Villa Badoer - Fratta Polesine - (1554)
Ai confini
meridionali dei territori della Serenissima, nelle piatte e nebbiose lande del
Polesine, Palladio progetta nel 1554 una villa per il nobile veneziano
Francesco Badoer, destinata a diventare il baricentro della vasta tenuta
agricola di quasi cinquecento campi da questi ricevuta in eredità sei anni prima.
Costruita e abitata nel 1556, la villa doveva quindi essere funzionale alla
conduzione dei campi e insieme segno visibile della presenza, per così dire
feudale, dei Badoer sul territorio: non a caso l'edificio sorge sul sito di un
antico castello medievale. Palladio riesce a unire in una sintesi efficace
entrambi i significati, collegando il maestoso corpo dominicale alle due
barchesse piegate a semicerchio che schermano le stalle e altri annessi
agricoli. Probabilmente sfruttando le sottostrutture del castello medievale, il
corpo dominicale della villa sorge su un alto basamento, richiamando precedenti
illustri come villa Medici a Poggio a Caiano di Giuliano da Sangallo, o la poco
lontana villa dei Vescovi a Luvigliano di Falconetto. Ciò rende necessaria una
scenografica scalinata a più rampe, la principale a scendere nella corte, e le
due laterali a connettersi con le testate delle barchesse, ricordando così la
struttura di un tempio antico su terrazze. Le elegantissime barchesse
curvilinee sono le uniche concretamente realizzate da Palladio fra le molte
progettate (per esempio per le ville Mocenigo alla Brenta, Thiene a Cicogna o
villa Trissino a Meledo) e la loro forma - scrive lo stesso Palladio - richiama
braccia aperte ad accogliere i visitatori: fonte antica di riferimento sono
molto probabilmente le esedre del tempio di Augusto a Roma. Nelle barchesse
Palladio usa l'ordine tuscanico, adeguato alla loro funzione e alla possibilità
di realizzare intercolumni molto ampi che non intralcino l'accesso dei carri.
La loggia della villa mostra invece un elegante ordine ionico a enfatizzare il
ruolo di residenza dominicale. Il fuoco visivo dell'intero complesso è
calibrato proprio sull'asse dominato dal grande frontone triangolare retto
dalle colonne ioniche, su cui campeggia lo stemma familiare, tanto che i
fianchi e il retro della villa non sono assolutamente caratterizzati e
presentano un disegno semplicemente utilitario. Per il resto la struttura
distributiva del corpo dominicale presenta la consueta organizzazione
palladiana lungo un asse verticale, con il piano interrato per gli ambienti di
servizio, il piano nobile per l'abitazione del padrone e infine il granaio.
Tutte le sale sono coperte da soffitti piani e sulle pareti Giallo Fiorentino
ha disegnato complessi intrecci di figure allegoriche dai significati in parte
ancora oscuri.