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Ra
Personificazione del dio solare, associato ad Atum (il tutto) è, secondo le teologie Eliopolita ed Ermopolita, il creatore dell'universo. Viaggiava nel cielo con il suo equipaggio su due barche: quella del giorno e quella della notte. Veniva ingoiato la sera da Nut e partorito la mattina. Da lui era stata emanata una figlia, Maat.
Atum
Dio principale di Eliopoli, creatore per eccellenza, fu poi identificato con il sole la sera. I suoi animali sacri erano il leone, il serpente e l'icneumone.
Shu
Dio dell'aria secca, figlio di Atum-ra e gemello di Tefnut. Genera Geb e Nut. Nell'iconografia separava Geb da Nut.
Tefnut
Dea dell'aria umida, figlio di Atum-ra e gemella e sposa di Shu. Dea di Oxyrhynchos.
Nut
Dea del cielo, sorella e sposa di Geb, madre di Osiride, Iside, Seth e Nefthi. Ingoia il sole a tramonto e lo partorisce al mattino.
Geb
Dio della terra, sposo e fratello di Nut, padre di Osiride, Iside, Seth e Nefthi.
Osiride
Dio di Busiride. Figlio di Nut e Geb, é il dio-re dell'Egitto, lo sposo-fratello di Iside e il padre di Horus. Dopo la morte regna sull'aldilà dove, oltre che sovrano, é giudice supremo. Come dio della vegetazione viene spesso rappresentato in forma di mummia da cui germogliavano delle piante.
Iside
Figlia di Nut e Geb, é la grande maga, la dea madre e regina. Osiride ne é lo sposo-fratello, Horus il figlio. Il suo nome significa 'il trono'.
Seth
Dio di Ombos. Figlio di Nut e Geb, fratello di Osiride, Iside e Nefthi, di quest'ultima anche sposo. Dio della siccità e del cattivo tempo, in senso lato potenza distruttrice, simbolo del male. Secondo la leggenda fu l'uccisore di suo fratello Osiride.
Nefthi
Dea di Diospolis Parva. Figlia di Geb e Nut, sorella di Osiride, Iside e Seth, di quest'ultimo anche sposa (pur non innamorata) e madre di Anubi. E' la dea della casa.
Horus
Dio di Behdet. Dio falco sdoppiato in Horus il Grande (Haroeris) e in Horus Bambino (Arpocrate). Figlio di Iside e Osiride, regna sull'Egitto dopo la morte del padre. I faraoni sono considerati suoi discendenti.
Ptah
Dio di Menfi e, secondo la teologia Menfita, creatore dell'universo. La sua esistenza avrebbe preceduto quella di Atum-ra. Patrono degli scultori e dei forgiatori, il suo animale sacro era il toro Apis.
Sekhmet
Dea di Rehesu, era la dea della salute e del male nello stesso tempo, patrona della guerra e della medicina. E' raffigurata in forma leonina ed é ritenuta sposa di Ptah. Era legata a Bastet, la dea gatta, nella quale si riteneva si fosse trasformata.
Nefertum
Dio della regione di Menfi. Era figlio di Ptah e Sekhmet.
Thot
Dio di Hermopolis. Dio della saggezza, messaggero degli dei. Nell'oltretomba assiste alla pesatura del cuore del defunto. E' generalmente rappresentato con al testa di ibis. E' il dio della scienza, della scrittura, delle arti magiche e delle fasi lunari.
Anubi
Dio sciacallo di Cinopolis, assiste Horus e Thot nella pesatura del cuore dei defunti, preposto ai segreti. E' figlio illegittimo di Osiride e di Nefthi.
Hathor
Dea di Afroditopolis e di Dendera. Dea dell'amore, patrona della musica e della danza, generalmente rappresentata nell'aspetto di vacca. Il suo emblema era il sistro.
Sokar
Dio della necropoli menfita, patrono della metallurgia e dei fabbri.
Khnum
Dio caprone di Hypselis, Esna ed Elefantina, inventore degli uomini (modellati al tornio del vasaio) e, come 'Signore della cascata', regolava le piene del Nilo.
Satet
Dea di Elefantina e sposa di Khnum.
Anuket
Dea dell'isola di Sehel e della prima cateratta; veniva raffigurata con un copricapo di strana foggia, forse di origine straniera. Assieme a Khnum e Satet, di cui era forse figlia, formava la triade di Elefantina.
