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Occhio e via ottica
L'occhio è per l'uomo l'organo di senso maggiormente evoluto. Ciò non perchè abbia capacità percettive tali da poterlo mettere all'apice della storia evolutiva della visione (per esempio non ha la visione a 180° o la capacità di cogliere gli infrarossi, come i rapaci notturni) ma perchè presenta una discriminanza cromatica che non appartiene a nessun altro essere vivente, una discriminanza tricromatica che gli permette di avere una percezione dei colori senza eguali.
L'occhio, nella sua interezza, è accolto nella cavità orbitaria e di esso si descrive il globo oculare (occhio propriamente detto) e i suoi annessi. La cavità orbitaria, grazie ai suoi numerosi angoli, è una struttura altamente resistente a difesa dell'occhio (una struttura è maggiormente resistente quanti più angoli presenta). L'occhio con i suoi annessi è immerso in un'ampia atmosfera adiposa e questo adipe è metabolicamente inattivo per cui non viene mai utilizzato. L'innervazione sensitiva dell'occhio è data dalla branca oftalmica del trigemino.
Annessi oculari esterni
Anteriormente, l'occhio, è protetto da due pieghe cutanee, le palpebre (nella terminologia clinica si usa il termine greco blefaron per cui le infiammazioni delle palpebre vengono descritte come blefariti), superiore e inferiore (la palpebra superiore comincia a delinearsi già al margine sovraorbitario, al di sotto della arcata sopraccigliare la quale presenta le sopracciglia, caratteristica della specie umana). Ogni palpebra presenta un margine libero, la rima palpebrale, superiore e inferiore. Le rime palpebrali sono caratterizzate dalla presenza di peli, le ciglia, che sono robuste, corte, tozze e curve a concavità superiore le ciglia superiori e a concavità inferiore le ciglia inferiori. La cute delle palpebre riveste uno scheletro connettivale di sostegno, il tarso (tarso =sostegno). Il tarso è legato tramite legamenti (legamenti palpebrali) laterali e mediali alla struttura ossea della cavità orbitaria. Sia nella struttura del tarso come anche in corrispondenza dei bulbi delle ciglia sono presenti delle ghiandole: in corrispondenza della rima palpebrale le ghiandole della rima palpebrale di Meibomio e in corrispondenza del tarso le ghiandole tarsali. Le ghiandole di Meibomio sono pilo-sebacee (simili a quelle cutanee) e il loro secreto denso determina, in caso di ipersecrezione, quel processo che, soprattutto nei bambini, determina l'incollamanto al risveglio delle rime palpebrali (meibomite, infiammazione delle ghiandole alla base delle ciglia). L'infiammazione delle ghiandole che si trovano a ridosso della rima palpebrale può determinare la formazione di una masserella rossa dolente di forma rotondeggiante, l'orzaiolo. Le ghiandole tarsali hanno il loro dotto escretore che sbocca all'interno della fessura congiuntivale e una loro infiammazione determina un rigonfiamento sferico, teso, che è situato nello spessore della palpebra, il calazio.*
Le due rime palpebrali si congiungono negli angoli dell'occhio, angoli detti canti. L'occhio dunque presenta 2 canti, uno mediale o nasale e uno laterale o temporale di cui il temporale è molto più acuto rispetto al mediale. I canti sono privi di ciglia ma mentre sul versante temporale le ciglia giungono quasi fino al canto, sul lato mediale si fermano ad un quinto dal canto per cui il canto mediale è assolutamente libero dalla presenza di ciglia. Il canto mediale, inoltre, presenta due piccoli orifizi, i punti lacrimali, uno superiore e uno inferiore.
Occhi a mandorle
Nelle razze asiatiche la cute della palpebra superiore si estende a formare una sorta di piega mediale, l'epicanto la cui presenza conferisce a tutto l'occhio l'aspetto a mandorla. L'aspetto a mandorla non è quindi dovuto ad una maggiore angolatura del canto laterale ma soltanto alla presenza dell'epicanto; non ci sono infatti differenze di angolatura misurabili tra gli angoli dei canti laterali degli indoeuropei e degli asiatici..
