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"La nostra società oggi ha elevato a moda il carcere; ne parla il "Corriere della Sera", ne parla "Il Giorno", ne parla "La Stampa", ne parlano i rotocalchi, ne parlano tutti del carcere, ormai i mass-media hanno messo in condizione il cittadino di dire: "Ma in fondo se ne interessano"; se ne interessano a parole, poi a un certo punto le cose rimangono come sono.Delle carceri devono parlare i carcerati.altrimenti ho il timore che diventi una moda, in questo caso diventa merce vendibile, mercificazione."[1]
In questo contributo si nota un disappunto rispetto al fatto che il carcere stia diventando centro di interesse dei quotidiani, interesse che evidentemente è visto dal professor Giacchiero come fine a se stesso, o meglio, fine alle logiche di marketing che stanno alla base del giornalismo.
Io invece ritengo importante che la stampa si occupi di carcere anche se spesso lo fa solo in occasione di notizie che rimandano a tragedie. E' comunque un modo di parlarne che personalmente preferisco al silenzio, convinta del fatto che "il silenzio della stampa amplifica quello della società".[2]
Condivido, però, l'auspicio con cui si conclude il contributo del professor Giacchiero, e cioè la necessità che del carcere ne parli anche chi ha la sfortuna di viverlo quotidianamente, ossia i detenuti. Questo perché per conoscere una realtà sfaccettata come quella delle prigioni è bene assumere più punti di vista; nello specifico quello del "fuori" e quello del "dentro".
A dare uno sfondo teorico a questa affermazione ci pensa Husserl secondo il quale nel momento in cui si assume un punto di vista nei confronti di un oggetto, si coglie soltanto una parte di quell'oggetto, ciò che si apre davanti al punto di vista che si è assunto. Per focalizzare altri aspetti sarà necessario de-situarsi e poi ri-situarsi in un nuovo punto di vista.[3]
Quindi, se a descrivere il carcere dall'esterno ci pensano i maggiori quotidiani (che spesso purtroppo contribuiscono ad aumentare la paura della gente nei confronti dei carcerati)[4], a raccontarlo dall'interno ci pensano delle pubblicazioni più modeste ma decisamente interessanti; mi riferisco a veri e propri giornali scritti e redatti in galera dai detenuti e destinati alla società esterna con l'obiettivo di far conoscere l'istituzione penitenziaria attraverso la viva voce di chi ne fa concretamente esperienza.
Queste pubblicazioni rispondono alla logica della "società della comunicazione"[5], che si caratterizza per una trasparenza in cui tutto diventa superficie, tutto diventa controllabile da tutti. Questo serve a togliere vitalità a quello spazio d'ombra in cui, nel segreto, sono stati commessi i peggiori misfatti dell'umanità (si pensi alla segretezza che ha accompagnato il genocidio nazista). A questo spazio d'ombra oggi fa da contrappunto, l'ossessione per la comunicazione in cui si fonda l'ethos implicito dei media .
Evidentemente questa ossessione per la comunicazione ha investito anche il carcere e ne sono una testimonianza sia i numerosi giornali dal carcere, sia le riviste sul carcere, spesso scritte da associazioni di volontariato che lavorano a stretto contatto con i detenuti (Tabella 1).
Catalogo della biblioteca di Informacarcere - Periodici |
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Giornali dal carcere ALFABETO ARCOBALENO
L' ARCOBALENO
IL CAMMINO:
VERSO UN NUOVO ORIZZONTE IL CIELO:
QUELLI CHE HANNO LE ALI CONTRO IL
MURO CRONACARCERE Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo F.no FIRENZE ESPRESSIONI: DAL DI DENTRO; DAL DI FUORI Casa Circondariale 'S. Francesco' LUCCA EVAFUORI FACCE E
MASCHERE FILO DI
ARIANNA IL FILO
D'ARIANNA FORTEZZA
BASTIANI FRAMMENTI
NUOVI GARCON G. DI S. NEWS G.I.D.A.
NOTIZIE FOTOFINISH:
IDEE A CONFRONTO LA GRANDE
PROMESSA GUTENBERG INFORMATUTTO L'
INTERLOCUTORE KASANZABABBÀ LIBERAMENTE LIBERARSI
DALLA NECESSITÀ DEL CARCERE MAGAZINE 2:
GIORNALE DI SAN VITTORE MAY DAY MICROCOSMO NISIDA NEWS NOI GLI ALTRI NONSOLOCHIACCHIERE OLTRE IL MURO OLTRE LE SBARRE ORA D'ARIA ORTI
ORICELLARI 18 PARLIAMONE UN PASSO
AVANTI PENSIERO
LIBERO PIANETA
MIOGNI IL PONTE PORTAUREA LE PORTE
APERTE PROSPETTIVA
ESSE Casa a custodia attenuata femminile di Empoli FIRENZE RICOMINCIARE:
LA LIBERTÀ DI PENSARE RISTRETTI
ORIZZONTI SENSO E NON
SENSO SOLIDARIETÀ SPIRAGLI LA STORIA DI
NABUC STRADA
FACENDO TAITA
TAM TAM Seconda Casa Circondariale di 'Sollicciano' FIRENZE Federazione D. P. PISTOIA (LE) VOCI DI
DENTRO Casa Circondariale 'S. Anna' MODENA ZERO IN CONDOTTA |
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Riviste sul carcere L' ALTRA
CITTÀ: GIORNALE DELLA PERIFERIA. ANTIGONE: BIMESTRALE
DI CRITICA DELL'EMERGENZA; OSEERVATORE NAZIONALE SULLE CONDIZIONI DI
DETENZIONE AREA DI
SERVIZIO: SPAZIO DI INFORMAZIONE UTILE BION:
BOLLETTINO INFORMATIVO DELL'OSSERVATORIO NAZIONALE SUL FENOMENO DELLA
TOSSICODIPENDENZA H.I.V. E SINDROMI CORRELATE IN AMBITO PENITENZIARIO E SUGLI
INTERVENTI RIABILITATIVI BOLLETTINO DI
INFORMAZIONE E DI COLLEGAMENTO IL CAMPANONE
DI SAN GIMIGNANO CARCERE &
COMUNITÀ CARCERE E
DINTORNI: PERIODICO BIMESTRALE SULLA REALTÀ
TOSCANA CARCERE
INFORMAZIONE CATARSI:
TEATRI DELLA DIVERSITÀ IL CERCHIO I CONFINI
DELLA CITTÀ LE CRUNE:
VOCI, CONFRONTI E STRETTI PASSAGGI NELLE MARGINALITÀ DOC
DIVERTIMENTO OPINIONE CULTURA LE DUE CITTÀ:
RIVISTA DELL'AMINISTRAZIONE PENITENZIARIA FUORI BINARIO:
