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Casa unifamiliare a riva san vitale, canton ticino




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CASA UNIFAMILIARE A RIVA SAN VITALE, CANTON TICINO                                                             



L'IMPORTANZA DEL LUOGO E IL RAPPORTO CON L'AMBIENTE:


Botta tra architettura e paesaggio, tra architettura e luogo individua un reciproco rapporto di dare e avere; se l'architettura ha bisogno di un luogo, è soprattutto il luogo ad aver bisogno dell'architettura per trovare una precisa identificazione: la casa unifamiliare di Riva San Vitale, nella ricca geografia del paesaggio ticinese si propone come punto fisso, punto di riferimento e di lettura per l'intero paesaggio che la circonda ('l'architettura non è uno strumento per costruire in un luogo, ma è lo strumento per costruire quel luogo'). Di conseguenza un luogo non si da in astratto, restituito dalla cartografia, ma esiste in quanto luogo determinato, qualificato dal fatto architettonico che ne coglie l'intima vocazione. Trasformare e prefigurare un equilibrio diverso da quello dato, significa rompere tale stato di equilibrio, a volte operando in maniera traumatica. Il territorio reca tracce profonde degli interventi dell'uomo susseguitesi nel corso del tempo, mentre oggi un diffuso atteggiamento di sfiducia verso ogni nuova trasformazione o forma d'espressione ha portato a privilegiare la difesa dell'esistente, e ha negato l'idea della possibilità di una trasformazione continua. Una volta stabilita la legittimità di un nuovo intervento, Botta concepisce il progetto come una scelta capace proporsi non quale integrazione, ma come occasione di confronto rispetto alla situazione data. Lo sforzo che Botta compie è volto a riaffermare che vocazione dell'architettura è di tornare a confrontarsi con il suo territorio, con il contesto 'naturale' e con quello urbano, poiché paesaggio e città forniscono al progetto i termini e i luoghi nei quali esprimersi. La casa di Riva San Vitale, la cui pianta misura 10 m per lato circa, con la sua presenza ha modificato la percezione di un brano caratteristico del paesaggio ticinese. La piccola 'torre' che si contrappone così diversa agli elementi naturali, all'andamento del terreno, alla superficie lacustre, stabilisce una sorta di confine ideale all'espansione del villaggio vicino e si propone come contrappunto rispetto alla chiesa che sorge a mezza costa sulla sponda opposta del lago di Lugano. Per accentuare la pregnanza di simili interventi circoscritti, rappresentati per lo più da case unifamiliari, l'architettura di Botta non accoglie quegli elementi tradizionali che possono conferire ai progetti una scala precisa, e ricondurli così alle dimensioni proprie della normale edilizia residenziale che li circonda. Infatti, le aperture, le finestre e le porte paiono scomparire, annegano nel gioco tra i pieni e i vuoti dei volumi, così come sono abbandonati gli spazi di mediazione tra edificio e intorno: se il tema del giardino è ignorato, il rapporto con il contesto naturale è però sottolineato dall'evidenza delle scelte di scala rapportate al paesaggio. In ogni occasione, viene  così reinventato il rapporto con il terreno, che si traduce nel radicarsi delle costruzioni nella terra e nell'esaltazione formale di tale presa di possesso. L'articolazione di queste immagini disseminate nel paesaggio viene attentamente costruita attraverso i percorsi di avvicinamento: un ponte o il declinare delle curve di livello permettono di scoprire le facciate che dominano la valle. I percorsi continuano poi entro la casa, fino a riproporre la vista del paesaggio ora inquadrato da grandi logge o da piccole aperture. La costruzione del paesaggio e quindi l'identificazione del luogo non si risolvono solo in questo rapporto di ordine visivo. Che si tratti di piccoli edifici o di progetti più complessi, vi è alla base del lavoro di Botta la medesima inclinazione a scomporre analiticamente il contesto, nel tentativo di definire le singole parti e i campi d'influenza, a cui il progetto provvede a rispondere per elementi diversi.


