L'ARTE ROMANA
Le origini dell'arte romana, nel periodo, cioè, antecedente all'impero,
quando essa acquista peculiare fisionomia e autonomia di forme espressive, si
ricollegano da un lato al substrato culturale etrusco -italico, dall'altro al
linguaggio del mondo greco - ellenistico. Nell'orbita della cultura etrusco -
italica si collocano i resti del Carcere Mamertino, della Cloaca Massima e
delle cosiddette Mura Serviane, come pure la prima costruzione del tempio di
Giove Capitolino decorato con le terrecotte di Vulca e della sua scuola. Propri
dello spirito latino, e pure in parte derivati dalla predilezione dell'arte
etrusca per la caratterizzazione fisionomica e l'incisività espressionistica,
sono l'immediato verismo e lo stile narrativo che si affermano, già nel III
sec. a.C., nel ritratto e nel rilievo storico, creazioni originali della
scultura romana. La caduta di Taranto (272 a.C.) e la conquista della Magna
Grecia, prima, e la sottomissione della Grecia (146 a.C.), poi, portarono a un
diretto contatto con la raffinata e complessa civiltà ellenistica, le cui forme
trovarono nell'ambiente di Roma pronta adesione, penetrandovi profondamente,
sia con l'esportazione di un gran numero di opere d'arte e di copie, sia con il
trasferimento in Italia di artisti greci (Stefano, Pasitele, Arcesilao),
cosicché Roma stessa divenne ben presto uno dei massimi centri di produzione
dell'ellenismo. Tra la fine del I sec. a.C. e l'inizio del I d.C., si
sviluppano forme architettoniche sempre più rispondenti a una visione spaziale
tipicamente romana (tempio di Ercole a Cori, templi della Fortuna Virile e di
Vesta a Roma, teatro di Marcello a Roma), mentre si delineano una corrente
aulica ellenizzante d'indirizzo neoclassico, caratteristica dell'arte colta e
ufficiale (rilievi dell'Ara Pacis; ritratto di Cicerone; ritratto di Augusto),
e una latino - italica, naturalistica e narrativa, che continuamente affiora in
tutta una serie di ritratti (C. Norbano Sorice, L. Cecilio Giocondo) e nelle
manifestazioni artistiche minori o provinciali (insegne di botteghe, rilievi
tombali, stele funerarie). La pittura, quale ci è nota attraverso le
decorazioni murali di Pompei e di Ercolano, rivela influssi di derivazione
orientale nel cosiddetto stile a incrostazioni, che imita un rivestimento in
lastre marmoree (II sec.-metà del I a.C.), poi dissolve con un magistrale gioco
di illusioni lo schermo della parete, inserendo scene di paesaggio e grandi
composizioni entro riquadrature architettoniche sempre più ridotte e
schematizzate nella seconda fase (ca. 1-40 d.C.), per sfociare infine in un
esuberante decorativismo di gusto barocco (fino al 79). Con l'arte del periodo
augusteo si chiude l'ultima fase della secolare esperienza figurativa
ellenistica, mentre, a partire dall'età flavio-traianea (69-117), la dialettica
tra la corrente di gusto tradizionale e gli influssi della cultura figurativa
greca si risolve nella creazione di un linguaggio artistico romano autonomo e
originale. Nascono i tipi architettonici della basilica civile, dell'anfiteatro,
dell'arco trionfale e della colonna commemorativa e contemporaneamente si
sviluppano grandi costruzioni di carattere funzionale, come terme, mercati,
ponti, acquedotti ecc. Anche nel campo della scultura, rappresentata
soprattutto dal rilievo storico e dal ritratto, assolutamente nuovi e originali
sono la trattazione pittorica e chiaroscurale delle masse, nonché il movimento
scenico e la profondità spaziale e illusionistica che caratterizzano, ad
esempio, i rilievi dell'Arco di Tito e quelli della Colonna Traiana. Dopo una
ripresa di tendenze classicheggianti e di maniera (soprattutto nel campo della
scultura) sotto il regno di Adriano, sia con la produzione di copie e di calchi
di opere classiche, sia con l'accademica compostezza dei rilievi inseriti
nell'Arco di Costantino o dei numerosi ritratti di Antinoo, l'arte tardoromana
(secc. II-IV) manifesta caratteri diversi e spesso contrastanti per il continuo
alternarsi e confluire della corrente orientale e di quella occidentale, della
tendenza espressionistica e popolaresca e di quella classicheggiante e aulica,
variamente operanti e affioranti poi anche nell'arte cristiana. Generalmente
rivolta a effetti pittorici e illusionistici di gusto barocco è l'architettura,
che assume forme sempre più complesse e grandiose dal tempio di Bacco a Baalbek
alle terme romane di Diocleziano e di Caracalla, dal palazzo imperiale di
Spalato alla Basilica di Massenzio a Roma; effetti di drammatico pittoricismo,
tendenti al dissolvimento del volume in colore, caratterizzano la scultura
dell'epoca degli Antonini (rilievi della Colonna aureliana) e dei Severi
(rilievi dell'Arco di Settimio Severo), mentre reazioni classicheggianti si
avvertono sotto Gallieno e Teodosio; dimensioni colossali, semplificazione dei
volumi, ieraticità chiusa e solenne sono i tratti salienti della produzione
imperiale del III-IV sec.; essenzialità di trattazione pittorica e vigorosi
impasti di colore sono alla base dell'immediatezza espressiva dei ritratti
funerari del Fayyum (II sec.); l'isolamento delle figure con la scansione
geometrica degli spazi caratterizza le pitture che ornano le catacombe
cristiane, plastico e possente è lo stile dei mosaici delle Terme di Caracalla,
vivace e ricco di audaci scorci quello dei mosaici di Piazza Armerina.