Maat
Divinità astratta, simbolo della verità e della giustizia. Figura nella cerimonia del giudizio del defunto. Dea della 'regola' a cui dovevano attenersi uomini, re e dei.
Neith
Dea di Sais. Il suo culto, di derivazione tribale, continua in età storia, quando diventa la divinità funeraria nota con il nome di Mehurt. Dea creatrice della guerra, in seguito dea della caccia. A Esna era compagna di Khnum.
Amon
In origine una delle otto divinità primordiali adorate ad Ermopoli. Diviene poi il dio supremo, la divinità solare Amon-ra. La città di Tebe é il centro principale del suo culto. Il suo nome significa 'il misterioso', assieme alla moglie Muth e al figlio Khons forma la triade di Tebe. Il suo animale è l'ariete, come si può intuire dal viale cerimoniale del suo tempio principale a Karnak, uno dei più grandi ed importanti del paese.
Muth
Dea di una località vicino a Karnak, dove si eleva il suo tempio. La si raffigura sotto forma di donna o di avvoltoio. I copricapi delle regine, che presentano spesso le ali e una testa di avvoltoio, si intitolano alla dea, sposa di Amon.
Khons
Dio di Tebe associato alla luna. Con Amon e Muth formava la triade di Tebe.
Sobek
Dio coccodrillo del Fayum e di Kom Ombo, connesso alle acque ed alla fertilità. Più tardi dio creatore.
Hapi
Divinità rappresentante il Nilo. Non si tratta del fiume divinizzato, ma piuttosto del suo spirito, della sua essenza dinamica. Veniva rappresentato come uomo dai seni pesanti e dal ventre prominente, a simboleggiare abbondanza; la divinità portava sempre doni, fiori e piante.
Bes
Nume protettore della casa e dei bambini.
Serket
Appartiene alla cerchia delle dee maghe, associate a Iside. Dea scorpione, era rappresentata come scorpione a testa di donna o come donna con uno scorpione in testa. Secondo le leggende locali era la madre di Harakhte (il sole all'orizzonte) e sposa di Horus.
Nun
Massa liquida primordiale da cui é emerso il dio-sole Atum-ra. Oltre che nei miti della creazione compare in quello della distruzione del genere umano come la divinità che consigliò a Ra di inviare il proprio occhio contro i ribelli.
Upuaut
L'apritore di strade.
Apis
Toro sacro, considerato incarnazione di Ptah.
Apofi
Nome del serpente che nel regno di Duat (oltretomba) lotta contro il dio sole per contrastarne l'approdo a oriente.
Heh
Milioni, associato ad altri Heh presenta le pervasività dell'aria.
Min
Dio della terra e della fecondità, appellativo di Horus. Era il dio locale di Coptos e della regione desertica tra il Nilo ed il mar Rosso, come pure di Panopolis. Veniva sempre rappresentato come dio itifallico.
Montu
Dio guerriero, patrono della guerra e delle sue arti.
Tueret
Dea ippopotamo, protettrice della casa e della gravidanza.
Seshat
Dea del destino.
Khepri
Nome che indica l'aspetto mattiniero del sole, generalmente rappresentato come scarabeo.
Imset
Figlio di Horus, dalla testa umana. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente il fegato. E' posto sotto la protezione di Iside.
Hapy
Figlio di Horus, dalla testa di babbuino. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente i polmoni. E' posto sotto la protezione di Nefthi.
Quebhsenuf
Figlio di Horus, dalla testa di falcone. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente l'intestino. E' posto sotto la protezione di Selket.
Duamutef
Figlio di Horus, dalla testa di sciacallo. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente lo stomaco. E' posto sotto la protezione di Neith.
Bastet
Dea di Bubasti. Raffigurata con testa di gatta, fa parte di un mito che la vede ultima trasformazione del ciclo: l'occhio del sole, figlio di Ra, si era infuriato e, trasformatosi in leonessa (Sekhmet) era fuggita in Nubia; qui, raggiunta da Thot, era stata calmata dal dio. Più tranquilla, si trasformò in donna dalla testa di gatta, dall'indole pacifica.
Nekhbet
Dea avvoltoio di El Kab. Era associata alla regalità.
Uaget
Dea serpente di Buto, era patrona della regalità e associata a Nekhbet nei titoli del faraone.
