppo psichico è quello che coincide con complesso edipico. Le modalità con cui l'individuo attraversa i conflitti in questo periodo, decidono della possibilità che in futuro diventi una persona "normale" o psiconovrotica criminale.
Una buona formazione del SUPER IO è l'istanza che permette di contrastare le tendenze criminali, rendendo presenti all'individuo le esigenze educative prima e le esigenze sociali dopo. L'istanza nella formazione della personalità che permette individuo di contrastare le tendenze criminali è rappresentata dal super io. Però secondo Alexander e Staub, se lo sviluppo del super io è incompleto, l'io è continuamente tentato di cedere alle tendenze che provengono dall'es per infrangere i divieti del super io. Se il super io è avvertito come estraneo, in termini di socializzazione, il processo di socializzazione non è completamente avvenuto. Se il processo di socializzazione è avvenuto in maniera adeguata, il super io non può essere avvenuto come estraneo perché ho già interiorizzato le norme.
La responsabilità del criminale nei confronti delle sue azioni: dicono Alexander e Staub, la dottrina del libero arbitrio ha sempre sostenuto che l'uomo conosce benissimo cosa è male e cosa è bene. Su questa idea si fonda il concetto di responsabilità morale e penale, chi compie il male ne è senz'altro responsabile, perché potrebbe astenersi dal commettere il male solamente se lo volesse. Secondo Alexander e Staub non è così per loro è una posizione narcisistica perché parte dal presupposto di desiderare che l'io disponga di un potere illimitato sulla mente e questo induce a fare confusione tra che si desidesidera e ciò che accade nella realtà. Così su rende l'individuo pienamente responsabile di quello che fa. La psicoanalisi ha messo in evidenza l'importanza delle motivazioni inconsce dell'agire. Al criterio di responsabilità morale e penale, al quale si riferiva la dottrina del libero arbitrio occorre sostituire un concetto scientifico. La diagnosi dei criminali si deve fondare sul grado di partecipazione dell'io cosciente e dell'inconscio al delitto. Una persona deve essere considerata responsabile nella misura in cui vi ha partecipato l'io cosciente. Sulla base di questo concetto redigono una diagnostica psicoanalitica.
Una classificazione delle condotte criminose in base alla partecipazione dell'io cosciente e dell'inconscio all'azione:
CRIMINALITA' CRONICA/ CRIMINALITA' OCCASIONALE
CRIMINALITA' CRONICA: Individui che tendono a commettere dei crimini come conseguenza della loro personalità criminale.
4 categorie diagnostiche:
criminalità per cause organiche: soggetti nei quali determinati processi fisici somatici, tossicodipendenza hanno pregiudicato la funzione dell'io. L'io è assente.
criminali nevrotici: le azioni criminosi sono attribuibili a fattori nevrotici, i moventi del crimine sono inconsci
criminalità cronica
criminali puri: delinquente nato del Lombroso. Mancano di super io.
CRIMINALITA' OCCASIONALE
Parlano di delitti colposi e delitti accidentali. Nell'ambito della criminalità occasionale rientrano tutti quei soggetti che commettono dei crimini perché spinti da determinate situazioni. I delitti colposi o delitti da negligenza sono atti mancati con conseguenze criminose che possono verificarsi quando l'io attraversa particolari momenti di fragilità o quando l'io affronta dei compiti difficili sui quali viene concentrata l'attenzione. L'io viene sorpreso dalle tendenze rimosse. L'io tende di respingere il crimine.
Delitti accidentali: sono delitti che vengono commessi quando una persona si trova in una situazione di sofferenza che colpisce profondamente una persona da sospendere l'azione inibente di un super io che sarebbe operante. Es. legittima difesa, violazione del sentimento di giustizia.
