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Transfobia e discriminazione - antropologia culturale




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Università degli Studi di Padova

Facoltà di Psicologia







TRANSFOBIA E DISCRIMINAZIONE






Elaborato per il corso di "Antropologia culturale"


INTRODUZIONE


Molta gente non si è mai posta il problema 'Io sono un uomo o una donna?'. Normalmente basta osservare il proprio corpo, e la risposta è ovvia. Ma per un transessuale, il sesso del proprio corpo è sentito 'sbagliato', perché il modo con cui vede il mondo è tipico del sesso opposto.

Questo spesso genera delle confusioni per il transessuale, poiché, normalmente la gente si aspetta che un corpo maschile contenga una psiche maschile, e parallelamente, un corpo femminile contenga una psiche femminile. Ciò non è valido per i transessuali dato che le caratteristiche fisiche del proprio corpo differiscono dal loro sesso psicologico, generando stati di malessere e perdita della serenità.

Si possono distinguere due categorie: i transessuali da maschio a femmina, che presentano una mente femminile in un corpo maschile, e i transessuali da femmina a maschio, che 'alloggiano' una mente maschile in un corpo femminile.

I transessuali hanno una identità di genere che differisce dal proprio sesso biologico e che non è correlata all'attrazione sessuale verso un determinato genere. Vi sono eterosessuali, omosessuali, bisessuali, e transessuali asessuati. Dato che i transessuali vivono il proprio corpo come un corpo sbagliato, a volte, diventa difficile per loro sviluppare una propria sessualità. Può accadere che non siano attratti da membri di alcuno dei due sessi perché il ruolo che dovrebbero rivestire in una relazione sessuale viene sentito come inesatto. L'idea di essere un individuo del sesso fisico opposto potrebbe essere l'unica strada verso cui esprimere la propria sessualità, e le loro fantasie sessuali possono essere guidate dal voler appartenere all'altro sesso.

Transessualismo e travestitismo possono essere confusi, ma sono fenomeni distinti e differenti. I travestiti sono persone che trovano piacere sessuale o emozionale nell'indossare abbigliamento del sesso opposto ed al contrario dei transessuali sono perfettamente contenti di rimanere nel corpo in cui sono nati, ma amano la fantasia di impersonare un membro del sesso opposto.

Non c'è possibilità che un vero transessuale sia contento di vivere nel genere e quindi nel corpo che sente come una sua prigione, ed i tentativi di rendere 'normali' i transessuali falliscono sempre.

Loro stessi, a volte, tentano di arrivare a patti con la propria identità di genere ignorandola, o negando che questo possa rappresentare un problema, ma sfortunatamente a lungo termine nessuno di questi metodi funziona. Tutto ciò serve per posticipare qualcosa che prima o poi dovrà necessariamente essere affrontato e l'unico effetto è quello di aumentare un profondo senso di infelicità, fino a raggiungere un punto di crisi.

In generale prima si prende in esame la propria transessualità, migliori saranno i risultati, dato che ritardi e temporeggiamenti possono essere molto dannosi.

L'unico trattamento funzionante trovato è di lasciar vivere i transessuali come membri del sesso cui psicologicamente sentono di appartenere. Come ciò avviene cambia da persona a persona e può comportare consultazioni specialistiche, terapia d'analisi, elettrocoagulazione (rimozione della barba), terapie ormonali e chirurgia.

Il cambiamento di sesso non è facile né rapido. Al contrario è un processo lungo, costoso e a volte doloroso, per il quale spesso il risultato finale è simile ad un compromesso (per esempio l'intervento chirurgico rende il transessuale sterile). Ad ogni modo la maggior parte i transessuali trova che a dispetto dell'essere oggetto di pregiudizi e discriminazioni, la riassegnazione di sesso offra una soluzione che porta a una vita piacevole e completa.

Per varie ragioni, come la famiglia o il lavoro, molti transessuali scelgono di continuare a convivere con la propria infelicità nel genere sbagliato, oppure di cambiare genere, ma interrompono presto la terapia ormonale o l'intervento chirurgico. Questo perché vivono sulla propria pelle le conseguenze, reali o presunte, delle scelte fatte e quindi è importante valutare con attenzione tutte le alternative, soppesandole con calma, al fine di decidere quale sia la migliore. Un dottore o uno psicologo possono sostenere ed aiutare queste persone nel modo migliore per affrontare decisioni di tale portata.

L'intervento per la Ricostruzione Chirurgica del Sesso (RCS) richiede alla persona si sottoporsi ad un controllo da uno o più medici specialisti in identità di genere. Alcune autorità per la sanità non pagano le cure per questo ordine di trattamenti e c'è una lunghissima lista di attesa che difficilmente permette di cominciare prima che siano passati un paio di anni.

Il sistema sanitario nazionale richiede un test di vita reale di almeno due anni (a volte anche di più), e potrebbe non prescrivere l'inizio della cura ormonale se non dopo che sia passato almeno un anno dall'inizio del test.

Uno psichiatra privato può prescrivere la terapia ormonale prima dell'inizio del test di vita reale, rendendo più facile l'inserimento nel nuovo ruolo, in quanto gli ormoni sviluppano le caratteristiche fisiche del nuovo sesso.

E' importante tenere a mente che gli ormoni e la chirurgia non sono sufficienti a una transizione completa. Una terapia di analisi può aiutare a sviluppare i comportamenti sociali e le caratteristiche tipiche del vostro nuovo sesso. A volte delle caratteristiche fisiche quali la taglia, possono rendere l'idea di quanto sarà difficile il lavoro di adattarsi al nuovo ruolo, e la gente potrà sempre identificarvi come transessuale. Uno specialista può essere utile anche ad accettare questa situazione.

In Italia, la legge 164 del 1982 specifica le 'Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso'. La legge ha un carattere 'sanatorio', cioè di legittimazione e di soluzione di situazioni di fatto esistenti, ma l'autodiagnosi non è sufficiente; è indispensabile un giudizio di idoneità, fondato quasi esclusivamente su requisiti psico-sessuali, effettuato da un 'esperto'.

I transessuali e le transessuali, come già affermato, possono non ritenere essenziale il ricorso ad un intervento chirurgico di riattribuzione del sesso, ma anche (e soprattutto) in questi casi necessitano di uno status giuridicamente riconosciuto, condizione sociale che con la legge 164 viene subordinato esclusivamente ad una effettiva trasformazione chirurgica irreversibile.

Già in altri Paesi (Olanda e Germania in primis), ad una regolamentazione analoga a quella italiana, si affianca la possibilità di un'alternativa chiamata 'la piccola soluzione' diretta ad ottenere esclusivamente la modifica anagrafica del nome o dei prenomi, con sentenza peraltro non immutabile (è prevista una decadenza soltanto in caso di matrimonio o nascita di figli).L' autorità giudiziaria non ha quindi potere discrezionale, ma si limita a riconoscere una situazione sulla base della dichiarazione dell'interessato e di perizie rilasciate da due specialisti.

Lo stesso Parlamento Europeo (ris. settembre 89) invita gli Stati Membri a privilegiare l'autodiagnosi, subordinando soltanto ad una richiesta specifica degli interessati la possibilità di un sostegno psicologico delle persone. Viene inoltre riconosciuto uno status giuridico al transessuale e alla transessuale se pure limitato al periodo pre-operatorio.

La ricerca antropologica ad etnologica mostra che il fenomeno dell'assunzione del ruolo di membro del sesso opposto non è né nuovo, né proprio esclusivamente della nostra cultura:prova della sua esistenza si rintraccia sin nei più antichi miti documentati. Diverse culture offrono dati che dimostrano come il fenomeno permanga largamente in questa o quella forma, e sia stato integrato nelle culture secondo una variabile graduazione di accettazione sociale.

La violenza, la discriminazione e l'odio accumulato sulle persone di genere diverso è un errore enorme. Questo bigottismo si fermerà solo quando il resto di 'noi' sarà capace di accettare i nostri stessi conflitti di genere e focalizzare i nostri stessi pregiudizi riguardo il sesso biologico e i ruoli sessuali sociali.

Capitolo 1


IL DISTURBO DI IDENTITÀ DI GENERE

'Avevo tre o forse quattro anni quando mi resi conto che ero nato nel corpo sbagliato, e che avrei voluto essere una bambina per davvero [.] attraverso gli anni ogni mio istinto sembrava diventare più femminile, la mia sepoltura dentro un fisico maschile più terribile per me'. Jan Morris (1974)Conundrum

Nel corso degli ultimi trent'anni l'interesse, scientifico e non, nei confronti dei transessuali è cresciuto in modo esponenziale. Fino alla fine degli anni Settanta i lavori scientifici sono pochi. Il confuso lavoro di Hamburger e Coll., in cui il marine George Jorgensen viene descritto nella sua trasformazione in Cristine, ha alle spalle nomi che hanno fatto la storia della psichiatria: Friedereich, Esquirol, Westphal, Havelock Hellis, dalla Trasmutatio Sexus di Kraft-Ebing, alla Psychopatia Transsexualis di Cauldwell. Agli inizi degli anni '60, H. Benjamin con il suo trattato su Il Fenomeno Transessuale, fu il primo ad usare il termine Transessualismo per definire e classificare una sindrome da non confondere assolutamente con le altre parafilie.

La letteratura oramai vasta, tratta esaurientemente degli aspetti psicologici, psicopatologici, chirurgici, endocrinologici, sociali e legali di quanto oggi più correttamente viene inquadrato nel DSM IV come Disturbo dell'Identità di Genere.

Il genere è così radicato nella nostra società che lo consideriamo impresso nel nostro codice genetico. È frutto di una costruzione sociale costantemente ricreata attraverso l'interazione tra gli individui, e come la cultura, è una produzione umana che dipende dalla 'creazione' continua che ogni individuo ne fa.

