LA GLOBALIZZAZIONE
Nella seconda metà dell'Ottocento, la cosiddetta economia atlantica fu
caratterizzata da un intenso processo di internazionalizzazione il cui esito fu
una robusta convergenza dei prezzi dei beni, dei rendimenti dei capitali, delle
remunerazioni del lavoro. Vi fu, in altre parole, una prima grande
globalizzazione, i cui ultimi lustri richiamano ancora oggi lo scintillio della
"belle époque".
Tra la fine della guerra civile americana e il 1910, i costi di trasporto,
sia dei beni sia delle persone, da Kansas City a Liverpool diminuirono di circa
il 50% in termini reali. La diffusione del telegrafo, anche con la posa dei
cavi transatlantici, consentì di muovere i capitali da un continente all'altro
quasi in tempo reale. Per effetto di uno straordinario progresso tecnico, si
creò un unico mercato mondiale dei capitali, quelli del lavoro e dei prodotti
persero gran parte della segmentazione che li aveva caratterizzati per secoli.
Si produsse una forte riduzione sia nelle differenze dei prezzi di un medesimo
bene sulle varie piazze commerciali, sia nel divario tra la remunerazione del
lavoro qualificato e quella del lavoro generico. All'inizio del ventesimo
secolo, la cosiddetta economia atlantica era rapidamente avviata a divenire un
unico grande mercato. Improvvisamente il processo venne invertito. Tra il 1914
e il 1945, trionfò l'autarchia. La successiva ripresa dell'integrazione
economica internazionale fu lenta: solo all'inizio degli anni Ottanta si
raggiunsero, e non in tutti i campi, gradi di apertura paragonabili a quelli di
fine secolo. Il termine 'globalizzazione', che si sta diffondendo
sempre di più e che è entrato a far parte del linguaggio quotidiano, viene
utilizzato per definire il nuovo assetto dell'economia mondiale. L'Organizzazione
per la
Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) definisce la
globalizzazione come 'un processo attraverso cui mercati e produzione nei
diversi paesi diventano sempre più dipendenti tra di loro, a causa della
dinamica dello scambio di beni e servizi, e attraverso i movimenti di capitale
e tecnologia'. Il FMI (fondo monetario italiano) la definisce come
'l'interdipendenza economica crescente di tutti i paesi del mondo
provocata dall'aumento del volume e della varietà delle transazioni
transfrontaliere di beni e di servizi, dai flussi internazionali di capitali, nonché
dalla diffusione accelerata e generalizzata della tecnologia'. La
globalizzazione è un meccanismo in atto con velocità vertiginosa, di cui noi
non ci rendiamo conto nella nostra vita quotidiana ed è un meccanismo che rende
globali gli spazi economici, culturali e informativi, che prima erano a livello
nazionale. Essa ha una forza immanente propria che passa al di sopra delle
teste dei paesi e al di sopra dei meccanismi nazionali, ed è resa possibile
dalle nuove tecnologie che permettono oggi d'avere comunicazioni in tempi
immediati, di dimensioni e vastità finora sconosciute nella storia del mondo e
che sta globalizzando i mercati, le economie, le culture e l'informazione. La
globalizzazione non è sospinta solo da incentivi economici, ma anche e
soprattutto da una forza storica irresistibile, più forte della volontà di
qualsiasi Governo e di qualsiasi partito: la forza che si sprigiona
dall'evoluzione del modo di produrre. Essa impone a tutti i settori della vita
sociale una dimensione molto più ampia di quella degli Stati sovrani, anche i
più grandi. Si tratta di un processo di cambiamento che si può accelerare o
ritardare, ma non accettare o respingere.