GIORNALE DI STRADA DEI SENZA MEMORIA FUORILUOGO GIUSTIZIA GIUSTA:
PERIODICO DELL'ASSOCIAZIONE PER LA GIUSTIZIA E IL DIRITTO 'ENZO
TORTORA' Notiziario A.P.A.S. Associazione Provinciale Aiuto Sociale TRENTO Commissione
per i rapporti tra il Ministero, gli Enti locali e il Volontariato D.A.P. POLIZIA E
DEMOCRAZIA: ATTUALITÀ E INFORMAZIONE PER I
PROBLEMI DELL'ORDINE E DELLA GIUSTIZIA POLIZIA
PENITENZIARIA: SOCIETÀ GIUSTIZIA & SICUREZZA IL PONTE LA REGIONE RASSEGNA
PENITENZIARIA E CRIMINOLOGICA IL REO
E IL FOLLE: OBIETTIVO SULLA PSICOPATOLOGIA PENITENZIARIA E TRASGRESSIVA SEAC NOTIZIE SENZA CENSURA TERRE DI
MEZZO: IL GIORNALE DI STRADA |
Tab.1: Elenco delle pubblicazioni "dal" e "sul" carcere di vari istituti penitenziari italiani. In questo elenco appaiono soprattutto giornali redatti in carcere, sono inseriti anche alcuni giornali che pur non essendolo sono di fatto redatti da detenuti e sono compresi anche giornali attualmente sospesi o cessati per la loro importanza storica Fonte: https://www.regione.toscana.it/cld/doc.informacarcere.periodici.htm
Questa lunga lista di pubblicazioni riempirebbe certo di gioia il professor Giacchiero, poiché risponde a ciò che lui vive come una necessità, ossia il carcere raccontato dai detenuti.
Tutte queste pubblicazioni hanno un denominatore comune, cioè la voglia dei detenuti di comunicare con il mondo esterno per far conoscere, sensibilizzare, e per mettersi in contatto con la società che li ha rifiutati.
Come ho accennato nel precedente capitolo ho intenzione di occuparmi di alcune iniziative portate avanti dalla Casa Circondariale di S. Vittore.
In particolare in questo capitolo tratteggerò le varie fasi attraverso cui si è articolato lo sviluppo del giornale del carcere milanese, partendo dal suo primo numero in forma cartacea, che riportava un titolo ancora provvisorio "Senza titolo", fino alla sua "messa on line" nel sito web www.ildue.it, operazione che lo ha consacrato "Net Magazine". La creazione del giornale on line ha comportato la sospensione del giornale cartaceo, il cui titolo successivo a quello provvisorio era "Magazine 2", che è stato sostituito, da un bollettino informativo "Il due notizie", che oltre a circolare all'interno del carcere si trova anche on line.
Tale bollettino risulta molto ridotto rispetto a "Magazine 2", poiché tutti gli argomenti fino a quel momento trattati dal giornale passano sul sito, mentre esso ha solo lo scopo di informare i detenuti su quanto accade a S. Vittore.
In questa analisi non tralascerò di far emergere sia le motivazioni sia le aspettative che hanno portato ad iniziare e a far "crescere" negli anni questa pubblicazione e lo farò utilizzando le risposte che i vari attori di questa "storia" mi hanno dato durante le interviste che gli ho sottoposto.
Un esempio riuscito di giornale redatto in carcere dai detenuti è la pubblicazione della Casa Circondariale di S. Vittore che oggi è un Net Magazine e si trova nel sito www.ildue.it, che come si può notare riporta il suo nome.
Ritengo sia un progetto che meriti di essere "raccontato" poiché racchiude gli sforzi delle molte persone che hanno creduto nella forza delle parole e nelle potenzialità di coloro che, pur avendo sbagliato, hanno diritto a far sentire la propria la voce.
Come in ogni racconto che si rispetti non si può prescindere dalla descrizione dei personaggi prima di passare alle fasi della storia, così, anche in questo caso, dopo essermi soffermata brevemente sulla descrizione della redazione del giornale, prenderò in esame i vari "momenti" in cui si è sviluppato il progetto.
La redazione è attualmente composta da circa 20 detenuti ai quali bisogna aggiungere la direttrice, Emilia Patruno, la webdesigner del sito, Elisabetta Rossini e il coordinatore, Emilio Pozzi.
Queste sono le persone che quasi quotidianamente si incontrano al Primo Raggio della sezione penale terzo piano (Fig. 1) per stabilire gli argomenti da trattare nel bollettino e nel sito.
Dal momento che è di importanza cruciale che gli articoli vengano scritti dai detenuti, gli esponenti della redazione prima di iniziare la loro carriera di giornalisti frequentano un corso di "approccio alle tecniche di giornalismo" tenuto dal dott. Pozzi, che si prefigge di insegnare che cosa è una notizia e come si decodificano i giornali. Inoltre i redattori hanno la possibilità di partecipare anche ad un corso di web publishing, tenuto dalla dott.ssa Rossini per imparare a programmare in linguaggio html.
Per diventare membri della redazione bisogna fare richiesta alla direzione del carcere che valuterà l'eventuale presenza di vincoli giudiziari come ad esempio il divieto di incontro con altri detenuti. Se il permesso viene accordato rimane da superare l'ultima selezione, cioè un test di 15 domande che si propone di verificare se l'aspirante redattore è dotato di buona volontà e soprattutto se ha almeno una minima capacità di scrittura.
Se questa selezione dà esito positivo al nuovo giornalista si aprono le porte della redazione che è una stanza (ex cella) con due computer di media qualità, un grosso tavolo attorno al quale sono sistemate una ventina di sedie, delle pareti piene di fotografie e pagine di quotidiani tra le quali spicca uno striscione con scritto redazione de "ildue".
La redazione de "ildue" collabora con due giornali mensili: "Terre di mezzo" e "Donna".
