|
Appunti superiori |
|
Visite: 1084 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:Il gotico InternazionaleIl gotico Internazionale Il gotico internazionale è una fase relativamente La Reggia di CasertaLa Reggia di Caserta La storia I Borbone Il contesto storico - politico Europeo L'Europa del L' ELETTRA di Sofocle e la MEDEA di Apollonio RodioL' ELETTRA di Sofocle e la MEDEA di Apollonio Rodio Le due donne tragiche |
STORIA dell'ARTE : "Febbre cinese"
L'interesse verso la Cina, iniziato in maniera vivace nella seconda metà del XVII secolo, si diffuse in tutta la società europea e ne influenzò la cultura e il gusto per più di tre secoli. In questi anni era forte l'ammirazione per tutto quello che proveniva dalla Cina. La febbre cinese, che raggiunse il suo acme a metà del secolo XVIII, non era rivolta solo verso il collezionismo degli oggetti provenienti da questo paese ma era divenuta una moda che influenzava la stessa produzione artistica occidentale. Ma la storia dei rapporti fra Europa e Cina aveva origini antiche. A Roma già nel primo secolo a.C. la seta, chiamata serica dal nome che i Greci davano alla Cina, si era diffusa tra le classi più elevate divenendone il più ambito status symbol. Fu questo il primo prodotto cinese che conobbe l'Occidente. Le prime porcellane raggiunsero il nostro mondo solo nel Quattrocento, inviate come dono dai Sultani egiziani ai Dogi di Venezia. La loro singolare lucentezza, inarrivabile dalla ceramica, le rese così desiderabili che i sovrani europei iniziarono a collezionarle ma bisognerà arrivare al XVII secolo perchè l'istituzione delle Compagnie delle Indie Orientali ne rendesse possibile una regolare importazione. In quell'epoca dall'Oriente giungevano anche spezie, tè, sete e lacche e alla fine del Seicento la moda per questi prodotti esotici aveva raggiunto tutte le corti d'Europa. In breve si moltiplicarono i tentativi di imitare l'arte cinese, sia nella tecnica che nella decorazione. L'interesse per la Cina si protrasse per tutto l'Ottocento e diminuì solo alla fine del secolo quando la suggestione per l'arte giapponese prese il posto, nell'immaginario collettivo, di quella cinese. Ma quest'ultima continuò, nell'ambito di un collezionismo colto e raffinato, fino alla metà del Novecento, quando visse un vero e proprio risveglio durato fino ad oggi. In Italia il gusto per le cineserie non è diffuso in ampi e diversi strati della società, come ad esempio in Inghilterra, ma è proprio dell'alta aristocrazia e delle corti principesche, e questo per vari motivi, primo fra tutti il predominio dei modelli dell'antichità greca e romana. Le cineserie si diffondono in particolare negli Stati con una forte tradizione di cultura e di cosmopolitismo, come la Repubblica di Venezia e il Granducato di Toscana. Ma anche in Piemonte e a Roma. |
Venezia
A Venezia, città di Marco Polo e di mercanti temerari, la Cina è vicina fin dal Medioevo. Nel XVIII secolo qui si producono mobili ed oggetti (vassoi, ventagli, scatole) laccati con decorazioni 'cinesi' ed esportati in mezza Europa; qui nascono importanti manifatture di porcellana (Vezzi, Cozzi); qui le cineserie si diffondono negli stucchi e negli affreschi secondo modalità autonome rispetto al resto d'Europa.
Durante il carnevale non mancano maschere alla cinese; e le 'prime' delle più importanti opere teatrali e musicali di gusto cinese vengono rappresentate proprio a Venezia (ad esempio, l'Eroe cinese di Metastasio, nel 1753).
Toscana
Anche in Toscana la Cina non è un mistero fin dal medioevo, visto che mercanti fiorentini e pisani commerciano oggetti esotici da quel lontano paese. Non è un caso che la città più importante per la produzione di sete pregiate sia stata Lucca, che ha monopolizzato il mercato nel XII e XIII secolo; né che i primi tentativi di 'copiare' la porcellana cinese vengano fatti proprio alla corte dei Medici, nel corso del XVI secolo. C'è chi dice che perfino il grande Leonardo sia stato influenzato dalla pittura cinese, quando ha inventato la 'prospettiva aerea'.
Visti i precedenti, è comprensibile il successo in terra toscana della moda cinese settecentesca, in tutti i suoi vari aspetti: del resto qui il marchese Carlo Ginori fonda la più importante manifattura di porcellana d'Italia.
Torino
Il terzo grande centro di diffusione del gusto per le cineserie è Torino (e il Piemonte), anche se il Paese non ha contatti reali con la Cina e la moda è conseguenza delle strette relazioni tra i Savoia e il confinante regno di Francia. Tra le opere più belle c'è sicuramente il Gabinetto delle lacche cinesi realizzato da Filippo Juvarra nel Palazzo Reale di Torino: si tratta di una stanza rivestita con sessanta tavole laccate acquistate a Roma nel 1732.
Questa moda dura fino alla fine del XVIII secolo, quando le cineserie si mescolano con i temi tipici del nuovo gusto neoclassico.
Roma
A Roma, invece, la moda esotica che viene dall'Oriente condiziona solo alcune grandi famiglie pontificie. Nei palazzi dei Patrizi, dei Borghese, dei Colonna, degli Albani vengono ricavati deliziosi 'gabinetti cinesi'; ma il gusto cinese rimane un fatto superficiale, dettato più dalla curiosità che da un reale interesse perché troppo forte è l'impronta data all'arte e alla cultura della città dalla tradizione romana antica, rinascimentale e barocca.
Napoli
Al sud, il Regno di Napoli è sostanzialmente indifferente alla mania cinese che imperversa in tutta Europa. Eppure, è proprio nelle capitali del regno che vengono realizzati due veri gioielli. Il primo è il Salottino di porcellana ideato nel 1757 da Giuseppe Gricci nel Palazzo di Portici (Napoli), fatto fare dal re Carlo di Borbone per sua moglie Maria Amalia di Sassonia.
È una piccola stanza di 81 mq rivestita da almeno tremila mattonelle di porcellana decorate con pappagalli, dragoni, ghirlande, ventagli, scimmie, scene di vita cinese e cestini di frutta. Ci sono anche scritte in ideogrammi cinesi, chiaramente decifrabili.
È un caso unico in Europa: infatti questo tipo di ambienti solitamente era rivestito o da pannelli laccati o da parati di carta o di tessuto.
Nel 1866 è stato spostato nella Reggia di Capodimonte (oggi museo).
Palermo
Il secondo gioiello è la Villa la Favorita di Palermo, nota come Palazzina Cinese. Si tratta di un bizzarro edificio costruito sui terreni della famiglia Lombardo prima del 1797 e ristrutturato pochi anni dopo dall'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, per volontà di Ferdinando e Carolina di Borbone.
Ogni dettaglio, all'interno come all'esterno, è rigorosamente 'cinese'. Un vero capolavoro è la Sala da Gioco, che presenta pareti dipinte con gruppi di cinesi riccamente vestiti che conversano; lo sfondo è un limpido cielo mediterraneo.
Appunti su: |
|
Appunti Pittura disegno | |
Tesine Film foto | |
Lezioni Musica | |