L ultimo scorcio degli anni Ottanta (1985-1988)
Nel febbraio del 1988 Regina compare nuovamente su «Terzoocchio , questa volta in un articolo
di Ida Mitrano dedicato al contributo delle donne all'arte futurista e corredato altresì da una Cro- nologia delle mostre alle quali espongono le artiste futuriste L'articolo è molto rapido e non par-
ticolarmente significativo (anche se certo è notevole che le futuriste vengano studiate quasi come un «gruppo» separato all'interno del movimento marinettiano),
e poche sono anche le parole su Regina ; più utile è invece la cronologia,
che considera l'intero spettro del Futurismo ed è piutto- sto precisa nonostante un'incompleta indicazione - per quanto concerne Regina - circa le opere
esposte nelle diverse esposizioni)496.
Nell'estate del 1988, Regina è presente in una interessantissima mostra - che per altre vie abbia-
mo già avuto modo di incontrare - curata
da Elena
Pontiggia e dedicata all'universo critico di Edo- ardo Persico Anche la Pontiggia, come Crispolti e Caramel, è una studiosa più che nota; in par-
ticolare, per quanto più ci interessa, è interessante sottolineare come si sia spesso dedicata allo studio dell'arte italiana, e soprattutto milanese, del periodo compreso tra le due guerre mondiali,
con un occhio assai attento ai protagonisti e alle problematiche della scultura .Nel suo saggio in catalogo (come abbiamo già intravisto nel primo
capitolo, e come è del resto na- turale dati gli obiettivi della mostra), la Pontiggia si preoccupa soprattutto di ripercorrere
l'itinerario critico di Persico, illustrandone in primo luogo lo sfondo culturale e cercando di individuarne le varie tappe e
le influenze più consistenti, al fine di rendere ragione di ogni singola scelta
del critico napoletano. Di conseguenza,
nell'esporre e commentare La signora provinciale (su cui Persico, come sappiamo, aveva scritto), l'obiettivo della curatrice non è quello di offrire una sua particolare chiave di lettura sulla scultura reginiana, ma piuttosto quello di far comprendere
in che modo tale opera fosse stata interpretata - a suo tempo - da una personalità tanto eclettica ed umorale quale
era quella di Persico (e in tal
senso, come abbiamo visto, la Pontiggia riesce perfettamente nel suo
intento . Ciononostante, la Pontiggia avanza ugualmente alcune rapide considerazioni personali, che si appuntano principalmente
proprio su quella questione dei materiali che Persico - pur non
trascurandola - non aveva probabilmente capito sino in fondo
Regina, peraltro, è impegnata in questo periodo in un radicale ripensamento della scultura. Nelle sue opere, a partire dal 192 -1 30, i materiali tradizionali sono sostituiti da latta, allu- minio, stagno e filo di ferro, mentre i volumi diventano semplici
superfici, come un 'disegno
nell'aria' per usare
un'espressione di Gonzales.
Praticando una scultura tutta risolta in piani, l'artista pavese si riallaccia così agli esiti della scultura cubista, dalla Chitarra
di Picasso ad Archipenko fino
a Gargallo, reinterpretandone però la lezione
con un'originale vena narrativa, intessuta di toni candidi e immediati.
La Pontiggia, dunque, non pare perfettamente
allineata al pensiero di Persico. Pur facendo an- ch'essa riferimento ai «toni candidi e immediati» di Regina (che d'altra parte, da un certo punto di
vista, non si possono misconoscere), la studiosa evidenzia infatti dei riferimenti formali piuttosto chiari nella scultura cubista: certo non si azzarda a postulare una conoscenza
diretta, da parte di Regina, di tali modelli non ha i dati per poterlo confermare certamente), ma evidentemente pensa che l'artista pavese potesse esserne a conoscenza. Inoltre, scrivendo di ciò che Regina
sta facendo in quegli anni, la curatrice accenna esplicitamente ad
un «ripensamento radicale della scultura», attribuendo un ruolo decisivo - in tale processo - proprio ai materiali innovativi e alla 'devolu- metrizzazione' della scultura che l artista sta chiaramente perseguendo