La creazione del mondo
Nella religione egiziana sono diversi i miti che riguardano la creazione del mondo; ciascuna delle grandi città sede di culti religiosi tendeva con un proprio mito a far prevalere se stessa (il proprio dio 'patrono') sulle altre.
Al principio sono le acque di Nun, il caos nelle cui profondità giace addormentato lo spirito del creatore. Da Nun emerge una collinetta sabbiosa (rappresentazione dell'Egitto), sulla quale, prendendo l'aspetto di una fenice, si posa il creatore, Atum-ra, il Sole. Atum-ra, 'tenendo il fallo in pugno ed eiaculando diede vita ai gemelli Shu (dio dell'aria) e Tefnut (dio dell'umidità)'. Versioni meno esplicite dicono che fu uno sputo o uno starnuto a dare vita ai gemelli. Dai due gemelli nascono Nut (il cielo) e Geb (la terra). Dice il mito che Geb e Nut, innamorati, se ne stavano tutto il tempo abbracciati, impedendo alla vita di germogliare. Atum-ra allora comanda a Shu di separarli. Shu calpesta Geb e con le mani solleva Nut (che infatti é sempre rappresentata inarcata e con le mani ed i piedi aggrappati a Geb).
Da Geb e Nut nascono Osiride, Seth, Iside e Nefhti che con Horus (figlio di Osiride ed Iside) ed i quattro dei loro progenitori formano l'Enneade. Esiste una materia primordiale nella quale nuotano otto creature: Nun e Nanhet, le acque primigene, Het e Hanhet, lo spazio infinito, Kek e Hehet, l'oscurità, Amon e Amanuet, l'ignoto. Assieme formano l'Ogdoade. Essi fecero nascere il sole e crearono Atum. Si fusero in un grande uovo dal quale nacque il creatore. Dopo di ciò si estraniarono dall'universo creato. Questi otto dei quindi precedono l'Enneade.
Dal caos (Nun) nasce l'idea di Atum-ra che prende corpo nel cuore divino di Ptah. Quindi l'idea viene espressa dalla bocca di Ptah. Segue la creazione di tutta l'Enneade.
Neith (in seguito signora dei mestieri) stende il cielo nel suo telaio. Con la navetta pazientemente vi tesse il mondo. Ultimata la tessitura Neith intreccia alcune reti con le quali pesca gli esseri viventi dalle acque primigene. Quindi inventa il parto e lo esperimenta su di sè per dare vita a Ra.
Gli Dei sulla Terra
La leggenda racconta che quando gli Dei camminavano sulla terra era il tempo delle dinastie e Osiride era il quarto dio che regnava in terra, dopo Ra, Shu e Geb. I suoi predecessori si erano ritirati in cielo stanchi e scoraggiati: non erano riusciti ad educare gli uomini. Solo un dio che accettasse di condividere le sofferenze e la morte segnata nel destino dell'uomo con l'aiuto della moglie, la sorella Iside, insegnò agli uomini a coltivare il grano, a fare la farina e il pane, a pigiare l'uva, a fare con l'orzo una specie di birra e a fabbricare armi.
Osiride, affiancato dal dio Thot delle arti e della scienza, inventò i segni della scrittura e si prestò a civilizzare il resto del mondo, lasciando al governo dell'Egitto la moglie Iside. Al suo ritorno il fratello Seth e Aso, la regina dell'Etiopia, avevano ordito una congiura contro di lui: Osiride fu invitato a banchetto e Seth organizzò un gioco. Fece costruire un baule tutto ornato d'oro, con le misure corporee del fratello; questo sarebbe appartenuto a chiunque fosse riuscito ad entrarci del tutto. Ovviamente gli invitati provarono a stendersi nella cassa ma non erano della taglia giusta, ma quando toccò a Osiride tutti notarono che vi entrava a meraviglia e subito sette complici di Seth si avventarono sulla cassa sigillandola con il faraone vivo al suo interno. Il baule fu quindi gettato nelle acque del Nilo da dove raggiunse le spiagge del Biblo ai piedi di una tamerice. Intanto Iside, venuta a sapere dell'accaduto, raggiunse Biblo e si mise a cercare il cofano.
Ospite della regina e sua cara amica, svelò il suo essere di dea e riconoscente dell'ospitalità, decise di rendere immortale il principino: ogni notte lo immergeva nelle acque purificatrici, ma invano. La regina ne fu profondamente rattristata, ma allo stesso tempo grata e le avrebbe offerto tutto ciò che avesse voluto.
