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DATI GENERALI
Repubblica
del Burundi (République du Burundi;
Republika y’Uburundi)
Capitale: Bujumbura
Superficie: 27.834 km²
Popolazione: ab. Densità: 224 ab./Km²
Lingue ufficiali: kirundi, francese, swahili Ordinamento: Repubblica presidenziale
Suddivisione amministrativa: 15 province
Unità monetaria: franco del Burundi
Religioni cattolica 67%, religioni indigene 32%.
Gruppi etnici: Hutu 85%, Tutsi 14%, Twa (pigmei) 1%
GEOGRAFIA E CLIMA
Situato nel cuore dell’Africa e confinante con il Ruanda a nord, con la Tanzania a est, con lo Zaire a sud - ovest, il Burundi si estende su una regione di altipiani erbosi – gran parte del territorio raggiunge infatti i 1.500 m di altezza e solo la fascia occidentale è a quota 700 m – appartenenti al bacino del Nilo. Dal punto di vista idrografico, il lago Tanganica, il secondo al mondo per profondità, bagna gran parte del confine occidentale e nel paese si trova inoltre la sorgente più meridionale del Nilo Bianco.
Nella regione predomina un clima tropicale con abbondanti piogge e si registrano deboli escursioni termiche. La vegetazione quindi è quella della savana; l’originaria foresta sempreverde è invece ormai quasi scomparsa a causa del progressivo disboscamento e impoverimento dei suoli, conseguenza dell’intenso insediamento umano.
POPOLAZIONE
I Burundesi, il 58% dei quali vive oggi sotto la soglia della povertà, sono divisi dalla storica rivalità tra tutsi (watussi), che hanno dominato per lungo tempo la vita politica, e Hutu, che rappresentano la maggioranza; la differenza tra i due gruppi è però più sociale che etnica: essi infatti possiedono lingua a cultura in comune.
Le condizioni di vita della popolazione sono drasticamente peggiorate nel corso dei numerosi anni di guerra civile. In soli quattro anni il tasso di malnutrizione è passato dal 6% al 12%, fino ad arrivare al 20% nelle province toccate dalla guerra. I casi di malattia a carattere endemico sono aumentati del 200% e la diffusione del virus HIV ha toccato indici allarmanti. Inoltre il Burundi, attualmente, si trova nelle seguenti condizioni: ha un tasso di scolarizzazione del 43%, a fronte di una popolazione adulta analfabeta pari al 62%; un tasso di mortalità infantile di 127 bambini su 1000; una vita media che si aggira intorno ai 44 anni; il 46% della popolazione ha meno di 15 anni; un medico ogni 21.583 malati; un letto di ospedale ogni 1631 abitanti; un indice di sviluppo umano dello 0,247%, uno tra i più bassi al mondo.
Due esempi di bambini dell’etnia hutu.
ECONOMIA
L'economia del Burundi, tra le più povere del mondo a causa del sovrapporsi di guerre civili e di colpi di stato, si basa essenzialmente sull'agricoltura, ancora tradizionale e di sussistenza: cassava, banane, patate dolci, fagioli secchi, miglio, arachidi sono i prodotti maggiormente trattati, insieme al caffè che copre l'81% delle esportazioni. L’allevamento è praticato in modo primitivo e non garantisce rendite rilevanti; importante invece per il fabbisogno alimentare è la pesca sul lago Tanganica (tra 15.000 e 20.000 tonnellate di pescato l’anno). Le risorse minerarie, limitate e mal sfruttate, includono cassiterite, columbite-tantalite, caolino, argilla, uranio e nichel. L’apparato industriale comprende piccoli stabilimenti alimentari, tessili e per la lavorazione del tabacco.
I partner principali del paese, per quanto riguarda il commercio, sono i paesi dell’Unione Europea, USA e Giappone, dai quali il Burundi importa attrezzature agricole e industriali, generi alimentari e materiale da costruzione.
