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Emicrania
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INTRODUZIONE |
Grave forma di cefalea che spesso colpisce solo un lato della testa.
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SINTOMI |
L'emicrania assume spesso la forma di un dolore pulsante, eventualmente associato a uno o più dei seguenti sintomi: sensibilità alla luce, percezione di punti luminosi, nausea, vomito e vertigini. Nelle donne si riscontra circa il doppio dei casi di emicrania. In molti pazienti è possibile stabilire una familiarità della malattia, ossia la presenza di numerosi individui sofferenti della stessa patologia all'interno del gruppo familiare. Gli attacchi di emicrania possono ripetersi a intervalli che vanno da un giorno a diversi anni.
All'esordio dell'attacco di emicrania si verifica una costrizione dei vasi sanguigni del capo, che causa una diminuzione del flusso di sangue nelle zone più superficiali del cervello. In seguito avviene una dilatazione dei vasi sanguigni del capo che scatena una serie di reazioni che provocano la cefalea. A dare l'avvio all'attacco sembra essere una riduzione localizzata del metabolismo cerebrale; secondo quest'ipotesi, l'iniziale diminuzione del flusso sanguigno, dovuta a vasocostrizione, rappresenterebbe una risposta alla diminuzione della domanda metabolica. Fra le alterazioni biochimiche associate all'emicrania vi è la riduzione del livello di endorfine ed encefaline, composti sintetizzati dall'individuo stesso e che hanno un'azione naturale analgesica. Un particolare tipo di emicrania è l'emicrania con aura, forma caratterizzata da alcuni segnali premonitori, in particolare anomalie della percezione visiva, come la visione di punti luminosi e macchie.
Si ritiene che le variazioni dei livelli ormonali (come quelle che intervengono nel corso della menopausa o delle mestruazioni) e lo stress siano fattori in grado di scatenare emicranie nei soggetti predisposti.
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TERAPIA |
Diverse terapie si sono dimostrate utili contro l'emicrania, tra cui farmaci come il tartrato di ergotamina, che blocca l'eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni e, quindi, l'attacco acuto, e il propanololo, che stabilizza il tono dei vasi sanguigni e previene gli attacchi successivi. Anche le tecniche di biofeedback e la psicoterapia hanno dimostrato qualche efficacia.
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