Iside richiese la grande colonna che il re fece costruire con il tamerice, dove era contenuto il cofano, ne trasse lo scrigno e riempì il tronco di profumi, lo avvolse in aulenti bende e lo lasciò al re e al suo popolo come suo ricordo e preziosa reliquia. Ripresa la via del ritorno, fece fermare la carovana e aprì la cassa. All'apparire del volto del marito, le sue urla riempirono l'aria di dolore; usò tutte le possibili formule magiche per richiamare in vita lo sposo ('Tu che ami la luce, non camminare nelle tenebre'), ma nulla cambiò. Nascose la cassa in un luogo presso Buto tra le paludi del Delta. Ma per caso Seth, andando a caccia di notte lo trovò e apertolo, tagliò il corpo del fratello in 14 pezzi che sparpagliò per tutto l'Egitto.
Iside, saputolo, ricominciò la ricerca e riuscì a ricomporre il corpo con l'aiuto della sorella Nefti, Thot e Anubi, che pare sia il figlio illegittimo di Osiride e Nefti.
Iside si trasformò in nibbio e sbattè le ali per restituire il soffio della vita al defunto e si posò al posto del sesso scomparso di Osiride facendolo riapparire e ad esserne fecondata. Anubi imbalsamò il corpo di Osiride che divenne il signore del regno dei morti, confezionando la prima mummia fasciata e ricoperta di talismani; sui muri del sepolcro furono incise le formule magiche di rito e accanto al sarcofago fu deposta una statua a lui somigliante. Compiuto il rito della sepoltura, Iside ritornò a nascondersi nelle paludi per proteggere il nascituro dalle vendette di Seth.
Quando Horo nacque, fu protetto con tutto l'amore, crebbe e Osiride tornò sulla terra per farne un soldato. Radunati tutti i suoi fedeli, partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre. La battaglia durò tre giorni e tre notti: Horo mutilò Seth, ma questo si trasformò in un enorme maiale nero e ingoiò l'occhio sinistro di Horo. Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside implorò il figlio di risparmiarlo alla sorella Nefti. Horo, in uno scatto di ira, tagliò la testa alla madre, ma Thot la guarì ponendole una testa di mucca. La battaglia non ebbe né vincitori né vinti: Thot guarì Seth che fu costretto a restituire l'occhio sinistro ad Horo. Tutta la battaglia fu posta nelle mani del giudizio di Thot e del Divino Tribunale convocati da Seth che non volle ammettere il proprio fallimento. Siccome il tribunale sorgeva su di un'isola, Seth ordinò a tutti i traghettatori di vietare a qualsiasi donne di salire sulla barca.
In questo modo Iside sarebbe stata impossibilitata a sostenere la propria causa. Iside riuscì comunque a raggiungere l'isola regalando un anello d'oro al traghettatore. Dopo 80 anni il Divino Tribunale sentenziò che Horo avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell'Alto Egitto.
La leggenda dell'Occhio di Ra
Il Sole ha perduto il proprio occhio e invia i figli Shu e Tefnut alla ricerca del fuggiasco, ma il tempo passa e costoro non ritornano. Ra decide quindi di sostituire l'assente, ma, nel frattempo, l'Occhio ritorna e si accorge di essere stato sostituito. Dalla rabbia, si mette a piangere e dalle sue lacrime (remut) nascono gli uomini (remet). Ra lo trasforma allora in cobra e se lo pone sulla fronte: l'Occhio diventa così l'Ureo, che fulmina i nemici del dio.
La ribellione degli uomini
Anche in Egitto, come in altre parti del mondo, esiste il mito della ribellione degli uomini contro gli Dei. La leggenda egiziana narra che il dio creatore Ra, per affrontare questa situazione, decise di inviare sulla terra il suo Occhio sottoforma della dea Hathor. Hathor, che ha sembianze di leonessa, divora in una notte parte dell'umanità e poi si addormenta. Ra crede che l'umanità sia stata punita a sufficenza e perciò decide di spargere sulla terra una birra colorata che, mescolata alle acque del Nilo, produce un liquido simile al sangue.