La situazione di sostanziale povertà si può verificare anche dai seguenti dati: le autovetture sono appena 14.000 -per una rete viaria che si estende per 6300 km, di cui solo un migliaio asfaltato- e solo 15.000 i veicoli industriali. La rete ferroviaria è praticamente assente come del resto anche il servizio aeroportuale, esclusa l’area della capitale. Altro dato sconcertante è il debito estero del paese che raggiunge il miliardo e mezzo di dollari americani.
STORIA
Nel 1885 si tenne a Berlino una conferenza internazionale che vide gran parte dei paesi europei spartirsi a tavolino i territori del continente africano; il Burundi cadde sotto il dominio coloniale della Germania (che lo unificò con il Ruanda nella colonia del Ruanda-Urundi). Dopo la prima guerra mondiale passò sotto il controllo del Belgio dove rimase fino all'indipendenza nel 1962. Il paese si costituì monarchia costituzionale, retta dal mwami (re) watussi Mwambutsa IV; nel 1966, anno della sanguinosa ascesa al potere degli Hutu nel vicino Ruanda, il figlio del mwami, il principe Ntare, si impadronì del potere, ma nello stesso anno fu deposto da un colpo di Stato militare diretto dal primo ministro, Michel Micombero,esponente degli hima, l’aristocrazia tutsi che controllava l’esercito. Micombero fu proclamato presidente della Repubblica (29 novembre) e durante la sua presidenza perpetrò un genocidio ai danni dell’etnia hutu (100.000 – 200.000 morti). Nel 1976 Micombero venne destituito nel corso di un colpo di Stato promosso dal colonnello hima Jean-Baptiste Bagaza che attuò un primo tentativo di riconciliazione. Nell'ottobre 1987 questo venne a sua volta deposto da un colpo di Stato capeggiato dal hima Pierre Buyoya. Questi avviò una certa apertura politica, soprattutto dopo i nuovi sanguinosi scontri Hutu – Tutsi del 1988 (decine di migliaia di morti e profughi). Nel 1991 venne instaurato un governo a maggioranza Hutu, con un programma di riforme in senso pluralistico culminante nella costituzione adottata per referendum nel marzo 1992. Le prime elezioni multipartitiche del 1993 assegnarono la maggioranza dei seggi al Fronte per la democrazia del Burundi (FRODEBU), espressione dell’etnia hutu; le consultazioni registrarono la vittoria di M. Ndadaye (hutu), ma la svolta fu presto annientata dall'uccisione del presidente e del suo staff. Il potere rimase tuttavia al FRODEBU con il presidente C. Ntaryamira (febbraio 1994) che venne però ucciso in un attentato aereo nell’aprile dello stesso anno, con il presidente del Ruanda. Il paese precipitò nuovamente nella violenza etnica e gli scontri continuarono in una difficile situazione governativa. Il 25 luglio 1996 l'esercito, dominato dalla minoranza tutsi, depose il presidente hutu Sylvestre Ntibantunganya del FRODEBU, che era stato eletto regolarmente il 30 settembre 1994. Con questo colpo di Stato i Tutsi presero il controllo della capitale Bujumbura e dell'intero Stato: vietarono il multipartitismo, imposero il coprifuoco e chiusero tutte le frontiere e l'aeroporto. Nel novembre 1996 le truppe tutsi del Burundi, in accordo con quelle zairesi e con quelle tutsi del Ruanda, si portarono sul confine con lo Zaire e massacrarono i profughi hutu burundesi, che erano fuggiti in Zaire nel corso del 1994 e del 1995 e che cercavano di tornare in patria.
Secondo gli analisti internazionali le etnie zairesi e quelle tutsi del Ruanda e del Burundi, che costituiscono una minoranza etnica rispetto agli Hutu, vorrebbero unificarsi, con l'intento di eliminare questi ultimi, loro tradizionali avversari.