"Terre di mezzo" è un giornale fondato nel 1994[7] considerato "di strada" poiché non viene venduto nelle edicole come gli altri giornali, ma sulle strade di alcune grandi città italiane (Milano, Roma, Genova, Padova, Trieste, Udine) da una rete di strilloni, persone in difficoltà che grazie al giornale lavorano onestamente. La redazione è composta da giornalisti che cercano di fare un "giornalismo sociale", attento cioè a quelle che chiamano le "città nascoste". Una città nascosta è una realtà che esiste, vive, ma che per paura o pigrizia non si vuole vedere.
Il carcere è la città nascosta per antonomasia.
La collaborazione con questo mensile è iniziata nel 1997 per volontà di Miriam Giovanzana, ai tempi direttore del giornale di strada, che ha proposto di attuare una collaborazione con la redazione dell'allora "Magazine 2" sotto forma di una rubrica scritta dai detenuti.
Il progetto è stato sottoposto al direttore di S. Vittore che lo ha indirizzato ad Emilia Patruno, che si è mostrata favorevole.
E' stata stabilita una retribuzione pari agli attuali 52 euro a numero, in cambio dei quali i detenuti assicurano a "Terre di mezzo" una pagina nella quale raccontano la cronaca della vita dentro.
Questi soldi permettono alla redazione di finanziare parte delle proprie spese redazionali ed inoltre sanciscono tra le due parti un contratto, perciò un lavoro che si può definire "alla pari": non un giornale che pubblica, per spirito di carità, alcuni articoli scritti da poveri detenuti, ma colleghi che collaborano ad uno scopo comune che è far conoscere la realtà del carcere di S. Vittore al di fuori della sue mura. E' bene chiarire che lo scopo non è denunciare ma informare, raccontare quello che succede in prigione.
La scelta dell'argomento da trattare nella rubrica avviene in base alla proposta avanzata da Carlo Giorgi, attuale direttore di "Terre di mezzo", alla quale comunque segue una libera discussione con i detenuti.
Questa collaborazione continua ancora oggi e molti detenuti-redattori sono particolarmente affezionati a questa rubrica poiché ritengono che abbia anche una funzione formativa. Uno di loro mi ha detto: "Questo tipo di lavoro ci aiuta a distinguere fra la rabbia e l'aggressività, che possiamo istintivamente provare verso un avvenimento che viviamo in carcere, e la notizia, l'informazione". Con questo il detenuto intendeva dire che per scrivere un articolo su un giornale bisogna imparare a vedere le cose che accadono con distacco, per assicurare al lettore la giusta imparzialità che verrebbe compromessa se nello scrivere prendesse il sopravvento la rabbia provata per un determinato avvenimento vissuto.
"Donna" è una rivista mensile fondata nel 1979[8], che si rivolge prevalentemente ad un pubblico femminile e raffinato.
La collaborazione con tale rivista è piuttosto recente, nasce come conseguenza del rapporto già consolidato tra la direttrice del giornale, Daria Bignardi e la redazione de "ildue", poiché avevano già lavorato insieme per una trasmissione televisiva condotta dalla Bignardi dal titolo "Tempi moderni", nella quale ai detenuti era dedicato uno spazio di circa tre minuti nel quale la conduttrice voleva che emergesse l'opinione sui vari argomenti trattati da un punto di vista diverso, "dal dentro".
In "Donna" ai detenuti è dedicata una rubrica intitolata "Al fresco" che si trova nell'ultima pagina del giornale, il cui obiettivo è un'analisi della televisione vista da una situazione di reclusione. Daria Bignardi spiega: "In carcere la televisione è sempre accesa ed è la maggiore fonte di ricezione di notizie e di rapporto, anche se a senso unico, con l'esterno".
Per decidere il contenuto della rubrica è la stessa Bignardi che si reca mensilmente a S. Vittore dove propone ai detenuti della redazione un argomento della programmazione televisiva e lascia che questi si esprimano liberamente. Poi è lei stessa che redige l'articolo per renderlo breve ed incisivo.
"Questa iniziativa è molto apprezzata dai miei lettori", sostiene la direttrice di "Donna", infatti racconta che alcuni di essi scrivono alla redazione e confessano che "Al fresco" è l'unica rubrica che viene letta tutta di un fiato!
Nel raccontare la storia del Net Magazine utilizzerò le risposte che la direttrice del giornale, Emilia Patruno, ha dato alle domande, riproposte in appendice, che le ho sottoposto durante un'intervista (registrata a fine Febbraio presso gli uffici di "Famiglia Cristiana") nella quale mi riproponevo di capire quali fossero state le tappe evolutive della pubblicazione e quali le motivazioni degli operatori, detenuti e non, che da anni vi lavorano.
Questo progetto si è sviluppato in diversi "momenti" che ho deciso di dividere nel seguente modo: l'espediente e l'esordio che descriverò di seguito e la successione delle testate che verrà descritta nel prossimo paragrafo, per poi concludere con la descrizione del sito.
Ho deciso di adottare questa suddivisione perché mi consente di seguire cronologicamente lo sviluppo del giornale.
"Galeotto" per l'esordio dell'attuale Net Magazine è stato l'ingresso a S. Vittore della giornalista Emilia Patruno, che nel 1992 è entrata per la prima volta nella Casa Circondariale milanese per seguire un convegno organizzato dall'associazione Ekotonos.
In quell'occasione un detenuto le ha chiesto di aiutare "Il giornale di S. Vittore" a riprendere le pubblicazioni ferme ormai da quasi cinque anni.
"Tale richiesta era inaspettata ed io non avevo esperienze di giornali redatti all'interno di una istituzione", racconta Emilia Patruno, "Così ho deciso di chiedere consiglio al dott. Pagano (direttore di S. Vittore), che mi ha suggerito di usufruire dell'articolo 17 dell'ordinamento penitenziario (legge 354/75) che consente l'ingresso in carcere a volontari che promuovono progetti mirati a fini sociali. E così ho fatto!".
La giornalista racconta che inizialmente le attività erano poche, e il luogo adibito a redazione era una stanza (una ex cella) con due computer di bassa qualità. Inoltre afferma: "L'entusiasmo dei detenuti era fortissimo ma le competenze linguistiche di molti di loro erano ferme a livello di prima alfabetizzazione, così ho deciso di cominciare tenendo corsi di Italiano rivolti agli esponenti della redazione".