2. UBICAZIONE:


Ai piedi del monte San Giorgio, sulle rive del lago di Lugano, la casa stabilisce un gioco dialettico con l'ambiente, enfatizzato dalla minima occupazione del terreno (100mq circa su 850mq a disposizione) e dal sottile ponte metallico che stabilisce il rapporto fisico della casa con la montagna. In questa torre l'insieme degli scorci visuali subisce una dilatazione. Qui il tema di un coinvolgimento più ampio dell'edificio con la dimensione del territorio al contorno si arricchisce grazie anche agli ampi vuoti con cui viene scavato il volume del prisma. L'impianto, a base rigorosamente quadrata, al cui centro è collocata la scala, anch'essa a base quadrata, si modifica a vari livelli con densità via via decrescenti del volume abitabile, che lasciano il posto a terrazze interne e a vuoti sui quali si affacciano i diversi locali.


LE APERTURE E LA FUNZIONE DELLA LUCE:


Rinunciando alla successione delle finestre, Botta è indotto ad articolare le funzioni assolte dalle aperture tradizionali tramite soluzioni architettoniche diverse. Queste ultime si configurano quali spazi di mediazione, oppure come piccole aperture nei muri, ma, soprattutto, si risolvono nel privilegio accordato alla fonte di luce zenitale, cui è demandato il compito di illuminare e far vivere sia le parti più nascoste che quelle più importanti dell'edificio. La riduzione e la concentrazione in pochi punti delle aperture e il rafforzarsi della presenza dei muri esterni si accompagnano così alla creazione, all'interno della casa, di pareti vetrate che si affacciano su logge, ovvero spazi di relazione protetti lateralmente, coperti, orientati verso il paesaggio esterno, che formano un 'microclima' intermedio tra l'interno e l'esterno, veri e propri prolungamenti dell'habitat interno; questo tipo di illuminazione lascia filtrare una luce schermata, già regolata dai muri esterni. In questo modo le aperture e i tagli ricavati sui diversi fronti del volume esterno offrono scorci prospettici che mutano secondo il punto di vista ora in direzione del lago, ora della montagna, ora verso i prati o ancora verso il bosco a nord; mentre al contempo, la presenza delle quinte, costituite dagli spigoli in muratura che sorreggono in alto la copertura, rafforza il senso di protezione degli spazi aperti, recuperandoli alle funzioni dell'ambiente domestico. Analizzando l'opera di Botta, come nel trattamento dei muri e delle aperture si nota la tendenza a semplificare i problemi riportandoli al loro contenuto originario di rapporto tra pieno e vuoto, così anche per quanto concerne il trattamento della luce si può osservare come tenda a coincidere con un elemento fondamentale della strategia messa in atto per organizzare e definire lo spazio. In quest'opera emerge immediatamente l'idea della 'casa dentro la casa'. L'importanza dell'elemento di mediazione tra interno ed esterno viene immediatamente percepita da Botta, che lo arricchisce sino a recuperare la tradizione dei porticati e delle logge, e a proporlo come uno spazio autonomo che avvolge la casa vera e propria. All'immediatezza della transizione tra interno ed esterno si sostituisce così una graduale sequenza di soglie, di passaggi, in grado di creare percorsi che attraversano i volumi. La casa unifamiliare potrebbe quindi essere pensata come casa di vetro protetta da un involucro murario, a partire appunto dal modello rappresentato dalle logge tradizionali, capaci di proteggere dalle intemperie le retrostanti pareti vetrate. La presenza e le dimensioni delle aperture, inoltre, stabiliscono la gerarchia delle facciate. L'architettura di Botta presuppone una progettazione estremamente precisa del rapporto verso l'esterno, il quale piuttosto che concretizzarsi in aperture indifferenti verso il paesaggio, si esprime in chiusure selettive di alcune parti, rifiutando il panorama, per privilegiare una veduta.