ASSETTO ISTITUZIONALE
Il Burundi è una repubblica presidenziale con una camera legislativa (Assemblea nazionale). La costituzione multipartitica del 1992 ha abrogato il monopolio dell’Unione per il progresso nazionale (UPRONA), imponendo però ai partiti un’uguale rappresentatività di Hutu e Tutsi.
Il Burundi fa parte dell'ONU, dell'OUA (Organizzazione Unità Africana), dell’Organizzazione per la sistemazione del bacino Kagera (OBK) ed è membro associato alla UE.
LA CAPITALE e ALTRE CITTA’
L’insediamento del Burundi è quasi totalmente rurale; la popolazione urbana è per lo più concentrata nella capitale Bujumura (246.357 ab.), che è l’unico centro moderno del paese. La città si è sviluppata da un presidio militare tedesco e ha conosciuto una forte espansione demografica dopo l’indipendenza (dai 40.000 abitanti del 1961 ai 172.000 del 1979); posta sulle rive settentrionali del lago Tanganica, è dotata di porto peschereccio e di aeroporto. Oltre che centro politico – amministrativo, Bujumura è mercato agricolo e di esportazione dei prodotti nazionali e sede di alcuni stabilimenti tessili, alimentari e meccanici.
Altro grande centro del paese è Gitega, situato sull’altipiano, nodo stradale e polo commerciale.
RUANDA
DATI GENERALI
Repubblica Ruandese (Republika y’u Rwanda; République Rwandaise)
Capitale: Kigali
Superficie: 26.338 km2
Popolazione: 7.737.537 ab.
Densità: 294 ab/Km²
Lingue ufficiali: kinya Ruanda, francese, inglese
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Suddivisione amministrativa: 11 prefetture
Unità monetaria: franco del Ruanda
Religioni: cattolica 60%, animista 25%, protestante 14%, musulmana 1%
Gruppi etnici: Hutu 90%, Tutsi 9%, Twa 1%
GEOGRAFIA E CLIMA
Il paese, situato nel cuore dell’Africa, confinante a nord con l’Uganda, a ovest con lo Zaire, a sud col Burundi e a est con la Tanzania, è in larga parte montuoso, caratterizzato da formazioni orogenetiche che si connettono strutturalmente agli altopiani dell’Africa orientale. Le forme del rilievo furono inasprite dagli sconvolgimenti del periodo cenozoico, quando si formò la grande depressione est-africana (Rift Valley), un tratto della quale, parzialmente invaso dalle acque del lago Kivu, segna il limite occidentale del Ruanda. Il resto del paese è invece occupato da un altopiano (sui 1500 m) digradante verso il lago Vittoria. Asse idrografico principale è il Kagera che scorre lungo il confine orientale e nel quale confluiscono i numerosi e brevi corsi d’acqua che solcano l’altopiano. Nel settore settentrionale del paese si elevano inoltre alcune formazioni vulcaniche (monti Karisimbi, 4507 m).
Il clima dominante del paese è quello tropicale anche se i caratteri climatici sono decisamente modificati dall’altitudine, per cui le temperature risultano generalmente miti; molto favorevole è il regime delle precipitazioni con piogge concentrate nei periodi marzo-maggio e ottobre-dicembre. La vegetazione è quella tipica della savana e della foresta anche se quest’ultima copre ormai soltanto il 20% circa del territorio a causa della degradazione ambientale ad opera dell’uomo.
POPOLAZIONE
La popolazione è costituita da tre gruppi etnici distinti: i Twa, una minoranza di pigmei originari della regione (ora confinati nelle foreste), gli Hutu, gruppo dominante di ceppo bantu, e i Tutsi (o Watussi), popolo etiopico di alta statura dedito alla pastorizia e per tradizione guerriero.
La popolazione del Ruanda, i tre quarti della quale sono al di sotto dei trenta anni di età, a differenza del confinante Burundi, ha un elevato indice di incremento naturale (33,9‰), risultato di un indice di natalità che si mantiene altissimo (51‰) e di un indice di mortalità in diminuzione (17,1‰); l'indice di analfabetismo supera comunque il 50%. Gravissimo è il problema della diffusione dell’AIDS, che, secondo fonti internazionali, nel 1995 interessava il 40 % delle donne in età feconda.