Per qualche tempo è stato prodotto un giornalino, "Senza titolo", i cui articoli erano scritti a mano dai detenuti e poi ribattuti dalla stessa Emilia Patruno fuori dal carcere. Le spese per la stampa erano a carico della giornalista stessa e di qualche altro volontario "benefattore".
Alla mia domanda sul perché avesse accettato di prendersi carico gratuitamente di un impegno così gravoso sia dal punto di vista intellettuale che emotivo la giornalista ha dato una risposta che da sola basta a spiegare tutto l'entusiasmo che da dodici anni mette nel giornale: "le istituzioni totali[9] sono sfide per chi, come me, si occupa di comunicazione poiché la loro natura di luogo di separazione non prevede la circolazione di notizie, quindi la creazione di un giornale che è l'emblema della divulgazione in carcere è un paradosso, ed io amo dimostrare che anche i paradossi possono realizzarsi!". Poi, sorridendo divertita per quello che stava per aggiungere ha dichiarato: "Io amo troppo la libertà e l'idea di esserne privata mi ha sempre spaventata e penso che per me lavorare in carcere sia anche un modo per esorcizzarlo".
Credo che sia stato proprio grazie a questo entusiasmo unito alla disponibilità del direttore di S. Vittore (al quale Emilia è grata per non aver mai creato problemi all'uscita del giornale), che "Senza titolo" ha avuto l'opportunità di diventare non solo un giornale a tutti gli effetti ma, addirittura, dilatando enormemente le frontiere dello spazio, un protagonista della "grande rete". Infatti oggi è "l'ospite d'onore" di un sito web di grande interesse, www.ildue.it.
Di seguito vengono riportate le varie tappe evolutive del giornale ripercorrendo e descrivendo le diverse testate che la pubblicazione ha cambiato nel corso degli anni.
Il primo giornale di S. Vittore che può essere considerato il capostipite di una fortunata serie è "Senza titolo", una pubblicazione che ha visto l'uscita di soli tre numeri in un anno, ma che ha avuto il pregio di segnare l'inizio di un lavoro redazionale di equipe che da quel momento non si è mai fermato.
Il suo "titolo" fa intuire che l'obiettivo della redazione era solo quello di mettersi alla prova, una sorta di numero zero, utile a capire se si era pronti ad affrontare il "mondo del giornalismo".
Questo giornale comprendeva 24 pagine in formato A4 stampate in colore azzurro. Gli argomenti erano articolati secondo una serie di rubriche: una breve storia di S. Vittore a puntate, una analisi delle figure istituzionali del carcere, notizie flash da S. Vittore, la pagina "letture" che riportava il passaggio di un libro ed in chiusura una pagina di cucina chiamata "il cuoco consiglia."
Emilia Patruno desiderava comunque migliorare questa pubblicazione, passando da quello che affettuosamente definisce un giornalino ("Senza titolo" era scritto e letto solo in carcere dove veniva distribuito gratuitamente ai detenuti) ad un vero e proprio giornale che oltrepassasse "la dogana" dei cancelli di S. Vittore.
Durante la mia intervista infatti afferma : ".il rodaggio lo avevamo finito, ed eravamo pronti a partire sul serio.". E poi aggiunge: "E' stato in quel momento che ho deciso di appoggiarmi alla Sesta Opera S. Fedele (associazione a stampo religioso che da molti anni presta assistenza ai detenuti-Ndr), perché questa associazione aveva nel suo statuto la possibilità di fare da editore ad una pubblicazione periodica. Dopo esserci accordati abbiamo proposto il progetto al consiglio direttivo che fortunatamente ha accettato, così sono partite le stampe del nuovo giornale."
Il primo giornale che può vantare, ufficialmente, la dott.ssa Emilia Patruno come direttrice è "Magazine 2"; questa testata è stata depositata presso il Tribunale di Milano con l'atto n° 45 del 29 gennaio 1996 dove la dott.ssa Patruno figura come direttore responsabile, mentre il ruolo di direttore editoriale è affidato al Dottor Pagano (che, essendo il direttore di S. Vittore, deve visionare tutti i numeri del giornale prima che vengano pubblicati).
Alla mia domanda sul criterio di scelta del titolo della testata, la dott.ssa Patruno risponde: "Abbiamo preferito la denominazione magazine a quella di periodico perché è meno legata al concetto dello scorrere del tempo. Lo abbiamo fatto per una sorta di rispetto nei confronti dei detenuti che lamentano il fatto che in carcere la giornata non passa mai. Invece il numero "due" ha un duplice significato: innanzitutto è il civico di Piazza Filangeri dove si trova S. Vittore e quindi la redazione del giornale; e poi quel "due" per noi rappresenta simbolicamente la seconda possibilità di essere ascoltati, il riscatto che tutti dovrebbero avere.".
Di seguito infatti si noterà che, nonostante il titolo del giornale subirà altri cambiamenti, il numero due non verrà mai eliminato.
"Magazine 2", che aveva uscita quadrimestrale, ha visto fin dai suoi esordi notevole successo di pubblico: il giornale, venduto per abbonamento, nel corso della sua vita (dal 1996 al 2001) ha visto la risposta di 1400 abbonati, raggiungendo così una propria indipendenza economica.
Tale successo forse è anche dovuto alla significatività dello slogan della campagna abbonamenti: "fateci uscire almeno con le parole", emblematico della finalità del giornale.
Nel corso dei sette anni di pubblicazione "Magazine 2" ha cambiato "abito". Infatti, mentre nella prima edizione presentava quaranta pagine formato A4 scritte in bianco e nero con i titoli in rosso, dopo la trasformazione presenterà sempre quaranta pagine ma di formato 17 cm per 24 cm e una copertina colorata che cambia di numero in numero.
Il cambiamento di "Magazine 2", trasformato in rivista, è dovuto alla volontà di creare un giornale che fosse di qualità anche nella forma.
La struttura interna del giornale rimane pressoché immutata, continua a riportare delle rubriche fisse, quali: una pagina centrale dedicata alle poesie scritte dai detenuti; "per lettera", spazio nel quale venivano pubblicate le missive recapitate alla redazione da persone esterne; "S. Vittore flash" (notizie provenienti dal carcere) ed in chiusura "magazine music" una rubrica musicale. Il tutto era accompagnato da numerose fotografie che ritraevano momenti di vita in carcere.