Congiuntiva
La parte della palpebra a contatto con il globo oculare (che è un viscere) è una mucosa detta congiuntiva. La congiuntiva presenta un epitelio pluristratificato non cheratinizzato ed è riccamente vascolarizzata. La ricca vascolarizzazione le conferisce l'aspetto roseo o rosso vivo, aspetto che può essere osservato per valutare le condizioni del paziente: la congiuntiva infatti può presentarsi esangue o arrossata. Essa, come tutte le mucose, partecipa ai fenomeni allergici e in caso di risposta allergica eccessiva il suo aumento volumetrico può causare la completa, seppur temporanea, occlusione dell'orifizio palpebrale. La congiuntiva riveste la superficie interna delle palpebre e a livello del fornice (piega della mucosa) congiuntivale si flette e riveste anche la superficie anteriore del globo oculare arrestandosi al limite sclero-corneale (per cui la cornea non è ricoperta dalla congiuntiva). In caso di ipertrofia della congiuntiva essa a ridosso della cornea può interferire con i processi della visione. A livello del canto mediale le due rime palpebrali lasciano uno spazio vuoto occupato da una rilevatezza della mucosa, la caruncola palpebrale o caruncola del canto mediale.
Sistema lacrimale
E' formato dalla ghiandola lacrimale, via di secrezione, e dal sacco lacrimale, via di escrezione. La ghiandola lacrimale, che è una ghiandola salivare modificata, ma la cui secrezione è meno densa, sita nell'angolo supero-laterale del cavo orbitale, è formata da una parte maggiore superiore e da una parte minore inferiore. Essa produce le lacrime che vengono immesse nel fornice congiuntivale. A livello dei punti lacrimali c'è l'origine dei condottini lacrimali che drenano le lacrime e che tramite il canalino lacrimale si portano al sacco lacrimale, o dacriocisti, che poi termina attraverso il condotto naso-lacrimale nella cavità nasale. Le infiammazioni dei punti causa un mancato drenaggio delle lacrime che si accumulano e causano il "lagoftalmico???". In caso di infiammazioni della ghiandola lacrimale si parla di dacrioadenite mentre le infiammazioni del sacco lacrimale sono dette dacriocistiti.
Muscoli estrinseci dell'occhio
Ci sono 4 muscoli retti, uno superiore, uno inferiore, uno mediale e uno laterale o abducente, due obliqui, uno inferiore e uno superiore o trocleare che flette con il suo tendine a livello della troclea, e l'elevatore della palpebra. L'elevazione della palpebra superiore è un processo attivo dovuto all'elevatore della palpebra. Tanto la palpebra inferiore quanto quella superiore contengono inoltre l'orbicolare dell'occhio la cui funzione è quella di strizzare e chiudere l'occhio. Un ulteriore muscolo, detto muscolo del Muller, è posto dietro al globo oculare. Questo muscolo nelle patologie della tiroide cede e il paziente presenta l'esoftalmo ossia la protrusione del globo oculare (occhi a palla), condizione non dovuta pertanto ad un edema del connettivo perioculare o retroculare[1].
Globo oculare
Il globo oculare è composto da tre sfere o tonache (o tuniche) concentriche.
Quella esterna è la tonaca fibrosa, quella intermedia è la tonaca vascolare e quella interna è la tonaca nervosa. In ognuna di queste si distingue una parte anteriore e una parte posteriore che differiscono per caratteristiche. La tonaca fibrosa è formata da due parti che hanno forma di due segmenti di sfera diversi con diverso raggio di curvatura: posteriormente il bianco dell'occhio, la sclera, anteriormente la parte trasparente dell'occhio, la cornea. La tunica vascolare viene definita coroide. Anteriormente partecipano alla coroide l'iride e il corpo ciliare, posteriormente l'uvea.
Inoltre il globo oculare è diviso in due camere, una anteriore e una posteriore. Tra la camera posteriore e quella anteriore dell'occhio è presente la lente o cristallino. La camera anteriore è a sua volta divisa in due segmenti, uno anteriore e uno posteriore.
Camera anteriore
La camera anteriore è divisa in un segmento anteriore e uno posteriore da un setto, l'iride, e nella camera anteriore dell'occhio circola un liquido, l'umor acqueo.