In relazione alla criminalità cronica Alexander e Staub cercano di trovare i rimedi:
per i criminali per cause organiche occorre ricorrere alla psicoanalisi
per i criminali nevrotici occorre abolire ogni forme di pena sostituendolo a trattamenti psicoanalitici
il soggetto con il super io criminale è un soggetto che è stato socializzato all'interno di un gruppo ove vige una morale del delinquente occorre una diversa modalità educativa.
Per i criminali puri: la condanna e superflua e inopportuna
Jhonson e Zureg scrivono nel 1942 sulla criminalità infantile e adolescenziale.
Il comportamento antisociale dei bambini e negli adolescenti cresciuti in ambito familiare è riconducibile non tanto ad una carenza del super io quanto alla specifica presenza di aree non strutturate di super io stesso: lacune del super io. Queste lacune danno origine a impulsi distruttivi che producono conseguenze dannose o origine a impulsi di natura egocentrica e non tengono in considerazione le esigenze degli altri. Queste lacune sono collegabili a determinate modalità educative dei genitori, la lacuna del super io di un bambino, è il riflesso di una corrispondente lacuna del super io in uno o entrambi genitori. La trasmissione della lacuna del super io che può andare avanti anche per 3 generazioni.
Le lacune del super io vengo trasmesse attraverso due modalità educative:
una eccessiva permissività mascherata da amore, che porta a trascurare di condannare il bambino per i suoi primi atti antisociali.
Atteggiamento ostile e di controllo insistente nei confronti del bambino. Nessuna fiducia nei suoi confronti.
Entrambi i comportamenti permettono ai genitori di soddisfare in modo vicariante (sostitutiva) attraverso i figli i propri desideri rimossi. Inconsapevole incoraggiamento dell'atto proibito da parte dei genitori.
TEORIE PSICODINAMICHE
Sul problema delle influenze parentali sulla devianza minorile è importante il contributo di MAILLOUX.
I genitori influenzano sin dalla tenera età il figlio facendo si che questo si identifichi con l'immagine negativa che i genitori si fanno di lui (collegamento con le teorie dell'etichettamento non interessa il perché si compie l'atto deviante perché per i teorici dell'etichettamento la devianza non esiste, non è una qualità dell'atto ma è il prodotto di un processo di stimmatizzazione - I teorici dell'etichettamento distinguono la devianza primaria dalla devianza secondaria dando importanza a quest'ultima perché il soggetto si identifica nel ruolo che gli altri gli hanno affibbiato. Si verifica un cambiamento per quanto riguarda l'identità del soggetto). Così come per i teorici dell'etichettamento quando parlano di devianza secondaria: anche in questo caso i figli si identificano con l'immagine negativa che i genitori si fanno di lui.
Secondo Mailloux vi è una evoluzione dalla "pecora nera" al criminale di professione. I genitori fanno al figlio che essi non si aspettano niente di buono da lui e che sarà destinato ad avere condotte devianti, e che senz'altro finirà in galera e che sarà una sorpresa se riuscirà ad inserirsi positivamente all'interno della società. Il ragazzo scoraggiato dalle preoccupazioni dei genitori arriva a trovarsi di fronte ad un bivio: scegliere tra la vita onesta come membro della società oppure vivere una vita ai margini della società che sembra la vita alla quale sembra essere predestinato. Questo ragazzo crescendo farà delle esperienze in ambiti sociali diversi e per una sorta di predestinazione intraprenderà la strada della delinquenza. Durante il periodo scolastico sperimenterà le esperienze negative vissute dai genitori. L'identificazione negativa lo spinge a comportarsi come era stato previsto dai suoi genitori. Commette magari qualche prima azione illecita e viene visto come quello che crea sempre dei problemi. Le punizioni che riceverà non farà che confermare al giovane l'immagine negativa che si è fatto di sé e lo porterà ad agire nell'ambito dei contesti devianti. Anche in età più avanzata entrando nel mondo del lavoro mette in atto azioni per le quali risulta essere predestinato. Per Mailloux, il recupero del soggetto potrà avvenire quando il ragazzo ripercorrendo a ritroso tutte le varie tappe della sua vita delle varie situazioni vissute riuscirà a rispondere positivamente alla domanda: cosa pensano i miei genitori di me! Quando sarà in grado di togliersi di dosso quell'immagine negativa che gli era stata trasmessa. Ad esempio quando riesce ad inserirsi nell'ambito del lavoro e si chiderà cosa pensano di lui i genitori risponderà in modo positivo, si avrà la riabilitazione del soggetto.