Nell' agosto del 1998 la direttrice di "Magazine 2" e la redazione hanno ricevuto "Il Premiolino", prestigioso riconoscimento dell'Ordine dei giornalisti conferito mensilmente ad articoli ed iniziative di particolare interesse. In proposito Emilia afferma: "Questo premio ci ha fatto molto piacere non solo perché ci siamo sentiti lusingati del riconoscimento, ma perché significava che qualcuno "fuori" iniziava ad interessarsi a noi e a prendere sul serio il nostro lavoro.".
La voglia di autonomia e la volontà di crescere dei redattori del giornale, hanno portato all'interruzione della collaborazione con la Sesta Opera S. Fedele ed in seguito ad una nuova evoluzione della pubblicazione.
Per essere finalmente autonoma la dott.ssa Patruno ha costituito un'associazione, dal nome "Ildue", che ha ottenuto la qualifica di onlus, grazie alla quale ha la possibilità di fare da editore ai progetti da essa stessa promossi.
Gli altri associati sono: Elisabetta Rossini (webdesigner del sito), Emilio Pozzi (docente del corso "Approccio alle tecniche di giornalismo" tenuto in carcere dal 1998) e i rispettivi consorti che, per amore o per forza, sono stati coinvolti nell'iniziativa.
La nascita del giornale on line è avvenuta nel 2000 per la volontà di ampliare le frontiere della comunicazione dal carcere.
La Dottoressa Patruno sostiene di essersi resa conto quasi "di botto" (nell'intervista usa l'espressione "lampo di genio") che non esisteva un sito del carcere, così, nonostante continuasse a considerare il giornale stampato un ottimo strumento di comunicazione, ha compreso il potenziale comunicativo del nuovo medium e questo l'ha portata ad iniziare un iter fatto di pratiche, richieste di autorizzazioni e trafile burocratiche che alla fine l'hanno condotta ad un'importante svolta, la nascita del sito www.ildue.it (il cui dominio è stato registrato a suo nome) e quindi del Net Magazine di S. Vittore.
Secondo la giornalista la realizzazione di questo sito è un "paradosso della comunicazione" perché avvicina due mondi in netto contrasto tra loro: il carcere, caratterizzato da estrema chiusura e Internet che è lo spazio senza frontiere.
Per qualche tempo il sito è stato solo una trasposizione del giornale cartaceo "magazine 2" (prima versione), ma dopo essersi resa conto dell'innumerevole quantità di navigatori che vi approdavano la dott.ssa Patruno ha cominciato a meditarne lo sviluppo, che non tarderà ad arrivare.
Insieme alla redazione prende una decisione importante, quella di interrompere la pubblicazione del giornale cartaceo "Magazine 2", che avrebbe lasciato il posto ad un bollettino bisettimanale dal nome "Il due notizie" (molto ridotto rispetto al giornale), per dedicarsi completamente al potenziamento del sito.
(Il sito verrà analizzato nel prossimo paragrafo).
"Il due notizie"
"Il due notizie" è un bollettino bisettimale che circola all'interno del carcere, ha lo scopo di informare i detenuti su quanto accade all'interno dell'istituto penitenziario e anche su ciò che di inerente al carcere avviene in società (es. promulgazione di leggi che li riguardano) (Fig. 2).
Questo bollettino è un foglio formato A4 stampato sul fronte e sul retro la cui esistenza non è registrata presso il tribunale, viene stampato e fotocopiato all'interno di S. Vittore e sono gli stessi redattori che si occupano di distribuirlo nelle varie celle. Poi, all'esterno il dottor Gianfranco Pardi, marito della dott.ssa Patruno, si occupa di metterlo on line sul sito.
Per alcuni detenuti della redazione la decisione di abbandonare la pubblicazione di "Magazine 2" in favore del potenziamento del nascente sito è stata inizialmente molto difficile da accettare poiché significava cambiare modalità di lavoro ed anche utenza; inoltre c'è da considerare che ai detenuti non è consentito l'accesso ad Internet, perciò per loro, abituati a sfogliare e a toccare con mano la pubblicazione sulla quale lavoravano, era un po' come rimanere alle soglie di un teatro nel quale va in scena lo spettacolo per il quale avevano faticato ma a cui non potevano assistere perché sprovvisti di biglietto.
Inoltre alcuni detenuti sono entrati in carcere prima ancora della diffusione dei computer, perciò parlare a queste persone di Internet come di un' infinita rete di collegamenti è come, afferma la dott.ssa Patruno: ". fargli immaginare qualcosa che non c'è, che non esiste.".
Il loro lavoro consiste nello scrivere e impaginare ciò che poi, da una persona esterna, viene messo on line.
Settimanalmente viene portato in redazione il dischetto con l'aggiornamento del sito che, installato sui computer disponibili, consente ai detenuti della redazione di "navigare" anche se solo su determinate "rotte".
Nonostante tutti i dubbi iniziali i detenuti-redattori hanno accettato la sfida e adesso, che il sito va a gonfie vele e può vantare lettori provenienti da tutta Europa, sono molto orgogliosi e soddisfatti per essere stati i pionieri del primo sito sul carcere al quale molti altri istituti penitenziari si sono ispirati.
La dott.ssa Patruno sostiene che avvenimenti come la pubblicazione da parte di alcuni quotidiani di pagine che riportano testi del web magazine dei detenuti, li aiuta a comprendere l'importanza del loro lavoro on line e la considerazione che ne ha l'esterno.[10]
Come ho già accennato, la prima versione del sito era una trasposizione on line di "Magazine 2" mentre, la nuova edizione, oltre a riportare integralmente "Il due notizie", propone approfondimenti e temi di discussione.
La webmaster e webdesigner del sito è l'ingegnere Elisabetta Rossini titolare dello studio Hyperdesign; per pensare a come strutturare la seconda versione del sito mi ha raccontato di aver incontrato la redazione per un paio di mesi al fine di decidere quali contenuti inserire.
La scelta grafica, inoltre, è stata influenzata dalla precedente versione del sito e dal fatto che alcuni particolari non potevano essere cambiati, come ad esempio il logo e i colori utilizzati (che riprendevano quelli utilizzati dal periodico "Magazine 2").
La splash page (Fig. 1.3) mostra anzitutto il nome del sito www.ildue.it al di sotto del quale c'è il disegno di un grosso mazzo di chiavi nere. La prima volta che ho visto questa immagine ho pensato: "Chissà come mai hanno scelto come simbolo del sito un mazzo di chiavi così antico?", ma poi entrando a S. Vittore mi sono accorta che raffigurano esattamente le chiavi con le quali le guardie aprono e chiudono le porte e i cancelli del carcere.