Per la persona la strutturazione del genere inizia con l'assegnazione a una categoria sessuale sulla base dell'aspetto degli organi genitali alla nascita (tra l'altro nei paesi dotati di moderne strutture sanitarie in caso di ambiguità viene di solito impiegata la chirurgia per rendere i genitali più chiaramente maschili o femminili).Come conseguenza del sesso biologico, i bambini sono vestiti e agghindati in modo da rendere chiara l'appartenenza alla categoria e la classe sessuale diventa uno status che segnala l'appartenenza a un genere attraverso la scelta del nome, degli abiti, degli accessori e dell'uso di altri indicatori. Non appena il genere del bambino è evidente, questi viene trattato dalle altre persone in maniera differente da come vengono trattati i bambini appartenenti all'altro genere.

Il sesso non entra in gioco fino alla pubertà, ma allora, i sentimenti, i desideri e le pratiche sessuali sono già stati modellati dalle norme e dalle aspettative legate al genere.

Le società occidentali legittimano la classificazione per generi sostenendo che tutto dipende dalla costituzione fisiologica, ovvero dalle differenze che femmine e maschi manifestano nella procreazione. Ma il genere e il sesso non sono equivalenti e, come costruzione sociale, il genere non deriva automaticamente dagli organi genitali e della riproduzione,  infatti, i suoi elementi costitutivi sono 'classi sociali costruite'.

Le società occidentali hanno solo due generi, 'uomo' e 'donna'. Altre società possiedono tre generi differenti, per esempio: uomini, donne e 'berdache' (fra gli indiani d'America); 'hijra' (in India); 'xanith (nell'Oman)'.

Questa terza categoria indica individui che biologicamente sono maschi ma che si comportano, vestono, lavorano e sono trattati dal punto di vista sociale come donne; quindi non possono essere definiti uomini e nemmeno donne con caratteristiche femminili: nella nostra lingua sono 'donne maschili'. Tra gli africani e gli indiani americani esistono popolazioni che hanno un genere chiamato 'donne dal cuore maschile': si tratta biologicamente di femmine, che però lavorano, si sposano e assumono il ruolo di genitori in qualità di uomini; il loro stato sociale è quello di 'uomini femminili'.

I transessuali e le transessuali delle odierne società occidentali sono gli equivalenti più prossimi a questi generi di transizione, con la differenza che non vengono istituzionalizzati come un terzo genere. Biologicamente sono maschi e femmine che possono aver subito operazioni chirurgiche di cambiamento del sesso per modificare gli organi genitali, rendendo coerente la propria anatomia con il genere al quale personalmente si identificano. Non diventano un terzo genere: si limitano a cambiare genere.

Dunque i generi non sono né legati a un substrato biologico, né dotati di confini invalicabili .Questi generi bizzarri, devianti o di terzo tipo ci mostrano qualcosa che normalmente diamo per scontato: che le persone 'imparano' a essere donne e uomini. I singoli individui nascono sessuati ma non dotati di genere e gli si deve insegnare a essere maschili o femminili. Come disse Simone de Beauvoir: 'Una non nasce donna, piuttosto lo diventa [.]; è la civiltà nel complesso a produrre questa creatura [.] che è descritta come femminile'

Capitolo 2


INDAGINE ANTROPOFENOMENOLOGICA


In Italia sono oggi circa duemila i transessuali, uomini e donne infelici di appartenere al sesso determinato geneticamente, persone del tutto "normali" sotto il profilo biologico e anatomico che vivono con la convinzione intima e persistente di appartenere al sesso opposto. Soffrono nel sentirsi prigionieri in un corpo sbagliato desiderando di vivere nel ruolo dell'altro sesso e di essere riconosciuti dalla società come appartenenti al genere verso il quale si sentono psicologicamente orientati. Tale disagio è così forte che per molti l'intervento di riattribuzione chirurgica del sesso diventa indispensabile.

L'esperienza vissuta del corpo proprio, costituisce uno degli argomenti più appassionanti dell'indagine antropofenomenologica, proprio perché concerne la capacità dell'uomo di sperimentare se stesso quale soggetto ed oggetto nel medesimo tempo.

L'impostazione antropologica richiede premesse concernenti gli aspetti generali del vissuto corporeo, partendo dalla distinzione tra corpo-vissuto e mondanizzato (Leib) e corpo anatomico (Körper). Nelle esperienze del proprio corpo ci si dibatte costantemente tra i poli dell'avere un corpo e dell'essere un corpo. Nell'esperire il mio corpo, questo mi si propone contemporaneamente nella sua ambiguità di oggetto e soggetto. Caratteristica del corpo è l'appartenenza, è l'essere costantemente esperito per mio. Di esso riconosco in ogni momento il possesso, da esso non posso allontanarmi, non posso allontanarlo, con esso formo un'unica essenza concreta. Il mio corpo è irriducibilmente e originariamente mio perché è fuso con il soggetto che io sono.

Il corpo è la prima e fondamentale proprietà della persona ed appare sempre (anche frammisto ad altri) come sotteso da uno schema sessuale estremamente individuale, sottolineando aree erogene, delineando una fisionomia sessuale tutta propria ed evocando una gestica del corpo maschile e femminile. Normalmente la percezione umana ha una struttura erotica pregna di aspetti spazio-temporali; ogni uomo ha la possibilità di porsi in situazione erotica, di mantenerla e seguirla fino alla completa soddisfazione o di abbandonarla. Nella sessualità normale si esperisce questo modo autentico di progettarsi, ma ciò è possibile solo quando il mio-corpo non mi si da come impedimento o come esplicito ostacolo; occorre che esso pienamente mi si riveli come mia appartenenza, di cui ho completa disponibilità, non strumentale ma coesistenziale.

Inoltre, possiamo affermare che la vita sessuale non è solo natura, ma anche - e forse soprattutto - storia; e la storia sessuale dell'uomo ci fornisce una chiave per la sua vita, proprio perché egli nella sua sessualità progetta il suo modo di essere verso il mondo, verso gli altri e verso il proprio futuro, la sua apertura o chiusura esistenziale, la sua bizzarria e/o creatività. Ogni costituente psicologico, cognitivo ed emotivo, strutturale e di evento, può entrare nella storia sessuale, concepita come una forma generale di vita.

È quindi nella sessualità che il corpo-che-ho (Körper) tende a fondersi in un tutto unitario con il corpo-che-sono (Leib). Nella sessualità il corpo si rivela nell'appartenenza al me (alla meità), il corpo-per-me si costituisce in Leib declinandosi verso il fuori ed instaurando la comunicazione con la corporeità altrui. Tuttavia perché possa esprimere il me stesso in modo concreto, è necessario che il corpo non mi divenga un impedimento od un ostacolo. Nel Transessuale, invece, il corpo si estranea dall'Io, ostacola ogni valida apertura, viene colto nella dimensione dell'avere (del corpo-che-ho), si cosifica è contemplato nella sua forma oggettiva estraniata ed estraniante, non si attiene ad un armonico schema sessuale, si pone in un assetto fisiognomico opposto alla determinazione anagrafica costituitasi alla nascita: la sua struttura anatomica non gli consente di collocarsi in una situazione erogena da poter mantenere ed alimentare con soddisfazione. L'essere nel corpo transessuale ostacola l'approccio sessuale con l'altro ed è degradato ad artifici operativi che non possono esaudire esaustivamente nemmeno il desiderio, reso perverso dalla dismorfia o disarmonia corporea.


Capitolo 3


ASPETTI MITOLOGICI, STORICI ED ETNOLOGICI


MITOLOGIA

Testimonianze del fenomeno oggi chiamato transessualismo possono essere rinvenute in documenti risalenti indietro nei secoli e comprendenti culture nettamente distinte. Mitologia classica, storia classica, Rinascimento e storia dell'Ottocento, insieme con l'antropologia culturale dimostrano l'estesa area di penetrazione del fenomeno

transessuale.

Essendo il termine 'transessuale' d'origine relativamente recente, non lo si può trovare nelle fonti storiche, e pertanto devono essere fatte molte supposizioni nell'interpretazione del materiale citato. Lo specifico riferimento del "mutamento di sesso" può soltanto implicare un"mutamento d'abbigliamento" o la pratica dell'omosessualità genitale, senza che risulti evidente la totale assunzione da parte dell'individuo dell'identità del genere opposto.

Nella mitologia greca, un'influenza transessuale è sceneggiata nella

designazione di Venere Castina, dea che risponde con simpatia e comprensione ai desideri delle anime femminili racchiuse in corpi imaschili.

Miti relativi al cambiamento di sesso concernano non solo realizzazione di un desideri, ma anche forme di punizione: si narra che Tiresia, indovino tebano, stesse passeggiando sul monte Cillene quando s'imbatté in due serpenti in amore; uccise la femmina, e per questo atto fu mutato in donna. In seguito, dopo esser stato scoperto a guardare favorevolmente la nuova forma ed aver testimoniato che il piacere della donna durante il coito era dieci volte superiore a quello dell'uomo, fu ritrasformato in uomo, sempre per punizione.

Un'altra narrazione tratta dall'antico regno di Frigia racconta che i sacerdoti del dio Attis, consorte di Cibale, la Madre Terra, erano obbligati all'auto-castrazione in omaggio al loro dio, del quale si narrava che s'era evirato sotto un albero di pino. Si diceva che i sacerdoti (in seguito alla castrazione) divenivano dei travestiti e si adeguavano a mansioni da donna; si credeva che alcuni di questi sacerdoti fossero andati oltre la castrazione testicolare ed avessero rimosso completamente i genitali maschili esterni.

