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Malattie professionali e ambientali
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INTRODUZIONE |
Malattie causate dall'esposizione a fattori nocivi presenti nell'ambiente o nel luogo di lavoro. Nell'uso comune, l'espressione "malattia ambientale" è limitata alle malattie non infettive e a quelle causate da esposizioni non immediatamente controllabili dall'individuo; sono escluse pertanto le affezioni legate ad abitudini personali come il fumo e l'abuso di farmaci, droghe o alcol.
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MALATTIE AMBIENTALI |
La società industriale ha introdotto nell'ambiente migliaia di sostanze chimiche, quali il DDT, il cloruro di vinile, l'acrilonitrile, il dibromoetano, l'amianto; inoltre, ha aumentato la concentrazione di elementi in precedenza presenti nell'ambiente in concentrazioni non nocive, come il piombo, il mercurio, l'arsenico, il cadmio. Particolarmente preoccupante è il potenziale cancerogeno ritardato di queste sostanze, come nel caso del tumore al polmone, del tumore al fegato da cloruro di vinile e della leucemia da benzene.
Le radiazioni ionizzanti, cioè quelle capaci con la loro energia di espellere un elettrone da un atomo di idrogeno, comprendono i fotoni e le particelle corpuscolate; la loro energia, misurata in gray, provoca danni ai tessuti proporzionali alla dose (dose-dipendenti). Le informazioni ottenute dallo studio di persone irradiate totalmente, perché vittime di guerre nucleari o perché investite dalla fuoriuscita di materiale radioattivo proveniente da incidenti a centrali nucleari, hanno evidenziato il legame esistente tra esposizione a bassi dosaggi e comparsa di tumori; l'esposizione a dosaggi superiori può invece condurre rapidamente a morte per aplasia midollare, necrosi intestinali e lesioni cardiovascolari o neurologiche.
I principali fattori fisici che possono provocare danni sono i traumi e il rumore. Attenzione particolare viene riservata allo studio dell'inquinamento elettromagnetico (o elettrosmog) che, proveniente dalle linee elettriche ad alta tensione e dai telefoni cellulari, sembra essere responsabile di una aumentata incidenza di leucemie e tumori cerebrali.
Il modo in cui le malattie ambientali si esprimono dipende da come l'agente ambientale penetra nell'organismo, da come viene metabolizzato e dalla via di escrezione. Pelle, polmoni, fegato, reni e sistema nervoso sono i principali organi colpiti. Particolarmente preoccupante è la capacità di molti agenti ambientali di causare vari tipi di cancro, malattie congenite o aborti spontanei (per esposizione fetale), nonché mutazioni delle cellule germinali che possono causare malattie genetiche di origine ambientale nelle generazioni successive.
Le malattie ambientali possono essere blande o gravi, transitorie o croniche a seconda delle dosi di sostanze tossiche ricevute. Alcune malattie si verificano subito dopo l'esposizione, mentre il tempo di esordio di altre può variare. I tumori indotti dall'ambiente, ad esempio, hanno di solito periodi di latenza di 15-30 anni. Se, tuttavia, l'esposizione non è evidente o la malattia ha esordio ritardato, è difficile identificarne la causa, poiché in genere le caratteristiche cliniche non sono specifiche. Inoltre, la stessa malattia può essere provocata da molte cause di diversa natura. In questi casi gli studi epidemiologici delle popolazioni esposte possono aiutare a collegare l'esposizione alle malattie causate.
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MALATTIE PROFESSIONALI |
Un particolare gruppo di patologie legate all'ambiente è quello delle malattie professionali. Alcune attività lavorative possono esporre l'individuo ad agenti nocivi, sia chimici (come metalli, vernici, solventi, materie plastiche) sia fisici (quali polveri, rumori, vibrazioni, radiazioni), e causare fenomeni patologici che, nella maggior parte dei casi, hanno caratteristiche di cronicità; più spesso, infatti, il lavoratore subisce dosi non elevate ma ripetute nel tempo, per cui l'insorgenza della malattia può verificarsi anche dopo anni.
Tra le malattie professionali,
vi sono malattie cutanee causate dall'impiego di cemento e calce,
disinfettanti, oli minerali, catrame e bitume; malattie polmononari come l'asma
bronchiale da sali di platino, di cobalto e di palladio, da catalizzatori di
processi di polimerizzazione, da polveri di legno, da persolfati e da polveri
di derivati animali e vegetali, e la pneumoconiosi da polveri di silicati e da
fumi di alluminio; la bronchite cronica ostruttiva da produzione di soda
caustica e di calce viva; malattie osteoarticolari da vibrazioni degli
strumenti di lavoro; ipoacusia e sordità da rumore; asbestosi e malattie
tumorali da amianto, fluoroedenite a altre fibre minerali (mesotelioma del
peritoneo, del pericardio, delle pleure e cancro del polmone); silicosi;
saturnismo; cataratta da energia raggiante; malattie da radiazioni ionizzanti,
laser e radiazioni elettromagnetiche; disturbi della vista per l'utilizzo di
videoterminali. In particolare, per la riconosciuta patogenicità dell'amianto,
nel
Danni da attività lavorativa di tipo acuto comprendono infortuni, come i traumi da caduta, fenomeni di tossicità acuta dovuti all'improvvisa esposizione ad agenti chimici, come l'inalazione di vapori tossici (sono noti i casi di avvelenamento da grisù dei minatori), o fisici (come ustioni da calore o danni cutanei dovuti a una intensa irradiazione).
Gli agenti potenzialmente nocivi sono presenti in molti tipi di lavorazioni industriali e agricole, ma anche in altri ambiti; ad esempio, negli ambulatori medici dove si impiegano apparecchiature per radiografia o radioterapia, nei quali gli operatori sono tenuti ad adottare specifiche protezioni contro le radiazioni.
La prevenzione delle malattie professionali, riconosciute ed elencate nelle tabelle del D.P.R 336/94, prevede l'adeguamento delle strutture lavorative a precise norme di sicurezza e obblighi sia per il datore di lavoro sia per gli stessi lavoratori; tali norme sono stabilite dal D.L. 626/94 (aggiornato dal successivo D.L. 242/96) e dal D.M. 21/11/97 riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
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