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Venezia: palazzo ducale
Dimora del doge e delle più alte magistrature, esso è il simbolo dello splendore e della potenza della serenissima, ed esprime la massima espressione dell'architettura gotico-veneziana, dovuta essenzialmente al dissolversi in un cromatismo tenue, caratterizzato dalla ricchezza decorativa e dall'uso di grandi finestre.
Fu fondato nel 9 secolo ed ebbe inizialmente una funzione difensiva in qualità di castello, munito perfino di torri angolari e fossati, mentre nei secoli 14-15 assunse la sua attuale forma, subendo modificazioni a carattere gotico.
Non conoscendo il vero ideatore, il palazzo viene attribuito a filiberto calendario.
Esterno:
Sopra il portico terreno, di cui bisogna notare i capitelli delle colonne e i rilievi ad angoli, corre una loggia ad archi intrecciati.
Due magnifici balconi dei secc. 15 e 16 interrompono una serie di grandi finestre ogivali nelle due lunghe facciate che si affacciano sul molo e sulla piazzetta.
Attraverso la porta della carta, così chiamata perché un tempo vi affliggevano le carte con le leggi emanante dal governo, che è l'ingresso principale realizzato in stile gotico, ci si immette nel cortile, nel centro del quale sorgono due vere da pozzo (=parapetti in muratura attorno alla bocca di un pozzo) bronzee del 1500.
I lati a ovest e a sud sono gotici, quello a est è rinascimentale e sul lato di ingresso si levano sia la barocca facciata dell'orologio che l'arco del foscari.
Interno:
1 piano nobile:
È quello appartenente agli appartamenti dogali e alla sede delle magistrature.
Sale:
Dell'anticollegio: era la saletta d'attesa per essere ricevuti dalla signoria;
Del collegio: è la sala in cui il doge riceveva gli ambasciatori stranieri:
Del senato: dalla quale si poteva accedere alla chiesetta personale del doge;
Della bussola: era l'anticamera del consiglio dei dieci. Era così chiamata per la doppia porta in legno, detta appunto bussola;
Delle armi: vi sono raccolte divers armi dei secoli 16-17-18 ed armature;
Al piano inferiore vi era l'appartamento privato del doge.
In tutto il palazzo sono conservate opere del tintoretto e altri grandi artisti; è totalmente caratterizzato dalla presenza di fastosi soffitti e camini rinascimentali.
Si possono inoltre trovare le prigioni nuove e vecchie.
Bergamo: palazzo della ragione o palazzo vecchio.
Il palazzo della ragione è situato nella lato occidentale di piazza vecchia, in città alta.
Costruito nel 1340, inizialmente assunse la funzione di casa per gentilino suardi e nel 1428 fu adibito a sede del podestà veneto.
Esterno:
La facciata principale è aperta da una grande loggia terrena e da trifore (= finestra a tre luci divisa da colonnette o pilastrini) gotiche; sopra il cinquecentesco balcone vi è l'immagine del leone di s. Marco, come ricordo della dominazione veneta.
Interno:
Salita la rampa a gradini, a sinistra si trova il salone del cinquecento, si trovano gli affreschi del bramante staccati dalla facciata esterna.
L'architetto laurana fu convocato nel 1465 ad ampliare un nucleo primitivo del palazzo che si affacciava su piazza rinascimento.
Laurana accentrò la sua costruzione attorno al cortile d'onore, a portici su colonne dai bei capitelli e le diede il prospetto sulla valle con balconcini sovrapposti fiancheggiati dai torricini, due eleganti ed agili torri rivolti in direzione della toscana e indicano la perfetta integrazione fra architettura e paesaggio, assumendo forse anche l'immagine più nota della città di urbino.
Internamente risulata organizzato con una razionale sistemazione, a contrapposizione delle strutture solidissime presenti all'esterno.
Il palazzo è diventato l'esempio del palazzo delle regioni del centro italia, presentando appunto al piano terra un cortile con colonne, e ai piani superiori un chiaro utilizzo del linguaggio classicista, fondato sul recupero dell'architettura romana: lesene, architravi, .
Divenne l'archeotipo delle regge umanistiche, abbandonando l'idea di un castello ancorato ai principi militari di difesa-offesa, ma un palazzo aperto alla circolazione di idee e di uomini.
Il
palazzo ducale fu realizzato in un luogo di altissima portata simbolica, lì
dove sorgeva l'antica "platea comunis", centro
nevralgico della vita cittadina e sede delle più antiche tradizioni comunali
prima della creazione del palazzo dei consoli e del palazzo del podestà (xiv sec.). La "platea comunis"
era delimitata dal palazzo della guardia, da una torre e da un altro edificio
di forma quadrata. L'uso scenografico delle asimmetrie del cortile ma anche di
alcuni ambienti interni parla esplicitamente di uno spazio urbano riconfigurato. Le nuove soluzioni architettoniche e
decorative permeano invece visibilmente l'interno del palazzo, caratterizzato
da una spiccata severità di disegno e di iconografia. La perdita che
maggiormente colpisce riguarda il famoso studiolo, voluto da federico, e originariamente collocato in un'ala del palazzo
fatta costruire appositamente per ospitarlo lo studiolo era costituito da
rivestimenti ad intarsio che seguono quasi alla lettera lo schema di quello urbinate, con la serie di finti sedili ed armadi a muro.
Anche negli oggetti esposti si riconoscono i medesimi attributi alludenti
all'equilibrio tra arma e litterae. Del complesso
facevano inoltre parte delle tavole, probabilmente dipinte da giusto di gand, rappresentanti le personificazioni delle arti,
davanti alle quali sono inginocchiate figure di profilo. L'unità dello studiolo
viene quindi ulteriormente enfatizzata dall'iscrizione lignea del fregio che
percorre tutta la stanza ove si parla di uomini d'ingegno inginocchiati davanti
alle proprie madri.
È il simbolo dell'indipendenza e del potere economico dell'oligarchia senese, e è una tra le + significative realizzazioni dell'architettura gotica civile in toscana.
Quasi a segnare la transizione dal concetto di fortezza a quello di palazzo, il corpo centrale, più alto, fu fatto erigere dal governo dei nove tra il 1284 e il 1305, ma alzate di un oiano nel 1680.
La parte inferiore della facciata, in pietra, era un tempo aperta da grandi portoni; due ordini di eleganti trifore scandiscono il parametro in laterizio della parte superiore, coronato da merli e dal vasto disco del "monogramma bernardiano" (1425).
Il portale a destra della cappella di piazza ( a forma di loggia marmorea addossata alla facciata di palazzo pubblico) dà accesso al cortile del podestà, a portico su pilastri e grandi trifore.
Sul fondo si trova l'attuale teatro dei rinnovati, un tempo sala del gran consiglio della repubblica.
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