Theodore Gericault: La
zattera della Medusa
Il quadro di Gericault, la zattera della Medusa, prende spunto, nel suo
soggetto, da un fatto di cronaca successo nel 1816: l'affondamento della nave
francese Medusa. Gli occupanti della nave si rifugiarono su una zattera che
rimase abbandonata alle onde del mare per diverse settimane. Gli sfortunati
occupanti di quella zattera vissero una esperienza terribile che condusse alla
morte la gran parte di loro. Solo una quindicina di uomini furono tratti in
salvo da una nave di passaggio, dopo che su quella zattera era avvenuto di
tutto, anche fenomeni di cannibalismo. L'episodio colpì molto l'immaginazione
di Gericault che, immediatamente, si mise al lavoro per la realizzazione di
questa che rimane la sua opera più famosa.
Il quadro di Gericault, dunque, usa un episodio di cronaca quotidiana
per esprimere un contenuto preciso: la vita umana in bilico tra speranza e
disperazione.
Formalmente il quadro è costruito secondo il classico sviluppo
piramidale. Nel quadro di Gericault le piramidi sono in realtà due ed esprimono
due direzioni che si incrociano tra loro opponendosi. La prima piramide parte
dall'uomo morto in basso a sinistra ed ha il vertice nell'uomo che, di spalle,
sta agitando un panno. È la direzione umana cha va dalla disperazione, di
coloro che sono morti, alla speranza di chi ha ancora la forza di agitarsi con
la speranza di essere visto da qualcuno che vada a salvarli. La seconda
piramide parte dalle onde del mare per giungere all'albero che sorregge la
vela. Questa è la direzione del mare che spinge in direzione opposta rispetto
alla direzione delle speranze umane. È proprio la tensione visibile tra queste
due forze opposte a dare un primo tratto drammatico alla scena.Nei primi studi, preliminari
alla realizzazione finale del quadro, Gericault mise una nave all'orizzonte
nella direzione in cui guarda l'uomo che agita il panno. La presenza della nave
all'orizzonte dava in realtà la sensazione del lieto fine. La sensazione che
oramai, per i sopravvissuti, la brutta avventura stava per volgere all'epilogo.
Ciò comportava lo scioglimento della tensione psicologica.Nella stesura
definitiva la nave all'orizzonte scompare, proprio per aumentare il senso del
phatos. Chi guarda non sa come la vicenda andrà a finire e quindi deve cogliere
la sensazione drammatica di chi ancora non sa se verrà salvato o meno. E lo
spettatore non può saperlo, anche perché vede lo stesso orizzonte che guarda
l'uomo che agita il panno. Se la composizione fosse stata ruotata di 180 gradi,
e l'uomo guardava verso lo spettatore del quadro, avrebbe idealmente chiesto a
lui aiuto. In questo caso si sarebbe aumentato il senso di pietà da parte dello
spettatore nei confronti di chi, dal quadro, gli chiedeva aiuto. Invece,
vedendo l'uomo di spalle, è costretto a compenetrarsi nel suo punto di vista. E
all'orizzonte di quel punto di vista lo spettatore non vede, e non potrebbe
vedere, nulla. Così che deve vivere totalmente il dubbio dell'uomo che non sa
quale sarà il finale, la morte o la salvezza, che lo aspetta.
In quest'opera, di altissima tensione drammatica, Gericault usa più
riferimenti alla storia dell'arte. L'atmosfera e i contrasti luministici
rimandano inevitabilmente a Caravaggio. Anche il braccio abbandonato
nell'acqua, dell'uomo morto in basso a sinistra, è copiato da Caravaggio. Lo
stesso braccio che copiò David nella «Morte di Marat». Le figure hanno una
tensione muscolare, e una torsione, che rimandano immediatamente a
Michelangelo. Le figure in basso a sinistra, del ragazzo morto e del padre che
lo sorregge pensoso, sembrano due statue greche. Da notare il particolare del
ragazzo che, benché nudo, ha le calze arrotolate ai piedi. Questo particolare,
di crudo realismo.