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La prima mostra postuma, a Mede Lomellina (1976)
Nell'autunno del 1976 vengono inaugurate - a distanza di pochi giorni l'una dall'altra - le prime due mostre personali postume sull'opera di Regina.
La prima delle due mostre è quella che le è dedicata dal suo paese natale, Mede Lomellina, curata da Giuseppe Masinari La presentazione in catalogo del curatore (che non è uno specialista) è praticamente del tutto priva di spessore critico, e può al massimo essere considerata come un con- tributo di carattere puramente informativo, specie per quanto riguarda certe notizie relative alla biografia dell'artista. Per di più, va anche detto che il testo - eccezion fatta, appunto, per i dati bio- grafici cui si è fatto cenno, che sono frutto di ricerche condotte localmente - è in realtà in buona parte il frutto di uno scoperto (ma non dichiarato) lavoro di bric-à-brac operato a partire da articoli e volumi già pubblicati: si notano infatti delle chiarissime filiazioni, se non addirittura citazioni letterali (ma tutte implicite e rigorosamente prive di fonti), dall'articolo di Bracchi su «La Martinella di Mila- no» , dalla presentazione dello stesso per la mostra alla Libreria Salto , dalla monografia scheiwilleriana e soprattutto - e qui siamo davvero al limite del plagio, o forse anche oltre - dall'artico- lo di Belloli del 197
Comunque sia, al di là dell'inefficacia delle valutazioni critiche e della discutibile metodologia di la- voro di Masinari, il catalogo della mostra di Mede è un'autentica pietra miliare della bibliografia sul- la scultrice, poiché esso è di fatto il volume capostipite dell'intero filone di studi reginiani che è fiori- to in ambito locale, e che negli anni seguenti - lo vedremo - avrebbe dato risultati di maggior inte- resse.
La mostra medese è recensita - tra l'altro con un certo ritardo - soprattutto dai quotidiani locali. Il primo articolo, non firmato, compare su «La Provincia Pavese» il 6 novembre ed è identico - salvo che per il titolo e per alcune minime varianti - a quello pubblicato il 12 novembre su «L'Informatore Lomellino»330 (si tratta dunque, probabilmente, di articoli prodotti a partire dal medesimo redazionale). Di carattere puramente cronistico, le due recensioni si limitano a segnalare le perso- nalità presenti all'inaugurazione e a tracciare un breve profilo biografico dell'artista, riprendendo peraltro quasi tutto dalla presentazione di Masinari in catalogo. Più significativo è l'articolo di Luigi Carluccio per «La Gazzetta del Popolo in cui l'autore utilizza - allo scopo di delineare la sua lettura - soprattutto i materiali scheiwilleriani (la monografia e Il linguaggio del canarino, che evi- dentemente doveva conoscere), e in parte anche il catalogo curato da Masinari per l'occasione: a parte qualche imprecisione l'articolo di Carluccio è interessante per le considerazioni sul rappor- to tra il Secondo Futurismo e l'astrazione , e specialmente per l'interessantissimo riferimento ad artisti cui secondo l'autore Regina può aver guardato («anche lei come Mino Rosso forse avverte gli echi di Lipchitz e Archipenko»). Infine, segnala la mostra - in pochissime parole - anche Fran- cesco Vincitorio su «L'Espresso»
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