La
speculazione filosofica: caos e ordine, opposti ma indissolubili?
Storicamente, l'indagine filosofica
si è orientata fin dagli inizi verso la ricerca di un ordine cosmico. Basti
pensare che già Talete, Eraclito, Anassagora e altri erano giunti alla
formulazione di una dottrina sull'ordine, o nella loro dottrina filosofica era
comunque presente qualche elemento che poteva riamandare ad esso. Diverso
discorso va fatto per Platone, il quale non ha potuto condurre ad una piena
coerenza logica la tesi relativa all'ordine universale, impedito dalla dottrina
delle idee e dall'eternità della materia. Lo stesso limite storico è presente
in Aristotele; egli individua nell'ordine la caratteristica dei fenomeni
naturali o vi assegna come causa la materia stessa. L'applicazione della nozione
di ordine comporta una gamma che va dall'universo e dalle diverse parti
dell'universo all'essere particolare. Aristotele pone il fondamento metafisico
dell'ordine, per cui l'essere risulta interiormente fissato, strutturato,
determinato, cioè ordinato in se stesso e finalizzato, in modo da costituire un
nucleo essenziale di realtà dal quale si irradiano rapporti molteplici e
reciproci verso gli altri enti; l'unità ontologica di ciascun ente è data
appunto dal suo contenuto intellegibile. Successivamente invece, nel pensiero
cristiano, la visione di un ordine universale, investe tutti gli aspetti del
mondo e della vita. S. Agostino ad esempio, oltre a riservare all'ordine una
trattazione a parte, elabora una dottrina della verità cioè dell'intellegibile,
nella quale è posto il fondamento più solido per una nozione coerente di
ordine. Nella filosofia di S. Tommaso invece trovano pieno sviluppo i motivi
aristotelici sottratti ai loro limiti storici per influsso del concetto di
creazione, e la dottrina dell'ordine occupa una posizione centrale.
Gradualmente sottratto all'affermazione della trascendenza, l'ordine nella
filosofia moderna viene legato al meccanismo dei processi naturali o alla
funzione organizzatrice della ragione. Una fondamentale nota deterministica
caratterizza il naturalismo rinascimentale. Per Telesio il principio
dell'autonomia della natura si può coinciliare con un'azione divina che
costituisce la garanzia dell'ordine naturale; per Giordano Bruno Dio non si
distingue dall'ordine naturale; per Campanella l'azione divina va molto al di
là di una semplice garanzia dell'ordine naturale, essendo la natura statua e
immagine di Dio; pertanto lo sbocco del naturalismo rinascimentale è
l'eliminazione di ogni considerazione finalistica del mondo naturale. Dopo
Leonardo, Galilei e Bacone, Cartesio rappresente la fase conclusiva del
processo che conduce progressivamente al ripudio delle forme sostanziali e al
meccanicismo, nel quale il principio intellegibile dell'ordine viene sostituito
con il principio della deducibilità di una cosa da un'altra. In Kant la nozione
di ordine si collega al tentativo di superare l'alternativa fra causalità
meccanica e finalità. Nonostante che l'universale sia intuito nel particolare
mediante l'applicazione della rispettiva categoria ai dati della sensibilità,
la mente avverte, secondo Kant, la necessità che l'universale sia sotteso al
particolare; tale necessità, non può essere tuttavia espressa da un concetto,
ma dal sentimento. Perciò l'intelletto o la ragione trovano una specie di
intermediario nella «facoltà di giudicare», la quale è da considerarsi come una
disposizione soggettiva, senza aspetto determinato, la cui inclinazione è di
trattare di fatto la natura come se questa recasse una intellegibilità
(finalità) immanente. Quanto si dice della finalità, si dice dell'ordine che ne
deriva: questo non può essere considerato appartenente all'ordine della natura,
che richiede principi determinanti; appartiene, soltanto, alla critica del
giudizio riflettente. La dottrina dell'ordine, con Hegel, s'inserisce nella più
sistematica visione immaneantistica. E infatti l'impegno di riportare la
molteplicità all'unità, cioè di giungere ad una certa interpretazione
dell'ordine, pervade tutto il pensiero hegeliano: egli tende a conferire un
significato permanente antropomorfico al concetto di ordine implicato nella
prova teologica, in quanto tutte le prove dell'esistenza di Dio non sono puri
prodotti dell'attività razionale, ma altrettanti gradi di sviluppo della
coscienza religiosa. Nella filosofia dell'esistenza, si ha tuttavia una
negazione radicale dell'ordine, per l'opposizione a qualsiasi elemento
intellegibile, essenzialistico, fondamente agli effetti di un coerente concetto
di ordine. Basti pensare al pensiero di Nietzsche secondo il quale la realtà è
generata dall'incontro-scontro di due principi opposti, il caos e l'ordine, che
egli individua rifacendosi alla mitologia greca rispettivamente nelle divinità
di Dioniso e Apollo. L'alternarsi dei due elementi, apollineo e dionisiaco, è
all'origine non solo della vita, essi sono un binomio inscindibile che
caratterizza anche l'interiorità dell'uomo; l'uno è necessario e allo stesso
tempo bisognoso dell'altro. Tuttavia non possono mai coinciliarsi e fondersi in
un unico principio: mantengono sempre la loro natura distinta.