Al di sotto di questa immagine si trova il disegno di un' altra chiave, questa volta rossa, accanto all'emblematica scritta "entra".
Sulla parte finale della schermata si legge la frase, pensata dai detenuti della redazione, che spiega il significato del nome del sito.
Cliccando su entra si apre la home page del sito dove, subito sotto il titolo, si trovano, in un menù a banda rossa, alcuni link "di servizio" grazie ai quali è possibile avere sintetiche informazioni inerenti alla redazione :
Curriculum vitae: Biografie di alcuni detenuti della redazione;
Noccioline: Conto corrente dell'associazione di volontariato "Ildue" (per chi volesse contribuire con un' offerta);
Dicono di noi: Rassegna stampa completa dal 2002 ad oggi;
La Redazione: Fotografie della redazione quasi al completo;
Credits: Ringraziamenti a chi lavora per il sito;
Scrivici: Indirizzi utili per contattare la redazione e i responsabili del sito
Nella parte destra della pagina si trova il menù di navigazione, dove oltre alla newsletter alla quale è possibile iscriversi per ricevere attraverso posta elettronica aggiornamenti sul mondo del carcere, si susseguono altri link grazie ai quali è possibile approfondire tutti gli argomenti trattati nel sito in un determinato periodo (gli argomenti vengono aggiornati ogni due mesi circa):
Primo piano: rubrica nella quale è possibile leggere interessanti racconti scritti dai detenuti in merito ad un argomento inerente al carcere (es. assistenza sanitaria a S. Vittore);
Zona Franca: definita area di libero scambio dove detenuti e "navigatori" possono incontrarsi e conoscersi attraverso lo scambio di opinioni. Qui i detenuti offrono le loro opinioni in merito ad un argomento ed invitano i lettori a dare il proprio contributo;
Thesaurus: rubrica che propone frammenti di opere letterarie particolarmente significative per i detenuti;
Dossier: rubrica che propone approfondimenti di determinati argomenti (ad esempio droga e repressione) attraverso i dibattiti politici del momento.
Queste quattro rubriche, come mi ha spiegato la dott.ssa Rossini, rappresentano la parte più dinamica del sito poiché sono legate al mondo esterno (politica, notizie Ansa ecc.)
Evasioni: rubrica che propone i racconti delle evasioni più celebri, reali o immaginarie, degli ultimi anni. Inoltre c'é: un forum nel quale i detenuti invitano i lettori a confrontarsi su diversi argomenti, interviste fatte dagli stessi detenuti ad alcuni esponenti del giornalismo, lettere scritte dai detenuti ed un sondaggio proposto dalla redazione ai lettori;
Temi: rubrica nella quale, attraverso articoli scritti dai detenuti, si trattano argomenti diversi, quali ad esempio gli affetti, il lavoro, la libertà, la salute, le donne.;
Questa rubrica può essere considerata il corpo vero e proprio del sito.
L'alberino: rubrica di servizio dove è possibile trovare il percorso giuridico dall'arresto alla libertà corredato da racconti autobiografici dei detenuti.
E' possibile trovare anche una area del menù che affronta argomenti più "leggeri":
Parole Libere: rubrica di racconti e poesie scritte dai detenuti;
Immagini: rubrica dove si trovano vignette e fotografie disegnate e scattate dai detenuti;
Il gioco: rubrica dove è possibile divertirsi rispondendo alle domande di un test "Scopri il delinquente che c'è in te" oppure leggere contributi in merito al senso del gioco.
Inoltre c'è.
Cosa facciamo: rubrica dove vengono "pubblicizzate" le diverse iniziative dei detenuti e dove è possibile trovare tutti i numeri del bollettino "Il due notizie".
Infine si trova.
Redazione junior: notizie dal carcere minorile Beccaria.
Il vecchio sito: dove, per non dimenticare il passato de "ildue", viene riportata la vecchia versione del sito.
Nella parte centrale della Home page si trova "un assaggio" degli argomenti trattati nelle rubriche alle quali rimandano alcuni dei link prima analizzati. In particolare si trovano le novità e gli aspetti più interessanti per invogliare il lettore a proseguire nella scoperta del sito.
Nella parte sinistra della pagina si trovano due importanti spazi di scambio con la società, sono le due finestre "sondaggio del due", che consiste in una domanda posta ai lettori riguardo un'opinione personale oppure riguardo la conoscenza di un dato tema, e "il forum" ( i detenuti scrivono le loro opinioni in merito ad un determinato argomento rispetto al quale invitano i lettori a dare il loro punto di vista; tutto questo viene messo on line all'esterno del carcere e poi settimanalmente viene riportato in redazione il dischetto con le risposte dei lettori che possono così essere visionate dai detenuti). Mentre la parte destra della home page è uguale per tutte le altre pagine del sito, la parte centrale e quella di sinistra cambiano. Infatti se si lascia la home page perché si decide di cliccare su un link della barra di navigazione, ad esempio su "lettere", nella parte centrale si apriranno le lettere dei detenuti a partire dalla più recente e sulla parte sinistra si aprirà un menù di navigazione secondario, detto indice, che mi permetterà di visualizzare tutte le altre lettere presenti (Fig. 5)
Come spiega la dott.ssa Rossini questo sito ha una particolarità dal punto di vista tecnico, quella di essere aggiornato in incrementale. "Generalmente i portali dopo un mese spostano le notizie in archivio mentre la scelta di S. Vittore è stata quella di lasciare tutto il materiale direttamente consultabile", afferma la webdesigner, che poi aggiunge: "questa caratteristica del sito offre l'opportunità, rispetto alla versione cartacea del giornale, di non perdere materiale".
Il sito presenta indubbiamente numerosi vantaggi rispetto al giornale cartaceo. Anzitutto è più economico perché una volta pagato il dominio, le uniche spese da sostenere sono il pagamento di chi vi lavora che nel caso di "ildue" sono nulle, vista la forma di volontariato. Inoltre come spiega la dottoressa Rossini, il sito è caratterizzato da una grande facilità di aggiornamento e, cosa più importante, la tempestività con cui si può aggiornare consente una circolazione di notizie quasi in tempo reale.
