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Nasce a Firenze nel 1377 Filippo Lippi, figlio di ser Brunellesco, notaio della Repubblica. Il suo maestro fu l'orafo Leonardo di Matteo Ducci. Per diventare apprendista dovette dimostrare di possedere una buona conoscenza delle lettere e delle scienze. Il giovane Brunelleschi aveva una grande vastità di interessi che andavano dalla matematica e la scienza alle belle lettere. Queste caratteristiche intellettuali aggiunte ad una eccezionale forza morale, l'interesse per i problemi teorici e per quelli pratici, lo studio diretto della natura e dei modelli dell'antichità classica, si riflettono già nelle prime opere dell'artista, che inizia la sua carriera come scultore. Dopo l'insuccesso del concorso per le porte del Battistero, muta indirizzo. A partire dal 1402 concentrò prevalentemente i suoi interessi sull'architettura. Ciò che doveva fare dell'artista l'inventore di una nuova architettura fu la fruttifera convergenza di tre elementi: la passione per l'antichità classica, il pensiero geometrico e matematico, l'attitudine per la ricerca.
L'amore per l'antico, proprio dell'umanesimo, si era esaltato in Brunelleschi durante i suoi viaggi di studio a Roma, compiuti nell'età giovanile. A Roma B. passò lunghi periodi non solo a rilevare piante e sezioni, a disegnare capitelli e frontoni, cornici e balaustre, modanature e transenne, ma anche ad indagare sulle leggi statiche e sui principi costruttivi applicati dai romani, sulle qualità e l'apparecchiatura dei materiali, e a confrontare le soluzioni strutturali delle terme, dei teatri e delle basiliche con quelle delle cattedrali medioevali. Il rapporto con l'antico, che nell'umanesimo non fu mai di natura imitativa, veniva posto anche da B. architetto in termini di appropriazione di metodi e di valori.
Sviluppa, attraverso ricerche sperimentali, lo studio sulla prospettiva geometrica. Nel 1422 incontra Masaccio ancora ventunenne e influenza profondamente il pittore.
La prospettiva, cioè la rappresentazione dello spazio su una superficie, era stata affrontata dalla trattatistica antica come un problema di ottica e aveva avuto un carattere matematico e geometrico nell'antichità classica e uno spiccatamente psicofisiologico nel Medio Evo; ma fino al rinascimento nessun trattatista l'aveva applicata alla rappresentazione estetica. Per tutto il trecento il raccorciamento fu empirico. La pratica era di ridurre di un terzo ogni striscia di pavimento rispetto alla precedente. Brunelleschi si pose il problema più complesso e scientifico di trovare principi di rappresentazione che consentissero la formazione di un'immagine corrispondente oggettivamente alla realtà osservata da un determinato punto di vista, e metodi che fissassero il rapporto tra l'oggetto e l'immagine in modo univoco. Le sperimentazioni Brunelleschiane furono, più che un semplice mezzo di rappresentazione, una conquista dello spirito e uno stimolo alla creatività.
Nel 1421 veniva eletto Gonfaloniere di Giustizia Giovanni de' Medici. Il nuovo Gonfaloniere conquistò le simpatie del popolo intraprendendo una politica di opere pubbliche e assistenziali volte a dotare le città di attrezzature civili che si affiancassero a quelle religiose per sopperire alle nuove esigenze sociali. Nel programma edilizio venne compresa la costruzione dell'Ospedale degli Innocenti. Occupa un lato di una piazza; ma una piazza non è una scatola, è uno spazio aperto e frequentato, non si può chiuderla tra quattro pareti-saracinesche. La facciata di un edificio che ne formi un lato appartiene ugualmente all'edificio e alla piazza, deve mettere in relazione e in proporzione un volume pieno e uno vuoto. B. Pensa alle piazze antiche, porticate; pensa alla funzione urbana e sociale delle logge trecentesche fiorentine, concepite quasi come il simbolo stesso della città, coi suoi spazi comunitari a misura d'uomo. Progetta una facciata porticata o a loggia: una superficie in cui si inscriva una profondità, un piano in cui il volume pieno dell'edificio e il volume vuoto della piazza si compenetrino e si definiscano l'uno in rapporto all' altro «per comparatione», proporzionalmente. La proporzione tra i due volumi è espressa, su quel piano-diaframma, dalla misura degli archi a tutto sesto, dal rapporto tra la loro apertura e l'altezza delle colonne, e dall'apparente, prospettico scalare del piano superiore, a finestre. E' certo che le conoscenze prospettiche dell'artista poterono consentire la trasposizione dalle prospettive ideali e astratte dei pittori trecenteschi suoi contemporanei, così come le sue conoscenze di statica poterono fargli realizzare la leggerezza strutturale delle arcate , differenziate nettamente da quelle romane e romaniche. Nel portico B. introduce le volte a vela in luogo della volta a crociera, che aveva caratterizzato le architetture precedenti, e crea valori spaziali assolutamente originali, che serviranno da modello per tutto il secolo. Le esili colonne sormontate da capitelli corinzi offrono anch'esse nuovi parametri all'architettura rinascimentale che, da Firenze, si diffonderà in Toscana e nel resto d'Italia.
