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Arte cretese




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ARTE CRETESE


La civiltà cretese si sviluppa lungo le coste e nelle isole dell'Egeo dal II millennio al 1400 a.C. e prende il nome dall'isola di Creta, dove gli scavi archeologici, in epoca moderna, hanno portato alla luce le testimonianze più rilevanti di questa civiltà. Due grandi città, Knosso e Festo, si dividono inizialmente il territorio dell'isola che viene poi unificato sotto il dominio di Knosso. La civiltà cretese è agricola e marittima. Dotata di una potente flotta e governata da sovrani amici fra loro, Creta gode di prosperità e pace, che, grazie anche ad un fluente commercio, le consentono di raggiungere una grandissima ricchezza.

Arte: conoscenza di base

Posta al centro del Mediterraneo, punto di collegamento fra l'Europa, l'Egitto e l'Oriente, Creta diviene il centro di un'arte raffinata, che riflette una splendida vita di corte. Rispetto alle manifestazioni artistiche dell'Egitto e della Mesopotamia, l'arte cretese appare meno monumentale e solenne ed i soggetti rappresentati nei dipinti hanno un significato più profano che religioso. L'arte è legata alla decorazione o a scopi pratici: terrecotte e manufatti in metallo hanno valore soprattutto perché costituiscono una merce di scambio. L'artista è perciò considerato solo un abile artigiano e gode di scarsa importanza; il suo lavoro è ritenuto una semplice attività manuale. Fu Arthur Evans, autore dei primi scavi che misero in luce i resti del palazzo di Knosso, a proporre la suddivisione della civiltà cretese o minoica (da Minosse, mitico re dell'isola) in tre periodi: antico, dall'epoca dei primi insediamenti nel IV millennio fino al 2100, medio dal 2100 al 1580, recente dal 1580 al 1200. Il minoico medio è il più brillante: il rame è stato sostituito dal bronzo, l'economia è fiorente, proprietari, produttori, commercianti vivono nel benessere o nell'opulenza, in belle e confortevoli case, circondandosi di oggetti d'arte. Una società edonistica, che poco si preoccupa dell'aldilà, nella quale le donne godono di una libertà, di un prestigio e di un'autorevolezza inconsueti nel mondo antico (troveremo l'equivalente nel mondo etrusco). La religione non ci è perfettamente nota: sono oggetto di culto pietre sacre considerate dimore di spiriti, piante come simboli del ciclo vitale; nel toro e nella colomba si riconoscono i principi maschile e femminile. Intorno al 1750 a.C. i palazzi di Knosso e Festo furono distrutti, forse da un terremoto, e subito riedificati. Le pareti interne dei palazzi erano ampiamente affrescate. Pitture molto belle sono state ritrovate a Knosso, Haghia Triada, Thera. Uno dei migliori affreschi del palazzo di Knosso (1500 a.C.) rappresenta una tauromachia (dal greco tauros = toro e mache = lotta), esercizio non cruento che consisteva in volteggi che un atleta compiva sulla schiena di un toro lanciato al galoppo. Intorno al 1400 a.C. l'invasione da parte degli achei cancella i più importanti centri e la civiltà cretese.

La scultura monumentale è praticamente assente da Creta. Abbondano invece gli oggetti artistici di dimensioni ridotte: statuette maschili e femminili alte dai venti ai trenta cm. in terracotta, bronzo, avorio; sigilli, monili, vasi di terracotta, coppe decorate a sbalzo, tazze e pugnali ageminati (si praticavano incisioni negli oggetti e vi si inserivano fili o lamine sottili di metallo prezioso). Compare già nel minoico antico il rhyton, un contenitore di liquidi a testa di toro con occhi di cristallo di rocca e corna di legno dorato.

Punto di forza dell'arte cretese era la ceramica, che raggiunse ottimi risultati già prima dell'introduzione del tornio. I vasi, dalle pareti sottili e lisce, inizialmente decorati con vivacissimi colori, in una fase successiva furono quasi sempre dipinti con un colore bruno su fondo chiaro.

Tornando al palazzo di Knosso, il grande edificio venuto alla luce grazie agli archeologi inglese e in particolare ad Arthur Evans, era sede del potere civile, militare, religioso e di molteplici attività, gestite con grande oculatezza ed efficienza dal signore del luogo e dai suoi funzionari, che tenevano una ordinatissima contabilità. Vi si producevano manufatti di ogni genere e vi si conservavano le derrate alimentari. Le doppie pareti realizzavano una sorta di condizionamento negli stessi magazzini colmi di casse e di grandi vasi (pithol) in cui si stipavano le merci. I lavoratori avevano nel palazzo vitto e alloggio, e se non erano schiavi percepivano una paga per più in natura. Il palazzo di Knosso testimonia che la ricchezza cretese era concentrata nelle mani di pochi signorotti, che possedevano le terre e gli strumenti di produzione. Nel grande edificio Evans trovò una serie di tavolette di terracotta smaltata (soprattutto modellini di case minoiche) che diedero un contributo determinante alla conoscenza del carattere e dell'aspetto della città minoica. Il palazzo non aveva nulla della fortezza, segno che i suoi proprietari si sentivano sicuri. Il complesso era enorme: intorno a un grande cortile rettangolare si disponevano circa 400 locali collegati da scale, corridoi, cortili più piccoli. Quanto è rimasto delle strutture fa ipotizzare l'esistenza di più piani. Le stanze erano raggruppate per funzioni (rappresentanza, abitazione, servizio). I muri erano costruiti con blocchi di pietra e mattoni crudi, ma notevole era anche la presenza del legno. Gli impianti idraulici erano avanzatissimi: condotti fognari nascosti sotto terra o nei muri che scaricavano in mare, grondaie, tubi per portare negli appartamenti l'acqua piovana, quella proveniente da sorgenti montane o estratta da pozzi. Gli interni erano ben areati e illuminati con porte e finestre. I simboli del giglio e della doppia scure o bipenne abbondavano. Non stupisce che un tale intrico edilizio abbia fatto nascere la leggenda del labirinto (il termine labyrinthos, ossia palazzo, fu utilizzato dai Greci per designare un luogo in cui è difficile orientarsi), costruito dal mitico re Minosse per rinchiudervi un mostro, il Minotauro, uomo con testa di toro, frutto degli amori di sua moglie Pasifae con un tori inviato dal dio del mare Poseidone, che la leggenda vuole ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna.


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