Nell'ambito delle teorie psicodinamiche un'altra domanda:
MECCANISMI DI DIFESA IN RAPPORTO ALLA CRIMINALITA':
Risposta: razionalizzazione, formazione reattiva, priiezione della colpa.
I meccanismi di difesa sono processi messi in atto dall'io per difendersi dalle pulsioni dell'es. L'io utilizza questi espedienti per proteggersi nei confronti di pericoli esterni o pulsioni istintuali. Sono stati chiamati da Matza: tecniche di neutralizzazione:
LA RAZIONALITA' è un processo messo in atto dell'io di schermatura volto a coprire idee e azioni per gratificare un bisogno inconscio. E' la giustificazione pretestuosa di una azione illecita compiuta o di un insuccesso subito (volpe e l'uva).
FORMAZIONE REATTIVA: alcuni sociologi ad esempio Choin ha preso in considerazione questo meccanismo. E' un meccanismo, mediante il quale uno dei due termini di una coppia di atteggiamenti viene reso inconscio attraverso la supervalutazione dell'altro (es.odio amore) Choin l'ha preso in considerazione quando parla di bande goivanili. Esprimono disprezzo dell'autorità per ottenerne l'attenzione.
PROIEZIONE DELLA COLPA: L'individuo patisce delle sofferenze e delle ingiustizie nella sua sola immaginazione e falsificando la realtà si convince che l'ambiente circostante gli provoca dolore. Falsificazione della realtà esterna ed interna. (ES. di Freud: gelosia del nevrotico. Uno dei due coniugi trasferisce sull'altro le proprie tendenze adulterine rimosse per cui non lui/lei è infedeltà è l'altro. Si trasmettono all'altro al di fuori i propri sentimenti ma di cui non vuole riconosce l'esistenza.)
TEORIA DI DOLLARD E COLLABORATORI della FRUSTRAZIONE E AGGRESSIVITA' IN RAPPORTO ALLA CRIMINALITA'
Dollard diceva che un comportamento aggressivo presuppone uno stato di frustrazione e viceversa l'esistenza di una frustrazione conduce ad una forma di aggressività. Si collega ai meccanismi di difesa ovvero all'atto di rimozione (attività dell'io che sbarra la via della coscienza agli impulsi indesiderati provenienti dall'es - desideri, fantasie ricordi ecc. ). Con la rimozione si ha l'apprendimento del controllo della collera, dell'aggressione perché può essere intesa come una risposta che impone di non pensare ad un argomento perché questo riduce la tensione. L'atto della rimozione istalla una opposizione permanente continua tra l'io e l'es.
Non sempre però tutte le condizioni frustranti portano all'aggressività e questo è legato all'apprendimento ed alla previsione della pena. Occorre quindi tenere in evidenza la variabile fondamentale che determina il grado di inibizione che subirà uno specifico atto di aggressività: la previsione della punizione. L'intensità delle inibizione di un atto varia in proporzione diretta alla quantità di punizione prevista riallacciandosi alla teoria del deterrente.
Dollard e Miller identificano 4 processi:
pulsione - risposta
stimolo - rinforzo
La ricompensa funge da rinforzo alla connessione stimolo - risposta.
Questa connessione ha lo stesso grado di rafforzamento dell'apprendimento.
