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CLOROFILLA - Biochimica, Farmacologia




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Clorofilla



Biochimica


La  clorofilla si trova, in natura, nella grande maggioranza delle foglie e dei fusti giovani delle piante, insieme con altri pigmenti, quali la carotina (di colore rosso-arancione) e la xantofilla (gialla). La clorofilla, come è comunemente intesa, è una mescolanza di due clorofille, una verde bluastra (clorofilla a) e una verde giallastra (clorofilla b). Non in tutte le piante esistono però questi due differenti tipi di clorofilla. Dal punto di vista della struttura chimica, la forma della molecola di clorofilla può essere paragonata a un chiodo, il cui lungo gambo è rappresentato da un alcool (fitolo) e la testa da un gruppo porfirinico abbastanza simile a quello dell'emoglobina del sangue, nel quale però, al posto del ferro, si trova il magnesio. La clorofilla è solubile in etere, in alcool e in altri liquidi organici, comunemente utilizzati per la sua estrazione e la sua separazione dagli altri pigmenti. La clorofilla estratta è tipicamente fluorescente e possiede un caratteristico assorbimento di determinate bande dello spettro solare. Vengono particolarmente assorbite le radiazioni rosse, cosicché nelle piante che vivono sommerse (è noto che l'acqua trattiene le radiazioni rosse) la clorofilla è sempre mescolata a pigmenti capaci di assorbire le radiazioni che filtrano attraverso gli strati di acqua (alghe rosse, brune e azzurre). L'energia luminosa captata viene quindi trasformata in energia chimica e viene così resa possibile la sintesi di vari composti organici (amido, zuccheri) a partire da acqua e da biossido di carbonio, nel processo fotosintetico. Affinché questo avvenga è quindi indispensabile innanzi tutto che la pianta possegga clorofilla, cosicché gli organismi che ne sono privi (batteri, funghi, piante parassite) debbono vivere da saprofiti o da parassiti e sono cioè eterotrofi e non autotrofi come le piante fornite di clorofilla. È indispensabile inoltre che la clorofilla non sia disciolta nella cellula, bensì risulti legata ad altri composti organici nella formazione di submicroscopiche strutture lamellari, di norma localizzate nell'interno di particolari organuli delle cellule (plastidi verdi e cloroplasti). Particolarmente ricchi di cloroplasti sono i tessuti del mesofillo delle foglie e soprattutto il tessuto a palizzata.

Per la formazione della clorofilla sono indispensabili alcuni fattori, il più importante dei quali è la luce. Infatti pochissime piante (conifere, alcune alghe) sono capaci di inverdire anche al buio; tutte le rimanenti assumono un colore giallastro (piante eziolate) per la presenza di xantofilla e l'assenza delle clorofille. Porzioni più o meno estese di organi (soprattutto foglie) possono risultare bianche (clorosi) come conseguenza dell'insufficienza nel terreno degli elementi indispensabili (ferro, magnesio, ecc.) per la sintesi della clorofilla. Porzioni bianche di foglie e di fusti si possono osservare anche per il fenomeno dell'albinismo che dipende da cause ereditarie. Foglie variegate sono pure frequenti in piante infestate da parassiti e soprattutto in seguito allo sviluppo di virus (mosaico del tabacco, ecc.). Mancanza di clorofilla nelle piante può verificarsi anche in periodi particolarmente freddi, in quanto le basse temperature sono sovente causa di impedimento alla sintesi della clorofilla.


Farmacologia


La  clorofilla è dotata di proprietà cicatrizzanti e deodoranti, per cui viene adoperata in terapia specialmente per il trattamento delle alterazioni dell'alito e degli odori provocati da altre secrezioni del corpo (sudore, ecc.). Si impiega soprattutto come costituente di dentifrici, di pomate, di pillole, ecc.

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