Segmento anteriore
Il segmento anteriore comprende la cornea, il limbus sclero corneale, e parte della sclera. La cornea e parte della sclera formano la tonaca fibrosa per la camera anteriore.
Cornea
La cornea, innestata sui 5/6 di sfera della sclera, è un segmento di sfera (1/6 di sfera con curvatura molto diversa rispetto alla sclera) e rappresenta la parte trasparente dell'occhio. La cornea è il primo dei mezzi diottrici dell'occhio, i mezzi trasparenti attraverso i quali passa la luce. A differenza della sclera, la cornea è completamente avascolare e ciò comporta una minima o quasi nulla diffrazione del raggio luminoso (se fosse vascolarizzata il passaggio dei globuli rossi provocherebbe diffrazione in quanti i raggi urterebbero contro di essi). La cornea, essendo un segmento di sfera, ha 2 curvature, una equatoriale e una polare, le quali devono corrispondere (o essere pressoché uguali). Nel caso in cui i due raggi di curvatura non corrispondono si ha l'astigmatismo. Il grado di curvatura della cornea è importante per il passaggio del raggio luminoso e per il punto di messa a fuoco del raggio sulla retina. Se il grado di curvatura si modifica e il punto di messa a fuoco precede la retina si ha la miopia (Per i miopi è stato messo a punto un intervento di riduzione dello spessore della cornea in modo da modulare il raggio di curvatura variando lo spessore della cornea. Ciò però diminuisce la resistenza della cornea alla pressione endoculare con rischio di lesione della stessa). Se invece il punto di messa a fuoco eccede la retina si ha l'ipermetropia. La cornea è rivestita esternamente da uno strato epiteliale e intenamente da uno strato endoteliale, a cui sono sottesi delle membrane connettivali. All'epitelio è sottesa la membrana di Bowman e all'endotelio è sottesa la membrana di Descemet. La cornea, non essendo vascolarizzata, riceve il nutrimento, per diffusione, dall'umor acqueo .Lo spessore della cornea (cheratos) può modificarsi: può accrescersi, soprattutto nella parte centrale, e prendere forma di cuneo (cheratocono).
Umor acqueo
L'umor acqueo (il secondo mezzo diottrico dell'occhio) ha una sua pressione che partecipa a conferire la giusta curvatura alla cornea. La produzione di umor acqueo a livello embrionale avviene appena si forma la vescicola ottica. L'umor acqueo viene prodotto a livello del corpo ciliare, nel segmento posteriore, ma non è ancora ben noto quali siano le cellule specializzate nella sua produzione. Attraverso la pupilla esso passa nel segmento anteriore.
Limbus sclero-corneale
Il punto in cui la cornea si innesta sulla sclera è detto limbus sclero-corneale. All'angolo del limbus sclero-corneale vi sono delle vene che drenano la sclera formando un grosso plesso venoso circolare che decorre lungo tutto il limbus. Il limbus inoltre è caratterizzato da una serie di canalini (canalicoli di Schlemm) che drenano l'umor acqueo nel complesso venoso.
Nella maggior parte dei diabetici (ma non solo) il drenaggio dei canalicoli (che poi terminano nella vena del limbus sclero-corneale) è difficoltoso poiché i canalicoli si restringono, diminuisce il loro lume, e l'umor acqueo, che continua ad essere prodotto alla stessa velocità, aumenta la pressione endoculare che porta all'assottigliamento della cornea oltre a spingere la stessa verso l'esterno. Ciò causa difetti della visione poiché cambia l'angolo di curvatura della cornea. Questo tipo di disfunzione prende il nome di glaucoma.
Iride
L'iride è un diaframma formato superficialmente da epitelio, sotteso al quale c'è un sepimento connettivale e uno strato muscolare e definisce un foro di diametro variabile, la pupilla. Principalmente si distinguono nell'iride 2 muscoli, il costrittore dell'iride e il dilatatore dell'iride. Il costrittore (o sfintere della pupilla) è un muscolo di forma circolare mentre il dilatatore è di forma radiale. Quando è in funzione il muscolo dilatatore dell'iride aumenta il diametro della pupilla (midriasi). Quando è in funzione il costrittore dell'iride il diametro della pupilla diminuisce (miosi).
