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La visione dell'infinito nel Romanticismo
L'Infinito si qualifica come il protagonista principale dell'universo culturale del Romanticismo. Il Romanticismo fu un complesso movimento spirituale e culturale, che produsse un profondo mutamento nelle lettere, nelle arti, nel pensiero, nella politica e nel costume. Sorto sul finire del Settecento in Inghilterra, e, con più matura consapevolezza in Germania, dove si legò alla filosofia dell'Idealismo, si estese progressivamente a tutta l'Europa.
Il Romanticismo fu preparato dal mutamento progressivo della sensibilità e del gusto che si svolse nell'ambito stesso dell'Illuminismo e del Sensismo e che prese il nome di Preromanticismo. Ma l'anno in cui si costituisce una 'scuola' romantica, che assume programmaticamente questo nome, varia da nazione a nazione. In Germania è il 1797, l'anno in cui fu fondata la rivista "Athenaeum", che ebbe come redattori i critici August Wilhelm Schegel e suo fratello Friederich, e i poeti Novalis e Tieck. In Inghilterra è il 1798, anno di pubblicazione delle "Lyrical Ballads" dei poeti William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, alle quali fu aggiunto, nella seconda edizione, un manifesto letterario. Più lentamente il Romanticismo penetrò nei paesi latini; nel 1813 in Francia e nel 1816 in Italia. Il movimento può dirsi concluso attorno alla metà dell'Ottocento, anche se molte sue istanze continuarono a incidere sui movimenti letterari posteriori fino ai giorni nostri.
La rivoluzione romantica della sensibilità e del gusto è fondata su una profonda trasformazione del modo di concepire la realtà e i rapporti tra gli uomini, che si lega a sua volta alle drammatiche vicende ideologiche, politiche e sociali della storia europea tra Illuminismo e Rivoluzione francese, Restaurazione e i moti nazionalistici e liberali del primo Ottocento. La complessità e molteplicità degli aspetti a volte persino contraddittori, assunti dal Romanticismo, ne rendono impossibile una definizione sintetica e unitaria. Tuttavia il Romanticismo nasce in opposizione ai motivi più astratti dell'ideologia illuministica, della quale, però, conserva e approfondisce quelli più validi. L'Illuminismo aveva esaltato la ragione come facoltà sovrana, cui tutte le altre dovevano essere rigorosamente subordinate, aveva rigettato le religioni tradizionali, sostituendo ad esse un vago deismo o una concezione sensistica e materialistica della realtà. Il Romanticismo è, invece, pervaso da un'ansia religiosa che, o si concreta nel ritorno alle fedi tradizionali o sfocia nell'immanentismo, cioè in una religione dell'umanità, fondata sul culto dei valori spirituali più alti, che dirigono la storia, o in un mistico panteismo, che fa coincidere Dio col mondo e ne avverte l'arcana presenza nella natura e nella storia; comunque, in un deciso spiritualismo. Inoltre, pur accogliendo l'esaltazione illuministica della libera ragione umana, rivendica il valore del sentimento e della fantasia. Nasce così un concetto più organico della vita dello spirito, fondata sulla libera associazione di tutte le sue facoltà, una delle quali, anzi, il sentimento, non è più sentita come inferiore, ma come il mezzo che ci pone in contatto più immediato con l'Assoluto, cioè con l'intima realtà della vita universale, con ciò che i Romantici chiamano l'infinito.
Tutti d'accordo nell'assegnare all'Infinito questo ruolo primario, i romantici si differenziano invece per il diverso modo di intendere l'Infinito stesso e di concepirne i rapporti con il finito. Il modello più caratteristico e maggiormente seguito dai poeti e dai filosofi tedeschi, come si è già detto, è quello panteistico. Infatti, il sentimento della "Einfühlung " fra l'Infinito e il finito è così forte da far sì che essi, tendano a concepire il finito come la realizzazione vivente dell'Infinito, sia esso inteso, alla maniera di un panteismo naturalistico che identifica l'Infinito con il ciclo eterno della natura oppure di un panteismo idealistico che identifica l'Infinito con lo Spirito, ossia con l'Umanità stessa e fa della natura un momento della sua realizzazione.
Sebbene prevalente, il modello panteistico non è l'unico, poiché accanto ad esso troviamo anche un'altra concezione dei rapporti tra finito ed Infinito: una concezione per la quale l'Infinito viene in qualche modo a distinguersi dal finito, pur manifestandosi o rivelandosi in esso. In questo caso, il finito non appare più la realtà stessa dell'Infinito, ma come la sua manifestazione più o meno adeguata. Per cui, se il primo modello, sostiene l'identità tra finito e Infinito, il secondo modello, afferma la distinzione tra i due, ammettendo la trascendenza dell'Infinito rispetto al finito e considerando l'Infinito stesso come un Dio che è al di là delle sue manifestazioni.
Il riferimento dell'infinito nel Romanticismo ricorre spesso ad alcuni essenziali punti cardine come:
Assoluto e titanismo: caratteristica inequivocabile del romanticismo è la teorizzazione dell'assoluto, l'infinito immanente alla realtà (spesso coincidente con la natura) che provoca nell'uomo una perenne e struggente tensione verso l'immenso, l'illimitato. Questa sensibilità nei confronti dell'assoluto si identifica nel titanismo: viene paragonata dunque allo sforzo dei Titani che perseverano nel tentativo di liberarsi dalla prigione imposta loro da Zeus, pur consapevoli di essere stati condannati a restarci per sempre.
Sublime: secondo i romantici, l'infinito genera nell'uomo un senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non sono tuttavia recepiti in modo violento, tali da deprimere il soggetto, ma al contrario l'incapacità e la paralisi nei confronti dell'assoluto si traduce nell'uomo in un piacere indistinto, dove ciò è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello.
"Sehnsucht": dal tedesco traducibile come nostalgia, desiderio del desiderio o male del desiderio. È la diretta conseguenza di quanto sperimenta l'uomo nei confronti dell'assoluto, un senso di continua inquietudine e struggente tensione, un sentimento che affligge il soggetto e lo spinge ad oltrepassare i limiti della realtà terrena, opprimente e soffocante, per rifugiarsi nell'interiorità o in una dimensione che supera lo spazio-tempo.
Ironia: la consapevolezza della finitudine delle cose che circondano l'uomo e che egli stesso crea si traduce nell'ironia, per cui l'uomo prende coscienza della sua stessa limitatezza. L'ironia, che Socrate medesimo usava per autosminuirsi quando si confrontava con i suoi interlocutori (ironia socratica), si identifica quindi in un atteggiamento dissimulatore.
Il concetto di infinito è stato ben analizzato in Italia da Leopardi; egli, pur non accettando completamente la concezione romantica del termine, fu forse l'unico in grado di spiegarne l'essenza.
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