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Lo scudo di Talos
Siamo alla fine del VI sec. a.C., durante una notte di burrasca. Dalla nobile casa dei Kleomenidi di Sparta una figura incappucciata con un fagotto in braccio si dirige verso il monte Taigeto, per consegnare la creatura appena nata al suo destino. Il destino prende, per fortuna del piccolo, il volto di Kritolaos, ilota, che decide di accudirlo e lo battezza con il nome di Talos, secondo la mitologia greca antico gigante creato da Efesto, che aveva nel tallone il suo punto debole. Come il bimbo, scartato dalla rigida selezione spartiate a causa del piedino storpio. Talos cresce pastore, sano e forte, anche se ignaro delle sue reali origini, riuscendo a compensare la mancanza del suo piede in maniera egregia con un bastone, che diviene la sua arma di difesa assieme ad uno splendido arco di corno, ultima eredità della civiltà Ilota soffocata dalla superba Sparta. Man mano che Talos cresce e riceve da Kritolaos questa eredità, però, il vecchio decade lentamente. Fino a quando, nei giorni antecedenti alla cerimonia di investitura dei nuovi guerrieri di Sparta, Talos non s'imbatte in Brithos, figlio di Aristarchos, Kleomenide, che assieme ai suoi amici sta per aggredire la figlia di un' agricoltore ilota, Antinea, e rischia la vita per salvarla. Ospitato fino alla guarigione dal padre d' Antinea, Talos ritorna a casa e trova Kritolaos in letto di morte. L' ultimo capo del popolo degli iloti, il custode d' armi del Re Aristodemo, colui che un giorno guiderà il suo popolo nella città perduta della Messenia diventa così Talos, non più lo storpio, ma il Lupo del Taigeto.
Talos si scontra da subito con la dura realtà dominatrice di Sparta, quando una spedizione della Krypteia, la polizia segreta spartana, capitanata da Brithos, gli fa pagare le offese subite a valle, quando ha protetto Antinea. È in questo frangente che Talos passa sotto la tutela di Karas, un gigantesco pastore barbuto, che sembra a conoscenza almeno in parte dell' oscura e difficile eredità tramandatagli da Kritolaos.
Da questo momento, in corrispondenza con l'investitra come guerriero di Brithos, alle vicende di Talos faranno cornice gli avvenimenti e i personaggi delle Guerre Persiane, Lo stesso Talos parteciperà, com scudiero, insieme a Brithos all' epica battaglia delle Termopili, che vedrà sopravissuta solo la piccola spedizione composta da loro due e Aghias, compagno d' armi di Brithos, usati come messi per portare a Sparta l' ultima volontà di re Leonida.
Accusati dall' opinione pubblica di essere disertori e rifiutati dai propri compagni, Brithos e Aghias ormai escono di casa solo di notte, tale é la vergogna e la rabbia che attanaglia i loro animi, di cui Aghias é presto vittima, togliendosi la vita. Brithos é invece tratto in salvo da questo destino proprio da Talos, che lo tramortisce nell' atto del gesto supremo. Con una proposta: Brithos, per riscattare il suo onore, condurrà una crociata solitaria contro gli avamposti persiani, accompagnato dall' arco di Talos. Brithos accetta, l' animo infiammato dall' occasione del riscatto. Brithos si sacrifica a Platea, frangendo l' ondata nemica turbinando la sua spada, dando così la carica all' esercito greco, dopo i lunghi mesi invernali durante i quali il terrore degli avamposti del Gran Re era L'Oplita Solitario, accompagnato dal suo demone arciere, dall' andatura dondolante, veloce, implacabile, micidiale.
Non più Talos, ma Kleidemos, ormai ultimo discendente della stirpe Kleomenide, viene preso in tutela nella sua nuova condizione di spartiate da Re Pausania, che lo pone a comando di uno dei suoi battaglioni. Giochi di potere, patti segreti e alleanze sussurrate con il Gran Re, dei quali Kleidemos é al centro, come messo di Pausanias, che ripone la speranza in un ribaltamento del sistema politico a Sparta. La sua speranza finisce con la sua morte, ad opera degli efori. Kleidemos ritorna fra la gente che lo aveva allevato, e durante una notte di tempesta pernotta a Ithome, l' antica città del popolo Ilota. Lì comprende il suo destino. Sparta é indebolita. Sotto la guida di Talos il popolo ilota migra verso la città perduta, Gli uomini validi lavorano per la ricostruzione della città e si esercitano all' arte della guerra, sotto la guida di Talos e Karas. Per tre mesi gli spartani non si fanno vivi. Fino all' assedio di Ithome.
Vincerà la battaglia chi avrà il favore dell' oracolo.
OSSERVAZIONI STRUTTURALI
Il racconto fila liscio, senza anacronie, se non per le brevi retrospezioni necessarie a chiarire la situazione politica spartana o per i racconti di kritolaos e per le oscureprofezie della Pizia. Il narratore é esterno, i dialoghi in discorso diretto. Molte le elisioni temporali, che per esempio fanno trascorrere gli anni dell' infanzia di Talos in una riga, o lo portano dalla casa dei Kleomenidi in oriente, e il tempo della storia viene congelato più volte, lasciando spazio a dettagliate descrizioni del paesaggio. Forse quella che mi ha colpito di più é stata quella d' Ithome La focalizzazione é molteplice, spostandosi dal nobile Aristarchos all' umile Kritolaos, giocando sulle emozioni contrastanti provate da Talos e Brithos guardandosi in faccia, ma pur sempre in funzione di Talos per gran parte del racconto. La presentazione dei personaggi é spesso elittica, soprattutto per Aristarchos, Karas, o Brithos, mentre per Talos o per kritolaos ci viene fatta una descrizione minuziosa della persona fin dall' inizio.Talos é un personaggio poliedrico, che si evolve nel corso della narrazione, muta, prima in ilota poi in feroce guerriero spartano, contrastato fra due popoli molto diversi a cui sente d' appartenere.
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