Il funzionamento di questi muscoli è un riflesso alla luce. L'iride cambia colore a seconda dell'età e dei soggetti. Nell'epitelio dell'iride c'è melanina e il colore è dato sia dalla quantità di melanina sia dal letto vascolare poiché ogni individuo ha un disegno dell'albero vascolare differente (come le impronte digitali). La vascolarizzazione dell'iride deriva dai rami ciliari anteriori che provengono dai muscoli e formano nell'iride il grande e il piccolo circolo arterioso dell'iride. Il piccolo circolo circonda il margine libero dell'iride mentre il grande circolo si dispone alla periferia.
Segmento posteriore
Cristallino
Il cristallino, il terzo mezzo diottrico dell'occhio, è formato da una capsula tenuta in sospensione dai tendini sospensori del cristallino o fibre zonulari (ricordano i tendini che nascono dai muscoli papillari del cuore) che originano dal corpo ciliare. La lente è formata da una capsula al cui centro è contenuto un nucleo di tipo proteico. Questo può andare incontro ad opacizzazione (soprattutto oltre i 60 anni a causa dei processi degenerativi) e si ha come conseguenza l'opacizzazione della lente, la cataratta (questa si può curare chirurgicamente aspirando la parte proteica e inserendo polimeri che la sostituiscono).
Corpo ciliare
Il corpo ciliare è formato da due muscoli orientati in maniera diversa e che determinano una muscolatura radiale e una circolare. La loro azione tende o detende le corde tendinee che quando sono tese fanno diminuire il diametro antero posteriore del cristallino e viceversa quando sono distese. Ciò permette il passaggio della visione da lontano e da vicino o accomodamento. L'accomodamento, al contrario della miosi e della midriasi, non è un riflesso. Il corpo ciliare è vascolarizzato da un proprio circolo arterioso, il circolo arterioso del corpo ciliare.
Ogni volta che c'è il passaggio da lontano a vicino c'è un battito di palpebre, un ammiccamento (che avviene normalmente ogni 1-2 secondi), che, oltre a permettere lo spargimento del film lacrimale sul globo oculare che sporge all'esterno, permette, nel passaggio da lontano a vicino (come anche nel passaggio da un'immagine ad un'altra), l'interruzione del flusso delle immagini e delle informazioni verso la corteccia visiva per impedire una sovrapposizione delle immagini. Quindi al livello della corteccia giungono immagini disgiunte (anche se non lo percepiamo a livello cosciente). L'ammiccamento è un processo fisiologico centrale nella fissità visiva e in tutta la visione. In soggetti in cui c'è tetania della palpebra superiore infatti sono presenti difetti visivi.
Camera posteriore
Nella camera posteriore è presente un gel, l'umor vitreo. La cavità è attraversata dal canale ialoideo che nell'embrione dà passaggio all'arteria centrale.
Sclera
La sclera, la tonaca fibrosa della camera posteriore, (che non forma una sfera completa ma 5/6 di sfera) è ricoperta da una robusta capsula, la capsula di Tenone, che è quasi la continuazione dell'epinevrio e che permette all'occhio, data la sua robustezza, di non cedere alle pressioni interne. La sclera può essere fortemente vascolarizzata (nel bambino ha colore quasi azzurrino per la tenue vascolarizzazione e la minore densità del connettivo mentre nell'anziano diventa giallognola per fenomeni degenerativi). La sclera della camera posteriore è simile a quella in cui si continua nella camera anteriore.
Tonaca vascolare
Alla tonaca vascolare partecipano i rami dell'arteria retinica, le arterie ciliari posteriori brevi e lunghe, e prende il nome di uvea (perchè ricorda la superficie dell'uva quando questa viene spellata) per cui in infiammazioni del segmento vascolare dell'occhio si parla di uveite.
Retina
La retina ricopre internamente tutta la cavità riempita dall'umor vitreo e termina in corrispondenza dell'ora serrata (bocca dentata). È formata da due parti:
l la retina visiva che si porta fino al fondo posteriore della cavità
l la retina cieca che ricopre la superficie posteriore del corpo ciliare.