Cosimo commissionò la costruzione della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, destinata a cappella gentilizia della propria famiglia, a Brunelleschi, che progettò anche la chiesa, poi costruita da Manetti.
La chiesa è impostata secondo lo schema della basilica (in particolare ricorda Santa Croce), ma presenta caratteri di assoluta originalità per quanto riguarda la distribuzione modulate della pianta, anch'essa proporzionata in base a precalcolati effetti prospettici
La serie di cappelle nelle navate laterali, ricavate al disotto del piano d'imposta delle volte a vela delle navate stesse, dilata gli spazi della tradizionale chiesa medievale; e il gioco della luce le conferisce un senso di leggerezza e un respiro fino allora sconosciuto all'edificio sacro cristiano. E' l'atmosfera del Rinascimento che prorompe a Firenze, e da Brunelleschi viene espressa in termini di architettura. La scena urbana cambia, così come muta il dialogo tra l'uomo e le cose.
L'ordine corinzio adottato da Brunelleschi conserva le forme e le proporzioni canoniche; ma rivive nel suo nuovo impiego funzionale e acquista slancio e leggerezza con l'introduzione del pulvino dal quale si dipartono gli archi.
Nella Sagrestia Vecchia una delle opere più famose di Brunelleschi, il suo linguaggio è ancora riconoscibile nella snellezza e nello slancio delle strutture, nella chiarezza degli scomparti architettonici, sottolineati dal contrasto tra la pietra serena delle paraste, dei riquadri degli archi, dei rosoni e delle trabeazioni e il bianco intonaco delle pareti; un contrasto che evidenzia la limpida composizione delle superfici e dei volumi.
Tra il 1420 e il 1446 Brunelleschi
realizzò da solo la nuova architettura di cui la cupola è l'esempio più
significativo.
La cupola del Duomo
di Firenze
assume la dimensione di un'entità figurativa risolutiva di tutta
l'organizzazione urbana nel suo territorio. Il primo significato della cupola
nasce dall'aver affermato con coerenza che non si trattava soltanto di creare
un'altra grande opera ma di avere una nuova dinamica di rapporti, una struttura
capace di riassumere e coordinare le forme preesistenti e future. Nella
realizzazione della cupola intervengono le idee architettoniche nel modo di
concepire un'opera rinascimentale ma anche soltanto tecniche che potevano
risolvere i problemi strutturali. Il problema della cupola affannava da anni
gli operai del Duomo, da quando cioè era stato costruito il tamburo ottagonale
e non restava, per completare la fabbrica, che coprirlo con la grande volta. Ma
come costruire e dove appoggiare le enormi centine di legno, le armature che
avrebbero dovuto sostenere la cupola fino alla sua chiusura definitiva con la
chiave di volta Brunelleschi trovò una soluzione rivoluzionaria: piuttosto che
ricopiare il metodo romano di costruzione a calotta (Pantheon) o quello
medioevale delle centine, propose di alzare la cupola senza armature,
inventando una nuova tecnica basata sul calcolo, che sarà poi ripresa anche da
Michelangelo.
La cupola ha una forma gotica perchè è ad arco acuto; ciò era
necessario forse per ragioni tecniche ma anche per un preciso rapporto con il
resto del Duomo che è pur sempre gotico; tuttavia essa è anche rinascimentale
per la sua monumentalità e il suo volume che è definito nello spazio.
