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Il rapporto fra arte visuale e cinema
Quando nell'Ottocento venne inventata la fotografia, e con essa la prima tecnica veramente rivoluzionaria di riproduzione dell'opera, l'arte tradizionale avvertì i primi segni della sua crisi a cui qualcuno reagì con l'autocelebrazione (ad esempio ne Il ritratto di Dorian Gray è presente il principio "l'arte per l'arte") o con nuovi stili (ad esempio i tentativi impressionistici di rendere gli istanti luminosi ed il cambiamento). Tale crisi si aggravò ulteriormente con la nascita del cinema e dunque con la possibilità di ottenere un video, cioè figure in movimento: alcuni pittori si difesero sostenendo che un film fosse composto da una sequenza di immagini fisse che crea l'illusione del moto.
Ma il rapporto fra le due arti non fu sempre conflittuale infatti le due avanguardie del Surrealismo e del Dadaismo cercarono di conciliarle spostando sul piano onirico i meccanismi del racconto filmico: l'impianto narrativo di questo medium, strutturato per sequenza di immagini, ben si prestava alla frantumazione. Anche Kandinskij che aveva aderito prima all'Espressionismo e poi all'Astrattismo definì il cinema come "la danza del futuro", vedendo nella nuova forma d'arte una sinergia tra movimento fotografico, musica e arte pittorica.
Anche i Futuristi, sebbene nel manifesto del 1909 si fossero dichiarati interessati alle novità tecnologiche e sebbene avessero composto un Manifesto del cinema, non furono del tutto favorevoli alla settima arte. Fra i contrari ci fu Boccioni che oltre a respingere l'accusa di avere "un cinematografo dentro", negò una possibile influenza del nuovo mezzo sulla sua tecnica pittorica:
L'accusa di cinematografia ci fa ridere come una volgare imbecillità. Noi non suddividiamo delle immagini visuali, noi ricerchiamo un segno, o meglio, una forma unica che sostituisca al vecchio concetto di divisione, il nuovo concetto di continuità.
E per rendere più autorevoli le sue parole si appoggia alle riflessioni del filosofo Bergson:
Ogni divisione della materia in corpi indipendenti dai contorni assolutamente determinati è una divisione artificiale.
Successivamente però cambiò idea sul cinema che contribuiva a rinnovare la sensibilità; riteneva infatti che fosse lo stupore della novità a stimolare la creazione artistica: si interessò quindi da un lato alla novità tecnologica che rigenera la sensibilità, dall'altro alla riproduzione oggettiva ma brutale degli eventi.
Un futurista che invece fu favorevole fin da subito al cinematografo fu Balla, appassionato di fotografia che dimostrò di saper conoscere le ricerche fotografiche sul movimento di Muybridge nel dipinto Bambina che corre sul balcone del 1912: qui il pittore esprime una concezione analitica del movimento (diversa dalla ricerca di "simultaneità" di Boccioni) che ricerca la frammentazione derivante dalla fotografia e tenta di imitare il moto cinematografico:
Col perfezionamento della fotografia la pittura statica passatista, ha perso ogni pregiudizio; il cinematografo uccide la contemplazione statica. Assistendo ad una rappresentazione Cinematografica ci troviamo davanti una pittura in moto che successivamente si trasforma per riprodurre una data azione.
Giacomo Balla, Bambina
che corre sul balcone, 1912, Olio su tela,125x125 cm., Raccolta
Grassi,Galleria d'Arte Moderna di Milano,Dono Carlo Grassi 1958
L'invenzione del cinema inteso dal pittore come "pittura in moto" non comporta un'abdicazione al suo ruolo di pittore, ma anzi lo spinge a cercare nuove strade:
Bisogna rinnovarsi creando un'arte che nessuna macchina potrà imitare e che solo il Genio Creatore artistico concepirà.
Data l'esistenza della fotografia e della cinematografia, la produzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno.
Il favore di certi artisti verso questi mezzi di espressione è dovuto al fatto che permettono di imboccare con più decisione la via dell'allontanamento dalla rappresentazione mimetica della realtà mentre il disprezzo di altri è dovuto alla volontà di scongiurare la condanna della pittura ad arte meccanica.
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