Il mito di Tiresia precedentemente ricordato ha un parallelo in un racconto della tradizione nazionale dell'India orientale. Secondo le leggende del Mahàbhàrata, un re fu trasformato in donna, per essersi bagnato in un fiume magico. Come donna generò cento figli, che mandò a dividere il suo regno con i cento figli che aveva avuto come uomo. Più tardi egli rifiutò d'essere ritrasformato in uomo perché l'antico re si accorse che "la donna prova maggior piacere nell'atto dell'amore che non l'uomo". Contrariamente al destino di Tiresia al re trasformato fu accordato quanto desiderava.

Non soltanto gli dei dispongono del potere di cambiare il sesso d'una persona, ma cambiamenti di sesso furono operati suo uomini e su bestie mediante la stregoneria e l'intervento di demoni. Si diceva che delle streghe fossero in possesso di droghe che avevano la capacità di invertire il sesso di chi le prendesse. Taluni dicevano che i maschi potevano esser trasformati in femmine e le femmine in maschi, ma si argomentava altresì che il cambiamento di sesso fosse realizzabile in una sola direzione. Si affermava che il Diavolo potesse render maschi le femmine, ma non trasformare gli uomini in donne,poiché il metodo di natura è aggiungere piuttosto che togliere.


STORIA

Dalla documentazione dell'antichità della Grecia e di Roma, si hanno attestazioni della presenza di persone evidentemente insoddisfatte del loro ruolo di genere. Filone, il filosofo ebreo di Alessandria scrisse:"Riservando ogni possibile cura al loro adornamento esterno, costoro non hanno neppure vergogna di ricorrere a qualsiasi espediente per mutare artificialmente in femminile la loro natura d'uomini. Alcuni di loro bramando una completa trasformazione in donne, hanno amputato i propri organi della generazione".

Scrisse il poeta latino Manilio: "Queste (persone) continuamente si preoccuperanno del loro vistoso abbigliamento e dell'apparenza attraente; di arricciarsi la chioma e di disporla in boccoli ondulati.di depilarsi le membra irsute. Sì! E d'aver in odio il loro autentico aspetto di uomini, e di desiderare d'aver braccia su cui non crescano peli. Vesti da donna indossano. il loro passo piegano ad un'andatura effeminata.".

Ed ancora un latino ad esprimersi come segue: "Ma che aspettano costoro? Non è forse già tempo che facciano alla maniera frigia, e portino a termine l'impresa? E che prendano un coltello e si recidano quel pezzo di carne superfluo".

Anche nelle storie degli imperatori romani sono riferiti casi di"cambiamento di sesso". Una delle prime operazioni di conversione sarebbe stata eseguita per ordine dell'imperatore Nerone. Il divino durante un accesso di rabbia, tirò un calcio all'addome della moglie incinta, uccidendola. In preda al rimorso, cercò di trovare qualcuno il cui volto somigliasse a quello della moglie assassinata. Quello che meglio si adattava all'esecuzione dell'ordine dato era un giovane liberto di sesso maschile, Sporo. Si narra dunque che Nerone abbia ordinato ai suoi chirurghi di trasformare il liberto in donna. A seguito della "conversione", i due contrassero nozze formali.

A quanto si riferisce un altro imperatore romano, Eliogabalo, avrebbe sposato un aitante schiavo e dopo il matrimonio avrebbe assunto le funzioni di moglie. Si descrive Eliogabalo "deliziato a sentirsi chiamare la signora, la sposa, la regina di Ierocle" e si dice che avrebbe offerto la metà dell'Impero Romano al medico che l'avesse potuto fornire di genitali femminili.


Tra l'epoca dell'Impero Romano e il Cinquecento europeo si colloca un' testimonianza forse apocrifa, ma tuttavia straordinaria, riguardante la Roma del IX secolo. Essa concerne un personaggio noto come Papa Giovanni VIII, e riferisce come costui, nominato successore di Papa Leone IV fosse, in realtà, una donna. In una narrazione pubblicata con l'approvazione di Papa Giulio III si affermava che "ella partorì un bambino e morì, insieme alla sua prole, alla presenza d'un gran numero di spettatori".


La storia francese dal XVI al XVIII secolo presenta una quantità di personaggi pubblici transessuali. D'altra parte, in quest'epoca il termine col quale ci si riferiva al sovrano era "Sa Majesté", che letteralmente significa "la di lei/Maestà". Il genere femminile fu usato, inizialmente, in omaggio al re Enrico III di Francia, che voleva essere considerato una donna. Si riferisce che una volta, nel febbraio 1577 sa majesté rivelò in pieno le sue caratteristiche comparendo dinanzi ai Deputati "abbigliato come una donna, con una lunga collana di perle e un abito tagliato in basso."

Tra i notabili francesi del XVII secolo, l'Abate de Choisy, noto anche come Francois Timoléon, ha lasciato ai posteri una vivida descrizione di prima mano d'una forte aspirazione all'inversione di genere. Durante l'infanzia e l'adolescenza, sua madre lo aveva abbigliato completamente come una ragazza; dai diciotto anni continuò in quell'uso ed allora la sua vita era "cinta da bustini ben attillati che rendevano più prominenti le natiche, i fianchi ed il petto".  Adulto, per cinque mesi recitò nella commedia come ragazza, riferendo: "Tutti restavano ingannati; avevo amanti ai quali concedevo parchi favori". A trentadue anni divenne ambasciatore di Luigi XIV in Siam. Riguardo alla sua identità di genere, egli scrisse: "Io penso veramente e sinceramente d'essere una donna. Ho cercato di scoprire come un così inusitato diletto mi sia venuto, e presumo che derivi da ciò: è attributo di Dio essere amato ed adorato, e l'uomo -per quanto la sua debole natura lo permetta - ha la medesima ambizione;ma è la bellezza a creare l'amore, e la bellezza è generalmente dote della donna. Udendo qualcuno vicino a me sussurrare: "Che donna graziosa!", ne ho provato un piacere così grande che è al di là d'ogni paragone. Ambizione, ricchezza, persino amore non possono eguagliarlo.".

Uno dei più famosi esempi storici di inversione di genere nel comportamento è rappresentato dal Cavalier d'Eon, dal cui nome derivò quello di "eonismo". Si riferisce ch'egli abbia debuttato nella storia in costume da donna, come rivale di Madame de Pompadour e come nuova graziosa favorita di Luigi XV. Quando il suo segreto fu rivelato al re, quest'ultimo fece tesoro del suo errore trasformando il Cavaliere in un diplomatico di fiducia. In un'occasione, nel 1755, andò in Russia in missione segreta travestito, come se fosse la nipote dell'agente accreditato del re, e l'anno successivo tornò in Russia in veste maschile per completare la missione. Dopo la morte di Luigi XV visse permanentemente come donna. V'era grande incertezza in Inghilterra, ove trascorse gli ultimi anni, se il suo vero sesso morfologico fosse maschile o se invece i periodi in abbigliamento maschile non fossero, in effetti, che periodi di travestimento. Quando morì, il Cavalier d'Eonaveva vissuto per quarantanove anni da uomo e per trentaquatro da donna.

Una persona che nel corso di tutta la sua vita era stata conosciuta quale M.lle Jenny Savalette de Lange, quando morì a Versailles, nel 1858, si scoprì che era un uomo. Durante la sua vita egli aveva operato per ottenere un certificato di nascita sostitutivo che lo designasse di sesso femminile; si fidanzò con uomini sei volte e ricevette dal re di Francia una pensione annua di mille franchi insieme alla concessione di un appartamento nel Castello di Versailles.


DATI ETNOLOGICI

Gli studi antropologici su popoli di diverse parti del mondo forniscono un materiale molteplice riguardante il comportamento e l'identificazione col genere opposto. In questa sezione ne verranno presentati alcuni ad esempio

Durante il primo quarto di questo secolo, una messe cospicua di dati fu raccolta sulle pratiche tradizionali di parecchie tribù di Indiani dell'America Settentrionale. "Quasi in ogni parte del continente pare che vi siano stati, fin da tempo antico, uomini indossanti gli abiti ed assolventi alla funzioni di donne.".

Presso gli indiani Yuma esisteva una classe di maschi, chiamati gli /elsa/ che si riteneva avessero subito un "cambiamento di spirito" come effetto di sogni avuti generalmente al tempo della pubertà. La controparte femminile dell'/elsa/ è la /kwe'rhame/, di queste donne si dice che non abbiano mai le mestruazioni; i loro caratteri sessuali secondari sono poco sviluppati, e in certi casi sono maschili (evidentemente si tratta di qualche forma di ermafroditismo o di virilismo).

Presso gli Indiani Mohave, i ragazzi che erano destinati a divenire sciamani (sacerdoti-medici che si avvalevano di trances magiche e medianiche per curare i malati, per indovinare le cose occulte e per controllare gli eventi che riguardavano la prosperità del popolo),avrebbero "tratto indietro il pene tra le gambe e poi si sarebbero mostrati alle donne esclamando: 'io pure sono una donna, sono proprio come siete voi'". Per questi ragazzi Mohave che avrebbero vissuto come donne, v'era un rito d'iniziazione durante il decimo o l'undicesimo anno di vita. "Due donne sollevano il giovinetto e lo portano all'aperto. Una indossa una pelle e danza ed il giovinetto la segue e la imita. Le due donne danno al giovinetto le parti anteriore e posteriore del suo nuovo abito e gli dipingono la faccia..:".