ECONOMIA
L’economia del paese è molto arretrata, tanto che il paese è stato classificato dalle Nazioni Unite tra i 25 più poveri del mondo; l'agricoltura rappresenta infatti quasi l'unica attività del paese (le terre coltivate occupano una superficie pari a quasi il 45% del territorio). Le principali colture destinate all'autoconsumo sono patate, manioca, banane e fagioli secchi; quelle per l'esportazione sono invece dominate dal caffè e dal tè. La pesca, praticata nelle acque del lago Kivu (3500 tonnellate nel 1991), serve al consumo interno; l’allevamento (600.000 capi bovini e 1,5 milioni tra ovini e caprini) è praticato sugli altipiani dai pastori tutsi , ma non copre il fabbisogno alimentare.
L’attività estrattiva, che potrebbe costituire la base per uno sviluppo del paese, fornisce stagno e tungsteno, mentre è ancora nulla la produzione dei giacimenti di gas naturale del lago Kivu, che sembrano essere notevolmente ricchi. L'industria, quasi irrilevante, è rappresentata essenzialmente da qualche stabilimento alimentare e tessile.
Non esistono ferrovie e la rete stradale, asfaltata solo in minima parte, si estende per complessivi 13.170 km. Il sistema aeroportuale è formato solamente da due aeroporti (internazionali): il primo nella capitale e il secondo a Kamembe, l’altra grande città del paese.
STORIA
Il territorio del Ruanda, già abitato dalla popolazione bantu degli Hutu, fu raggiunto nel XV sec. dai Tutsi (Watussi), che, conquistato il potere politico e ridotti gli Hutu in schiavitù, unificarono la regione sotto un rigido sistema feudale. Il regno watusso divenne colonia tedesca nel 1885 (Conferenza di Berlino) e venne unificato con il Burundi nella colonia del Ruanda-Urundi; passò poi nel 1916 al Belgio. In epoca coloniale fu teatro di aspre lotte tra l’oligarchia dei Watussi (trattati da sempre dai Belgi in modo preferenziale rispetto agli altri gruppi etnici) e la maggioranza della popolazione hutu. Una rivolta hutu del 1959 condusse il paese al referendum istituzionale del 1961, che abolì la monarchia. Il revanscismo del vecchio gruppo dirigente tutsi, segnò tragicamente i primi anni dell’indipendenza, conseguita nel 1962 con l’aiuto del Partito dell’emancipazione del popolo hutu (PARMEHUTU), provocando massacri di Tutsi (100.000) e un’ingente emigrazione. Nel 1973 un colpo di Stato militare portò al potere il ministro della difesa, il generale J. Habyarimana, che instaurò un regime autoritario misto (civil-militare) con un unico partito, il Movimento rivoluzionario nazionale per lo sviluppo (MAND). Nel 1990 però riesplose nel paese la lotta tribale in seguito all'invasione - da parte del Fronte patriottico ruandese (FPR) guidato dai Watussi - del nord; si diede così inizio ad una vera e propria guerra civile. La crisi innescata dal conflitto accelerò il processo di riforma politica intrapreso da Habyarimana, che nel 1991 modificò la costituzione in senso multipartitico e nel 1992 varò un governo transitorio di coalizione nazionale formato da civili, in previsione di libere elezioni. Gli accordi di Arusha (Tanzania), sottoscritti nel 1993 dal governo e dal FPR, avrebbero dovuto porre fine alla guerra e avviare il processo di democratizzazione; la mancata ratifica degli accordi da parte del presidente Habyarimana (che anzi continuò la repressione contro le opposizioni e impedì il rientro in patria delle migliaia di profughi tutsi in esilio) però, provocò un irrigidimento e un inasprimento del