Fondo oculare
Sul fondo oculare si notano 2 strutture caratteristiche:
l al polo posteriore dell'occhio c'è una regione di colore differente dal resto della retina, la macula lutea. Al centro della macula lutea c'è una regione affossata, la fovea al cui centro c'è un'ulteriore regione maggiormente affossata, la foveola. A livello di queste regioni centrali c'è il punto di massima discriminanza visiva.
l Più medialmente si trova una struttura a forma di disco, la papilla ottica, la parte non visiva della retina formata dalle fibre da cui origina il nervo ottico. Da questa formazione penetrano i vasi retinici che si distribuiscono come temporali, superiori e inferiori, e nasali, superiori e inferiori.
Il nervo ottico a differenza degli altri nervi cranici è una parte intima del SNC. La sua guaina, l'epinevrio, è dato dalla dura meninge e quindi presenta uno spazio subaracnoideo. Per cui variazioni della pressione endocranica si riflettono direttamente sul nervo e sulla retina. Un aumento di pressione può spingere in avanti la retina (E.d.P.: il tizio miope del racconto del sudamericano che si alza vedendoci bene perchè in realtà aveva un tumore al cervello che gli aumenta la pressione endocranica. L'aumento di pressione endocranica spinge in avanti la retina che a quel punto va a trovarsi sul punto di messa a fuoco.). I margini della papilla ottica possono essere netti o sfumati in seguito all'aumento di pressione endocranica.
La retina viene suddivisa in 10 strati di cui ne ricordiamo solo 3. Dalla profondità in superficie la retina presenta dapprima le fibre nervose, poi lo strato delle cellule bipolari e quindi i coni e i bastoncelli che sono i fotorecettori. La luce pertanto non colpisce per primi i coni e i bastoncelli ma giunge ad essi dopo aver attraversato la cornea, l'umor acqueo, il cristallino e l'umor vitreo, lo strato delle cellule retiniche e quello delle cellule bipolari. La luce inoltre viene attutita da un epitelio ricco in melanina (membrana fusca) che le impedisce di arrivare alla coroide dove sarebbe riflessa dai vasi sanguiferi.
Coni e bastoncelli
I coni e i bastoncelli sono i recettori delle onde luminose e contengono i pigmenti che determinano le reazioni biochimiche che a valle causano la stimolazione sinaptica.
I coni sono elementi sensoriali specializzati neuroepiteliali che hanno sensibilità cromatica per la percezione tricromatica e sono sensibili alla luce che abbia elevata intensità e specifica lunghezza d'onda. Rispondono a 3 lunghezze d'onda ma hanno bisogno di una forte intensità luminosa per cui sono solo per la visione diurna.
I bastoncelli non hanno bisogno di forte intensità, non distinguono i colori, ma rispondono ad una gamma molto più ampia di lunghezze d'onda.
I coni sono distribuiti principalmente nella foveola la quale contiene in pratica solo coni. Nella fovea e nella zona lutea ci sono quasi tutti coni e pochi bastoncelli. Dalla zona lutea in poi decresce il numero dei coni e aumenta quello dei bastoncelli fino alle zone periferiche, laterali o mediali, in cui ci sono quasi tutti bastoncelli. Per cui procedendo nasalmente e temporalmente diminuisce la capacità discriminante dell'occhio.
I coni e i bastoncelli fanno sinapsi tripartite con le cellule bipolari. Quando essi non sono illuminati scaricano continuamente un neurotrasmettitore inibitorio sulle cellule bipolari mantenendole inibite. Le cellule bipolari inibite non attivano le cellule gangliari. Quando i coni o i bastoncelli vengono colpiti dalla luce interrompono la loro trasmissione. La cellula bipolare viene disinibita e attiva la cellula gangliare. Dalla cellula gangliare parte lo stimolo che percorre il nervo ottico. Le cellule gangliari non sono ne pseudounipolari ne bipolari ma sono neuroni normali.