La comunicazione, secondo gli approcci che si collocano nella dimensione relazionale (antropologia, filosofia, sociologia, psicologia) è considerata come una realtà dell'uomo, una sua dimensione, qualcosa che appartiene alla sua natura[11]. L'uomo non può fare a meno di comunicare, allo stesso modo in cui non può fare a meno di espletare le sue altre funzioni vitali . Da questo deriva il fatto che non potendo la pena, come sostiene il già citato articolo 27 della Costituzione, consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, non si può ammettere una reclusione che frustri l'aspetto comunicativo dell'uomo, esattamente come risulterebbe disumano un carcere dove non venisse fornito il cibo ai detenuti.
Metaforicamente dunque la comunicazione è il cibo della dimensione relazionale, e quindi sociale, dell'uomo.
Si potrebbe pensare che la comunicazione fra detenuti sia sufficiente a mantenere allenata tale dimensione dell'uomo, invece essi desiderano comunicare con l'esterno, perché considerano la comunicazione "dentro" ripetitiva, limitata e destinata a far perdere l'identità sociale[13].
E' a questa esigenza di contatto con l'esterno che ha risposto la creazione del sito che, con la sue enorme portata comunicativa (potenzialmente tutto il mondo potrebbe accedervi mentre il giornale coinvolgeva solo quei cittadini già vicini alla realtà del carcere), rappresenta il canale privilegiato di comunicazione fra i detenuti di S. Vittore e la società.
Nel creare il sito, infatti, i detenuti erano mossi dalla volontà di "mandare un messaggio capace di arrivare nelle case di tutti con un semplice clic"[14], riuscendo così "ad uscire di prigione almeno tramite internet" .
Attraverso il Net Magazine i detenuti hanno la possibilità di far sentire la propria voce, le proprie opinioni, questo per loro è importante perché rappresenta una forma di libertà, di evasione mentale.[16] Per tanti di loro la partecipazione al sito è un lavoro sociale perché contribuisce a far conoscere il mondo del carcere a chi sta fuori . Ciò dovrebbe favorire l'attenuazione di quegli stereotipi "sul detenuto" che generano emarginazione una volta che questi rientrano in società. Come afferma Bruno Mazzara: "Gli stereotipi penalizzano il singolo per il fatto che nella generalizzazione forzata della categoria a cui appartiene questo perde la propria specificità" . Se accadesse che al detenuto una volta rientrato in società venisse negata la possibilità di reinserirsi perché considerato solo come un ex detenuto e non più come un uomo nella sua specificità, significherebbe che il sistema carcerario avrebbe schiacciato la sua identità. E' proprio questo che i redattori del sito vogliono evitare attraverso la sensibilizzazione della società esterna.
In conclusione si può dire che il sito rappresenta per i detenuti un sostituto della comunicazione "autentica" che si celebra nell'incontro personale tra le coscienze, nel rapporto diretto tra gli interlocutori"[20], ma è pur sempre una forma importante di comunicazione. Ne deriva che "anche la comunicazione in rete è una forma di relazione, poiché, seppur mediatizzato dallo schermo del personal, l'altro viene incontrato nonostante faccia a meno del corpo e del peso affettivo della presenza fisica" . E' conseguenza immediata la lettura del sito come un progetto importante ai fini della risocializzazione (recupero dell'aspetto sociale del detenuto) poiché amplifica enormemente il contatto detenuti-uomini liberi che ne è il principale presupposto. Per quanto riguarda l'altro aspetto a cui deve mirare il recupero del detenuto, ossia quello culturale, il giornale prima, e il sito poi hanno ad esso contribuito nella misura in cui, come si è visto, i redattori hanno partecipato ad un corso di italiano, ad uno di giornalismo e ad uno di web publishing.
In questo capitolo ho sostenuto che il sito rappresenta per S. Vittore la possibilità di comunicazione senza frontiere, ma, in conclusione, mi sembra giusto sottolineare il fatto che il sito ed Internet siano "solo" i supporti di tale comunicazione, ciò che la rende tecnicamente possibile. Per far sì che essa risulti proficua, cioè che metta realmente in contatto i detenuti con la società libera, occorre che si realizzino alcune condizioni.
Provo a spiegarmi attraverso una metafora presa in prestito dal "mondo della telefonia": il sito rappresenta uno strumento di comunicazione, esattamente come lo rappresenta un apparecchio telefonico, Internet funge da prolunga infinita per il cavo di tale apparecchio, che può così potenzialmente raggiungere chiunque, ma per far sì che la comunicazione potenzialmente possibile diventi atto, occorre che qualcuno sia interessato ad usare questa "apparecchiatura".
In altre parole c'è bisogno di due interlocutori (mittente e destinatario), che si scambino dei messaggi.
Nel caso specifico del sito de "ildue", i detenuti (mittenti) hanno lanciato il loro "invito di comunicazione" (messaggio) alla società libera (destinatario), adesso occorre che questa risponda a tale invito, per evitare che il sito rimanga un assordante, ma muto, "telefono che squilla".
Qualora la società rispondesse alla "telefonata" dei detenuti, deve verificarsi un'altra condizione per far sì che la comunicazione avvenga in modo corretto, cioè deve "attivarsi" quella che il linguista russo Jacobson definisce funzione conativa[22] della comunicazione. Tale funzione indica la capacità di ogni messaggio di produrre degli effetti su chi lo riceve, fa leva sulla teoria degli atti linguistici di J. L. Austin e della sua dimensione perlocutoria del messaggio. Secondo tale teoria ogni atto linguistico si lascerebbe comprendere su tre livelli: sul piano locutorio, per quello che dice, sul piano illocutorio, per quello che non dice ma intende significare, e sul piano perlocutorio, ossia per gli effetti che intende produrre sull'ascoltatore.
Per fare un esempio riporto una frase che i detenuti potrebbero dire, individuandone i tre piani: " La comunicazione è molto limitata qui dentro"[24], intendendo con ciò esattamente quello che hanno detto (piano locutorio); avendo però intenzione di far capire a qualcuno che vorrebbero che venisse aperta una finestra comunicativa tra il carcere e l'esterno (piano illocutorio); ed infine volendo che questa frase ottenesse effettivamente come risultato che qualcuno aprisse questa finestra con l'esterno (piano perlocutorio).
Dunque la funzione conativa riguarda il rapporto del messaggio col destinatario, quindi, affinché questa funzione sia garantita anche nel caso dei messaggi che i detenuti inviano alla società attraverso il sito, occorre che il messaggio dei detenuti venga compreso chiaramente dalla società esterna, e questa comprensione è molto a rischio a causa dei molti stereotipi riguardo i detenuti che appannano la facoltà di giudizio dei cittadini liberi.
