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Vincent van Gogh
I primi anni (1853 - 1878)
Vincent van Gogh nacque a Groot Zundert, in Olanda, nel 1853. Vincent era figlio di Theodorus van Gogh, un pastore della Chiesa Riformata Olandese, e di Anna Cornelia Carbentus. Poco si conosce dei primi anni di vita del pittore. Si sa, però, che all'età di 15 anni lasciò gli studi definitivamente.
A 16 anni van Gogh fu assunto in una galleria di mercanti d'arte dell'Aia, dove ebbe un discreto successo e stette per sette anni. Nel 1873 venne trasferito alla filiale di Londra della ditta e s'innamorò ben presto del clima culturale che si respirava in Inghilterra, e vi rimase per altri due anni. Durante questo periodo visitò le molte gallerie e musei della città e divenne grande ammiratore degli incisori Britannici, i cui lavori lo ispirarono e influenzarono nella sua successiva carriera.
Verso la fine di marzo del 1876, dopo aver passato un breve periodo a Parigi per lavoro, van Gogh si licenziò dalla compagnia di mercanti d'arte e decise di ritornare in Inghilterra. In aprile, iniziò l'insegnamento nella scuola per ragazzi del Rev. Jones a Isleworth. Durante l'estate il pittore considerò per la prima volta l'ipotesi di dedicare la sua vita alla Chiesa e iniziò a fare i sermoni domenicali, che però, erano piuttosto scialbi e spenti e facevano scarsa presa sull'uditorio.
Nel 1877 Vincent prese accordi con la Chiesa per iniziare un periodo di prova come predicatore nel distretto carbonifero del Borinage, in Belgio, una delle regioni più impoverite d'Europa. Van Gogh provò subito un forte affetto per i minatori e fece del suo meglio, quale loro capo spirituale, per alleviare il fardello delle loro vite. Sfortunatamente, questo altruismo raggiunse proporzioni fanatiche quando iniziò a regalare loro gran parte del suo cibo e dei suoi vestiti, cosa che la Chiesa disapprovò. Quindi van Gogh fu rimosso dall'incarico in luglio e si trasferì in un villaggio adiacente dove visse in povertà. Fu in questo periodo che Vincent iniziò a dipingere i minatori e le loro famiglie e scelse definitivamente la carriera artistica.
Gli inizi della carriera artistica (1880 - 1884)
Nell'estate dell'81, dopo aver trascorso un breve periodo a Bruxelles, tornò di nuovo a vivere coi suoi genitori ad Etten e si innamorò della cugina vedova Cornelia Kee e, non potendola vedere a causa del padre, il ragazzo, sconfortato, mise una mano sopra il tubo di una lampada ad olio, bruciandosela. Nonostante i rovesci sentimentali Vincent trovò incoraggiamenti da parte di Anton Mauve, suo cugino acquisito che si era affermato come artista di successo e procurò a Vincent il suo primo set di colori ad acquarello.
Vincent van Gogh incontrò Sien verso l'inizio del 1882 all'Aia e, poco tempo dopo, andò a vivere con lei per un anno e mezzo. Sien e i suoi bambini, che già aveva prima di incontrare Vincent, posarono per dozzine di disegni. I primitivi disegni di minatori del pittore lasciarono il posto a lavori molto più raffinati e carichi di emozione.
Nel 1883 van Gogh iniziò ad adoperare sempre più frequentemente la pittura ad olio. Man mano che la sua abilità nel disegnare e dipingere aumentava, la sua relazione con Sien si deteriorava. In settembre essi si divisero e Vincent lasciò l'Aia.
Vincent, dopo aver
passato sei settimane nei Paesi bassi, tornò di nuovo a casa, questa volta a
Neunen, sul finire del 1883. Per tutto l'anno successivo continuò a rifinire la
sua arte producendo dozzine di disegni e di dipinti: tessitori, filatori e
altri ritratti. I contadini del posto si rivelarono i suoi soggetti preferiti
soprattutto perché van Gogh sentiva una forte affinità con questi poveri
lavoratori.