L'ELEMENTO MURARIO:


Il muro non è soltanto un fatto costruttivo  ma rappresenta l'elemento di separazione tra spazio interno ed esterno. L'immagine e la funzione del muro sono componenti primari dell'architettura di Botta, che utilizza la muratura come strumento privilegiato per la creazione di un microclima. Secondo una visione assai poco 'moderna', il muro esprime la volontà di separazione, in opposizione al pilastro che afferma la volontà d'integrazione tra lo spazio interno e quello esterno. Il muro permette una definizione dei volumi, caratterizzati da forme primarie, e stabilisce un preciso rapporto con il contesto. I progetti più complessi di Botta si risolvono sempre in un'aggregazione di volumi primari, che rispetto al paesaggio o alla città si pongono come manufatti dotati di una solida presenza fisica. Con l'inclinazione al pieno e al massiccio, le opere dell'architetto ticinese intendono esprimere un'idea di forma e di protezione, che il muro materializza nelle modalità dell'abitare, acquisendo significati morali e valori simbolici. La tendenza ad attribuire uno spessore sempre maggiore al muro corrisponde al desiderio di sottolineare anche formalmente la separazione tra interno ed esterno. Questa tendenza ad evidenziare la differenza rifiuta strumenti usuali: Botta, infatti, utilizza muri pieni, ignorando a differenza di molte architetture contemporanee, il vetro e le trasparenze, che implicano in ogni caso l'utilizzazione di particolari fonti energetiche per assicurare il comfort agli ambienti interni. Secondo un'immagine che l'architetto ticinese ama ripetere, la casa non può essere concepita come un 'grande ammalato' alimentato da condotti, ma deve ritrovare una propria realtà fisica da contrapporre all'ambiente esterno. Il desiderio di conferire sempre maggiore importanza al muro si scontra però con le condizioni dell'operare contemporaneo, che rendono problematica la realizzazione di murature massicce: è per questo motivo che Botta adotta la soluzione del doppio muro contenente l'isolamento termico.


LA DISPOSIZIONE DEI LOCALI:


L'accesso all'edificio avviene dall'alto attraverso una passerella che enfatizza il distacco dall'ambiente esterno con attimi di suggestiva sospensione nel vuoto, prima di approdare al coperto nella parte alta del bastione e immettere poi agli ambienti interni. Lo sviluppo verticale della casa (che deriva dall'influenza di Le Corbusier) è mantenuto nell'organizzazione funzionale: nella parte alta a quota 0.00 m si trovano l'atrio d'ingresso, uno studio con terrazzo coperto e la scala che porta ai piani inferiori, dove sono distribuite per due piani le diverse camere: a quota -2.46 m troviamo appunto la camera dei genitori, il bagno adiacente e un balcone anch'esso coperto, sopra il quale è posta la passerella; a quota -4.92 m troviamo invece la camera dei ragazzi, un piccolo bagno ad essa adiacente e un locale per lo studio che si affaccia sul soggiorno a doppia altezza (4.92 m) del piano inferiore. Questi livelli sono parzialmente aperti e comunicanti con la zona sottostante di pranzo e soggiorno a quota -7.30 m, mentre gli impianti tecnici e di servizio sono alloggiati nel piano seminterrato: l'altezza di questo piano rimane costante a 2.26 m come tutti gli altri piani, eccetto la zona caldaia alta 2.47 m che abbassa leggermente la zona soprastante dove è posto il camino.


IL SISTEMA COSTRUTTIVO:


