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Messico (Estados Unidos Mexicanos)
Repubblica americana, confinante a nord con gli Stati Uniti, ad est con il golfo del Messico e il mar Caraibico, a sud e ad ovest con l'oceano Pacifico, a sud-est con il Guatemala e il Belize. La superficie è di 1.972.547 kmq; gli abitanti sono 81.140.922. La capitale è Città del Messico (Ciudad de México), che ha oltre 18 milioni di abitanti.
Economia.
Fino alla Rivoluzione del 1910 il Messico conservò inalterate le forme d'una economia feudale, in quanto l'agricoltura, condotta con sistemi primitivi, aveva una prevalenza assoluta e la terra apparteneva a poche migliaia di famiglie. La massa contadina, costituita dai miserabili peones tenuti lontani da ogni possibilità di progresso, lavorava la terra dei padroni in condizioni servili. Furono però proprio i peones a battersi durante la Rivoluzione del 1910, che portò alla fine del sistema delle grandi proprietà agrarie stabilito dai conquistatori spagnoli. Oltre all'inizio della moderna civiltà nel Messico, la Rivoluzione stabilì anche una maggiore giustizia razziale, perché pose fine al monopolio d'ogni attività pubblica tenuto dai bianchi. Dopo il 1915 cominciarono ad essere costituiti gli ejidos, villaggi comunali cui veniva concessa una certa estensione di terra che doveva essere lavorata cooperativisticamente. Dal 1936 furono formate anche grandi comunità agricole, raggruppanti ciascuna diversi ejidos. Contemporaneamente i vari governi si adoperavano per risolvere il problema dell'irrigazione, molto grave in talune regioni, e per introdurre moderni sistemi di irrigazione. A tutt'oggi però i piani di irrigazione non sono stati completati e in molti luoghi i peones coltivano la terra secondo i metodi dei loro padri, bruciando ogni anno campi e boschi per fertilizzare il suolo. Anche l'industrializzazione procede a rilento o almeno non con il ritmo che sarebbe nccessario. In sostanza perciò il Messico resta un paese con reddito irregolarmente distribuito, bassissmi nelle campagne, nelle aree proletarie cittadine e nelle regioni aride del nord, dove per i peones vi è il problema quotidiano di trovare di che sfamarsi.
Governo e amministrazione
In base alla costituzione adottata a Querétaro nel gennaio 1917 e proclamata dal presidente Venustiano Carranza, il M. è una repubblica federale presidenziale, composta da stati i quali godono d'una completa autonomia amministrativa interna. Il Presidente della Repubblica, eletto per 6 anni con diretto voto popolare, rappresenta il potere esecutivo. Egli nomina un consiglio di 9 ministri e 8 capi-
dipartimento, dipendenti direttamente da lui. Non esiste, come negli USA, un vice-presidente. Il potere legislativo è composto da una camera di 161 deputati eletti a suffragio universale per 3 anni e da un senato di 60 membri. Gli stati, che hanno proprie legislature e un proprio governatore, si dividono in municipalità e villaggi. Complessivamente il M. è diviso in 32 stati e in un distretto federale. Gli Stati sono i seguenti: Aguascalientes, Baja California Norte, Baja California Sur, Campeche, Chihuahua, Chiapas, Coahuila, Colima, Durango, Guanajuato, Guerrero, Hidalgo, Jalisco, México, Michoachán, Morales, Nayarit, Nuevo León, Oaxaca, Puebla, Queretaro, Quintana Roo, San Luis Potosí, Sinaloa, Sonora, Tabasco, Taumalipas, Tlaxcala, Veracruz, Yucatán, Zacatecas. Il distretto federale (Distrito Federal) ha una superficie di 1499 kmq e costituisce in pratica l'area territoriale della capitale, Città del Messico. E' da ricordare che Baja California Sur e Quintana Roo erano nel passato considerati amministrativamente come territori. Vi è poi da considerare lo Stato di Pacifico Sur.