Queste persone parlano, ridono, sorridono, siedono e si muovono come donne. Gli iniziati, /alyha/, assumevano poi un nome adatto a persona dell'opposto sesso e si ostinavano a che il pene fosse chiamato clitoride, i testicoli grandi labbra e l'ano vagina. L'alyha, una volta trovato marito, avrebbe preso a simulare la mestruazione; preso uno stecco, si graffiava tra le gambe fino a far uscire il sangue e quando decideva di restare incinta interrompeva le 'mestruazioni'. Prima del 'parto' beveva un preparato di fave che gli avrebbe causato un violento dolor di stomaco, qualificato come 'doglia'; ad esso seguiva una defecazione designata come "mortinatalità" e ciò  che "nasceva" veniva sepolto cerimonialmente. Seguiva un periodo di lutto tanto per il marito quanto per la moglie".

Tra i Navaho, delle persone dette /nadl E/, un termine usato tanto per i transvestiti che per gli ermafroditi, ma normalmente per i primi, venivano interpellate col termine di parentela usato per una donna della loro condizione e anzianità, ed era loro concesso lo stato legale femminile.

Quello di /i-wa-musp /('uomo-donna'), presso gli Indiani dellaCalifornia, costituiva un regolare grado sociale. Vestiti da donna, essi assolvevano a compiti femminei. Quando un indiano avesse dimostrato il desiderio di sottrarsi ai suoi doveri di uomo, gli sarebbero  stati offerti un arco e un 'bastone da donna': egli avrebbe dovuto scegliere,e poi per sempre sarebbe stato vincolato dalla sua scelta.

Infine, per i Pueblo, fu descritta la pratica che segue. Un uomo molto possente, ' uno dei più virili', veniva scelto. Lo si masturbava molte volte al giorno e lo si faceva montare a cavallo quasi di continuo. Gradualmente si produceva una tal debolezza degli organi sessuali che, rapidamente veniva a determinarsi scarsezza di seme e parallelamente iniziava l'atrofizzazione dei testicoli e del pene, cadevano i peli della barba, la voce perdeva la sua profondità e potenza. Le inclinazioni e disposizioni divengono femminili ed il /mujerado/ perde la sua posizione di uomo nella società.

In tribù paleo-asiatiche, mediterranee antiche, indiane, oceaniche ed africane, gli uomini che adottavano le maniere e l'abbigliamento delle donne godevano di grande considerazione come sciamani, sacerdoti e stregoni: tutte persone i cui poteri sovrannaturali sono temuti e venerati.

Tra i Ciukci (popolo paleo-siberiano dimorante presso la costa artica) esisteva una speciale diramazione dello sciamanismo in cui si pretendeva che uomini e donne si sottoponessero ad un cambiamento di sesso parziale, o anche completo. L'uomo che cambiava sesso era chiamato 'uomo tenero' (/yirka'-la' vl-wa'irgin/) oppure 'simile alla donna' (/ne'vc h i c a/) e la controparte femminile assumeva l'appellativo di 'donna trasformata' (/ga' c iki c hé ce/). Tale trasformazione avrebbe avuto luogo durante la prima adolescenza e v'erano diversi gradi di metamorfosi. In un primo stadio, la persona che la subiva avrebbe imitato la donna solo nella maniera di intrecciare ed acconciare i capelli. Il secondo stadio è caratterizzato dall'adozione dell'abbigliamento femminile. Il terzo stadio di trasformazione era più completo. Il giovane che vi si sottoponeva smetteva tutte le occupazioni e i costumi del proprio sesso ed assumeva quelli della donna. La sua pronuncia cambiava. "Al tempo stesso il suo corpo si modifica, se non nell'apparenza esterna, almeno nelle sue

facoltà e forze. La persona trasformata diviene premurosa della cura dei bambini piccoli. L''uomo tenero' dopo qualche tempo prendeva marito e da moglie si occupava della casa, eseguendo tutte le mansioni e il avori domestici. femminili; v'era inoltre la leggenda secondo cui qualcuno avrebbe anche acquistato gli organi della donna. La descrizione della 'donna trasformata ' dice che indossava vestiti maschili, adottava la pronuncia dell'uomo, si forniva d'una tibia di renna, l'attaccava ad una larga cintura di cuoio e "l'usava alla maniera del membro virile".

Tra i Sakalava del Madagascar, i bambini che si distinguevano per esser d'apparenza e di maniere delicate e femminee venivano scelti e separati dagli altri e quindi allevati come fanciulle. Questi malgasci trattati da femmine " guardano a se stessi come completamente femminili e l'autosuggestione agisce così in profondità ch'essi quasi dimenticano il loro vero sesso.

A Tahiti, una categoria d'uomini chiamati dagli indigeni /mahoo/ o /mahhu/ "assumeva l'abito, le attitudini e i vezzi delle donne, ostentava tutte le eccentricità e le civetterie delle femmine più vanitose." Costoro avevano scelto il loro modo di vita nella prima infanzia.

Presso certe tribù brasiliane furono osservate delle donne che si astenevano da ogni occupazione femminile ed imitavano gli uomini in tutto e per tutto; costoro portavano i capelli alla maniera maschile ed "avrebbero preferito essere uccise che aver rapporti sessuali con un uomo. Ognuna di queste donne aveva una donna che la serviva e con la quale era sposata.".

Un certo numero di uomini Lango dell'Uganda "veste da donna, simula la mestruazione, ed entra tra le mogli di altri maschi".

In altre parti dell'Africa, tra gli Onondaga dell'Africa del Sud-Ovest, trai Diakite-Sarracolese del Mali, degli uomini assumevano l'abbigliamento, attitudine e modi da donne.

L'ultimo esempio di rituale simbolico di femminilizzazione radicale che si può riscontrare ancora oggi è la pratica della subincisione attuata dagli. L'operazione consiste nell'aprire tutta o in parte l'uretra penica nella sua zona inferiore. L'incisione iniziale si estende generalmente per due o tre centimetri, ma può venire in seguito prolungata in modo tale da collegare il glande alla radice dello scroto. Così, tutta la zona inferiore dell'uretra rimane aperta. Particolare importante di questo rito è che non viene imposto ma scelto volontariamente dal soggetto: non evirazione imposta ma femminilizzazione desiderata. Che non si tratti di una castrazione ma di una operazione voluta e desiderata lo dimostra anche il fatto che tale ferita viene indicata dagli Aborigeni col nome di 'vulva' e la parola che indica il pene subinciso significa 'quello che ha una vulva'.

La valutazione del materiale clinico contemporaneo riguardante tali pazienti assume un più pieno significato quando ci si rivolga agli elementi di questa prospettiva storica e antropologica. In definitiva,una completa comprensione, considerazione e cura del transessualismo terrà conto dell'ampiamente diffusa documentazione relativa a questo

fenomeno psicosessuale.

Capitolo 4


TRANSFOBIA E DISCRIMINAZIONE[1]


La discriminazione nei confronti delle persone transgender (e quelle viste come trasgressive rispetto ai ruoli di genere) è diffusa nella nostra società. Sia che vengano sempre chiamate al maschile quando sono donne (o al femminile quando sono maschi); sia che venga continuamente negato loro il diritto alla casa, all'impiego, alle cure mediche o alla protezione legale; sia che siano costantemente incapaci di camminare per strada senza essere insultati o assaliti, la transfobia affligge tutti gli aspetti della vita.

Transfobia è il termine usato per descrivere il pregiudizio e la discriminazione diretta alle persone che si discostano dalle rigide attese di genere della nostra società e, benché che l'etichetta sia relativamente nuova, l'oppressione che descrive non lo è.

Può essere definita come una reazione di paura, di disgusto e come un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone la cui identità di genere o il genere percepito non corrisponde, nel modo socialmente accettato, con il sesso assegnato alla nascita. Le persone transgender, intersessuate, lesbiche, gay e bisessuali sono gli obbiettivi tipici della transfobia.

Non dovrebbe esserci alcun dubbio sul fatto che il genere sessuale giochi un ruolo cruciale nel modo in cui questa società comprende se stessa. 'Maschio o femmina?' è una delle prime domande che si fanno dopo una nascita a pari merito solamente con le domande sulla salute del bambino. In questo periodo risulterebbe inconcepibile per la maggior parte dei genitori, ostetriche e dottori rispondere alla domanda sul sesso con un non lo so, aspettiamo fino a che il bambino non sia abbastanza grande da decidere lui stesso.

La determinazione del genere (consapevole o inconsapevole) è una delle prime cose che facciamo quando vediamo un'altra persona; generalmente, il genere è il primo pezzo di informazione che riceviamo riguardo qualcuno. Mettiamo insieme quell'informazione dal nome della persona, dai segnali fisici, dai vestiti ed accessori, dal profumo o colonia, dal manierismo, dalla voce e da una moltitudine di altri indicatori che percepiamo automaticamente. Quando vi è qualche ambiguità nei segnali di genere, o quando crediamo di avere sbagliato sul genere di una persona le nostre risposte tipiche variano dal silenzio imbarazzato all'attacco violento.

Tali risposte possono essere viste come una derivazione del genderismo: termine che si riferisce ad un sistema di credenze (tabella 1) ed alla discriminazione che ne deriva sul genere asserendo che esistono solo due generi e che l'identità di genere è inevitabilmente legata al sesso biologico.

Il genderismo è paragonabile all'eterosessismo e come tale ha una visione del mondo che riconosce come naturali solo due generi distinti e quelli che credono diversamente sono considerati anormali.

Queste credenze sono promosse sia dagli individui, sia dalle istituzioni.


