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Chiunque abbia visitato Venezia almeno una volta nella vita ne rimane stranamente colpito e affascinato; già nel lontano 1581 Francesco Sansovino la definì città nobilissima et singolare.
Come mai si realizza questo sentimento così fresco e poetico? Questo non accade solamente per l'ovvia "libertà" che la città offre con la solitudine di isola, fuori dal traffico moderno, e nemmeno per la suggestione del suo intramontabile passato, ma soprattutto per una sua qualità che la rende assolutamente unica: il suo carattere totale, pienamente esistenziale di creazione umana.
Una magia da accettare e da contemplare soltanto, Venezia? No, questa magia ha cento diversi aspetti, infinite sfaccettature che varrà la pena di analizzare, seguendo il corso dei tempi.
L'arte veneziana mosse i primi passi assieme allo sviluppo economico della città, infatti del periodo precedente l'espansione commerciale, quando la laguna era abitata solo da pescatori e marinai, non ci sono giunte costruzioni o testimonianze storiche. Successivamente, però, Venezia tentò l'indipendenza dai Bizantini con il primo doge Paoluccio Anafesto, e conquistando di giorno in giorno maggiore libertà aumentando il prestigio commerciale e politico sul Mar Adriatico, fino a sottrarre le reliquie di San Marco da Alessandria in Egitto e collocarle nella cappella di Palazzo Ducale, erigendola a basilica, e fece di San Marco il santo protettore della città.
La Basilica di San Marco, simbolo dell'indipendenza Veneziana, ha degli schemi architettonici completamente inusuali, e all'epoca suscitò stupore e meraviglia.
Anche il primitivo Palazzo Ducale risale all'anno mille, organizzato su diversi palazzi adiacenti, e sarà alla base del centro politico di Venezia, con il campanile di San Marco (1175) ,le due colonne di Marco e Todaro e la delimitazione della Piazzetta.
Molti dei palazzi che ci rimangono risalgono al periodo basso medievale e si trovano sul Canal Grande: queste inaugurano lo schema della "casa- fondaco" tipico del patriziato mercantile veneziano, che durerà per secoli; è uno schema di casa pratico, funzionale, ma anche fastoso, e molti viaggiatori stranieri ne restano impressionati, definendo Venezia come "la più bella e la più ricca città d'Europa". L'idea del palazzo, infatti, resta originale, nonostante alcune caratteristiche di chiara derivazione bizantina, e si distacca completamente dal resto delle case dello stesso periodo, più simili a torri militari che a case e anzi, grazie alle difese che sorgono intorno alla città, il panorama di Venezia attorno tra il Duecento e il Trecento veniva assumendo un aspetto di impareggiabile ricchezza e fastosità, come dimostrano alcune miniature dell'epoca e parte dei dipinti del Bellini o del Carpaccio.
Tra il Due e il Trecento, comunque, cambia notevolmente lo stile architettonico, che diventa "gotico": le chiese alzano facciate verticali, adattando il mattone anche a funzioni decorative.
Successivamente gli archi diventano ogivali, con dei fiori marmorei alla sommità, mentre i finestrati sono più complessi e con decorazioni vegetali: è lo stile "gotico fiorito", che trionfa in molti palazzi oltre che nelle chiese (San Gregorio, Santo Stefano.).
Nel 1340 il vecchio Palazzo Ducale, fino ad allora separato su diversi edifici, viene ristrutturato, assumendo la sua planimetria attuale in circa cento anni di lavoro.
Venezia, come ci appare ancor oggi, è stata profondamente segnata dallo stile "gotico fiorito", e almeno la metà dei suoi edifici è stata realizzata in base questo modello, nonostante che alcuni dei monumenti insigni del periodo siano andati distrutti.
Anche sul piano economico e politico questo è un periodo di massimo sviluppo: Venezia estende il proprio dominio fino a sottomettere Brescia e Bergamo, recuperando nuove aree economiche sulla terraferma, anche se contrastata dagli stati concorrenti d'Italia e d'Europa. Le arti trassero giovamento da quest'espansione, poiché ebbero uno sviluppo senza paragoni: letteratura e filosofia si arricchirono grazie all'Università di Padova, e nell'editoria Venezia , con le famose stamperie dei Manuzio, superava di gran lunga quella di ogni altra città d'Italia.
Nel campo delle arti figurative, infine, Venezia non aveva rivali: chiese, scuole di devozione e palazzi si arricchirono di numerosi capolavori di Bellini, Vivarini, Antonello da Messina e del Carpaccio.
Le grandi novità del Rinascimento fiorentino giunsero anche a Venezia, anche se con mezzo secolo di ritardo, per opera di Pietro Lombardo (educato da Donatello a Padova) e da Mauro Coducci (seguace dell'Alberti), e comunque in forme del tutto particolari. Il cambiamento di stile si fece più sensibile solo dopo i primi anni del Cinquecento, con l'arrivo da Roma del Sansovino, esperto dello stile di Michelangelo e Raffaello. A lui spetta il compito di ristrutturare il centro di Venezia, la Piazza e la Piazzetta; iniziò con la chiesa di San Grimignano, in faccia a San Marco, una costruzione modesta ma molto elegante, che però venne distrutta in tempi napoleonici. Successivamente si dedicò alla piazzetta e alla Libreria Vecchia, ancor oggi nucleo della Biblioteca Marciana; e pur essendo estranea alla tradizione veneziana, venne integrata senza danno nella forma artistica di Venezia.
