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La nascita dell'urbanistica
L'immagine della tradizionale citta' chiusa nel perimetro delle mura, in lenta e graduale crescita, viene improvvisamente stravolta dalle conseguenze della rivoluzione industriale, in rapida espansione dall'inizio del XIX secolo. Il dirompente aumento degli interventi urbani, l'aumento delle costruzioni di abitazioni e industrie, rendono necessari per la prima volta il controllo della crescita urbana, ma questa situazione trova gli architetti impreparati.
Proprio la mancanza di strumentazioni idonee ad affrontare le nuove necesssita' favorisce inurbamento caotico e confusionato. Questo implica la costruzioni di case sovrappopolate costruite vicino a fabbriche, comportando un degrado delle condizioni santitarie.
Questa degrado delle citta' industriali ci e' raccontato da vari intellettuali dell'epoca un esempio puo' essere quello dello stritto di Friedrich Engels La situazione della classe operaia in Inghilterra pubblicato nel 1845. Questo volume e' frutto appunto di un analisi di quelli che erano le condizioni di vita e di lavoro degli operai, con particolare attenzione per la condizione sanitaria.
Oltre a questo deterioramento delle condizioni sanitarie, Pugin nel 1836, pubblicando Contrast (Contrasti, ovvero confronto tra nobili edifici del XIV e XV secolo e analoghe costruzioni del XIX), sottolinea quanto ormai gli edifici della sua epoca siano privi di fascino architettonico e sottolinea la mancanza di verde all'interno delle citta'. Questo viene fatto confrontando gli aglomerati urbani del 1300-1400 con quelli dei sui giorni.
A tali problemi pero' vengono subito proposte delle teorie urabanistiche che inizialmente analizzano sia il problema di case individuali e anche il rapporto che esse che esse devono avere all'interno della cita'. Ad esempio Fourier, non proponendo alcuna modifica all'ordine urbano esistente, propone pero' una cellula abitativa chiamata falasterio, che puo' opsitare 1600 persone, organizzate in termini strettamente comunitari. Invece per quanto riguarda una visione di insieme della citta' possiamo invece fare riferimento a Etienne Cabet che nello scritto utopistico Viaggio in Icaria del 1842 descrive la visione di una citta' ordinata a scacchiera con strade tutte uguali, dove si rispettano le norme igeniche e dove e' presente una viabillita' molto fluida. Tuttavia tutte queste proposte sono lontane da un'applicazione pratica infatti piu' che altro erano visioni utopistiche di come dovesse essere una citta'. Si puo' anche fare riferimento a Owen con New Armony e a Morris con Notizie da nessun luogo ( concezione di una grande citta' giardino-disurbanizzazione).
Solo nel
Fu concepito per volere di Napoleone III da Haussmann. Innovativo fu l'introduzione all'interno della citta' di viali alberati molto grandi i boulevards. Questi furoni voluti per tre motivi principali: aumentare il valore del terreno su cui tutto questo era costruito, occasione per chi aveva soldi da investire; aumentare la sicurezza, infatti in caso di insurezzione era molto piu' facile sedare e punire i rivoltosi grazie a questi viali; tali viali servivano per far sfilare i militari e le forze armate.
Questi boulevards furono una cosi' grande innovazione che affascino' subito grandi artisti di questo periodo come Monet (Boulevard des Capuccines) e Caillebotte (una strada di Parigi: tempo di pioggia).
Anche a Barcellona nel 1858 si ha una revisione dell'ordine della citta' e si attua un ampliamento o Ensanche grazie al contributo di Ildefonso Cerda'. Quest'ultimo attua un piano regolatore molto semplice che si presenta come una maglia divisa in assi ortogonali, spezzati solo da due tracciati diagonali.
Dopo questi
primi piani regolatori ovunque si mettono a punto dei piani che si riferiscono
come modelli per l'adeguamento delle citta' storiche. Anche in Italia dopo la
serie di piani regolatori per Roma tra il 1883 e il
Nel
Arturo Soria
y Mata propone un progetto per Madrid nel 1882 un ampio e autonomo un quartiere
residenziale caratterizzato da uno sviluppo estensivo lineare: carattere
principale e' una strada di
La teoria
espressa in questo libro puo' essere sintetizzata da due diagrammi: in uno tre
calamite che rappresentano una la campagna una la citta' e una la citta'
giardino, questo pone l'attenzione di come la citta' giardino e' una buona via
di mezzo tra le due opzioni(senza soffrire gli svantaggi ne di una ne
dell'altra): l'altro e' uno schema concentrico : dove si trova l'area urbana e intervallata
da verde ci sono le residenze e all'esterno
a contatto con la campagna c'e' l'industria. Secondo Howard la citta' non deve
superare i 32000 abitanti se no si perde il delicato equilibrio tra verde e
urbano. Dalla citta' viene esclusa la proprieta' privata sostituita da un
sistema cooperativistico secondo il quale i futuri abitanti comprano la terra
al prezzo del terreno agricolo e la gestiscono come proprieta' comune. Questo
modello viene applicato nel
Un contributo sulla forma urbana viene da parte di Camillo Sitte (architetto viennese) che nel 'arte di costruire la citta'' vi sostiene la necessita' estetica della citta' moderna. Qui si analizza anche il rapporto tra spazzi vuoti ed edifici e si esprime contrario alla monotonia delle starde dritte e suggerisce di usare anche le curve. Va contro anche al principio usato Haussmanniano dell'isolamento degli edifici monumentali.
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