Tabella 1         Credenze base del genderismo:

la biologia è un destino: un maschio biologico deve essere un uomo; una femmina biologica deve essere una donna

le persone transgender sono confuse, se non malate di mente

le persone transessuali sono impostori

gli intersessuati sono 'sgorbi' della natura, piuttosto che variazioni naturali

la donna transgender è in realtà un uomo gay che non riesce ad accettare il suo stesso desiderio sessuale



TIPI DI DISCRIMINAZIONE

La discriminazione si realizza in molti modi. Non tutta è intenzionale e non tutta è sanzionata dallo stato. In alcune circostanze la gente è inconsapevole di discriminare, cioè non è consapevole dei suoi pregiudizi o degli effetti del suo comportamento. Semplicemente non prende in considerazione l'esistenza delle persone transgender.

In altre situazioni, la discriminazione è proprio intenzionale, se non calcolata.



Discriminazione Sistematica

Si riferisce a situazioni in cui ad un intero gruppo di persone, sulla base di una caratteristica condivisa, sono negate le stesse opportunità, diritti e protezioni rispetto al resto della società (tabella 2). Il fatto che, per gay e lesbiche, rimanga illegale il matrimonio è un esempio di discriminazione sistematica o istituzionalizzata; similmente, alla maggior parte delle persone transgender è negato il diritto di sposarsi. Le persone transgender subiscono una discriminazione sistematica diffusa che può essere intenzionale o meno.


Tabella 2 Modalità di discriminazione sistematica

programmi che accettano solo quelle persone la cui presentazione di genere si accorda con il loro sesso biologico (programmi di disintossicazione, gruppi di supporto, Centri di rifugio da violenze sessuali);

requisiti rigidi per ottenere una identificazione legale che corrisponda all'identità di genere;

mancanza di protezione specifica per le persone transgender nelle dichiarazioni dei diritti umani e nelle politiche antidiscriminatorie;

programmi per l'identità di genere che rifiutano adesioni sulla base di:

- povertà

- età (troppo vecchio, troppo giovane)

- storia di malattie psichiatriche

- essere gay, lesbica, bisessuale

- fedina penale non pulita

- storia medica di cancro

- sieropositività

- opinione del medico che la persona non 'passi' come un membro del suo

- genere

- impiego nell'industria del sesso

- disinteresse nell'assumere aspetti tradizionalmente maschili o femminili


La Discriminazione Non-Intenzionale

È un fatto comune contro le persone transgender: molta gente e molte strutture neppure considerano l'esistenza delle persone transgender, dei loro bisogni o esperienze. La discriminazione è non-intenzionale perché non esiste un intento di determinare un'ingiustizia: c'è semplicemente una mancanza di riconoscimento della loro esistenza.

In ogni caso, la discriminazione è definita dai suoi effetti, non dalle intenzioni. Una discriminazione non-intenzionale può essere altrettanto dolorosa e distruttiva di una

che sia intenzionale.


La Discriminazione Intenzionale

Si riferisce ad una azione consapevole, giustificata dalla credenza che le persone transgender non appartengano ad alcun genere e non meritino un trattamento equanime. Può assumere la forma di porre insormontabili ostacoli nel percorso delle persone; per esempio, richiedendo che l'intervento di RCS sia completato per poter avere diritto ai servizi. Questo fatto esclude la maggioranza delle donne transgender che non possono (o non vogliono) sottoporsi all'intervento. Come Mirha-Soleil Ross (1995) ebbe a dire, 'questa linea di condotta è politicamente problematica quando sappiamo che le donne-TS che hanno più bisogno di servizi di protezione, sono quelle che probabilmente ben difficilmente godono dei privilegi richiesti per sottoporsi a RCS'.


La Discriminazione Personale

Si riferisce a comportamenti transfobici innescati su una base di rapporto 'uno a uno' (tabella 3). Tale tipologia di discriminazione crea ed allo stesso tempo è un prodotto di una discriminazione sistematica e può essere sia intenzionale sia non-intenzionale.


Tabella 3 Esempi di discriminazione personale

mostrare disagio o paura in presenza di persone transgender (TG)

insultare, assillare o aggredire una persona TG

rifiutare di affittare un appartamento ad una persona TG

isolare le persone TG insistendo su servizi, facilitazioni e comunità separate

rifiutarsi di noleggiare un'auto ad una persona TG

negare servizi o opportunità in base ad un'apparenza di genere o ad una identità  di genere


Ognuno degli esempi sopra esposti riflette il disagio e/o l'ostilità della gente nei confronti dell'ambiguità di genere o verso chi stia chiaramente sfidando le aspettative rispetto al suo genere.


Forme Complesse Di Discriminazione.

Queste sono rappresentate dalla questione della riassegnazione chirurgica del sesso genitale. Molte organizzazioni, società, associazioni, accetteranno solo transessuali post-op e ciò significa che stanno insistendo sul fatto che una persona transgender debba prendere ormoni, abbia il pene rimosso, e si sottoponga ad ore di elettrolisi per potere essere considerata femmina, solo così è eleggibile per avere diritto ai servizi. Anche per ottenere l'intervento, i/le transessuali devono superare molti ostacoli, incluso il vivere e lavorare nel loro nuovo ruolo per uno o due anni prima del RCS e trovare un modo per pagarselo.

Tutto questo punta verso un altro tipo di discriminazione che è particolarmente brutale ed offensivo. Uno dei nostri diritti fondamentali in questa società è il diritto di rifiutare interventi chirurgici invasivi. Se esistono alcune eccezioni (i bambini e i soggetti considerati incapaci), nella maggioranza dei casi, noi non possiamo obbligare nessuno ad amputare una parte del corpo, anche se questo fatto potrebbe causare la sua morte. Ancor di più, noi non possiamo insistere affinché una persona si sottoponga ad una chirurgia 'cosmetica' perché ci troviamo in imbarazzo con il suo aspetto. Quindi, è una grave violazione dei diritti umani forzare un gruppo di persone a subire un intervento chirurgico importante al fine di ricevere servizi sociali, impiego, casa e protezione legale.

A prescindere dalla natura della discriminazione sofferta, se sia a causa dell'orientamento sessuale, della razza, dell'età, della religione, della taglia, della capacità o dell'identità di genere, questa erode la nostra dignità, la nostra capacità di partecipare alla vita sociale come eguali e la nostra abilità di sperimentare se stessi come esseri pienamente umani.

Riki Anne Wilchins scrive: "C'è qualcosa di peculiarmente incestuoso riguardo l'esperienza trans. Ci deruba dei nostri corpi, dei nostri momenti intimi, della nostra sessualità, della nostra infanzia. Ci deruba dell'onesta, di amicizie aperte, del lusso di guardare in uno specchio senza che si rifletta il dolore. Significa nascondersi dagli amici e dalla famiglia, dalle spose e dai bambini, così come sicuramente significa nascondersi dalle auto della polizia durante una passeggiata serale, o da quel gruppetto di ragazzi che ridono all'angolo della strada quando usciamo per una Coca Cola. In fondo, è così stancante come un costante dolore e così arido come un pozzo vuoto in pieno mezzogiorno.".

L'impatto delle discriminazioni sostenute è profondo. Molte persone transgender crescono sentendosi isolate e acutamente consapevoli di essere diverse. Il costante sbarramento di messaggi negativi può portare a introiettare la transfobia con sentimenti di vergogna e odio di Sè. L'ansia e il disgusto di Sè instillato dal genderismo e dalla transfobia permeano tutti gli aspetti della vita di una persona. Alcune relazioni cliniche suggeriscono che oltre il 70% dei transessuali hanno contemplato il suicidio ad un certo punto della loro vita e tra il 17% e il 20% hanno tentato il suicidio almeno una volta.

Capitolo 5


RICERCA


Il mio lavoro parte da qui: vedere come il campione, composto da 30 studenti universitari dai 20 ai 30 anni (15 maschi e 15 femminine), si colloca rispetto alla non coincidenza tra sesso biologico e genere.

L'ipotesi generale è che le credenze alla base del genderismo strutturino la costruzione dell'esperienze e, come schemi, guidino la categorizzazione della realtà.



AREE

assunti base del genderismo:      a) esistono solo due generi;

b) l'identità di genere è inevitabilmente legata al sesso biologico;

importanza della determinazione di genere;

discriminazione;

stereotipo della prostituzione.



ITEM DIVISI PER AREE

Utilizzando le scale numeriche riportate sotto ciascun item, dove 0 significa completo disaccordo e 10 totale accordo, il soggetto è invitato a rispondere mettendo una crocetta sul numero che corrisponde al suo grado d'accordo con l'affermazione proposta.


Assunti Base Del Genderismo

Penso che i generi siano solo due: maschile e femminile.

L'essere ed il sentirsi maschi o femmine dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce).

Una maschio biologico deve essere un uomo e una femmina biologica deve essere una donna.

Le donne che si sentono prigioniere del loro corpo femminile perché avvertono di appartenere al genere maschile sono da considerarsi anormali.

Il genere di una persona non dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce), ma dal suo sentirsi uomo o donna.

Penso che non sempre sesso è genere coincidano; l'essere biologicamente maschio (possedere dalla nascita un apparato genitale maschile) può contrastare con il sentirsi psicologicamente tale.

Non ammetto che un uomo possa sentirsi psicologicamente una donna e quindi desideri appartenere al genere femmine vestendosi, comportandosi e svolgendo lavori prettamente femminei.



Importanza Della Determinazione Di Genere

Quando vedo una persona la classifico subito come uomo o donna.

Ho imparato ad usare indici sociali e culturali che mi permettono di identificare una persona come maschio o femmina (abiti e accessori, taglio dei capelli, gesti , postura.).

Il non sapere se una persona è uomo o donna mi fa sentire a disagio

Una donna vuole essere trattata da uomo, porta i capelli corti, veste con abiti maschili, si comporta come un uomo perché sente d'appartenere al genere maschile pur avendo genitali femminili, io non mi sento in imbarazzo ad esaudire questa sua richiesta.

