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Intervista a Francesco Guicciardini
Ricordo ancora che ci alzammo molto presto, io e il mio fedele cavallo. Eravamo a maggio, ma faceva già molto caldo e il mio povero ronzino che aveva già la sua bella età, cominciava a non reggere più gli incitamenti che gli impartivo per portarlo al galoppo.
Finalmente arrivai a Villa Guicciardini. Il suo padrone mi aspettava da qualche ora e, quando mi vide, sembrò proprio sollevato. 'Temevo vi foste perso', mi disse. Aveva indovinato: senza macchina, senza il nostro amato futuro mi sentivo veramente perso. 'Venite' mi accennò e subito ci trovammo a discorrere nel suo grande giardino, camminando su un'immensa distesa verde che si perdeva in un bel blu terso.
-Intervistatore: Così, signor Guicciardini, è qui che ha deciso di ritirarsi dagli occhi del mondo. Complimenti, ha scelto veramente un bel posto. Sa che l'invidio?
-Guicciardini: Guardi, non disperi: qui potrà tornare quando vuole, la mia casa è sempre aperta agli amici.
- Intervistatore: Lei tiene molto agli amici, non è vero?
-Guicciardini: Certo: se non ci si fida di loro, di chi si dovrebbe? La politica mi ha insegnato molte cose: soprattutto a diffidare sempre da chi non si conosce molto bene.
- Intervistatore: Allora le era molto caro il signor Niccolò Machiavelli.
-Giucciardini: Ah, buon'anima. Mi sembra ieri quando il garzone lasciava sul mio scrittoio le sue lettere. Brav'uomo. Ma sono più di dieci anni che se ne è andato. Chissà.
-Intervistatore: Scusi l'indiscrezione, ma sa, è il mio lavoro. Lei afferma dì essere stato molto amico di Machiavelli, eppure in più di un'occasione gli si è schierato contro, intendo dal punto di vista ideologico.
- Guicciardini: Be', essere amici non significa necessariamente dover condividere le stesse idee, le stesse convinzioni. Io stimo tuttora molto Niccolò, credo che lui pure mi stimasse. Tuttavia non concordavamo su alcuni argomenti, avevamo delle opinioni diverse, tutto qui. Scusi, ma non credo che lei sia sempre d'accordo con ciò che gli altri dicono, con ciò che le dà ad intendere sua moglie.
-Intervistatore: Si, ha ragione. Ma lei ha addirittura scritto un saggio: le Considerazioni sui discorsi di Machiavelli: è un po' diverso
- Guicciardini: Conosce quel libro?[mi parve sorpreso, ma il suo viso lasciava trasparire una certa soddisfazione]Gliene hanno parlato i miei nipoti?
- Intervistatore: Più o meno: sarei più propenso a dire i suoi pronipoti, ma sarebbe una storia troppo lunga. Invece, mi parli di quest'opera.
- Guicciardini: Sono delle semplici considerazioni sul pensiero del mio amico. Vede, Machiavelli guardava con un'ammirazione esagerata all'antica Roma. La idealizzava, a mio parere troppo. Carezzava il desiderio di riproporre quel mito antico nel nostro presente, nella nostra realtà. Io non esitai e rivelargli ciò che pensavo: tante volte gli dissi che vaneggiava, che non era più seriamente proponibile la costruzione di uno Stato sulla base della res publica romana. In Italia, poi, dove i meccanismi storici che sono scattati negli ultimi secoli sembrano allontanare sempre più questa utopia di unificazione.
- Intervistatore: Non le sembra di essere un po' drastico?
- Guicciardini: No, non mi sembra affatto. Piuttosto sono un po' scettico sulla possibilità di risolvere questa crisi in cui si trova la nostra penisola. Troppi poteri frammentati, troppe ingerenze esterne: ormai non ho più la forza di sperare in un'unificazione reale. E, anzi, mi sto ricredendo: forse, tutto sommato, a noi italiani per il bene delle nostre arti va bene così.
- Intervistatore: Di colpo così ottimista?
- Guicciardini: Sto solo valutando che, sotto un potere unico centralizzato, magari anche straniero, non avremmo mai potuto realizzare questa sorta di res publica delle arti. Vede, gli uomini mirano a soddisfare i loro interessi. Questa volta hanno forse fatto bene.
- Intervistatore: Osservo con piacere che non ha un giudizio del tutto negativo sull'uomo.
- Guicciardini: Già, questo è vero. Non ho mai creduto che gli uomini non possano far altro che agire per il male. Ce ne saranno alcuni che potranno essere chiamati buoni ! Anche se, in ogni caso, sono convinto che la storia ci dimostri che la maggior 14parte di coloro che sono considerati eroi per la patria, non lo sono affatto, perché più che agire per il bene comune, hanno combattuto per conseguire il proprio.
- Intervistatore: È quello che lei chiama il particulare, la tendenza a raggiungere egoisticamente un proprio obiettivo, per se stessi.
- Guicciardini: Esattamente.
-Intervistatore: E come crede di porsi relativamente a questo argomento, rispetto a Machiavelli?
- Guicciardini: Mah! Ricordo che Niccolò puntava molto sul concetto di virtù. La considerava essenziale, l'unica qualità che un principe deve necessariamente avere. Penso la identificasse con l'intelligenza, con la forza di volontà, con un'innata capacità di saper intervenire sulla realtà e modificarla a proprio vantaggio, perseguendo quel fine che ci si era posti.
Ecco, piacerebbe anche a me che gli uomini avessero una tale capacità. Purtroppo la storia, la nostra più grande esperienza, ci mostra continui esempi di persone che non hanno saputo raggiungere l'obiettivo che si erano imposti; o nel migliore dei casi si sono limitati a soddisfare le proprie esigenze di potere, di conquista, senza essere mai realmente rivolti al bene comune dei loro sudditi.
- Intervistatore: Quindi ritiene che sia impossibile fornire dei modelli di comportamento che siano ancora validi nel presente?
- Guicciardini: Assolutamente. Non credo che mi sia mai venuto tra le mani lo straccio di un esempio valido da poter esibire come modello universale, al quale adeguare i nostri comportamenti e valori. Ho sempre avuto a che fare con ipocriti, che hanno finto di combattere per il bene della patria, di sacrificarsi per i loro concittadini. In realtà neanche sapevano quali fossero le esigenze del loro paese: erano troppo impegnati ad ammassare ricchezze, a soddisfare le proprie ambizioni.
- Intervistatore: Nemmeno Soderini, il confaloniere a vita della repubblica di Firenze? Lui ha sempre dichiarato di volere il bene dei fiorentini.
- Guicciardini: Al contrario, soprattutto Soderini! In tutta la sua vita non ha fatto che nascondere i propri interessi dietro quattro parole con cui ha astutamente incantato il popolo. Fortuna che i Medici ripresero presto il potere
- Intervistatore: I suoi giudizi mi spaventano
- Guicciardini: Posso capirla [qui la sua voce si rasserenò, quasi fosse stato colto in fallo]. Ma sa, ho passato tutta la vita in mezzo ai tumulti della politica: è difficile non crearsi dei pregiudizi
Mi congedò così quel giorno, ormai si era al tramonto. Il mio cavallo si era ripreso, ristorato da un abbondante pasto offerto dal mio ospite. Mentre me ne tornavo a casa, mi giravo indietro, per vedere quella villa e il suo grande padrone che diventava sempre più piccolo. Finché non scomparì all'orizzonte.
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