conflitto. Alla morte di Habyarimana, assassinato insieme al neopresidente del Burundi Ntaryamira il 6 aprile 1994, la situazione degenerò in un cruento massacro tra FPR e truppe hutu governative, che provocò anche l’esodo di migliaia di profughi. La fine della guerra civile nell’estate 1994, con la sconfitta del governo hutu e la vittoria militare del Fronte patriottico ruandese, lasciò al Paese molti problemi di carattere economico e sociale che il nuovo presidente tutsi, Pasteur Bizimungu, e gli interventi delle Nazioni Unite, non riuscirono a risolvere. Nel corso del 1995 e del 1996, nonostante la pressione esercitata dalla diplomazia internazionale sulle autorità ruandesi di etnia tutsi, i militari massacrarono la popolazione hutu. Gli Hutu furono così costretti ad abbandonare il Ruanda e a stabilirsi nel vicino Zaire, in qualità di rifugiati politici. Nel novembre 1996 il generale Sese Seko Mobutu, capo dello stato dello Zaire, consentì ai militari ruandesi tutsi di entrare nel suo paese e di massacrare i profughi hutu; questi si erano diretti dapprima verso l'interno dello Zaire, poi verso il Ruanda, dove, per interessamento delle agenzie umanitarie, furono aperti campi profughi protetti da incursioni militari.
ASSETTO ISTITUZIONALE
La costituzione del 1978, sebbene modificata nel 1991 in senso multipartitico, affida il potere esecutivo al presidente, che è capo dello stato e del MAND (dal 1991 trasformatosi in Movimento repubblicano nazionale per la democrazia e lo sviluppo, MANDD) e viene eletto a suffragio universale per cinque anni; lo stesso presidente esercita il potere legislativo insieme al Consiglio nazionale di sviluppo, composto da settanta membri.
Il Ruanda è membro dell'ONU, dell'OUA ed è associato alla UE.
LA CAPITALE e ALTRE CITTA’
In Ruanda non esiste un tessuto urbano; l’assoluta maggioranza della popolazione vive infatti in piccoli villaggi ad economia agricola, spesso lontani dalle principali vie di comunicazione.
La capitale Kigali (237.782 abitanti nel 1991), situata sugli altipiani nel cuore del paese, si è sviluppata come centro urbano negli ultimi trent’anni (contava appena 26.000 abitanti nel 1960), ed è il principale mercato agricolo di tutto il Ruanda. Sede delle attività politico-amministrative e di alcune piccole industrie alimentari, tessili e chimiche, è servita dal maggiore aeroporto internazionale del paese.
Il principale centro del sud del paese è Butare, che fu la città più importante durante la dominazione belga ed è stata anch’essa sconvolta dalla guerra civile. Ruhengeri è un mercato agricolo di discreto livello.
HUTU, TUTSI, TWA
Le società ruandese e burundese, come già detto, sono caratterizzate dalla divisione tra Tutsi e Hutu, divisione che si basa essenzialmente sulla diversità di occupazioni: mentre i Tutsi sono allevatori, gli Hutu sono in genere agricoltori. Gli antropologi fanno infatti notare che i due gruppi non sono delle tribù: essi infatti hanno in comune cultura, lingua e territorio; anche dal punto di vista economico vi possono essere scarse differenze.
Bisogna però notare
che tra i gruppi etnici dei due paesi figurano anche i Twa, che, pur essendo
gli abitatori autoctoni delle due regioni, rappresentano oggi un’esigua
minoranza. I Twa (o Batwa) sono sempre stati ai margini delle società ruandese
e burundese; secondo il censimento dei 1991 vivono in Ruanda 29.000 Twa, mentre
altre comunità – numericamente minori – si trovano in Burundi, Uganda e Zaire.