Una donna evidentemente transessuale mi chiede di chiamarla con il suo nuovo nome femminile, io cerco di farlo, ma non ci riesco.

Non so che pronome usare per riferirmi una persona transessuale.



Discriminazione

Sarei a disagio alla presenza di una persona transessuale.

Proverei imbarazzo se dovessi mostrarmi in pubblico con una persona transgender

Tratterei come qualunque altra donna una donna transessuale.

Deriderei apertamente una donna transessuale che passeggia per strada.

Deriderei di nascosto una donna transessuale che passeggia per strada.

Insulterei apertamente una persona transessuale qualora la vedessi.

Insulterei senza farmi sentire da lei una persona transessuale qualora la vedessi.

Non darei un lavoro ad una persona transgender perché mi metterebbe in imbarazzo.

Lavorerei con una persona transessuale così come con chiunque. Per me non sarebbe importante.



Stereotipo Della Prostituzione

Poche persone transessuali riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo motivo si prostituiscono.

Ritengo che tutte le persone transgender si prostituiscano.

La maggior parte delle persone transessuali ha un lavoro come chiunque altro.

Credo che le donne transessuali si prostituiscano perché questo è l'unico modo per avere rapporti sessuali con uomini.

Il fatto che le persone transessuali si prostituiscono è ulteriore conferma della loro sessualità perversa.



IPOTESI

Otterranno punteggi medio/alti in tutte le aree quegli item che rimandano ad una visione negativa della persona transessuale in accordo con le credenze che stanno alla base del genderismo e transfobia.


Le donne daranno risposte più moderate rispetto agli uomini, maggiormente transfobici. (A mio parere ciò è da imputare al fatto che il fenomeno del transessualismo MtF è conosciuto in misura maggiore rispetto a quello del FtM. Le donne transessuali sono più appariscenti, se ne parla di più, e ultimamente vengono spesso citate e mostrate dai media. Inoltre negli uomini sono più elevati gli indici di omofobia)



ELABORAZIONE DEI DATI

Riportati in tabella si possono osservare i dati parziali ed i valori medi risultati dalla somministrazione del questionario al campione. Per ogni item sono presentate tre valutazioni: le righe blu rappresentano le risposte dei 15 maschi, le righe rosa le risposte delle 15 donne e la righe bianche sono relative alle risposte date dai 30 soggetti.



VALUTAZIONE

ITEM












MEDIA

  1. Penso che i generi siano solo due: maschile e femminile.




































  1. L'essere ed il sentirsi maschi o femmine dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce).




































  1. Una maschio biologico deve essere un uomo e una femmina biologica deve essere una donna.




































  1. Le donne che si sentono prigioniere del loro corpo femminile perché avvertono di appartenere al genere maschile sono da considerarsi anormali .




































  1. Il genere di una persona non dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce), ma dal suo sentirsi uomo o donna.




































  1. Penso che non sempre sesso è genere coincidano; l'essere biologicamente maschio (possedere dalla nascita un apparato genitale maschile) può contrastare con il sentirsi psicologicamente tale.




































  1. Non ammetto che un uomo possa sentirsi psicologicamente una donna e quindi desideri appartenere al genere femmine vestendosi, comportandosi e svolgendo lavori prettamente femminei.




































  1. Quando vedo una persona la classifico subito come uomo o donna.




































  1. Ho imparato ad usare indici sociali e culturali che mi permettono di identificare una persona come maschio o femmina (abiti e accessori, taglio dei capelli, gesti , postura.).




































  1. Il non sapere se una persona è uomo o donna mi fa sentire a disagio
















































MEDIA

  1. Una donna vuole essere trattata da uomo, porta i capelli corti, veste con abiti maschili, si comporta come un uomo perché sente d'appartenere al genere maschile pur avendo genitali femminili, io non mi sento in imbarazzo ad esaudire questa sua richiesta.




































  1. Una donna evidentemente transessuale mi chiede di chiamarla con il suo nuovo nome femminile, io cerco di farlo, ma non ci riesco.




































  1. Non so che pronome usare per riferirmi una persona transessuale.




































  1. Sarei a disagio alla presenza di una persona transessuale.




































  1. Proverei imbarazzo se dovessi mostrarmi in pubblico con una persona transgender








1

6

6,867

4

1

1

2

2

1

2

1

1

4,6

5

1

1

3

5

2

2

2

2

7

5,733

  1. Tratterei come qualunque altra donna una donna transessuale.

4

1

1

5

1

1

2

3,867

1

3

1

2

2

4

2

6,533

4

1

1

4

6

3

3

2

4

2

5,2

  1. Deriderei apertamente una donna transessuale che passeggia per strada.

6

1

1

1

4

1

1

2,8

14

1

0,067

20

1

2

1

4

1

1

1,133

  1. Deriderei di nascosto una donna transessuale che passeggia per strada.

5

1

1

1

1

1

1

4

4,133

8

1

2

1

2

1

1,867

13

1

2

3

2

3

1

1

4

3

  1. Insulterei apertamente una persona transessuale qualora la vedessi.

8

1

1

2

2

1

1,933

13

1

1

0,6

21

2

1

2

2

1

1

1,266

  1. Insulterei senza farmi sentire da lei una persona transessuale qualora la vedessi.

7

2

3

2

1

2,067

12

2

1

0,267

19

2

3

3

2

1

1,167

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

MEDIA

  1. Non darei un lavoro ad una persona transgender perché mi metterebbe in imbarazzo.

2

1

1

1

1

4

2

3

5,2

7

2

2

2

1

1

2,333

9

3

1

3

1

6

1

2

4

3,767

  1. Lavorerei con una persona transessuale così come con chiunque. Per me non sarebbe importante.

1

2

2

3

2

1

1

3

5,667

1

1

4

2

7

8

1

2

2

1

4

2

5

3

10

7,133

  1. Poche persone transessuali riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo motivo si prostituiscono.

4

1

1

1

2

3

2

1

4,4

1

2

2

1

1

1

2

2

3

6,133

5

2

3

1

2

3

4

4

2

4

5,433

  1. Ritengo che tutte le persone transgender si prostituiscano.

5

3

4

2

1

2,933

10

1

2

1

1

1,467

15

1

5

5

2

1

1

2,2

  1. La maggior parte delle persone transessuali ha un lavoro come chiunque altro.

4

2

2

3

1

2

1

5,333

2

1

1

3

2

1

4

1

5,4

6

1

1

2

5

5

2

6

2

5,4

  1. Credo che le donne transessuali si prostituiscano perché questo è l'unico modo per avere rapporti sessuali con uomini.

5

3

5

1

1

3,4

8

1

2

1

1

1

1

2,333

13

1

2

4

5

1

1

1

2

2,867

  1. Il fatto che le persone transessuali si prostituiscono è ulteriore conferma della loro sessualità perversa.

3

2

1

4

1

4

5,2

9

2

1

1

1

1

2,2

12

4

2

5

2

5

3,7


5.5       VERIFICA DELLE IPOTESI

5.5.1    La Prima Ipotesi

Supponeva che avrebbero ottenuto punteggi alti (da 7 a 10) quegli item che rimandano ad una visione discriminante della persona transessuale, in accordo con le credenze che stanno alla base di genderismo e transfobia (item scritti in rosso).

Di seguito sono presentati gli istogrammi, divisi per aree, con le medie complessive (risposte date dai maschi e dalle femmine) per ciascun item.

1.      Penso che i generi siano solo due: maschile e femminile.

7,933

2.      L'essere ed il sentirsi maschi o femmine dipende dal sesso biologico.

4,567

3.      Una maschio biologico deve essere un uomo e una femmina biologica deve essere una donna.

5,833

4.      Le donne che si sentono prigioniere del loro corpo femminile perché avvertono di appartenere al genere maschile sono da considerarsi anormali.

5,833

5.      Il genere di una persona non dipende dal sesso biologico, ma dal suo sentirsi uomo o donna.

5,467

6.      Penso che non sempre sesso e genere coincidano;l'essere biologicamente maschio può contrastare con il sentirsi psicologicamente tale

6,367

7.      Non ammetto che un uomo possa sentirsi psicologicamente una donna e quindi desideri appartenere al genere femmine vestendosi, comportandosi e svolgendo lavori prettamente femminei.

4,9

Solo l'item numero 1 conferma pienamente l'ipotesi, gli altri si collocano su punteggi medi.

E' interessante confrontare gli item 2 3 e 7 in quanto formulazioni diverse dello stesso concetto: le medie di 2 e 7 mostrano uno scarto pari a 0,333; 2 e 3 hanno una differenza di 1,272 punti e 3 e 7 una di 0,933.

Lo stesso si può fare con gli item 5 e 6, anche questi mostrano una differenza di 1,1 punti.

Le diversità tra i punteggi riportati dagli item 2 e 5 e dagli item 3 e 6 sono minime (0,9 e 0,534); pur essendo queste affermazioni opposte mostrano scarti fra medie minori rispetto a quelli riportati tra item con lo stesso contenuto.

8.           Quando vedo una persona la classifico subito come uomo o donna.

8,267

9.           Ho imparato ad usare indici sociali e culturali che mi permettono di identificare una persona come maschio o femmina (abiti e accessori, taglio dei capelli, gesti , postura.).

7,5

10.        Il non sapere se una persona è uomo o donna mi fa sentire a disagio

5,033

11.        Una donna vuole essere trattata da uomo, porta i capelli corti, veste con abiti maschili, si comporta come un uomo perché sente d'appartenere al genere maschile pur avendo genitali femminili, io non mi sento in imbarazzo ad esaudire questa sua richiesta.