Partiti politici e organizzazioni sindacali. Il partito dominante nel Messico, che segue una politica quasi di regime, è il Partido revolucionario institucional (PRI), il partito della Rivoluzione del 1910, organizzato nel 1928 col nome di Partido revolucionario nacional, poi mutato in quello attuale. Tale partito ha dato al paese tutti i presidenti e la maggioranza dei deputati delle varie legislature. Gli altri partiti sono ammessi, ma hanno un'influenza molto relativa. Tra essi vi sono il partito comunista, grandemente decaduto in questi ultimi anni, il Partido popular, che raccoglie membri dissidenti di sinistra del PRI, e il Partido de acciòn nacional a carattere conservatore. Sono del tutto scomparsi dalla scena politica alcuni raggruppamenti clericali reazionari, quali il partito dei Sinarquistas.
La maggiore organizzazione sindacale del Messico è la Confederazione dei lavoratori messicani, alla quale sono iscritti ca. 1.000.000 di lavoratori, legata al PRI. Altri importanti sindacati sono la Confederazione dei lavoratori latino-americani di sinistra e la Confederazione inter-americana del lavoro, centrista.
Il Messico precolombiano. Quando gli Spagnoli giunsero nel Messico vi trovarono due popoli principali, i Maya, nella penisola dello Yucatàn, e gli Aztechi nell'Anahuac. Su entrambi questi popoli esiste oggi un'imponente massa di materiale archeologico, comprendente rovine di città e di grandi templi, i famosi teocalli, e numerose iscrizioni, non tutte però, specie quelle in lingua maya, facili a decifrarsi. Gli Spagnoli, occupato il Messico, cancellarono rapidamente la cultura dei Maya e degli Aztechi, distruggendo città, templi e imponendo conversioni forzate. Assetati di metalli preziosi, essi si stabilirono presso le miniere d'argento e d'oro, in aree densamente popolate, e si servirono degli indios per il lavoro d'estrazione. Primi centri furono Città del Messico e Guadalajara. Numerose altre città sorsero successivamente, tutte con una precisa ubicazione mineraria. Le regioni settentrionali vennero divise tra le missioni cattoliche. Sottoposti ad un lavoro bestiale, contagiati da malattie contro cui non avevano immunità, gli indios cominciarono a morire a decine di migliaia. Solo piccoli gruppi di maya fuggiti nelle foreste e in altri luoghi inaccessibili sopravvissero.
Storia.
La storia del Messico dalla conquista spagnola alla Rivoluzione del 1910 è stata condizionata dal sistema coloniale di sfruttamento stabilito fin dall'inizio dagli Spagnoli e consistente nella divisione del territorio in grandi lotti assegnati a poche famiglie e missioni. In tali lotti vi fu sempre una situazione di latifondo, in quanto i proprietari li sfruttavano per quel tanto che ad essi occorreva, lasciando incolte enormi estensioni di terra. La Rivoluzione del 1910 fu dovuta ad una grande spinta popolare, nella quale ebbero il loro peso sia i peones delle campagne che gli strati proletari formatisi nelle città, per spezzare le catene con cui una minoranza teneva da secoli avvinto un grande paese.
Nel 1517 il primo spagnolo, Hernández de Córdoba, sbarcò sulla costa dello Yucatán. Da quel momento aveva inizio una nuova storia per il M. Due anni dopo Hernán Cortés, un audace avventuriero, prendeva terra presso l'attuale Veracruz e iniziava la penetrazione nell'interno. Tra pericoli e temerarie avventure il 13 agosto 1521 si impossessava di Tenoxtitlán, capitale dell'impero azteco. L'anno prima era stato messo a morte Montezuma II, imperatore degli Aztechi. Impadronitosi del paese, Cortés distribuì migliaia di acri di terra ai suoi uomini; gli indios, considerati non uomini ma animali, furono costretti a lavorare nei campi e nelle miniere dei loro padroni. Il sistema di Cortés venne seguito dai conquistatori venuti dopo di lui e dalle stesse autorità spagnole. Il clero delle missioni, rapidamente diffusesi, sostenne sempre l'organizzazione coloniale di sfruttamento, anche se, d'altro lato, collaborò per la fondazione di città, chiese, università e scuole, dalle quali ultime gli indios restarono sempre esclusi.
