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Identità della donna detenuta
Le straniere rappresentano il gruppo più numeroso tra le detenute
ANNO |
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di cui STRANIERE |
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%F/M |
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( Fonte istat: statistiche giudiziarie penali)
Detenute presenti al 31 dicembre 2001 negli istituti di prevenzione e pena
( percentuali sul totale dei detenuti ed evidenziazione straniere).
Quello che maggiormente colpisce è la crescita continua del numero delle straniere, che nel 1995 erano il 18% circa del totale delle detenute mentre nel maggio del 2001 la loro percentuale era salita al 39%, ventuno punti percentuali in più in un arco di soli sei mesi. Non solo, dalla fine del 1999 al maggio 2001 il numero delle donne in carcere è cresciuto di 235 unità, e se guardiamo i dati relativi al numero di straniere notiamo che, nello stesso periodo, queste sono cresciute di 208 unità: la quasi totalità dell'aumento delle presenze negli istituti di pena femminili è dato dall'ingresso di detenute straniere.
Per quanto riguarda le madri straniere la situazione è più complessa, rispetto alle Italiane, in quanto è difficile mantenere i legami con i propri figli se questi non vivono in Italia; tale difficoltà si ritrova nella testimonianza di una detenuta serba, del carcere di Venezia "Sono più di due anni che sto lottando per far venire i miei figli qui in Italia, ma, per una ragione o per l'altra, si rinviava sempre questo viaggio. La cosa più difficile era ottenere i permessi, cioè un foglio di garanzia dove un cittadino italiano si assumeva la responsabilità di dare ospitalità ai miei figli. E non è stato semplice trovare delle persone disponibili, non perché nessuno volesse aiutarmi, anzi, ma quello che mancava era una struttura dove potesse alloggiare la mia famiglia: due sono bambini ancora piccoli, hanno 8 e 10 anni, non erano in grado di affrontare un viaggio così lungo, andata e ritorno dalla Serbia, in uno stesso giorno, per due ore di colloquio. Sarebbe stato assurdo e comunque impossibile, visto che non conoscono né la lingua Italiana, né il paese."15
Tra le straniere, un gruppo significativamente rilevante è quello delle nomadi: i figli delle nomadi rappresentano un problema di non lieve entità anche perché, per ragioni culturali i nomadi appaiono poco sensibili ad accettare aiuti che potrebbero, sia pur in minima parte, modificare il loro approccio culturale ai sistemi di educazione adottati. Questo è il commento riportato da alcune detenute del carcere di Venezia, su di una loro compagna albanese "Un mese fa avevamo parlato con lei, e ci aveva detto: "Quando mi portano via la bambina, divento matta". Era terrorizzata da tutto: le volontarie, che venivano a prendere Emiliana per portarla un po' fuori, le vedeva con sospetto, diceva che la portavano a conoscere famiglie italiane a cui affidarla. (.) Le straniere temono l'affidamento dei figli come la peste: forse non fanno nemmeno tante differenze fra affidamento e adozione, pensano che l'affidamento sia un fatto inesorabile, che poi i figli nessuno glieli restituirà più. E se hanno i bambini con loro in carcere, aspettano come il peggiore degli incubi il giorno che compiono tre anni."16
In una ricerca di Biondi, risalente al 1992 riguardante i figli dei detenuti, emerge che il gruppo delle detenute nomadi e straniere da lui analizzato si sia avvalso con una maggiore frequenza, rispetto alle altre detenute, della possibilità di avere il figlio accanto durante la detenzione. La scelta delle nomadi di avere un figlio in carcere, dipende dal fatto che, al di là dei vantaggi secondari che possono derivare da questa scelta, vi è la convinzione, non del tutto errata, che in carcere, specie d'inverno, i bambini molto piccoli stiano meglio e possano essere meglio accuditi ed assistiti con dei controlli sanitari che normalmente, in libertà, non vengono eseguiti.17
Rilevante è anche il problema delle tossicodipendenti, le quali hanno in genere pene detentive brevi ma nella maggior parte dei casi sono recidive.
ANNO |
TOSSICODIPENDENTI |
di cui STRANIERE |
ALCOOLDIP. |
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F |
% tossicod. sul tot. F |
F |
% stra. tossicod. sul tot. F tossicod. |
F |
% alc. sul tot F alc. |
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( Fonte Istat: statistiche giudiziarie penali)18
Detenute presenti al 31 dicembre 1999 tossicodipendenti o alcooldipendenti, distinzione secondo la cittadinanza.
Dalla tabella notiamo che la percentuale sul totale è andata diminuendo. Dato che i reati connessi all'uso di sostanze stupefacenti sono molti e molte sono anche le condannate di sesso femminile in relazione a questo tipo di reati, il calo percentuale che notiamo può essere determinato da una maggiore applicazione delle misure alternative alla detenzione concesse dal Tribunale di Sorveglianza quali l'affidamento in prova al servizio sociale o la sospensione dell'esecuzione della pena.
Per quanto riguarda le detenute straniere la percentuale di esse con problemi di tossicodipendenza risulta variabile nel corso degli anni, tuttavia si registra un chiaro aumento dal 1997 al 1999.
Le donne coinvolte nei reati legati alla legge sugli stupefacenti presentano complessi problemi psicologici e sociali; la loro appartenenza ad un gruppo così "esclusivo e speciale" fa si che il loro ruolo di madre sia messo in una condizione di grande difficoltà.
Inoltre spesso si collega, ad un trascorso di tossicodipendenza, la presenza di HIV. L'assistenza delle donne sieropositive e dei loro bambini in carcere presenta ulteriori problemi per il personale penitenziario poiché spesso la loro storia è densa di episodi di sofferenza e di violenza; alle storie legate alla tossicomania si va a sovrapporre in seguito il vissuto di "malata potenziale" con tutte le paure, il terrore che tale stato può comportare. Tale condizione si riflette sul bambino che inoltre necessita di controlli sanitari approfonditi e ricorrenti.19
Pre-rapporto 2001,Osservatorio nazionale sull'esecuzione penale e le condizioni di detenzione, sito internet www.associazioniantigone.it
L'Associazione Antigone, alla quale aderiscono operatori della giustizia, studiosi, parlamentari e semplici cittadini impegnati nella riforma del sistema penale, per la sua umanizzazione e minimizzazione, è nata nel 1990 e, a partire dal 1999, costituisce il primo Osservatorio Nazionale sulle condizioni di detenzione.
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