1885: l'anno della svolta e i primi capolavori
Nei primi mesi del 1885 van Gogh continuò le sue serie di ritratti di contadini che considerava degli 'studi'. Vi lavorò tutto marzo e aprile, brevemente distratto dal suo lavoro dalla morte del padre, il 26 marzo, che, però, non ebbe coinvolgimenti emotivi molto forti da parte del pittore. Tutti gli anni di dura preparazione servirono da preparazione graduale all'esecuzione del suo primo grande dipinto: "I mangiatori di patate", a cui lavorò per tutto il mese d'Aprile del 1885 facendo molti schizzi prima di stendere la versione definitiva in colori ad olio. Questo dipinto è riconosciuto come il primo capolavoro di van Gogh. Egli era contento dei risultati ottenuti e questo fu l'inizio di una nuova e più fiduciosa fase della sua carriera. In questo periodo tutti i suoi disegni, compreso l'appena citato capolavoro, erano caratterizzati da colori molto scuri e malinconici, poiché rappresentavano il lavoro di poveri contadini, dei quali Van Gogh aveva una grande ammirazione.
Vincent continuò a lavorare per tutto il 1885, ma divenne inquieto e bisognoso di nuovi stimoli, infatti si iscrisse per breve tempo all'Accademia di Anversa all'inizio del 1886, ma la lasciò circa quattro settimane dopo. Van Gogh con la creazione de I mangiatori di patate aveva dimostrato di essere un pittore di prima qualità, ma cercava comunque di migliorarsi ed esplorare nuove tecniche.
Nuovi inizi: Parigi (1886 - 1888)
Vincent si presentò a Parigi dal fratello Theo senza annunciarsi, ai primi di marzo del 1886. Il periodo parigino di van Gogh è affascinante per il ruolo che ebbe nella sua trasformazione artistica, però è poco documentato, poiché, dal momento che vissero insieme, vennero a mancare le lettere tra i due fratelli. Theo, essendo un mercante d'arte, aveva molti contatti e Vincent poté familiarizzare con gli artisti più innovativi della Parigi dell'epoca. Inoltre spese molto tempo nel visitare le prime mostre degli Impressionisti, quali Degas, Monet, Renoir e Pissarro dai cui metodi venne certamente influenzato un po'.
Per tutto il 1886 Vincent si divertì a dipingere nei dintorni di Parigi. La sua tavolozza iniziò a prendere le distanze dai colori più scuri e tradizionali della natia Olanda, per incorporare le tonalità più vibranti degli Impressionisti. Inoltre utilizzò, quasi solamente in questo periodo, un'altra tecnica filo-Impressionista, cioè il disegno puntigliato. Inoltre proprio a Parigi in questo periodo cominciò ad interessarsi all'arte Giapponese. van Gogh iniziò a collezionare un gran numero di stampe Giapponesi su matrici di legno e i suoi dipinti di questo periodo riflettevano sia l'uso del colore Impressionistico sia nitidi ipertoni Giapponesi (vedi, La giapponesina). In questo periodo iniziò anche a disegnare i mazzi di fiori, soggetto che continuò a raffigurare per tutta la sua carriera, fino al mese prima della morte (Mazzo di fiori in un vaso)
Il 1887 a Parigi rappresentò per Vincent un altro anno di evoluzione artistica, ma il brutto tempo dei mesi invernali lo lasciò irritabile e depresso. Ormai egli aveva acquisito nell'arte quello che cercava, quindi decise di lasciare Parigi e di seguire il sole e il suo destino, andando al Sud.
Lo Studio del Sud (1888 - 1889)
Vincent van Gogh si trasferì ad Arles sul principio del 1888 alla ricerca del caldo sole della Provenza. Inoltre il suo sogno era stabilire una 'comune' di artisti ad Arles dove i suoi compagni di Parigi avrebbero trovato rifugio e dove avrebbero potuto lavorare assieme.