I Twa sono stati oppressi dai Tutsi, la minoranza aristocratica e guerriera,
come dagli Hutu. È raro che possiedano della terra; finora la loro principale
fonte di sussistenza è stata la produzione e la vendita di ceramica, ma oggi
l'importazione dei contenitori di plastica sta riducendo in modo drastico il
loro mercato. Molti lavorano a giornata nelle fattorie hutu, altri si dedicano
con successo alla danza ed alla musica.
Un secondo gruppo Twa, chiamato anche Impunyu, ha vissuto fino a poco tempo fa
nelle foreste dedicandosi alla caccia ed a piccole attività di raccolta. Alcuni
di loro hanno curato i campi che sorgono nella foresta di Nyungwe, ma la
maggior parte è stata costretta a lasciare la terra. Nei primi anni Ottanta,
infatti, la foresta del Gishwati, nel nord-ovest del paese, è stata disboscata
per un progetto della Banca Mondiale che prevedeva la creazione di pascoli e
piantagioni di tè. Nel progetto mancava un piano di reinsediamento per gli
Impunyti, così questi sono stati costretti all'accattonaggio. Successivamente
si è cercato di farli tornare all'agricoltura, ma con risultati assai modesti.
I Twa inoltre, non possono usare le fontane pubbliche. Gli Hutu ed i Tutsi li
disprezzano profondamente. Molti di loro vengono percossi od uccisi solo perché
cercano di acquistare un po' di terra. Inoltre vengono spesso arrestati perché
non sono in grado di pagare le tasse. La tassa matrimoniale, in particolare,
comporta loro molti problemi: i figli di coloro che non possono pagarla non
vengono ufficialmente riconosciuti e quindi, per esempio, non possono avere
documenti personali. Tra il 1991 ed il 1992 un gruppo di Twa ha fondato due
organizzazioni per la difesa del proprio popolo: l'APB (Association pour la
Promotion des Batwa) e l'ADBR (Association pour le Développement Globale des
Batwa de Ruanda). L'APB ha portato avanti un programma di formazione per sarti
e falegnami, un'associazione femminile ed una compagnia di musica e danza. I
Twa vengono discriminati anche nei campi profughi. Laddove scarseggiano il
cibo, l'acqua o lo spazio è molto più difficile sopravvivere per un Twa
piuttosto che per un altro profugo ruandese e burundese. Inoltre molti Twa,
essendo privi di documenti personali, incontrano grossi problemi sia al momento
della fuga che al momento del rimpatrio.
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
Durante lo scorso decennio numerosissime associazioni non – governative (come, per esempio, le stesse Nazioni Unite, l’Organizzazione dell’Unità Nazionale Africana, Amnesty International) hanno denunciato, e continuano ancora oggi a denunciare, la violazione dei diritti umani in Burundi e in Ruanda. I diritti violati riguardano più ambiti, ma le denuncie maggiori si sono avute in campo giuridico: a moltissime persone processate (nel 1996/ 1997 / 1998) con l'accusa di aver partecipato al genocidio del 1994, per esempio, è stato rinnegato il diritto all’avvocato difensore; molte altre sono state trattenute, invece, senza accusa. Per centinaia di persone inoltre, i lunghi periodi di detenzione si sono svolti in condizioni equivalenti a trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Nei rapporti – riguardo a questi due paesi – delle associazioni sopra citate, ricorre spesso il termine “sparizione”: anche di questo, infatti, sono vittime moltissime persone che, detenute spesso perché facenti parte di gruppi armati di opposizione, sono state fatte sparire e molto probabilmente sono state uccise; sulla maggior parte di queste sparizioni non si è nemmeno indagato.
Ancora nel 1999 e nel 2000 sono state inviate nei due Paesi missioni umanitarie per avere il quadro della situazione circa il rispetto dei diritti umani, ma “ovviamente”, le ricerche sono molto difficili.
Campagna nutrizionale in Burundi
BIBLIOGRAFIA
(Associazione per i popoli minacciati e per i diritti umani in tutto il mondo)
Tutti i dati si riferiscono al 1998 ( salvo specifiche indicazioni ).
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