Via ottica
Nella retina distinguiamo una parte nasale e una temporale. In ogni occhio le due parti recepiscono la luce proveniente dal campo visivo controlaterale. Per cui, ad esempio, la parte temporale dell'occhio destro percepisce tutto il mondo di sinistra, mentre la parte nasale dello stesso occhio percepisce il mondo di destra. Dalla retina di ciascun occhio parte il nervo ottico che trasporta per ciascun occhio metà percezione di destra e metà percezione di sinistra. Il ganglio del nervo ottico è la retina e quindi anche per il nervo ottico vale la regola generale per cui i corpi cellulari delle fibre afferenti al SNC stanno al di fuori di esso. Il nervo ottico va dal globo oculare fino al chiasma ottico ove si interrompe. A livello del chiasma ottico le fibre temporali della retina restano omolaterali mentre le fibre nasali della retina decussano nel chiasma ottico. Dopo il chiasma, in ogni tratto ottico c'è l'informazione del mondo controlaterale. Il tratto ottico arrivato sulla parte posteriore del peduncolo cerebrale si divide in 2 rami: un ramo mediale estremamente piccolo che penetra all'interno del mesencefalo e un ramo laterale più grosso che termina nel nucleo genicolato laterale. Il nucleo genicolato laterale presenta una struttura a strati. L'organizzazione a strati è necessaria per un'elaborazione superiore. Si alternano strati di cellule più grosse, magnicellulari, e strati di cellule più piccole, parvicellulari. Dal nucleo genicolato laterale nasce la radiazione ottica, la proiezione talamo corticale. I fasci hanno andamento abbastanza composito, alcuni brevi altri più lunghi, altri che fanno un ginocchio spingendosi fino al lobo temporale per poi tornare indietro. Si portano alla corteccia calcarina o striata. Nei due emisferi giungono proiezioni di mondi diversi. Nell'emisfero di destra c'è il mondo di sinistra mentre nell'emisfero di sinistra c'è il mondo di destra. Quindi l'emisfero di destra, che vede il mondo di sinistra, governa il corpo di sinistra e viceversa (attraverso la decussazione delle piramidi).
Campo retinico e campo visivo
Campo retinico e campo visivo sono tra loro speculari. Il campo visivo è ciò che sta davanti a noi mentre il campo retinico è una parte della retina. Il campo visivo viene proiettato sul campo retinico in maniera speculare e simmetrica. Per cui ad esempio un oggetto presente a destra e superiormente nel campo visivo è proiettato a sinistra e inferiormente nel campo retinico. Ciò che è supero laterale nel campo visivo è , nell'occhio controlaterale, infero-temporale mentre, nell'occhio omolaterale, infero nasale. Nel campo visivo si può individuare una porzione maculare, percepita dalla macula nel campo retinico e una porzione periferica, percepita dal restante campo retinico.
A livello del nucleo genicolato laterale e della corteccia, la parte più cospicua in proporzione è dedicata alle afferenze dalla macula mentre. La stessa cosa avviene nella corteccia ove c'è sproporzione tra quantità di corteccia dedicata alla macula e alla retina periferica. Nella scissura c'è un labbro ventrale e un labbro dorsale. La visione avviene su entrambi i labbri della corteccia perchè a livello retinico l'immagine, giustamente rimpicciolita, è capovolta. Nella corteccia viene raddrizzata.
Risposta alla luce e accomodamento
Per la visione è necessaria la regolazione della quantità di luce e la messa a fuoco.
La risposta alla luce è un riflesso riflesso bilaterale (se ciò non accade si ha la pupilla di Argil Robertson). Lo sfintere della pupilla, che determina miosi, è sotto il controllo del parasimpatico mentre il dilatatore, che determina midriasi, è sotto il controllo dell'ortosimpatico. Queste due vie sono completamente divise.
Via parasimpatica
Il braccio mediale del tratto ottico porta informazioni ai nuclei pretettali del mesencefalo. Da qui nasce la via parasimpatica, col nucleo di Edinger Westphal che manda le sue fibre pregangliari parasimpatiche insieme all'oculomotore fino al ganglio ciliare. Le fibre postgangliari attraverso i nervi ciliari innervano quindi il costrittore dell'iride.