6,1

12.        Una donna evidentemente transessuale mi chiede di chiamarla con il suo nuovo nome femminile, io cerco di farlo, ma non ci riesco.

5,7

13.        Non so che pronome usare per riferirmi una persona transessuale.

6,133

I punteggi ottenuti dagli item 8 e 9 confermano l'ipotesi dimostrano come sia forte lo schema di maschile/femminile che i soggetti applicano all'esperienza per strutturarla e contrasta con quello registrato dall'item 5. Infatti, anche questo, avrebbe dovuto presentare una valutazione alta: classificare una persona come donna o come uomo è una operazione che facciamo automaticamente ed inconsapevolmente per disambiguare la realtà e ridurre così l'angoscia suscitata dall'indeterminato.

Gli item 11 e 12 pur riferendosi a due situazioni simili ( riconoscere la persona come appartenente al genere sessuale psicologico ignorando quello biologico) con risultato diverso ( esaudire e non esaudire la richiesta) riportano valori molto vicini.

14.        Sarei a disagio alla presenza di una persona transessuale.

3,833

15.        Proverei imbarazzo se dovessi mostrarmi in pubblico con una persona transgender.

5,733

16.        Tratterei come qualunque altra donna una donna transessuale.

5,2

17.        Deriderei apertamente una donna transessuale che passeggia per strada.

1,133

18.        Deriderei di nascosto una donna transessuale che passeggia per strada.

3

19.        Insulterei apertamente una persona transessuale qualora la vedessi.

1,266

20.        Insulterei di nascosto una persona transessuale che passeggia per strada.

1,167

21.        Non darei un lavoro ad una persona transgender perché mi metterebbe in imbarazzo.

3,767

22.        Lavorerei con una persona transessuale così come con chiunque. Per me non sarebbe importante.

7,133

Nessun item di quest'area conferma l'ipotesi iniziale.

I dati ricavati dagli item 14 e 22 sono concordi nel dimostrare che i soggetti intervistati non avrebbero alcun problema nel condividere una situazione con una persona transessuale, ma sperimenterebbero un certo grado di disagio nel mostrarsi in pubblico con un individuo transgender (item 5). Questo significa che non v'è imbarazzo finché la situazione di compartecipazione è neutra, ma la difficoltà cresce quando la compresenza potrebbe far nascere sospetti di implicazione reciproca negli altri. Più di 5 maschi hanno affermato che troverebbero imbarazzante uscire con una donna transgender per paura d'essere considerati una coppia, o meglio, partner sessuali.

Le affermazioni relative al deridere e all'insultare (17, 18, 19 e 20) riportano valutazioni molto basse, tra 1,1 ed il 3, mostrando un elevato grado di rispetto per la persona.

23.        Poche persone transessuali riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo motivo si prostituiscono.

5,433

24.        Ritengo che tutte le persone transgender si prostituiscano.

2,2

25.        La maggior parte delle persone transessuali ha un lavoro come chiunque altro.

5,4

26.        Credo che le donne transessuali si prostituiscano perché questo è l'unico modo per avere rapporti sessuali con uomini.

2,867

27.        Il fatto che le persone transessuali si prostituiscono è ulteriore conferma della loro sessualità perversa.

3,7

Neppure per quest'area sono stati ricavati valori tanto alti da confermare l'ipotesi.

È interessante confrontare i dati ottenuti dagli item 23 e 25: la differenza è minima e le due affermazioni si contraddicono reciprocamente. L'item 23 è poi in contrasto con l'item 21 dell'area precedente. I partecipanti alla ricerca affermano di non trovarsi in imbarazzo nell'offrire un lavoro a soggetti transgender, ma ritengono che pochi di questi riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e così si prostituiscono.

Tuttavia le persone intervistate non credono che la prostituzione sia indice della sessualità perversa dei soggetti transessuali e l'unica modalità per fare sesso, così come il grado d'accordo con l'item 24 è molto basso.

5.5.2    La Seconda Ipotesi

Presupponeva che le donne avrebbero dato risposte più moderate rispetto agli uomini. Se i primi si avvalevano degli indici agli estremi della scala di valutazione (0, 1, 2, e 8, 9, 10), le seconde segnavano quelli medi (3, 4, 5, 6, 7) per quegli item che rimandavano ai concetti di genderismo e transfobia. In linea con l'idea che l'atteggiamento femminile sia maggiormente aperto e accettante riguardo la non coincidenza tra sesso genitale e l'identità di genere.

Di seguito sono presentati gli istogrammi, divisi per aree, che confrontano i valori medi delle risposte date dagli uomini (in blu) e dalle donne (in rosa) per ciascun item.

1. Penso che i generi siano solo due: maschile e femminile.

8,333

7,267

2.      L'essere ed il sentirsi maschi o femmine dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce).

6,067

3,067

3.      Una maschio biologico deve essere un uomo e una femmina biologica deve essere una donna.

8,067

4,133

4.      Le donne che si sentono prigioniere del loro corpo femminile perché avvertono di appartenere al genere maschile sono da considerarsi anormali.

6,867

2,067

5.      Il genere di una persona non dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce), ma dal suo sentirsi uomo o donna.

6,867

7,267

6.      Penso che non sempre sesso e genere coincidano;l'essere biologicamente maschio può contrastare con il sentirsi psicologicamente tale.

5,333

7,4

7.      Non ammetto che un uomo possa sentirsi psicologicamente una donna e quindi desideri appartenere al genere femmine vestendosi, comportandosi e svolgendo lavori prettamente femminei.

6,133

3,133

Gli item che soddisfano pienamente l'ipotesi sono i numeri 1 e 3; gli altri si collocano su valutazioni medie, ma ugualmente significative. I dati mostrano infatti che il pensiero delle donne da maggiore spazio all'idea che non sempre vi sia coincidenza tra sesso biologico e sesso psicologico, a differenze del pensiero dei maschi. Lo scarto tra le media delle risposte degli uomini e delle donne è pari a 3 per l'item 2, a 4, 8 per l'item 4 e a 3 per l'item 7.

Per quanto riguarda l'item 5 è interessante notare la concordanza con l'affermazione 6 nella valutazione data dalle donne a differenza di ciò che mostrano le medie maschili, il distacco tra i due è pari a 1,534.

8.      Quando vedo una persona la classifico subito come uomo o donna.

8,933

7,6

9.      Ho imparato ad usare indici sociali e culturali che mi permettono di identificare una persona come maschio o femmina (abiti e accessori, taglio dei capelli, gesti, postura.).

7,267

7,733

10.   Il non sapere se una persona è uomo o donna mi fa sentire a disagio.

6,4

3,667

11.   Una donna vuole essere trattata da uomo, porta i capelli corti, veste con abiti maschili, si comporta come un uomo perché sente d'appartenere al genere maschile pur avendo genitali femminili, io non mi sento in imbarazzo ad esaudire questa sua richiesta.

5,47

6,733

12.   Una donna evidentemente transessuale mi chiede di chiamarla con il suo nuovo nome femminile, io cerco di farlo, ma non ci riesco.

5,533

5,8

13.   Non so che pronome usare per riferirmi una persona transessuale.

5,4

7,067

Lo schema culturale maschio/femmina guida in misura simile la strutturazione delle realtà in ambo i sessi (item 8 e 9). I valori, però, mostrano che il disagio esperito dalle donne nel caso di non riuscir a disambiguare il sesso di una persona è significativamente inferiore rispetto quello avvertito dagli uomini (item 10) e questo a prima vista può contrastare con l'item13, dove affermano di non sapere che pronome usare in misura maggiore (1, 667) rispetto ai maschi. Ad un'analisi ulteriore è possibile ipotizzare che la maggiore tolleranza per l'ambiguità del reale (non riuscire a determinare il sesso) vada di pari passo con una bassa esigenza di classificare come uomo o donna (vedi lo scarto nell'item 1) e di conseguenza con la scelta del pronome da assegnare.

In questa area nessu item conferma l'ipotesi, ma i dati anche qui evidenziano l'atteggiamento meno transfobico delle donne.

14.   Sarei a disagio alla presenza di una persona transessuale.

6,867

2,266

15.   Proverei imbarazzo se dovessi mostrarmi in pubblico con una persona transgender.

6,867

4,6

16.   Tratterei come qualunque altra donna una donna transessuale.

3,867

6,533

17.   Deriderei apertamente una donna transessuale che passeggia per strada.

2,8

0,067

18.   Deriderei di nascosto una donna transessuale che passeggia per strada.

4,133

1,867

19.   Insulterei apertamente una persona transessuale qualora la vedessi.

1,933

0,6

20.   Insulterei di nascosto una persona transessuale qualora la vedessi.

2,067

0,267

21.   Non darei un lavoro ad una persona transgender perchè mi metterebbe in imbarazzo.

5,2

2,333

22.   Lavorerei con una persona transessuale così come con chiunque. Per me non sarebbe un importante.

5,667

8

I dati ricavati in quest'area confermano in modo inequivocabile l'ipotesi che donne hanno un atteggiamento meno discriminante e transfobico, anche se per più della metà degli item della sezione non e soddisfatto il criterio della valutazione moderata (vedi item 14, 17, 18, 19 10 21, 22 e i).

23.   Poche persone transessuali riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo motivo si prostituiscono.

4,4

6,133

24.   Ritengo che tutte le persone transgender si prostituiscano.

2,933

1,467

25.   La maggior parte delle persone transessuali ha un lavoro come chiunque altro.

5,333

5,4

26.   Credo che le donne transessuali si prostituiscano perché questo è l'unico modo per avere rapporti sessuali con uomini.