Van Gogh non sprecò tempo ad iniziare il suo lavoro all'aperto. Qui raffigurò queste due opere complementari: il disegno Paesaggio con sentiero e alberi spuntati e il dipinto Sentiero attraverso un campo con salici. Il disegno fu eseguito in marzo, e gli alberi e il paesaggio appaiono spogli al termine dell'inverno. Nel dipinto, eseguito un mese dopo, si notano i primi germogli primaverili sulle piante. In questo periodo Vincent dipinse una serie di frutteti in fiore.
I mesi che seguirono furono felici. Il pittore all'inizio di maggio prese in affitto la famosa "Casa Gialla", per poi trasferircisi solo a settembre. Vincent lavorò diligentemente per tutta la primavera e l'estate ed iniziò a spedire a Theo i suoi lavori.
Comunque non perse mai la speranza di costituire la comune degli artisti e inizio un'opera di convincimento per incoraggiare Paul Gauguin ad unirsi a lui nel Sud. Quando a fine luglio lo zio di van Gogh morì e lasciò un lascito a Theo, questo fu in grado di finanziare il trasferimento di Gauguin ad Arles. Theo sperava inoltre che i dipinti che avrebbe ricevuto da Gauguin in cambio del suo appoggio finanziario gli avrebbero procurato qualche profitto, infatti Gauguin, al contrario di van Gogh, aveva già un discreto successo. Paul arrivò il 23 ottobre. I due mesi successivi furono fondamentali sia per Vincent van Gogh che per Paul Gauguin. All'inizio, i due pittori si trovarono bene assieme, dipingendo nei dintorni di Arles, discutendo della loro arte e delle diverse tecniche. Ma col passare delle settimane il tempo volse al brutto e i due si trovarono costretti a stare in casa sempre più spesso e la loro depressione aumentò. Però Vincent si trovò incoraggiato e stimolato da una serie di ritratti che aveva intrapreso.
La relazione tra van Gogh e Gauguin si deteriorò, comunque, in dicembre: le relazioni tra i due peggiorarono in contemporanea allo stato di salute mentale di Vincent. Infatti il 23 dicembre questo, in un attacco irrazionale di follia, si automutilò del lobo del suo orecchio sinistro con un rasoio. Dopo aver spedito un telegramma a Theo, Gauguin partì immediatamente per Parigi, e, in seguito, non avrebbe mai più visto van Gogh. Durante il tempo trascorso in ospedale, Vincent si trovò sotto le cure del Dr. Felix Rey. Verso la fine di dicembre si ristabilì quasi del tutto.
Le prime settimane del 1889 non furono facili per van Gogh. Dopo essersi ristabilito, egli tornò alla sua Casa Gialla. Era incoraggiato dai progressi fatti dopo il crollo, ma i suoi problemi economici continuavano ed era particolarmente depresso. Vincent fu artisticamente alquanto produttivo per tutto gennaio e i primi di febbraio, dipingendo alcune delle sue opere più conosciute, come I girasoli. Il 7 febbraio, comunque, egli patì un altro attacco, nel corso del quale si immaginò di venire avvelenato. Vincent venne nuovamente ricoverato sotto osservazione, ma fu tenuto in ospedale solo dieci giorni.
Però i concittadini del pittore, preoccupati per l'accaduto, firmarono una petizione attraverso la quale van Gogh fu di nuovo ricoverato all'ospedale. Le sei settimane li trascorse furono un periodo produttivo artisticamente, ma scoraggiante dal lato emotivo. Come già aveva fatto un anno prima, Vincent tornò a dipingere i frutteti in fiore attorno ad Arles. Ma anche se stava producendo alcune delle sue opere migliori, capiva che la sua posizione era precaria e acconsentì a farsi confinare volontariamente in un manicomio a Saint-Rémy-de-Provence. Van Gogh lasciò Arles l'8 maggio, e con esso il periodo artistico più fruttuoso della sua vita, durante il quale disegno molti soggetti diversi (ritratti, paesaggi, case..), con tecniche altrettanto differenti.