Hathor al risveglio beve questo liquido che le causerà la morte per ubriachezza. Il resto dell'umanità è quindi salvo e Ra, deluso, si ritira in cielo affidando gli uomini a Thot e i serpenti, simbolo di regalità, a Geb. Viene così sancita la separazione tra Dei e uomini. Ogni specie avrà un proprio posto nell'universo che, da questo momento, conoscerà lo spazio, get, e il tempo, neheh.
La leggenda del dio Min
La leggenda racconta di un uomo che, essendo mutilato, non potè partecipare ad una guerra per la quale partirono tutti gli uomini del villaggio. L'uomo mutilato, approfittando dell'assenza degli altri uomini, mise incinta tutte le donne. Al loro ritorno i soldati vollero giustiziare l'uomo mutilato, ma alla fine decisero di divinizzarlo facendo così nascere il dio Min che, per la sua storia, venne rappresentato senza un braccio e senza una gamba, ma con un evidente risalto del sesso maschile.
Non tutti gli animali erano considerati sacri e, tra questi, solo determinate speci lo erano. Così solo una particolare specie di coccodrillo, di serpente o di falco era sacra. In epoca tarda, probabilmente a causa del progressivo ed inarrestabile sfacelo del regno egizio, la religione sfociò sempre più nella superstizione che portò a riti e a credenze molto particolari.
I Gatti
Nell'Antico Egitto i gatti domestici erano adorati e raffigurati in dipinti, sculture e incisioni. Gli Antichi Egizi tenevano in grande considerazione questo animale, tanto che lo scelsero per rappresentare Bastet e Sekhmet, sorella di Bastet ed anch'essa raffigurata con parti di gatto. Il gatto condivideva con Bastet la fertilità e la chiaroveggenza, mentre con Sekhmet la preveggenza. Sekhmet, che rappresentava la giustizia e la potenza in guerra, veniva interrogata dai sacerdoti per conoscere i piani del nemico e quindi aiutare i soldati in battaglia.
I gatti erano considerati animali sacri al punto che, se accidentalmente ne veniva ucciso uno, lo sfortunato responsabile doveva essere punito con la morte.
In caso di incendio o qualsiasi emergenza che richiedeva l'evacuazione di un'abitazione, il gatto doveva essere salvato prima di ogni altro membro della famiglia e degli oggetti che si trovavano nella casa. Quando un gatto moriva, per le persone a esso legate cominciava un lungo periodo di lutto, caratterizzato dalla rasatura delle sopracciglia e dalla percussione di gong funebri per esprimere il dolore.
Gli Egizi credevano che anche per il gatto esistesse l'aldilà e perciò anch'essi venivano mummificati e, quindi, sepolti, con tanto di funerale.
In una tomba del 1700 a.C.circa, furono trovati diciassette scheletri di gatto, ognuno dei quali era stato provvisto di una ciotola per il latte che ne assicurava la sopravvivenza nell'aldilà, insieme a topi e piccoli animali mummificati.
Nell'antica città di Beni Assan in un solo cimitero furono rinvenute più di trecentomila piccole mummie.
Il Libro dei Morti
Il Libro dei Morti ha origini molto antiche, forse addirittura precedenti all'inizio dell'epoca faraonica e contiene le direttive per un corretto viaggio dell'anima nell'al di là.
Il Libro dei Morti era, per gli Antichi Egizi, quello che è la Bibbia per i Cristiani. In epoca tarda veniva addiruttura preso alla lettera poichè, probabilmente, i suoi significati erano divenuti un po' annebbiati. Il nome in egiziano era REU NU PERT EM HRU, letteralmente 'Capitoli per il giorno futuro'. L'appellativo Libro dei Morti è stato assegnato dai primi studiosi che ne interpretavano i contenuti.
All'interno del volume, sopravvissuto solo in alcune parti, sono infatti trattati riti magici, metafisica e i vari stati dell'anima prima e, soprattutto, dopo la morte. Secondo Wallis Budge, il Libro dei Morti non è stato scritto dagli Egiziani, ma avrebbe origini ben più antiche e, quindi, sarebbe stato ereditato da una civiltà precedente.
Il Libro dei Morti si divide in tre parti chiamate recensioni: eliopolitana, tebana e saita. La prima versione, quella eliopolitana, datata intorno al 3500 a.C., mentre la copia più antica giunta sino a noi, risale alla XVIII dinastia e ascrive chiaramente il ritrovamento del capitolo alla I dinastia. Tutto ciò è avvallato dagli stessi geroglifici ritratti che riproducono fedelmente Osiride e Horo a dimostrazione dell'antichità di questo culto. I libri sacri (recensione eliopolitana) furono abbandonati o, forse, smarriti fra la VI e la XI dinastia per poi riaffiorare tra la XI e la XII dinastia (recensione tebana).