Sia pure però in un mondo così chiuso col tempo si levarono voci di simpatia e pietà per gli indios e gli stessi Spagnoli discendenti dagli antichi coloni mostrarono spesso, per altri motivi, segni d'insofferenza al governo della lontana Spagna. Nei primi anni del sec. XIX un umile prete di nome Hidalgo si schierò dalla parte degli indios e iniziò un'azione tendente ad ottenere per essi più umane condizioni di vita. Venne però arrestato e giustiziato. La sua opera fu continuata da un altro prete, José Maria-
Morelos, legato ai gruppi indipendentisti spagnoli. Nel 1821 gli Spagnoli messicani condotti dal generale Augustín de Itúrbide si ribellavano contro le autorità ufficiali e proclamavano l'indipendenza. Itúrbide si faceva allora incoronare imperatore. L'anno seguente però, in seguito alla rivolta ca peggiata dal generale Antonio López de Santa Ana, il Messico diveniva una repubblica. Solo nel 1836, il 28 dicembre, dopo un fallito tentativo di riconquista, la Spagna riconosceva l'indipendenza del Messico. Nel 1836 s'ebbe una vera e propria guerra tra il Messico e i coloni del Tezas, che non intendevano essere considerati sudditi messicani; nel 1846 vi fu poi il conflitto tra il Messico e gli USA per la cosiddetta controversia del Rio Grande. Con tale conflitto il Messico perse vaste estensioni territoriali.
Nel 1857 Benito Juárez, detto El Benemérito, diede al Messico una costituzione liberale, che tra l'altro prevedeva la separazione della Chiesa dallo Stato e l'abolizione d'una serie di privilegi. I grandi proprietari e l'alto clero scatenarono allora una guerra civile, ma le forze da essi messe insieme vennero definitivamente battute nel 1861. Nello stesso tempo vi fu il tentativo di Napoleone III di fare del Messico una grande colonia francese. Il 12 luglio 1864, scortato da truppe francesi, entrava a Città del Messico Massimiliano d'Asburgo, proclamato imperatore. Nel 1867 era però fucilato dai repubblicani. Nel 1877 diveniva presidente il generale Porfirio Díaz, il quale instaurava un regime dittatoriale, restando al potere per molti anni. In effetti durante la dittatura di Díaz il Messico subì una vera e propria trasformazione in vari settori, ma la vita nelle campagne restò immutata. Nel 1910 un'ondata rivoluzionaria scosse tutto il paese e l'anno seguente Diaz lasciava il Messico.
Dopo la Rivoluzione il Messico non ritrovò la pace, in quanto continuarono disordini e congiure. Tuttavia lentamente problemi fondamentali sia politici che economici e sociali vennero affrontati e risolti. Nel 1917, soprattutto ad opera del presidente Carranza e dei suoi collaboratori, fu redatta la costituzione democratica, dalla quale doveva nascere il odierno.Nella Storia del M. contemporaneo il Partito rivoluzionario istituzionale (PRI) ha mantenuto costantemente il potere. Nel luglio del 1982 diveniva presidente Miguel de la Madrid Hurtado. La sua elezione segnava ancora una schiacciante vittoria del PRI.
Uno dei fenomeni dell'attuale Messico è l'emigrazione clandestina verso gli Stati Uniti. Nel grande paese vicino i Messicani travano in genere occupazione sotto forma di 'lavoro nero'. Nel 1987 una drastica legge delle autorità federali statunitensi stabiliva il ritorno nel M. di oltre 4 milioni di immigrati. Era un provvedimento doloroso che colpiva l'economia già povera di città e paesi messicani.
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