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KENYA
CAPITALE: Nairobi DISTR. DEL TERRITORIO: |
SUPERFICIE: 582.640kmq 1)arativo: 7,8% |
LINGUA: kiswahili, inglese 2)pascoli: 36,7% |
RELIGIONE: animista 3)boschi: 28,9% |
MONETA: scellino del Kenya 4)incolto: 26,6% |
POPOLAZIONE: 30.520.000 abitanti |
DENSITA: 52,4 abitanti/kmq DISTR. DEGLI ADDETTI: |
INCREMENTO ANNUO: 3,39% 1)agricoltura: 81% |
MORTALITA INFANTILE: 69% 2)industria: 7% |
GOVERNO: repubblica presidenziale 3)terziario: 12% |
PNL PRO CAPITE: 260 $ sul totale della popolazione: 41,8% |
La Repubblica di Kenya, è uno Stato dell'Africa orientale, membro del Commonwealth, situato tra l'Etiopia a nord, l'Uganda a ovest, la Tanzania a sud, la Somalia e l'Oceano Indiano a est.
Il Kenya comprende due zone molto diverse: la metà nord-orientale del paese è formata da regioni più o meno aride, coperte di savane o di steppe. Procedendo dalla costa verso il massiccio etiopico si innalzano, dopo una pianura costiera, vasti altipiani sedimentari. La metà sud-occidentale del Kenya è la regione più vitale del paese, in cui è concentrata la quasi totalità della popolazione; a ovest di una pianura costiera stretta e paludosa, dominio della mangrovia, con temperature abbastanza elevate (Mombasa: temperatura media 26 sC) e piogge abbondanti (Mombasa: oltre 1000 mm l'anno), si innalzano altipiani che continuano poi nello zoccolo arcaico. A ovest questi altipiani sono ricoperti da lave e sono dominati da elevate cime vulcaniche (monte Kenya, 5.199 m; monte Elgon, 4.321 m d'alt.).Questa regione vulcanica, caratterizzata dalla presenza di terreni ricchi di sostanze decomposte, è solcata dalla grande fossa tettonica orientale (Rift Valley), profonda da 400 a 900 m, larga da 50 a 80 km, che si stende da nord verso sud e in cui si aprono i laghi Turkana (Rodolfo), Baringo, Nakuru, Naivasha e Magadi; la fossa è tagliata da massicci vulcanici e scarpate di faglia, coperte di dense foreste, che contrastano con l'aridità del fondo della fossa stessa e delle savane che ricoprono la maggior parte degli altipiani.
All'estremo sudovest gli altipiani precipitano verso il lago Vittoria, che penetra nel Kenya con una profonda insenatura. Le precipitazioni sono molto irregolari. La rete idrografica, disorganizzata dagli sconvolgimenti sopravvenuti nel terziario, è ancora in via di adattamento. La Rift Valley è una zona endoreica. L'Athi e il Tana sono gli unici fiumi che raggiungono l'oceano.
Nella popolazione del Kenya si distinguono tre gruppi appartenenti a famiglie linguistiche diverse: bantu, nilotica e cuscitica. I Luhya, i Kamba e i Kikuyu (i più numerosi, circa 3.600.000) sono di lingua bantu; i Masai, i Turkana, i Suk (popoli allevatori) e i Nandi (divenuti agricoltori) come pure i Luo delle rive del lago Vittoria fanno parte del gruppo nilotico; i nomadi somali, borana e orma sono del gruppo cuscitico. Fra gli stranieri residenti in Kenya il gruppo di gran lunga più numeroso è rappresentato dagli Indo-Pakistani, seguiti a grande distanza da Europei e Arabi. La popolazione kenyota è giovanissima (oltre il 50% è sotto i 15 anni e quasi il 75% sotto i 30), in conseguenza dell'assai elevato indice di accrescimento naturale (oltre il 41‰) risultante da un indice di natalità eccezionalmente alto (oltre il 55‰) e un indice di mortalità (14‰) di poco superiore al valore medio mondiale. Molto elevata è anche la mortalità infantile (92‰) e la durata media della vita è di 51,2 anni per gli uomini e di 54,7 per le donne. Circa i tre quarti degli abitanti sono cristiani (protestanti e cattolici rappresentano rispettivamente più di un quarto); gli altri sono in massima parte animisti, salvo una minoranza (6%) di musulmani. Lingue ufficiali sono il suaheli e l'inglese; assai diffusi sono i dialetti kikuyu, kamba e luo; il tasso di analfabetismo supera leggermente il 40%. La ripartizione degli abitanti sul territorio nazionale è molto irregolare e si passa dai 4 ab. per km² della provincia North-Eastern ai 1.614 di quella di Nairobi. La maggior parte della popolazione è ammassata infatti in nuclei isolati e le maggiori concentrazioni si hanno nella regione del lago Vittoria, ai margini meridionali e orientali del monte Kenya e sulla costa. La maggior parte della popolazione è rurale (80%); quella urbana è concentrata soprattutto nella capitale Nairobi e a Mombasa, principale porto dell'Africa orientale. Dopo queste due grandi città vi sono cinque città di medie dimensioni (Nakuru, Kisumu, Machakos, Eldoret e Thika) e una serie di cittadine, di cui Nanyuki, Kitale, Malindi, Kericho Nyeri sono le più importanti.