3,4

2,333

27.   Il fatto che le persone transessuali si prostituiscono è ulteriore conferma della loro sessualità perversa.

5,2

2,2

Lo stereotipo della prostituzione per i soggetti intervistati non è generalizzabile: i dati suggeriscono che, tra il campione, vige la credenza che non tutte le persone transessuali si prostituiscono e che la maggior parte di loro abbia un lavoro. La differenza sta ancora una volta tra pensiero maschile e femminile. I primi hanno dato valutazioni maggiori agli item 26 e 27 e le seconde ritengono che la prostituzione sia causata dal mancato inserimento nel mondo del lavoro.


Capitolo 6

CONCLUSIONI

La mia miniricerca era tesa ad indagare le credenze in merito al fenomeno del transessualismo in un piccolo campione di soggetti.

Soprattutto in questo periodo si sente parlare parecchio dei transessualismo e transessuali, ma questo rimane un "mondo" circondato da un alone di mistero che le persone tendono a colmare con stereotipi, false credenze e pregiudizi. Tutto questo porta alla discriminazione e alla transfobia.

In fase di elaborazione di questo lavoro sono partita proprio da qui: dalle false credenze con le quali le persone riempiono le caselle vuote del proprio schema che va a definire il concetto di transessualismo.

Categorie e indici di appartenenza ed esclusione guidano la nostra conoscenza del reale e hanno derivazione culturale e sociale, quindi sono appresi e insegnati ai bambini fin dai primissimi anni di vita. La nostra cultura, a differenza di altre (vedi paragrafo 3.3), riconosce due sessi e fa coincidere il sesso biologico all'identità di genere, dando per scontato che una persona con genitali maschili si senta uomo e incarni caratteristiche e ruoli che socialmente gli competono e che una persona con genitali femminili si senta donna e raffiguri tutti i canoni culturalmente definiti per lei.

Quando tale concomitanza viene meno nascono i problemi sia per la persona che si sente prigioniera del proprio corpo e dell'etichetta che le viene attribuita, in quanto portatrice di determinati organi genitali, sia per le persone che la circondano.

Il fenomeno del transessualismo ha passato varie definizione per essere spiegato, dal malattia psichiatria a perversione al disturbo dell'identità di genere; oggi, il pensiero più avanzato lo concettualizza né come malattia ne come disturbo, ma come variazione di identità di genere portatrice di ansia, depressione, isolamento sociale e condotte suicidarie. Influenzate e non supportate dall'ambiente in cui sono inserite queste persone spesso si sentono inadeguate e indegne, sgorbi delle natura, rifiutate dalla famiglia e non sostenute dalle istituzioni.

L'iter per il cambio di sesso è complesso ed economicamente dispendioso, il Servizio Sanitario Nazionale garantisce l'intervento di riassegnazione genitale solo dopo un lungo percorso, ma non si fa carico degli altri costosi interventi di chirurgia estetica come la mastoplastica additiva, la riduzione del pomo d'adamo, la terapia ormonali etc.(si sta lavorando ad una proposta per far passare anche questi trattamenti a carico del SSN).

Tra gli stereotipi più comuni troviamo quello che afferma che le persone transessuali si prostituiscono per guadagnare il più velocemente possibile il denaro utile agli interventi, dato che, il più delle volte, non sono aiutati dalla famiglia che si dichiara contraria alla riassegnazione del sesso del congiunto.

Discriminazione e transfobia fanno capolino anche in ambito lavorativo tanto che alcuni si sentirebbero a disagio nell'assumere o nel lavorare fianco a fianco con una persona transessuale e questo, per estensione, le fa presumere che anche altri la pensino come loro arrivando alla generalizzazione che pochi transgender riescano ad inserirsi nel mondo del lavoro facendo la scelta obbligata della prostituzione.

È stato bello scoprire che all'interno del campione scelto la maggioranza la pensi in modo diverso. Tra i giovani, e in particolar modo tra le ragazze, si respira un clima di apertura, accettazione e rottura degli schemi e come affermo Pat Califia:

"Questo bigottismo si fermerà solo quando il resto di 'noi' sarà capace di accettare i nostri stessi conflitti di genere e focalizzare i nostri stessi pregiudizi riguardo il sesso biologico e i ruoli sessuali sociali."


BIBLIOGRAFIA

Tutti gli articoli sono stati tratti da siti internet

Calmieri B, Abate L.,1999, Transessualismo maschile. Aspetti psicodinamici e fenomenologici.

*Cope A., Darke J., 1994, Transfobia e discriminazione.

*Green R., 1966, Il transessualismo aspetti mitologici, storici ed etnologici.

* Lorber J., 1994, Paradoxes of Gender


APPENDICE

ETÀ........                                                                                                   SESSO.....

ISTRUZIONI GENERALI

Cerchi di leggere le domande con attenzione, facendo un segno sulla casella che più corrisponde alla Sua realtà.

Tenga presente che non ci sono risposte giuste o sbagliate.

Le sarà garantito il totale anonimato e le sue risposte saranno strettamente confidenziali.

Di seguito sono riportate le definizioni di alcuni termini specifici presenti nel presente questionario.

 

Sesso biologico: genere sessuale determinato dagli organi genitali.

Sesso psicologico: genere sessuale al quale l'individuo sente di appartenere indipendentemente dagli organi genitali di cui la natura lo ha dotato.

Donna transessuale o transgender: persona con i genitali maschili che sente di appartenere al genere femminile e come tale si veste, appare e comporta.

Uomo transessuale o transgender: persona con i genitali femminili che sente di appartenere al genere maschile e come tale si veste, appare e comporta.

Ora utilizzando le scale numeriche riportate sotto ciascun item,

dove 0 significa completo disaccordo e 10 totale accordo,

risponda mettendo una crocetta sul numero che più corrisponde al suo grado d'accordo con l'affermazione proposta.

  1. Penso che i generi siano solo due: maschile e femminile.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Credo che le donne transessuali si prostituiscano perché questo è l'unico modo per avere rapporti sessuali con uomini.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Deriderei di nascosto una donna transessuale che passeggia per strada.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Ho imparato ad usare indici sociali e culturali che mi permettono di identificare una persona come maschio o femmina (abiti e accessori, taglio dei capelli, gesti, postura.).

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Il fatto che le persone transessuali si prostituiscono è ulteriore conferma della loro sessualità perversa.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Il genere di una persona non dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce), ma dal suo sentirsi uomo o donna.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Il non sapere se una persona è uomo o donna mi fa sentire a disagio.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Insulterei apertamente una persona transessuale qualora la vedessi.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Una donna vuole essere trattata da uomo, porta i capelli corti, veste con abiti maschili, si comporta come un uomo perché sente d'appartenere al genere maschile pur avendo genitali femminili, io non mi sento in imbarazzo ad esaudire questa sua richiesta.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. L'essere ed il sentirsi maschi o femmine dipende dal sesso biologico (dagli organi genitali con cui ogni persona nasce).

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. La maggior parte delle persone transessuali ha un lavoro come chiunque altro.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Lavorerei con una persona transessuale così come con chiunque. Per me non sarebbe importante.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Le donne che si sentono prigioniere del loro corpo femminile perché avvertono di appartenere al genere maschile sono da considerarsi anormali.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Deriderei apertamente una donna transessuale che passeggia per strada.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Non ammetto che un uomo possa sentirsi psicologicamente una donna e quindi desideri appartenere al genere femmine vestendosi, comportandosi e svolgendo lavori prettamente femminei.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Non darei un lavoro ad una persona transgender perché mi metterebbe in imbarazzo.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Non so che pronome usare per riferirmi una persona transessuale.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Penso che non sempre sesso e genere coincidano; l'essere biologicamente maschio (possedere dalla nascita un apparato genitale maschile) può contrastare con il sentirsi psicologicamente tale.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Insulterei senza farmi sentire da lei una persona transessuale qualora la vedessi.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Poche persone transessuali riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo motivo si prostituiscono.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Proverei imbarazzo se dovessi mostrarmi in pubblico con una persona transgender.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Quando vedo una persona la classifico subito come uomo o donna.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Ritengo che tutte le persone transgender si prostituiscano.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Tratterei come qualunque altra donna una donna transessuale.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Una donna evidentemente transessuale mi chiede di chiamarla con il suo nuovo nome femminile, io cerco di farlo, ma non ci riesco.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Una maschio biologico deve essere un uomo e una femmina biologica deve essere una donna.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10

  1. Sarei a disagio alla presenza di una persona transessuale.

0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10



[1] La transfobia è spesso confusa con l'eterosessismo e con omofobia a causa della stretta interrelazione tra i termini.

Eterosessismo è il termine 'ombrello' usato per descrivere tutte le forme di discriminazione contro le persone che si suppone essere o sono lesbiche, gay o bisessuali e include la promozione, da parte di individui e istituzioni, della superiorità dell'eterosessualità rispetto a relazioni tra persona dello stesso sesso (considerate qualcosa di innaturale e anormale).

Il termine omofobia è spesso usato per descrivere forme personali di eterosessismo, quali abusi verbali e/o fisici.

* https://www.queensu.ca/humanrights/tap/toc.htm traduzione: Mirella Izzo revisione traduzione: Davide Tolu e Matteo Manetti © per l'Italia: Crisalide AzioneTrans- Genova *L'articolo è stato pubblicato su autorizzazione diretta di Allison Cope e Julie Darke.

* DA Il fenomeno transessuale" di Harry Benjamin Appendice C, 1968, Casa Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, s.r.l., Roma (il libro è attualmente fuori catalogo) traduzione di Franco Pintore.

* Appunti tratti da Paradoxes of Gende, tradotto in italiano nel 1995 con il titolo di 'L'invenzione dei sessi', editrice Il Saggiatore.

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