Il sistema costruttivo è in pareti esterne ed interne portanti, in blocchi di cemento a vista dello spessore di 50 cm, internamente tinteggiati di bianco. I solai sono in calcestruzzo armato con superficie a vista sui plafoni. I piani sono collegati tra loro attraverso un collegamento verticale. Il corpo delle scale è di forma parallelepipeda con base quadrata (2.05 x 2.05 mq) con un anima centrale, anch'essa di forma quadrata (0.57 x 0.57 mq); inoltre ogni piano ha un pianerottolo di base, che regola l'accesso ai locali del piano stesso, e due pianerottoli intermedi. Nell'architettura di Botta, quindi, la scala (oltre alle aperture) è il segnale più evidente di una ricerca tesa a configurare una precisa gerarchia interna degli spazi e a dar loro un'organizzazione prevalentemente verticale. Il tetto è costituito da una copertura piana con isolamento termico e impermeabilizzazione; ma come i muri portanti vengono sottoposti a un'opera di erosione, così anche il tetto viene scavato e presenta un foro di 3.00 m di diametro dal quale si eleva il camino fino ad un'altezza di 1.00 m. I serramenti sono realizzati con profilati di ferro dipinti di nero con vetri a doppia camera, mentre i pavimenti, nei locali abitabili, sono realizzati con tavelle di argilla cotta. La passerella è costituita da profilati di ferro di 6.5 cm per lato, verniciata di rosso, mentre il piano di calpestio è di grigliato zincato (misure della passerella 18.20 x 1.10 x 2.20 m). Tutta la costruzione, è stata realizzata con materiali 'poveri' cercando di mettere in evidenza qualità e struttura.


L'ORIENTAMENTO:


Per quanto riguarda l'orientamento, la vista dal lago presenta la veduta del fronte est, mentre la vista opposta (quella della montagna) la veduta del fronte ovest. Lungo l'asse nord- sud (con il sud rivolto verso valle), invece, è possibile notare il profilo della passerella e il declinare delle curve di livello dalla montagna verso il lago.


8. CONTESTO STORICO-CULTURALE:


La casa di Riva San Vitale è stata progettata da Botta nel 1971, con la collaborazione di Sandro Cantoni, su commissione di Carlo e Leontina Bianchi; la costruzione risale invece al 1972/73. Botta antepone la fiducia nella tettonica del muro alla razionalità dello scheletro, privilegiando la lezione kahniana a quella lecorbusieriana. La colonna o il pilastro sono destinati a fini prevalentemente decorativi. Se l'ombra è completamento essenziale per la percezione della luce, il muro è la figura che materializza il vuoto. Il disegno di Botta è attratto dalle figure capaci di separare, disporre, ordinare. Per tali ragioni, quindi, contro le convinzioni diffuse nella pratica contemporanea favorevole alla progressiva smaterializzazione degli involucri edilizi, l'architetto ticinese tenta di ricondurre, tramite tecniche ed immagini tradizionali, la costruzione a riconoscersi nelle virtù dei propri materiali. Osservando gli studi attraverso i quali quest'opera si viene definendo, sorprende la varietà delle tematiche sondate prima di giungere alla configurazione di un'immagine rigorosa, che si realizza in un difficile equilibrio di proporzioni. Ricercando tale stabilità, Botta abbandona l'ipotesi di utilizzare per la casa di Riva una copertura simile a quella costruita da Le Corbusier per la Maison De L'Homme, a Zurigo. L'edificio finisce così per presentarsi come una torre solitaria. Libera dall'abbraccio della natura, la casa si radica bruscamente al suolo, avendo come fine primario quello di esibire la propria diversità. In tal modo l'architettura, ancora una volta, stabilisce un rapporto biunivoco con il luogo. Il trattamento dei materiali, dal calcestruzzo agli infissi in ferro verniciato, non è incline ad alcun compiacimento. Le manipolazioni e gli scavi operati nei volumi mettono a nudo in facciata l'intelaiatura portante, trattata come una loggia gigante che accoglie un gioco di sprofondamenti. L'insieme si squaderna in una sorta di catalogo, costruito con una sapiente successione, di citazioni lecorbusieriane, stando anche a quanto gli ambienti interni confermano. All'edificio, inoltre, si accede dal piano superiore, scendendo poi attraverso una serie di successione di piattaforme libere, illuminate da numerose aperture. Da Le Corbusier, inoltre Botta coglie l'insegnamento concernente la logica della forma architettonica, in rapporto con la luce, orientamento, clima e materiali. L'assemblaggio geometrico, dal quale emerge la soluzione angolare studiata per il principale corpo di fabbrica, che comporta l'isolamento di una libera forma parallelepipeda su cui poggia la copertura, è di derivazione Kahniana.


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