GABRIEL TARDE
Nasce nel 1843 e muore nel 1904
Il primo diretto confronto tra Tarde e Durkheim avviene nel 1893, anno di pubblicazione della tesi di dottorato di Durkheim. La discussione di questa opera avviene su "Revue Philosophique" rivista alla quale collabora Tarde. Tarde inizia a recensire il lavoro di Durkheim utilizzandolo come pretesto per una conferma delle sue tesi. Tesi che Tarde aveva esposto nelle "Leggi della imitazione" opera molto importante. Tarde si oppone ad ogni idea di evoluzione uniforme e continua della società contestando così il pensiero di Durkheim quando sostiene l'idea di uno sviluppo da un tipo di società segmentaria ad uno stato di pace multiforme assicurato dalla reciprocità dei servizi e delle funzioni. Tarde lo accusa di non aver preso in considerazione il ruolo svolto nei progressi della civiltà, dall'invenzione e dalla imitazione.
Nel 1893, il confronto è abbastanza tranquillo perché non c'è ancora stato il confronto sui temi del reato e sulla funzione della pena. Tarde sino ad allora si è servito delle tesi dello stesso Durkheim per attaccare le ideologie positiviste e del Lombroso. Nel 1894, Tarde diviene direttore della Statistica Giudiziaria al Ministero della Giustizia, e le relazioni tra i due si inaspriscono. Sul giornale "Revue Philosophique" viene pubblicata sotto forma di articoli l'opera "Le regole del Metodo sociologico" di Durkheim che crea grande sconcerto e lo stesso Durkheim ammette di aver avuto difficoltà nel fare comprendere la sua teoria metodologica. L'attacco più forte gli viene da Tarde, durante il congresso internazionale di sociologia. Qui i due personaggi si incontrano per la prima volta. Tarde nella sua relazione "I due elementi della sociologia" si scaglia contro la definizione di Durkheim di fatto sociale (che per Durkheim è esterno alle coscienze individuali, capace però di esercitare una coercizione sulle coscienze medesime). Il fatto sociale di Durkheim esula dagli atti individuali e dalla imitazione. L'imitazione è motivo di polemica con Tarde. A parte il discorso sull'imitazione a Tarde non andava bene l'idea della coercizione, il privilegio che il gruppo aveva sui singoli equilibri, e l'importanza attribuita ambiente . L'ambiente dice Tarde è la formula che viene impiegata per ricoprire il vuoto di idee (quando non si sa a cosa ricorrere, si ricorre all'ambiente). Tarde si riprende e precisa di non essersi riferito Durkheim.
In qualità di magistrato Tarde nel 1894, interviene sugli aspetti secondari della teoria di Durkheim, pubblicando un articolo "delitti non perseguiti" ammonendo con cifre alla mano che non solo i delitti erano in aumento ma che era in aumento anche la percentuale dei reati non perseguiti. Quindi dice che le ricerche di Durkheim avrebbero dimostrato che la criminalità non è un affatto uno stato sociale morboso. Durkhein diceva che il reato è un fatto sociale normale. Considerato che i delitti sono in aumento e anche quelli non perseguiti sono in aumento, non può sostenere quindi che la criminalità non è un fatto sociale morboso ed addirittura normale (sostenendo che il reato svolge una pubblica utilità). Se così fosse bisognerebbe rallegrarsi con Durkheim dell'aumento della impunità penale se questo svolge una funzione positiva.
Nel 1895 esce il volume "Le regole del metodo sociologico" di Durkheim e in quella occasione Tarde scrive un altro articolo sulla Revue philosophique "Crimine ed santè sociale"
Durkheim rifacendosi alla distinzione tra normale e patologico dall'impiego delle regole sul normale e patologico, aveva dedotto la normalità del reato. Per Durkheim il reato è una parte integrante di ogni società umana. Tarde dice che sostenere una posizione del genere allontana Durkheim dalla cerchia dei pensatori comuni volgari, ma se pensa di essere un innovatore non lo è perché tempo fa io stesso contestato un certo Poletti.