Nel 1436 finalmente la grande volta era chiusa eppure l'opera non era completa:
mancavano le quattro tribune alla base del tamburo che vennero costruite tra il
1439 e il 1445. La lanterna è l'ultimo elemento per il completamento della
cupola. La lanterna ha lo scopo di illuminare l'interno della cupola; i lavori
iniziarono nel 1446, pochi mesi prima della morte del Brunelleschi e
l'esecuzione venne affidata a Michelozzo. La cupola domina il panorama
dell'intera città, non solo per l'altezza (oltre 105 metri da terra e 51 metri
di diametro), ma anche per il volume. Occupa quasi il centro geografico di
Firenze e della sua vallata e ne costituisce il punto di riferimento e il
perno. Nella sua imponenza c'è uno straordinario accordo con la città e
soprattutto con i monti circostanti: l'opera, pur dominando la natura, non la
stravolge ma la esalta mettendosi in relazione con essa. La cupola dunque
rappresenta, nel modo più evidente, l'idea
rinascimentale dell'uomo, padrone in virtù della ragione,
dell'ambiente circostante, non per conquista ma per accordo naturale. E proprio
per l' intervento del Brunelleschi che Firenze, pur essendo ancora in sostanza
medioevale, si propone sempre fino ad oggi come città
'rinascimentale'.
Analisi dell'opera:
Nome: cupola di Santa Maria del fiore
Materiali: mattoni, marmo, tegole
Dimensioni: h da terra 105,5 m / diametro 51,7 m
Stato di conservazione: perfetto
Cronologia: 1420-1436
Civiltà e cultura d'appartenenza: Rinascimento fiorentino
Luogo di conservazione: Firenze
Descrizione:
Da ciascuno dei lati dell'ottagono di base partono poi altri due costoloni che si vanno a collegare sullo stesso anello superiore; l'involucro della cupola è costituito da una doppia fodera di strutture sottili, realizzate con mattoni a spina di pesce a forma non di spicchi sferici, ma di triangoli curvilinei ricavati in una superficie cilindrica, cioè con generatrici rettilinee e direttrici curvilinee, determinate appunto dai costoloni.
La fodera esterna era rivestita con tegole e quella interna era destinata ad accogliere, nell'intradosso, decorazioni ed affreschi. I costoloni montanti dagli spigoli emergono all'esterno, mentre quelli partenti dai lati restano compresi nella doppia fodera.
Lo schema strutturale, che eliminava la necessità della centinatura in tutto l'intradosso della volta, consentiva quindi strutture molto più leggere di quelle adottate dall'architettura romana e bizantina (nelle quali la volta massiccia richiedeva murature di notevole spessore per resistere alle enormi spinte).
Brunelleschi riuscì attraverso alcune geniali innovazioni a ultimare la cupola:
all'interno;
all'esterno, fissate mediante delle travi conficcate negli occhi esterni;
negli occhi interni.
Inoltre egli si pose il problema dell'organizzazione del lavoro: per esempio, durante i lavori, gli operai erano obbligati a notevoli acrobazie per scendere alle ore dei pasti, e ciò arrecava svantaggi d'ovvie motivazioni; Brunelleschi ovviò a questo istituendo delle cucine e dei locali dove desinare all'interno della cupola; e come se non bastasse fece instaurare una fornace accanto al duomo, dove oggi troviamo la misericordia, dove faceva fare i mattoni di misure diverse a seconda dell'evenienza. L'ultimo elemento ad essere costruito per la Cupola di Santa Maria del Fiore è la Lanterna, fu iniziata nel 1446 dal Brunelleschi ed alla sua morte terminata da Michelozzo. Lo scultore Verrocchio scolpì una sfera di rame con sopra una croce da innalzare sulla Cupola di Santa Maria del Fiore con l'aiuto di una macchina costruita da Leonardo da Vinci. Il 17 luglio del 1600 un fulmine colpì la sfera e la fece precipitare, in memoria di questo avvenimento fu posto nel pavimento della piazza un cerchio di marmo bianco e rimpiazzarono la sfera perduta con una di dimensioni maggiori.
Conclusione
A lavori ultimati la cupola, svettando fra gli edifici della città che le erano attorno, simboleggiava la corona della Beata Vergine, alla quale era dedicata la basilica (che poi venne completata con quattro absidi semicircolari per delineare ulteriormente la simbologia a corona) , e inoltre con la sua altezza vertiginosa e la sua maestosa imponenza stava ad indicare anche la potenza economica e politica della Firenze comunale.
Pianta del duomo con vista aerea
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