E' proprio nell'ottica delle difficoltà che può incontrare un uomo libero e "onesto" nella comprensione di un uomo detenuto e "colpevole", che sono nati, sempre ad opera del gruppo "ildue", altri progetti che mirano a favorire questa comprensione facilitando l'empatia fra i due attori della risocializzazione.
In particolare mi riferisco al progetto dell'audiolibro "Il lupo racconta" e del gioco "Kriminal mouse" che hanno come denominatore comune il racconto autobiografico dei detenuti.
L'autobiografia, oltre ad essere, come si vedrà nel prossimo capitolo, un ottimo strumento per la cura di sé, ha anche il pregio di favorire l'immedesimazione del lettore nella storia che legge, facendolo vivere "nei panni di." per tutta la durata del racconto, così è più probabile che il cittadino libero provi, se non ad assolvere, almeno a capire.
Di seguito riporto lo schema delle interviste da me effettuate:
Dott.ssa Emilia Patruno (giornalista di "Famiglia Cristiana"):
1 Come è nata la Sua collaborazione con i detenuti di S. Vittore?
2 Esisteva già un giornale a S. Vittore?
3 Perché ha deciso di assumersi un impegno così gravoso ?
4 Come è nata la redazione?
5 Come scegliete gli argomenti da trattare nel giornale e nel sito?
6 Come viene finanziato il giornale?
7 Attraverso quali fasi è passato il giornale prima della creazione del sito?
8 Come hanno risposto i detenuti alle iniziative proposte e ai cambiamenti?
9 Ci sono state difficoltà a livello burocratico?
10 Come si pone il direttore del carcere nei confronti delle vostre iniziative?
(Intervista effettuata negli uffici di "Famiglia Cristiana", alla fine di febbraio 2004)
Dott.ssa Rossini (ingegnere e webmaster del sito):
1 Come è nato il sito?
2 Come ha fatto a scegliere gli argomenti e le modalità con cui inserirli nel sito?
3 Può fornirmi una descrizione del sito?
4 Quali sono i vantaggi del Net Magazine rispetto al giornale cartaceo?
(Intervista effettuata nella redazione de "ildue" a S. Vittore, all'inizio di marzo 2004)
Dottor Carlo Giorgi (direttore di Terre di mezzo):
1 Come e quando è nata la collaborazione fra "Terre di mezzo" e il giornale di S. Vittore?
2 Qual è l'obiettivo della collaborazione?
3 Che accordi economici sono stati presi?
4 Come scegliete gli argomenti da trattare?
5 Come rispondono i vostri lettori all'iniziativa?
(Intervista effettuata nella sede della redazione di Terre di mezzo all'inizio di marzo)
Dott.ssa Daria Bignardi (direttrice della rivista Donna):
1 Come e quando è nata la collaborazione fra "Donna" e il giornale di S. Vittore?
2 Qual è l'obiettivo della collaborazione?
3 Che accordi economici sono stati presi?
4 Come scegliete gli argomenti da trattare?
5 Come rispondono i vostri lettori all'iniziativa?
(Intervista effettuata nella redazione de "ildue" a S. Vittore all'inizio di marzo 2004)
Alcuni detenuti della redazione:
1 Come valutate la vostra collaborazione al Net Magazine e a tutte le iniziative a questa connesse da un punto di vista comunicativo e socializzante?
2 Cos'è per voi la scrittura?
3 Far parte della redazione vi ha cambiati?
(Interviste effettuate nella redazione de "ildue" a S. Vittore tra febbraio e marzo 2004)
Stralcio dell'intervista al professor Giacchiero, insegnante presso la casa penale di Alessandria, in Aldo Ricci e Giulio Salierno, Il carcere in Italia, inchiesta sui carcerati, i carcerieri e l'ideologia carceraria, Einaudi, Torino 1971, p.21.
"Il carcere è un'istituzione totale. Secondo Goffman, esso è un luogo in cui si forzano alcune persone a diventare diverse mediante la rottura delle barriere che separano le tre sfere principali di vita di ogni individuo (lavoro, famiglia, divertimento)."
In Aldo Ricci e Giulio Salierno, Il carcere in Italia, inchiesta sui carcerati, i carcerieri e l'ideologia carceraria, op. cit., p. 181.
Nel 2000 il quotidiano "l'Unità" ha pubblicato una pagina intera sul tema dell'indulto utilizzando degli articoli scritti dai detenuti e pubblicati sul Net Magazine www.ildue.it
Michele (un detenuto di S. Vittore): "I discorsi "carcerari" portano sempre dentro un giro vizioso basato sulle pene, sui benefici, sulle applicazioni delle leggi ecc. La condizione carceraria ti porta inconsapevolmente a perdere la tua identità sociale favorendo una vita vuota di affetti e caratterizzata da comunicazioni ripetitive, basate su codici linguistici limitati, logori e non allineati con la società esterna, di conseguenza non consona ad un recupero vero della persona."
Cfr., in Internet, URL: https://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/carceri/carceri/carceri.html.
Diego (un detenuto di S. Vittore): "Il giornale mi dà la soddisfazione di vedere uscire i miei pensieri."
Dino (un detenuto di S. Vittore):".comunicare con l'esterno è un modo di sentirsi vivi.il detenuto vuole dimostrare che esiste e la controprova fisica della sua esistenza è quello che scrive."
Maurizio (un detenuto di S. Vittore): ".amo scrivere per me è una forma di libertà, inoltre mi fa piacere pensare che i miei pensieri finiscano nello cyber space."
Maurizio (un detenuto di S. Vittore): ".io prendo la collaborazione al giornale come un lavoro sociale, mi piace rendermi utile nello spiegare una realtà che la maggior parte delle persone conosce poco."
Bruno M Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati: un'economia della mente che diventa un'avarizia del cuore, Il Mulino, Bologna 1997, p. 55.
Ivano (un detenuto di S. Vittore): ".quando ti arrestano ti tolgono dal tuo posto e senti un bisogno forte di comunicare, vuoi farti sentire per non farti schiacciare dal carcere.il sito fa sentire la nostra voce e poi ci aiuta a crescere, io ho imparato a parlare con gli altri e a dire davvero quello che penso".
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