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La cupola di Santa Maria del Fiore di Brunelleschi
Autore: Filippo Brunelleschi
Tipologia e denominazione: Cupola di Santa Maria del Fiore
Collocazione: Firenze
Datazione
Brunelleschi ha dato il via alla nuova architettura del Rinascimento e dedicò tutta la sua vita all'architettura.
Partecipò al concorso per la realizzazione
della Cupola di Santa Maria del Fiore e, in quegli anni, la cattedrale era
ancora senza copertura nella zona del coro e l'immane spazio ottagonale su cui
era stata prevista la cupola aveva il considerevole diametro di circa
Brunelleschi propose di costruire una cupola capace di sostenersi da sé durante la costruzione e, nonostante inizialmente la sua proposta risultò folle, ebbe la meglio su quelle degli altri concorrenti. Nel 1420 egli inizio la costruzione della cupola della Cattedrale di Firenze con, come compagno di impresa, Lorenzo Ghiberti.
La cupola si erge su un tamburo ottagonale, forato da otto grandi finestre circolari che danno luce all'interno. Vista da fuori essa appare come una rossa collina segnata da otto bianche nervature marmoree che convergono verso un ripiano ottagonale. Su questo poggia una leggera lanterna cuspidata (a punta) stretta da otto contrafforti a volùte (perché si concludono con un elemento a forma di nastro arrotolato, il voluto).
La cupola è talmente alta e maestosa che si diceva che "i monti intorno a Firenze sembrano simili a lei". La magnificenza della struttura si avverte salendo i gradini che dalla chiesa conducono al ripiano su cui si imposta la lanterna. Dalle scale si giunge al ballatoio che dà sull'immenso vuoto su cui incombe la grande mole concava della cupola. Proseguendo si arriva in un corridoio e ci si rende conto che la cupola è costituita da due cupole distinte, una interna e una esterna. Fu Brunelleschi a volerla così per conservarla dall'umido e perché sembrasse più magnifica e gonfiata. Le due calotte sono collegate da otto grandi costoloni d'angolo e da sedici costole intermedie disposte lungo le facce delle vele. La salita si svolge nello spazio fra le due cupole fino a che una rampa di gradini conduce al corridoio sottostante alla base della lanterna. Dopo un po' si esce all'esterno, verso l'abbacinante chiarore della lanterna maestosa. Visto da lontano, questo coronamento della costruzione è inscindibile dalla cupola. La costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore tenne occupato Brunelleschi per tutta la vita e ci vollero sedici anni per poter concludere la struttura con l'anello di chiusura sul quale avrebbe dovuto essere edificata la lanterna. Per la lanterna Brunelleschi vinse un altro concorso e alla sua morte la lanterna era ancora in costruzione. Quando questa fu ultimata, la cupola inizio a lesionarsi e queste lesioni interessarono soprattutto quattro delle otto vele.
Brunelleschi venne consultato per opere
militari e civili anche da alcune corti d'Italia settentrionale e riuscì a
progettare anche altri edifici per Firenze, quali lo Spedale degli Innocenti,
L'architettura brunelleschiana si svolge sempre alla luce della ricerca e della sperimentazione. Le forme architettoniche di Brunelleschi sono dimensionate in modo che chiunque possa trovarsi a proprio agio fra strutture che non lo vogliono né opprimere né annientare. Tale condizione di realizza tramite l'impiego di forme geometriche semplici. Al quadrato Brunelleschi affida la capacità di resistenza dei suoi edifici. Secondo i filosofi medioevali, il quadrato era la forma della massima solidità e stabilità. Il linguaggio brunelleschiano si caratterizza per la ripresa della sitassi classica (romana) basata sull'ordine architettonico e sull'arco a tutto sesto. La loro fusione genera le membrature architettoniche che qualificano e definiscono gli spazi brunelleschiani. Solitamente Brunelleschi fa uso di capitelli corinzieggianti e di colonne dal fusto liscio. Le paraste (pilastri di sostegno) sono sempre scanalate e le scanalature sono sei perché Brunelleschi immaginava la parasta come la quarta parte di un pilastro. Brunelleschi farà ricorso all'abaco sormontato da un segmento di trabeazione, il dado brunelleschiano, diviso in architrave tripartito, fregio liscio o ornato e cornice.
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