Tra la XII e la XVII dinastia il Libro dei Morti scompare di nuovo nell'oblio, mentre la XVIII dinastia recupera ancora l'antico culto riportando le antiche iscrizioni, fatte su sarcofagi, piramidi e statue, su papiri (recensione saita). Normalmente scritto su un rotolo di papiro, il Libro dei Morti serviva per pronunciare le formule magiche durante il rito funerario che facilitavano il viaggio del morto nell'aldilà. All'inizio queste formule erano incise nella camera funeraria. Successivamente i testi vennero scritti sulla cassa funebre e solo più tardi su carta.
Il numero dei capitoli del libro sepolti con il defunto variava a seconda del denaro che egli possedeva (i testi più semplici venivano fatti in serie lasciando uno spazio bianco per scrivere il nome del morto). Sulle strisce di papiro venivano trascritti i testi delle formule funerarie e disegnate alcune vignette ornamentali. Nei disegni gli uomini venivano raffigurati con la carnagione rosso mattone perché stavano al sole, le donne venivano dipinte gialle o bianco avorio perché restavano in casa. Il Libro dei Morti scritto su papiro era contenuto in astucci di forma diversa (per esempio una statuina di Osiride) con scomparti segreti e deposti nelle tombe. Le formule del libro dei morti servivano a far vivere la salma nella tomba, a non farla putrefare e a impedire che le tagliassero la testa. Altre formule servivano a non far lavorare l'anima nell'aldilà e a impedirle di incontrare serpenti e coccodrilli.
Una particolare formula del libro serviva a indurre il cuore a testimoniare a favore del suo padrone durante la psicostasia; questa formula, spesso, era anche incisa sullo 'scarabeo del cuore', un amuleto che veniva posto sul cuore del defunto.
Altra formula importante era quella per la Ba che doveva tornare dal defunto: 'Dio grande, fa che l'anima Ba possa venire a me da qualsiasi luogo si trovi. Che ella veda il suo corpo, che ella riposi sulla sua mummia. Che non perisca mai!'. La massima aspirazione per l'antico Egizio era di tornare a vedere la luce dopo la morte.
Le 42 Confessioni
Queste le quarantadue confessioni negative che lo spirito del defunto nega di aver commesso. Leggendole attentamente evocano alla nostra mente di cristiani lontani ricordi. Egli dice davanti al giudice assegnatogli:
Non ho commesso ingiustizie
Non ho rubato esercitando violenza
Non ho commesso atti violenti
Non ho rubato
Non ho ucciso né uomo né donna
Non ho agito in modo ingannevole
Non ho rubato oggetti di proprietá divina
Non ho pronunciato il falso
Non ho pronunciato malvagità
Non ho attaccato altri
Non ho violato la donna d'altri
Non ho commesso peccato contro la purezza
Non ho intimorito altri
Non ho vissuto nella rabbia
Non ho finto sorditá alle parole giuste e veritiere
Non ho incoraggiato conflitti
Non ho abusato d'altri
Non ho espresso giudizi affrettati
Non ho contaminato le acque
Non non stato insolente
Non ho perseguito alcuna distinzione
La regola di Maat
Nei simboli geroglifici, Maat veniva rappresentata come lo zoccolo del trono. Il suo significato è l'ordine, la saggezza, la ritualità, la rettitudine, la giustizia, la morale, l'armonia universale. Essa è la custode della legge divina, verità perfetta e sapienza assoluta. Simbolo di Maat, nel linguaggio dei geroglifici, era lo zoccolo del trono, rettitudine per eccellenza. Ogni decisione del faraone veniva ispirata a Maat come garanzia di assoluta giustezza e perciò accettata dal popolo come incontestabile verità. Maat è la figlia di Ra, il dio sole, e sorella di Thot, dio della sapienza. Con lui sedeva sulla prua della nave di Ra, impugnando lo scettro e l'ankh e portando la piuma bianca della verità.
Nel momento della sua salita al trono, il faraone prestava giuramento a Maat, mentre, al termine della vita terrena, nella sala di Maat, o sala della giustizia, si svolgeva la pesatura del cuore del defunto con la piuma della giustizia.
