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Maurizio Costanzo Show PROGRAMMA TV OPPURE NO?
Fascicolo scolastico di ricerca e documentazione
Nel novembre 1995, nel corso di un popolare programma televisivo, il Maurizio Costanzo Show, viene intervistata Saira, una ragazzina zingara cui un passante ha spezzato i polsi dopo averla sorpresa a derubare un altro passante.
Dopo questa apparizione in TV nasce subito una polemica, non solo giornalistica, ma anche sul diritto di riservatezza, specialmente nel caso dei bambini, in quanto Saira ha solo undici anni.
Su "L'Unità" del 29 novembre 1995 appaiono due articoli, il primo del responsabile della scelta e conduttore del programma, Maurizio Costanzo, il secondo di un autorevole giornalista, Andrea Barbato, che gli oppone altri argomenti.
Uno sconosciuto, a mezzogiorno, in Piazza Barberini a Roma, ha rincorso una zingarella colpevole, insieme ad altri, di aver operato un borseggio spezzandole entrambi i polsi e insultandola. Tutto questo è successo in una zona centrale con molte altre persone che passavano e fingendo di non vedere.
In questa brutta faccenda ci sono molte colpe. C'è quella dei genitori della zingarella che anziché continuare a mandarla a scuola come dovrebbero, la inducono al furto e al borseggio. Ma c'è anche la colpa di chi vuole farsi giustizia con le proprie mani e di chi non interviene assistendo a una violenza del genere. Queste sono alcune delle motivazioni che hanno spinto Costanzo a portare Saira davanti alle telecamere anche se sapeva di violare la carta di Treviso, che è un codice che invita i giornalisti a trattare con attenzione i minori.
Costanzo, consapevole della violazione, se ne assume tutte le responsabilità, così ha dichiarato. "Volevo che ci si rendesse conto nei confronti di chi era stata perpetrata quella violenza". Il conduttore televisivo non si è tirato indietro nel condannare i genitori della zingarella per la mancata frequenza a scuola e per l'istigazione al furto. I nomadi hanno il dovere di rispettare la società che li ospita e noi abbiamo il dovere di rispettare i loro figli senza spezzargli i polsi o insultarli anche se in flagranza di reato.
Continua Maurizio Costanzo: "Avrei potuto scegliere la strada ipocrita di porre l'intervistata di spalle, di contraffare la voce o di metterle una mascherina sul volto. Ipocrisia appunto, dinanzi a una profonda indignazione che avevo e continuo ad avere nei confronti di chi scatena i propri sentimenti di violenza nei confronti di una minore." La legge del taglione non è mai stata accettabile, soprattutto ora che siamo nel XXI secolo. Non si può accettare che la gente affronti e cerchi di risolvere i problemi facendosi giustizia da sola.
Quanto accaduto a Roma, se non contrastato, può essere motivo di emulazione in altre città d'Italia. Non abbiamo bisogno che questo accada; i problemi non si sono mai risolti spezzando i polsi ma affrontandoli.
Alle parole di Costanzo arriva subito un replica da parte di Andrea Barbato, giornalista: "Mettere la piccola Saira sotto le luci di scena del teatro Parioli, nel Maurizio Costanzo Show, è stato un errore". Questa convinzione rimane anche dopo aver accettato alcune premesse: l'intenzione dell'intervistatore, la compassione e la solidarietà dell'uditorio, l'indignazione unanime contro il colpevole, il proposito di difendere la vittima e indicarla come esempio alle nostre coscienze. Ma il punto vero su cui soffermarsi è un altro: che effetto produce quell'intervista sulla protagonista e sul pubblico? Come viene letta dallo spettatore quella conversazione, quell'immagine?
La TV non è impassibile, non è neutra e spesso racconta una cosa diversa da quella che il suo autore, conduttore, intervistatore, si propone.
Si può giurare che avrà prevalso la pietà per Saira e lo sdegno per l'aggressore. Ma chi può essere sicuro che non siano sorti anche altri sentimenti? Lo sdegno per il furto, la paura degli zingari, il ricordo di esperienze vissute o il timore di viverle. Non si può ignorare che ci possono essere persone che pensano che la piccola Saira se la sia cercata, che nessuno ci protegge se non ci proteggiamo da soli e che gli adulti che istigano Saira al furto sono più mascalzoni dell'aggressore.
"Quando la TV si avvicina troppo al primo piano della realtà, lo deforma anziché rivelarlo. Diffonde una verità apparente, esteriorizzata, non filtrata dalla ragione", continua il giornalista.
Sorge un altro problema. Cosa sarà di Saira ora che è scesa dalla ribalta? Cosa avrà lasciato in lei quell'apparizione in TV una volta tornata alla sua roulotte? Non nutrirà un senso di inganno, visto che da domani non ci saranno più attenzioni né applausi?
Il caso della piccola Saira ci pone diversi problemi che la nostra società deve essere in grado di risolvere al più presto senza rimanere solo a guardare impotente e impassibile.
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