Via simpatica
Lascia i nuclei pretettali dai nuclei di Darkschewitsch e il nucleo interstiziale di Cajal che danno le vie tetto-spinali le quali si interrompono a C8-T1 a livello del corno laterale nel centro cilio-spinale di Budge. Da qui nascono gli assoni simpatici che entrano nella catena del simpatico e terminano nel ganglio cervicale. Da qui attraverso il plesso carotico si portano, seguendo l'arteria oftalmica, al dilatatore dell'iride.
L'accomodazione
E' una stimolazione esclusivamente parasimpatica. La via parte dalla corteccia perchè è la corteccia che mette a fuoco. Per cui dalla corteccia calcarina parte una proiezione all'area pretettale (cortico mesencefalica). Da qui parte la fibra parasimpatica pregangliare che termina nel ganglio ciliare. Qui nasce la fibra postgangliare che innerva i muscoli ciliari. Poiché c'è solo il parasimpatico la modulazione non si ha per contrapposizione tra simpatico e parasimpatico ma solo per modulazione del tono del parasimpatico.
Altri collegamenti della via ottica
Tra le fibre che lasciano il tratto ottico prima che esso termini nel nucleo genicolato laterale del talamo, alcune si dirigono, direttamente o indirettamente, al lobo flocculo nodulare del cervelletto contribuendo, tramite informazioni visive, al coordinamento dei movimenti degli occhi e della testa.
I muscoli estrinseci dell'occhio sono innervati da nervi i cui nuclei appartengono alle efferenze somatiche generali. Il muscolo retto laterale di ciascun occhio è innervato dal nervo abducente, 6° paio dei nervi cranici, che presenta il suo nucleo a livello pontino. Il nucleo abducente di un lato innerva il muscolo omolaterale. Il muscolo obliquo superiore di ciascun occhio è innervato dal nervo trocleare, 4° paio dei nervi cranici. Il nervo trocleare ha i nuclei di origine a livello mesencefalico, caudalmente ai nuclei dell'oculomotore. Le fibre del nervo trocleare seguono un percorso particolare: procedono posteriormente e nel tetto del mesencefalo decussano emergendo posteriormente al tronco encefalico per poi piegare e volgere anteriormente. I nuclei trocleari, quindi, attraverso la decussazione delle fibre, controllano i muscoli obliqui superiore controlaterali. I restanti muscoli oculomotori, e l'elevatore della palpebra, sono innervati dai nuclei oculomotori ubicati nel tegmento mesencefalico a livello dei collicoli superiori. In realtà il nucleo dell'oculomotore non è un unico nucleo e pertanto al suo interno sono presenti specifici "sottonuclei" dedicati a ciascun muscolo. Le fibre poi proseguono come unico nervo oculomotore, il quale si porta ai muscoli omolaterali. Con il nervo oculomotore decorre anche la componente parasimpatica originata dal nucleo di Edinger-Westphal, ubicato rostralmente al nucleo oculomotore, che termina come fibre pregangliari nel ganglio ciliare. Le fibre postgangliari, si portano a innervare l'iride e il corpo ciliare.
I vari nuclei oculomotori sono coordinati fra loro per il movimento coordinato degli occhi. Pertanto sono collegati fra loro, tramite fibre internucleari, anche controlateralmente poiché, ai fini della coniugazione dei movimenti oculari, mentre un occhio ruota lateralmente l'altro deve ruotare medialmente. Inoltre nella visione da vicino gli occhi devono convergere mentre in quella da lontano devono divergere quanto basta. Gli occhi possono seguire un oggetto in movimento o possono fissare un oggetto mentre la testa è in movimento. Gran parte di questi eventi sono automatici e necessitano di integrazione tra le istruzioni corticali, le informazioni cerebellari e le informazioni ottiche riflesse provenienti dai collicoli superiori.
In realtà il muscolo del Muller si trova nella palpebra superiore, si inserisce sul tarso (muscolo tarsale superiore o tensore del tarso) ed ha un'innervazione simpatica. Pertanto, nelle patologie tiroidee (ipertiroidee) non cede, ma anzi, a causa dell'ipertono simpatico che accompagna il morbo di Basedow, risulta maggiormente attivato contribuendo a mantenere la palpebra più elevata del normale. L'esoftalmo ha tutta un'altra patogenesi.
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