Il Kenya ha un'economia largamente basata sull'agricoltura. Sebbene dal conseguimento dell'indipendenza, nel 1963, abbia sperimentato una delle più rapide crescite economiche verificatesi tra i paesi africani, il galoppante incremento demografico (che non accenna a diminuire, ma tende anzi ad aumentare), con la conseguente crescente domanda di posti di lavoro, terra e servizi sociali ha finito per mettere in crisi l'economia del giovane Stato. L'indice di disoccupazione si aggira ormai intorno al 50%, la crescita annua del PNL ha subito un forte rallentamento rispetto agli anni Settanta e il prodotto nazionale lordo pro capite, incapace di tenere il passo con l'incremento demografico, è in continua diminuzione.
L'agricoltura contribuisce per oltre un quarto alla formazione del prodotto interno lordo e impiega circa l'80% della popolazione attiva, ma le colture non coprono che il 4,2% del territorio. Le terre irrigate sono poche, per cui le rese sono fortemente legate agli incerti del clima. La produzione agricola è tuttora caratterizzata dall'ampio divario tra agricoltura di piantagione e agricoltura di sussistenza. Rivolta in massima parte all'autoconsumo, quest'ultima viene praticata dagli indigeni sulle terre meno fertili e con tecniche arretrate e produce anzitutto mais, alimento base della popolazione, coltivato su oltre la metà delle terre sfruttate (2.650.000 t), e poi frumento (270.000 t), sorgo (130.000 t), patate (720.000 t), patate dolci (350.000 t), manioca (500.000 t), orzo, sesamo, ecc. L'agricoltura di piantagione è invece praticata sulle terre migliori della costa e dell'altopiano (intorno a Eldoret, Nakuru e Kitale); gestita da europei, canadesi e giapponesi, è specializzata nelle colture destinate all'esportazione e redditizie: anzitutto caffè (125.000 t), che da solo rappresenta in valore oltre il 40% delle esportazioni del Kenya, e tè (140.000 t), seconda voce delle esportazioni (circa il 18%, in valore), poi cotone, canna da zucchero, tabacco, piretro, di cui il Kenya è il primo produttore mondiale, palma da cocco, agave sisalana, ananas, ecc.
L'allevamento ha notevole importanza sia per il consumo interno sia per l'esportazione: il patrimonio zootecnico è costituito in primo luogo da bovini (9.000.000 di capi), tuttavia meno numerosi che in passato; inoltre solo gli animali allevati sugli altipiani (e in buona parte da Europei) sono redditizi. D'altro canto il bestiame conferisce «onore» sul piano sociale al suo proprietario. In notevole aumento sono invece caprini (8.500.000) ed ovini (7.100.000) allevati da pastori nomadi indigeni. La pesca viene praticata sia nelle acque interne sia lungo la costa (105.973 t di pesce, in massima parte d'acqua dolce).
Le risorse minerarie note sono poche, a parte la soda del lago Magadi utilizzata per la produzione di ceneri di soda (237.650 t), ma le prospezioni in corso fanno sperare nell'esistenza di giacimenti considerevoli.
L'energia elettrica (2.500 milioni di KWh all'anno) proviene in gran parte da centrali idroelettriche.
Il Kenya ha sperimentato un rapido sviluppo industriale ed è oggi il paese più industrializzato dell'Africa orientale. Il settore secondario contribuisce per quasi un quinto alla formazione del prodotto nazionale lordo e impiega circa un decimo della popolazione attiva. Esso è rappresentato in particolare dalle industrie alimentari (conservifici, birrifici, zuccherifici, lavorazione del caffè), chimiche (fertilizzanti), tessili (cotone), del tabacco, della carta, del cemento, dalla metallurgia (Nairobi), dalla raffinazione del petrolio e dalla petrolchimica (Changamwe, presso Mombasa).
Il settore terziario contribuisce per quasi la metà alla formazione del prodotto nazionale lordo e impiega circa un ottavo della popolazione attiva. Il turismo (540.000 presenze all'anno) in costante aumento, favorito da una serie di riserve e di parchi nazionali assai ben organizzati, è divenuto una delle principali fonti di reddito e di valuta estera del paese, voce importante nella bilancia dei pagamenti.
Il Kenya ha un commercio estero pesantemente deficitario: le esportazioni, rappresentate in massima parte da prodotti agricoli e solo per circa il 10% da prodotti petroliferi, non sono infatti sufficienti a bilanciare le importazioni, costituite da materie prime (petrolio) e da beni strumentali e di consumo. Principale cliente e fornitore è la Gran Bretagna (14,1% delle esportazioni e 15,8% delle importazioni); seguono, come clienti, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Uganda; come fornitori, Giappone, Germania, Stati Uniti e Italia.
Il Kenya dispone di un esteso sistema di trasporti; la rete ferroviaria si sviluppa per 2.654 km ed è imperniata sulla linea Mombasa-Nairoibi- Kampala; la rete stradale è complessivamente di 54.200 km (il 12% dei quali asfaltato). Sul lago Vittoria è attiva la navigazione. Porto principale, Mombasa. Ben sviluppati sono anche i collegamenti aerei; principali aeroporti a Nairobi, Mombasa, Malindi e Kisumu.
Il Kenya è una repubblica indipendente e sovrana nell'ambito del Commonwealth (in base alle norme costituzionali del 1s giugno e 12 dicembre 1963 e 12 dicembre 1964). Nel 1991 è stato formalmente abolito il regime a partito unico. Il potere legislativo è esercitato (modifica costituzionale del 22 dicembre 1966) da un'Assemblea nazionale unicamerale eletta a suffragio universale ogni cinque anni. Il presidente della repubblica, che dura in carica cinque anni; dal 1992 è eletto a suffragio diretto a maggioranza semplice sul piano nazionale e con il 25% in almeno 5 delle 8 province, inoltre non per più di due mandati. Egli assomma in sé le funzioni di capo dello Stato e di capo del governo. Il paese è ripartito in otto province, che godono di una certa autonomia amministrativa.
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