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Nasce a Napoli nel 1598.
All'età di sette anni si trasferisce a Roma con il padre Pietro, di professione scultore.
Vero e proprio enfant prodige, raggiunse presto il consenso di Paolo V, raggiungendo in breve una vasta notorietà.
Le sue prime opere, alcune assolutamente autografe, altre eseguite con l'aiuto paterno, risalgono nel periodo fra il 1613 e il 1917, proprio nell'anno in cui fu chiamato dai Borghese.
Con questa famiglia strinse un profondo legame e proprio presso di loro realizzò una serie di opere monumentali di vasta importanza- tra le quali il "David" e "Apollo e Dafne"- che lo consacrarono come il maggior artista vivente a Roma.
Periodo di massimo splendore fu quello con il pontificato di Urbano VIII (1623-1644)
Opera fondamentale di questo periodo è la sistemazione de "Crociera" in San Pietro con l'innalzamento del "Baldacchino" bronzeo, inaugurata nel 1633.
Proprio nel periodo di maggiore gloria, in cui la sua fama raggiunse tutta l'Europa (come testimoniano i ritratti "Carlo I d'Inghilterra" e "Richelau"), Bernini visse il periodo, personalmente parlando, più difficile.
Infatti, in quel periodo fu incaricato alla realizzazione dei due campanili a lato della facciata della Basilica, ma fu ritenuto responsabile delle lesioni verificatesi alla base di uno di questi.
Nonostante le numerose testimonianze in suo favore, Innocenzo X, subentrato ad Urbano VIII, decreta la demolizione della torre e la confisca dei beni; favorendo l'ascesa dei rivali del Bernini: Borromini ed Algardi.
Ben presto giunse l'occasione per riscattarsi: dopo aver saputo che il pontefice aveva intenzione di far eseguire una fontana per abbellire piazza Navona, inviò di sua iniziativa, un modellino in argento di un progetto per la "Fontana dei Fiumi" alla cognata del Papa, Olimpia Maidalchini.
La donna mostrò il progetto al Papa, che sbalordito, assegnò l'incarico al Bernini.
La parziale diminuzione delle commissioni pontificie, rispetto al pontificato di Urbano VIII, gli diede l'occasione di soddisfare le richieste dei Cardinali di realizzare delle cappelle di chiese romane, facendo un ampio uso della luce, come elemento fondamentale per la percezione d'insieme.
L'elezione di Alessandro VII, nel 1655, permise a Bernini di rientrare a far parte delle commissioni pontificie: per tale Papa ristrutturò Piazza San Pietro con il Colonnato che coniuga valenza simbolica e concezione dinamica dello spazio barocco; la Scala regia e la Cattedra, entrambe in San Pietro; Palazzo Chigi e ampliò il Qurinale.
Nel 1655 compì un viaggio a Parigi, su invito reale, che vorrebbe affidargli il progetto del nuovo Louvre: riuscì' solo a impostarlo poiché fu ostacolato dalla realtà ambientale locale.
L'esperienza francese gli permise di realizzare "busto di Luigi XIV" e il progetto per "Cappella Borbone".
Tornato a Roma, trascorse l'ultimo periodo della sua vita a lavorare a progetti come "la Cappella della Beata Ludovica Albertoni" e a intensificare le pratiche religiose, mediante lettura e studio di testi mistici.
Morì nel 1680 lasciandovi 140 statue; 50 opere d'architettura, 200 quadri e un'infinita di disegni.
CURIOSITA' SULLE SUE OPERE
SALVATOR MUNDI
Il busto del Salvator Mundi (1678 circa) è l'ultima opera eseguita da Gian Lorenzo Bernini.
L'artista lo donò alla regina di Svezia, Cristina, con cui aveva stretto un forte legame di amicizia e stima a partire dal 1655.
Ma la Regina lo rifiutò ritenendo di non poter contraccambiare.
Ma il Bernini decise di lasciaglielo in via ereditaria, come affermano le testuali parole "Alla M. della regina di Svezia il bel simulacro del Salvatore in marmo, ultima opera delle sue mani."
L'ORO DELLA ROSA
La Rosa d'oro rappresentava uno dei riconoscimenti papali più ambiti. Bernini ne progettò uno, che poi fu realizzato in rame e bronzo e donato nel 1658 da Alessandro VII alla sua città natale Siena.
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