Internamento (maggio 1889 - maggio 1890)
Al suo arrivo in manicomio, van Gogh venne posto sotto le cure del Dr. Peyron, che si convinse che il suo paziente soffriva di una forma di epilessia. Col passare delle settimane, lo stato mentale di salute di Vincent rimaneva stabile e gli fu concesso di riprendere a dipingere: a metà giugno van Gogh disegnò il suo quadro più famoso, Notte stellata
Però a metà luglio, durante un altro attacco Vincent cercò di ingerire i suoi stessi tubetti di colore e gli venne negato l'accesso ai suoi materiali. Era scoraggiato per essere stato privato dell'unica cosa che gli procurava piacere e distrazione: la sua arte. Dopo un'altra settimana, il Dr. Peyron cedette ed acconsentì che Vincent riprendesse a dipingere. Questo coincise con un miglioramento del suo stato di salute mentale. Per due mesi van Gogh non fu in grado di lasciare la sua stanza ma, finito questo periodo, superò le sue ansietà e riprese a dipingere. Nel frattempo Theo, mentre metteva su casa con la sua nuova moglie, organizzò una mostra a Bruxelles, Les XX, nell'ambito della quale sarebbero stati esposti anche sei quadri di Vincent, il quale, entusiasta dell'impresa, rimase assai produttivo in tutto questo periodo.
Il 23 dicembre 1889, un anno esatto dopo l'incidente del taglio dell'orecchio, Vincent ebbe un altro attacco che durò circa una settimana, ma si ristabilì abbastanza velocemente e tornò a dipingere. Però eseguiva principalmente copie di opere di altri artisti, essendo stato confinato all'interno sia per il suo stato mentale di salute che per le condizioni del tempo. Van Gogh soffrì ulteriori attacchi per tutti i primi mesi del 1890, proprio quando le sue opere stavano finalmente cominciando a ricevere acclamazioni dalla critica.
Theo si convinse che il miglior modo di procedere sarebbe stato quello di far tornare Vincent a Parigi e di porlo sotto le cure del Dr. Gachet, un terapista omeopatico che viveva ad Auvers-sur-Oise, vicino a Parigi. Il 16 maggio 1890 Vincent van Gogh lasciò il manicomio.
'La tristezza durerà per sempre . . . .' (1890)
Tre giorni dopo l'arrivo a Parigi, van Gogh, non abituato alla vita cittadina, optò per la sua più tranquilla destinazione: Auvers-sur-Oise. Vincent si incontrò col Dr. Gachet poco dopo il suo arrivo a Auvers. I pittore riuscì a trovare una camera in una piccola locanda e iniziò subito a dipingere i dintorni di Auvers-sur-Oise.
Vincent era compiaciuto di Auvers-sur-Oise, che gli offriva la libertà che gli era stata negata a Saint-Rémy, mentre allo stesso tempo gli forniva ampi soggetti per i suoi dipinti e disegni: sembrava del tutto ristabilito, mentalmente e fisicamente. Per tutto giugno Vincent rimase pieno di entusiasmo e fu assai produttivo, dipingendo alcune delle sue opere più note (La chiesa di Auvers). Durante questo periodo Vincent fu più o meno felice e dipinse alcuni brillanti paesaggi durante tutto luglio. Il 27 luglio 1890 van Gogh si avviò, col suo cavalletto e i materiali da disegno, attraverso i campi. Là giunto, estrasse una pistola e si sparò nel petto. Poi riuscì a tornare barcollando alla locanda dove crollò sul letto. Venne subito chiamato il Dr. Mazery e il Dr. Gachet, il quale scrisse una lettera urgente a Theo, che arrivò il pomeriggio seguente.
I due fratelli rimasero assieme durante le ultime ore di vita di Vincent, durante le quali Theo si accorse che il fratello era rassegnato al pensiero della morte e non dispiaciuto. Una delle ultime frasi che disse fu "La tristezza durerà per sempre". Vincent van Gogh morì all'una e trenta del mattino del 29 luglio 1890. La chiesa Cattolica di Auvers non permise la sepoltura di Vincent nel suo cimitero, poiché questi aveva commesso suicidio. La vicina cittadina di Méry, comunque, acconsentì alla sepoltura.
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