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L'arte bizantina erede di una tradizione millenaria




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L'arte bizantina erede di una tradizione millenaria


Nel Corso del V secolo l'arte occidentale registra una " perdita del centro" prospettico di duplice natura.

Da una parte esiste un fenomeno che possiamo definire " positivo" perché non si tratta, a ben vedere, di una vera e propria perdita ma di un " mutamento prospettico".

L'arte classica mirava alla resa dello spazio " secondo natura" e dunque secondo una corretta veduta ottica.

Questo non basta più. Ciò che ora si cerca è una nuova prospettiva in grado di raffigurare la presenza del mondo di una dimensione ulteriore, trascendente la pura percezione fisica.

In questo senso l'arte tardo antica rifiuta di limitarsi a fungere da " scimmia" della natura, intesa secondo il concetto classico, e tenta invece di reinterpretarla, di spiegarne i reconditi misteri, in un atto di conoscitivo parallelo alla ricerca filosofica e scientifica.

D'altra parte però, comincia a delinearsi nello stesso tempo anche un secondo fenomeno decisamente " negativo", un'autentica caduta di qualità e di conoscenza tecniche e scientifiche, nei confronti almeno della resa naturalistica del vero e della costruzione prospettiva più propriamente classiche.

E da questo punto di vista ciò che si registra è un progressivo, inesorabile " imbarbarimento dell'Occidente", che ha come contropartita il moltiplicarsi dei tentativi di reazione ma anche di vere e proprie consapevoli difese di una tradizione culturale in rapida estinzione.


Quando Costantino nel 331 spostò ufficialmente la capitale a Bisanzio, " rifondandola" come Costantinopoli, il trasferimento apparve, almeno per una o due generazioni, solo nominale, un provvedimento pratico funzionale alla gestione dell'impero. La nuova Roma era considerata poco più che una base militare, priva di tradizioni culturali, una pseudo capitale, raffazzonata all'impronta e rivestita, secondo la celebre immagine di S. Girolamo " di luccichii fittizi ovverosia di spoglie non sue, tolte a quasi tutte le altre città dell'impero".


Antica carta di Bisanzio



In realtà a Costantinopoli stava nascendo una tradizione destinata a divenire per secoli l'autentica erede del mondo cosiddetto " antico", mentre a Roma e con essa l'Occidente latino cominciavano a vedersi sfuggire di mano la propria.

L'unico monumento superstite dell'epoca di Costantino è l'Ippodromo, monumentale arena per i giochi che aveva anche la funzione di permettere l''epifania' dell'Imperatore, che si mostrava nella sua tribuna circondato dagli attributi del suo potere e veniva acclamato dal popolo in una visione che doveva sembrare divina.

L'ippodromo di Costantinopoli

Con Teodosio II vi fu un considerevole ampliamento della città, testimoniato da un vigoroso sviluppo urbano che indusse l'Imperatore a far costruire una nuova città - Ravenna - si sono conservati i migliori mosaici risalente all'epoca di Giustiniano, grazie al programma celebrativo iniziato dal vescovo Massimiano a partire dal 560 circa.

La Basilica di San Vitale, a base ottagonale con sorprendenti analogie con la chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli, tanto da aver fatto pensare alla mano dello stesso architetto, ha un interno sontuosamente decorato, con marmi policromi, stucchi, capitelli e pulvini scolpiti, ma soprattutto da celeberrimi mosaici, dove è celebrata l'epifania di Giustiniano e dell'Imperatrice Teodora, ciascuno accompagnato dai personaggi della corte, tutto lo sfarzo che $richiedeva il loro status politico e religioso.

L'arte bizantina si staccò dalla precedente arte paleocristiana per la maggiore monumentalità delle figure, che penalizzò però la resa dei volumi e dello spazio: i corpi sono assolutamente bidimensionali e stereotipati, e solo nei volti regali si nota uno sforzo verso il realismo, nonostante l'idealizzato ruolo semidivino sottolineato dalle aureole. Non esiste prospettiva spaziale, tanto che i vari personaggi sono su un unico piano, hanno gli orli delle vesti piatti e sembrano pestarsi i piedi l'un l'altro. Nonostante questo si rimane abbagliati dalla ricchezza delle vesti dei personaggi e dallo splendore dei loro attributi, immersi nel fondo oro che dà loro una consistenza ultraterrena.

Dello stesso periodo è anche la serie di Martiri e Vergini nella chiesa di Sant'Apollinare Nuovo, dove sono ormai ben chiari gli elementi dell'arte bizantina:

  • la ripetitività dei gesti,
  • la preziosità degli abiti,
  • la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure),
  • l'assoluta frontalità,
  • la fissità degli sguardi,
  • la quasi monocromia degli sfondi (in abbacinante oro)
  • l'impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale
  • la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio.

Chiesa di S. Apollinare nuovo a Ravenna

Chiusero la stagione dell'arte ravennate i mosaici di Sant'Apollinare in Classe, dove la rappresentazione è ormai dominata dal simbolismo più puro, ormai staccato completamente da qualsiasi esigenza naturalistica di stampo classico.

Ma fu solo in epoca Giustinianea (VI secolo) che Costantinopoli acquisì quelle caratteristiche monumentali che ne fecero la più splendida città allora conosciuta, soppiantando definitivamente in ricchezza e popolazione i più ricchi e antichi centri urbani del Mediterraneo orientale (Alessandria, Antiochia) e la stessa Roma, la cui popolazione si era ridotta, a seguito delle invasioni barbariche e delle guerre gotiche a poche decine di migliaia di anime.

Durante il regno di Giustiniano furono, infatti, edificati alcuni dei monumenti più famosi di Costantinopoli, come la magnifica Hagia Sophia, la chiesa della Santa Sapienza, ricostruita in seguito ad un incendio nelle forme monumentali date dalla maestosa cupola che irradia una luce quasi ultraterrena il vastissimo spazio dell'aula a base centrale della basilica. Altre opere dell'epoca di Giustiniano sono la Hagia Eirene, la chiesa dei Santi Sergio e Bacco, la ricostruzione della chiesa dei Santi Apostoli.

La capitale si affermò presto come centro d'irradiazione artistica in tutti i campi, grazie al convergere di artisti provenienti da tutto l'impero, che poi riportavano nelle province le novità apprese.

Mosaico di Giustiniano a Ravenna

Per quanto possa sembrare paradossale, per studiare i capolavori pittorici e musivi di arte sacra bizantina bisogna recarsi fuori della zona dell'Impero Romano d'Oriente e in particolare in Italia, poiché durante il periodo dell'iconoclastia (VII secolo) vennero vietate tutte le raffigurazioni sacre, con la distruzione sistematica di tutte le espressioni artistiche antiche nelle zone di effettiva giurisdizione dell'Imperatore di Bisanzio.


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