Secondo Tarde la tesi di Durkheim si può salvare facendo riferimento alla coppia reato pena. Per quanto concerne il reato occorrerebbe prendere in considerazione sono i reati non perseguito e non punito che si eleva ad un ruolo prestigioso e considerevole quello dei conquistatori ed invasori ai quali sono dedicate delle statue nelle piazze.
Però per Tarde Durkheim non si occupa di questi reati ma bensì di quelli di infimo livello sordidi e repellenti.
Durkheim continua a ritenere che vi sia qualcosa di buono nel reato avvicinandosi così ai teorici del conflitto (pur non essendolo).
Secondo Tarde Durkheim sbaglia quando sostiene che:
una società senza omicidi e senza furti condurrebbe la coscienza collettiva a divenire più esigente e a colpire anche i più leggeri atti di violenza e di scorrettezza.
Per Tarde questa visione però non è reale innanzitutto perché la società attuale non corre questo pericolo anche perché i magistrati sono molto indulgenti e perché in realtà i reati sono in aumento. Nel caso non vi fossero delitti efferati da punire ci si limiterebbe quindi a bandire i fatti eccezionali ed a giudicare con indulgenza tutti quegli atti che si ritengono non pregiudizievoli per la società.
Un altro errore di Durkheim è quello di ritenere che vi sia una correlazione tra crimine e genio. Ritenendo così che facendo scomparire i reati si sopprimerebbero così anche le menti geniali.
Secondo Tarde per Durkheim la normalità di un fenomeno si deduce dalla sua generalità. Tutto quello che si allontana dal tipo medio è qualcosa di anomalo. Tarde dice che così la criminalità sarebbe un fatto normale, in quanto favorisce lo sviluppo delle anomalie e la sua soppressione sarebbe dannosa perché restaurerebbe lo stato normale.
Le ricerche fatte dai criminologi non hanno mai evidenziato che nei criminali si evidenzia un alto livello intellettivo. Per Tarde sono le condizioni sociali che favoriscono la comparsa dell'uomo di genio. La comparsa dell'uomo di genio si trova in condizioni morali che nulla hanno a che vedere con il reato. Non esiste nessun rapporto tra le cause della criminalità e quelle del genio.
Concetto fondamentale per Tarde è la nocività del reato e l'utopia positiva di una società liberata dal reato. Per Tarde il reato è nocivo e crede che la società possa un giorno essere liberata dalla criminalità . Secondo Tarde non è possibile credere che il reato svolga una funzione positiva perché le conseguenze negative del reato non si fermano alla lesione di un bene protetto, ma implica altre conseguenze negative meno visibili ed indiretti ad esempio i costi della giustizia, la sensazione di insicurezza che si diffonde nella popolazione, il male dell'esempio (pericolo della imitazione immorale) Secondo Tarde la diffusione della criminalità fa sì che si allenti il senso di onestà tra le persone per bene perché queste persone sono divenute meno oneste dopo la lettura della cronaca giudiziaria, perché comparati a fatti gravi i loro peccati assumono la forma di innocenti peccatucci.
Per Tarde una collettività liberata dalla criminalità secondo Durkheim questo non è possibile che avvenga convinti della perennità del reato, però secondo Tarde si poteva dire la stessa cosa sulla schiavitù e della povertà passata. Anche di questi fenomeni quindi non si pensava di potersene liberati. Così come invece ci siamo liberati di questi fatti per Tarde è possibile liberarsi anche dalla criminalità. 1) E' possibile liberarsi dalla criminalità con una riforma radicale ed energica del sistema penitenziario e giudiziario. Se il reato consiste nella violazione delle regole più elementari e meno discutibili della morale basterà che ci sia 2) un accordo unanime per punire severamente questi atti. Il fatto che ci sia un accordo unanime su quegli atti che devono essere puniti, non si deve temere che questo modo di operare soffochi l'originalità individuale. Tra queste due misure (riforma penitenziaria e accordo unanime) c'è contraddizione perché la lotta contro il reato viene affidata da Tarde all'opinione (al consenso unanime dell'individuazione
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