Dopo il Sansovino altri architetti vennero a rinnovare la città, come il Sammicheli, che termina l'arsenale ed erige Palazzo Grimani in Canal Grande, o anche il Palladio, le cui due creazioni maggiori , cioè il San Giorgio il Redentore sono punti di riferimento essenziali nella topografia cittadina: entrambi, infatti, si affacciano sul Bacino di San Marco e, insieme al Palazzo Ducale e alla Dogana, saranno tra i maggiori poli architettonici.
Con il Palladio si chiuse la fase cinquecentesca della crescita della città, mentre i suoi pittori continuarono a riconoscersi come i più validi artisti dell'epoca: Venezia assunse la caratteristica di città dipinta, a causa delle sue numerose facciate decorate da affreschi, che purtroppo non ci sono giunti integri. Su questi affreschi però i cronisti dell'epoca lasciarono numerose testimonianze, tra cui un curioso aneddoto riguardo la rivalità tra il Giorgione e Tiziano, più giovane di lui, i cui affreschi erano ritenuti dai Veneziani l'opera migliore del Giorgione, che invece stava lavorando lungo il Canal Grande. Si sono invece perfettamente conservati i dipinti di Vittore Carpaccio, nel San Giorgio degli Schiavoni.
Ma la maggior parte dell'arte decorativa del Cinquecento pertiene alla seconda metà del secolo, per opera di Paolo Veronese, che lavorò con Palladio per il suo capolavoro, il Maser, nelle ville veneziane dell'entroterra. Accanto al Veronese, l'alternativa della pittura era Jacopo Tintoretto, per molti versi addirittura il suo contrapposto. Tempio dell'arte di Tintoretto è la Scuola Grande di San Rocco, dove si trovano una trentina di tele.
Il seicento apparve, politicamente ed economicamente, il primo secolo di decadenza, anche se per questo non ne risentì in modo evidente il volto della città.
I fallimenti militari si rispecchiarono nella politica della Serenissima, le cui casse ormai quasi vuote, vennero riempite con centinaia di migliaia di ducati dalle famiglie dei Labia, dei Bonlini, dei Rezzonico, per acquisire un titolo nobiliare. Queste famiglie inoltre diedero una spinta all'architettura seicentesca con la costruzione di sontuosi palazzi o il finanziamento di nuovi edifici chiesastici, ad esempio Palazzo Labia, Cà Rezzonico, mentre la famiglia Barbaro fece della facciata di Santa Maria Zobenigo il mausoleo dei propri ammiragli, con fantasiose statue, rilievi di fortezze e di battaglie navali. Nacque così uno stile appositamente rivolto a effetti esaltatori: il Barocco.
Senza raggiungere i livelli di Roma a Venezia il Barocco lasciò la sua impronta, il cui capolavoro fu la Basilica della Salute, sorta per un voto dopo la peste del 1630, che fece quasi cinquantamila vittime. Ne fu ideatore Baldassare Longhena, che pose la basilica sull'estrema punta di Dorsoduro, condizionando tutto il paesaggio centrale della laguna veneziana, pur sempre inserendosi nell'ambiente di Venezia.
Dopo Longhena, la tendenza fu quella di ritornare verso una piattezza già neoclassica, e il passaggio al Settecento fu quasi senza scosse fino all'arrivo del Rococò a Venezia con Giorgio Massari, cui spetta il completamento di Cà Rezzonico, e le belle chiese dei Gesuati e della Pietà.
Comunque, nel Palazzo Grassi, l'opera più impegnata del Massari, si avverte ancora una certa inclinazione verso il neoclassicismo, ormai prevalente nel resto della città.
Nella pittura, invece, trionfava il Rococò, grazie a un gruppo di artisti cui fa capo Sebastiano Ricci: sono i Pellegrini, l'Amigoni, Gian Antonio Guardi, che portarono la voce di Venezia fino in Germania e in Inghilterra, oltre che decorare chiese e palazzi veneziani. Ma il maggior esponente veneziano dell'epoca fu certamente Gianbattista Tiepolo, di cui sono conservati a Venezia un ciclo di affreschi nel salone da ballo di Palazzo Labia, il soffitto dei Gesuati e dei carmini, le stanze di Cà Rezzonico.
L'Ottocento, fortunatamente, non recò danni irreparabili al volto della città, ma vanno comunque considerati negativi gli interventi in Piazza San Marco, dove San Gremignano viene distrutta per far posto alla piatta facciata delle Procuratie napoleoniche.
Inoltre nel 1846 venne completato il ponte ferroviario che lega Venezia alla terraferma: una decisione gravissima, carica di conseguenza per la vita della città che vide rovesciato il suo storico orientamento verso il mare, e perse l'insularità che per secoli l'aveva difesa dai cataclismi urbanistici, e così Venezia divenne una città "come tutte le altre", che richiedeva nuove strade, con dei quartieri popolari.
Il Novecento realizzò l'ultimo attentato all'insularità di Venezia, motivandolo con una necessità di apertura ai traffici stradali: il ponte automobilistico con Mestre.
Così l'urbanistica di Venezia dovette affrontare l'invasione dei mezzi celeri, con i relativi problemi: i mezzi motorizzati, molto più frequenti, provocano delle onde dannose per le fondamenta dei palazzi più antichi.
Nonostante l'inevitabile crisi di inserimento nella vita moderna, imposto dalla necessità di sopravvivere, Venezia però conserva in sé tutti gli elementi della propria continuità, e non corre necessariamente il pericolo di scomparire, come tanti altri centri storici antichi, purché la saggezza degli uomini lo voglia.
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