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Di molti lavori di autori dell'antichità spesso non si posseggono che vaghe notizie attraverso autori posteriori spesso loro avversari teorici, di altri invece si conservano alcune delle opere che essi scrissero, forse nemmeno i più importanti, soltanto di Platone, caso veramente unico, si può dire di possedere l'intero corpus.
Singolare appare perciò la vicenda delle opere aristoteliche che ci sono giunte in vastissimo numero, ma che non sono quelle che il grande stagirita aveva destinato per il vasto pubblico ma soltanto scritti da lui redatti per la sua scuola, cioè riservate esclusivamente ad uso interno dei suoi scolari.
Delle opere perdute di Aristotele si hanno notizie attraverso i riferimenti contenuti nelle opere di autori dell'antichità e nei cataloghi compilati in epoca ellenistica e romana. Di alcune di esse si posseggono a volte brevi frammenti, di altre invece ampie porzioni.
In rapporto al destinatario quindi, le opere di Aristotele sono distinte in due grandi gruppi:
1] Le opere destinate alla pubblicazione, o più precisamente ad essere lette di fronte ad un pubblico erudito, consistenti perciò in scritti ben curati e di cui non c'è rimasto niente, noti anche come scritti essoterici.
2] Le opere giunte sino a noi e consistenti nei testi di scuola, riproducenti le lezioni che Aristotele tenne prima all'Accademia come allievo di Platone e successivamente al Liceo, inedite prima della sua morte. Esse erano destinate a fornire la traccia per le lezioni ai suoi discepoli per questo presentano uno stile particolarmente didattico, esse sono note quindi anche come scritti esoterici o acroamatici
Dopo la morte dei discepoli più stretti di Aristotele si erano perse da molto tempo le tracce delle opere di cui essi stessi avevano curato la redazione. Infatti, l'intera biblioteca di Aristotele, consistente sia negli scritti del maestro sia di altri autori, era stata ereditata da Teofrasto, successore di Aristotele alla guida del Liceo, che a sua volta l'aveva trasmessa a Neleo.
Quest'ultimo avrebbe donato alla Biblioteca di Alessandria i libri opera di altri autori, portando invece con sé a Scepsi, in Asia Minore dove si era trasferito, i manoscritti delle opere aristoteliche di scuola, cioè quelle a noi oggi noti e che sarebbero poi rimasti lì dimenticati per ben due secoli.
Tra il II e il I secolo a.C., infine, i manoscritti appartenuti a Neleo sarebbero stati riscoperti da Apellicone, un ricco bibliofilo ateniese, che saputo dell'esistenza del deposito di testi aristotelici a Scepsi li avrebbe acquistati per la propria biblioteca ordinando di farne delle copie.
Nel mondo romano.
La biblioteca di Apellicone avrebbe fatto parte, nel 86 a.C., del bottino di guerra che Silla portò con sé a Roma dopo aver conquistato Atene.
Le opere di Aristotele, a Roma, confluirono insieme con altre migliaia di volumi in una biblioteca affidata alle cure di Tirannione, il cui allievo Andronico da Rodi, negli anni tra il 40 ed il 20 a.C., dette poi alla pubblicazione. Quest'edizione degli scritti di scuola divenne così la via d'accesso principale alla comprensione del pensiero aristotelico, determinando anche però il declino delle sue opere note da tempo.
Un ulteriore conseguenza dell'edizione di Andronico consiste nel fatto che egli nel pubblicare le opere di scuola di Aristotele raccolse sotto lo stesso titolo i testi che trattavano degli stessi argomenti, determinandone così l'ordinamento con sui ci sono note ormai da due millenni:
A] Scritti di logica, noti come Organon, cioè strumento, in quanto gli scritti in questione non sono incentrati su alcun genere definito, ma si occupano dei procedimenti logico linguistici attraverso cui le diverse discipline esplorano i loro campi di oggetti.
B] Scritti di fisica
C] Scritti di Metafisica, titolo con cui Andronico classificò le opere che si occupavano di ciò che Aristotele definiva come "filosofia prima" e "scienza dell'ente in quanto ente". Questo titolo ebbe una grandissima fortuna, venendo a formare quella tradizione con cui si indica la scienza che studia gli enti superiori alla fisica
D] Scritti di etica e politica.
E] Scritti di Poetica e retorica.
Così ordinata l'opera di Aristotele si presentava sotto forma di un sistema rigoroso, caratteristica che invece la storiografia filosofica non ha riconosciuto agli scritti di scuola di Aristotele, anche se presentano una forte istanza di sistematicità, essi si evidenziano piuttosto per essere un'opera aperta che sta a testimoniare l'incessante ricerca condotta dal loro autore.
L'esigenza di sistematicità, è stata riconosciuta dalla storiografia piuttosto come un'esigenza tipica delle filosofie ellenistiche ed in particolare dello stoicismo la cui tipica tripartizione della filosofia in logica, fisica ed etica è perfettamente riflessa nell'ordinamento datane da Andronico da Rodi.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV.
Il testo filosofico
Vol. I, unità 11, Aristotele
Bruno Mondadori, Milano, 1999
Abbagnano Nicola
Storia della filosofia
vol. I, UTET, Torino, 1979
Adorno Francesco
Gregori
Verra
Storia della filosofia
vol. I, Laterza, Bari, 1973
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