Questa era la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride:
Non ho detto il falso
Non ho commesso razzie
Non ho rubato
Non ho ucciso uomini
Non ho commesso slealtà
Non ho sottratto le offerte al dio
Non ho detto bugie
Non ho sottratto cibo
Non ho disonorato la mia reputazione
Non ho commesso trasgressioni
Non ho ucciso tori sacri
Non ho commesso spergiuro
Non ho rubato il pane
Non ho origliato
Non ho parlato male di altri
Non ho litigato se non per cose giuste
Non ho commesso atti omosessuali
Non ho avuto comportamenti riprovevoli
Non ho spaventato nessuno
Non ho ceduto al'ira
Non sono stato sordo alle parole di verità
Non ho arrecato dirturbo
Non ho compiuto inganni
Non ho avuto una condotta cattiva
Non mi sono accoppiato (con un ragazzo)
Non sono stato negligente
Non sono stato litigioso
Non sono stato esageratamente attivo
Non sono stato impaziente
Non ho commesso affronti contro l'immagine di un dio
Non ho mancato alla mia parola
Non ho commesso cose malvagie
Non ho avuto visioni di demoni
Non ho congiurato contro il re
Non ho proceduto a stento nell'acqua
Non ho alzato la voce
Non ho ingiuriato dio
Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio
Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene
Non ho bestemmiato il nome del dio della città .
Viaggio nell'aldilà
Quando il Ka si separa dal Ba, ossia quando lo spirito abbandona il corpo, sopraggiunge la morte. Poichè per gli Egizi le azione dei vivi erano in contatto diretto con quelle dei morti, il rito funebre ed il culto dei defunti assumevano una notevole importanza. Nel rito funebre, la prima grande operazione era la mummificazione del cadavere che serviva al defunto per mantenere la conoscenza di se stesso e della propria identità sino a quando non si fosse identificato con il dio Ra. Nella preistoria, e poi nell'uso della gente comune, il cadavere veniva raccolto nella posizione fetale come per farlo ritornare nel seno della Dea Madre, quindi cucito nella pelle animale, chiuso in un grande otre di coccio e sotterrato nel deserto che, grazie al clima caldo e asciutto, era ideale a disseccare e mantenere il corpo a lungo.
Dalla 'casa della vita', luogo dove veniva eseguita la mummificazione, partiva la processione. Davanti il baldacchino infiorato con il sarcofago e dietro i congiunti con le 'piagnone' (donne e bambine che piangevano gettandosi continuamente terra sulla testa). Poi il lungo corteo del corredo funebre con gli oggetti appartenuti al defunto.
Raggiunto il Nilo la processione proseguiva sul fiume sacro, fonte e vita dell'Egitto, come a simboleggiare l'inizio del viaggio per il Nilo celeste. Arrivato alla necropoli e alla propria tomba si iniziavano i riti di purificazione della mummia con acqua e incenso. La cerimonia finale consisteva nella lettura, da parte di un sacerdote, del 'libro dei morti'. La mummia veniva cosparsa di profumo e incenso, mentre due sacerdoti inservienti procedevano all'apertura degli occhi e della bocca con lo scalpello e l'antica accetta sacra di silice per permettere al Ba del morto (l'anima) di vedere e parlare nell'al di là. Tale cerimonia richiamava la nascita delle creature umane e divine, rispettivamente dagli occhi e dalla bocca di Ra. In questo modo veniva terminata la preparazione del defunto al grande viaggio. Il sarcofago con tutto il corredo veniva calato nella tomba, ogni cosa veniva sigillata, e levie d'accesso ostrute e murate.
Ora ha inizio il culto del morto che è basato essenzialmente sulle preghiere e sulle offerte che costituiscono l'alimento spirituale. Le preghiere rappresentano il colloquio tra il Ka del vivente ed il Ka del morto, così come il rimpianto e le manifestazioni d'affetto sono il colloquio tra il Ba del vivente ed il Ba del morto. Il latte di fichi, il pane, la birra e il grano (simbolo di risurrezione) alimentano il corpo dell'anima, mentre l'acqua, il salnitro e l'incenso alimentano il corpo spirituale.
In questo modo si intende mantenere la famiglia unita a colui che viaggia sulla barca del Sole. Tale continuità è chiaramente rappresentata nei dipinti della 'casa della vita' del defunto e della tomba.
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