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Irrazionalismo e rappresentazione simbolica: "Ciaula scopre la luna"




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Irrazionalismo e rappresentazione simbolica: "Ciaula scopre la luna"


"[.]Curvo, quasi toccando con la fronte lo scalino che gli stava sopra, e su la cui lubricità la lumierina vacillante rifletteva appena un fioco lume sanguigno, egli veniva su, su, su, dal ventre della montagna, senza piacere, anzi pauroso della prossima liberazione. E non vedeva ancora la buca, che lassù lassù si apriva come un occhio chiaro, d'una deliziosa chiarità d'argento.

Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dapprima, quantunque gli paresse strano, pensò che fossero gli estremi barlumi del giorno. Ma la chiaria cresceva, cresceva sempre più, come se il sole, che egli aveva pur visto tramontare, fosse rispuntato.

Possibile?

Restò -appena spuntato all'aperto- sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d'argento.

Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.

Sì, egli sapeva che cos'era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciaula, che in cielo ci fosse la Luna?

Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva.

Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna.C'era la Luna! la Luna!

E Ciaula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore."


L'ambiente in cui si svolge la novella "Ciaula scopre la luna" richiama il clima verista, a cui rimandano la solfatara, la durezza disumana del lavoro, lo sfruttamento dei minatori. Il lavoro in miniera e la figura del reietto all'ultimo gradino della scala sociale ricordano "Rosso Malpelo" di Verga. In questo caso il narratore non si trova dentro il mondo dei minatori, ma si colloca all'esterno di esso guardandolo dall'alto della sua superiore cultura. Egli interviene con una serie di commenti che sono chiaramente estranei alla realtà descritta; il narratore pirandelliano è quasi l'opposto di quello verghiano: Pirandello non vuole regredire nella realtà rappresentata, ma mantiene il suo codice di valori (che è diverso da quello dei minatori in quanto "normale", non stravolto dal narratore verghiano che valuta solo in base alla legge dell'utile e della forza essendo rassegnato alla realtà così com'è).

Se la regressione serve a Verga per esprimere il suo pessimismo che lo induce a rinunciare al giudizio, a Pirandello interessa altro e questo è evidente se si riflette sulle figure dei protagonisti. Malpelo e Ciaula sembrano molto simili: sono reietti, scherniti da tutti, oggetto di violenze e soprusi. Tuttavia Malpelo, pur nella sua semplicità, ha una coscienza lucidissima delle leggi che regolano la società in cui vive: tutta la realtà, sociale e naturale, è dominata dalla lotta per la vita, nella quale prevale il più forte e il più debole soccombe. Su questa presa di coscienza Malpelo regola tutta la sua condotta.

Ciaula invece è un minorato mentale, che vive una vita istintiva quasi a livello animalesco: non a caso è soprannominato "cornacchia". È un personaggio del tutto privo di consapevolezza, di cui vengono riportate solo confuse sensazioni come la paura del buio e del vuoto della notte.

Pirandello non vuole descrivere il meccanismo sociale nella lucida coscienza di una vittima, ma un'esperienza irrazionale e a questo scopo sceglie un'anima elementare e inconsapevole.

L'esperienza di Ciaula ha un intenso significato mitico e simbolico: la descrizione del suo emergere all'aperto dai cunicoli della miniera è una rappresentazione di una nascita. Egli si trova in una condizione prenatale e la miniera è l'utero della Terra- madre; la fatica della sua salita è la fatica della nascita. Nel caso di Ciaula si può parlare di rinascita e resurrezione perché i cunicoli della miniera possono ricordare gli inferi e l'uscita all'aria aperta il tornare alla vita dopo la reclusione nel regno dei morti.

Ciaula all'esterno non trova come temeva il buio e il vuoto (altre metafore della morte), ma la luce della Luna. La scoperta della Luna, che è il punto culminante della novella, è anche in questo caso una teofania. Agli occhi  stupiti ed affascinati del primitivo la Luna diventa una divinità, la cui apparizione in un "oceano di silenzio" conforta, consola, libera dalle angosce e restituisce la vita.

Diversi miti confluiscono in quest'immagine. Il più significativo è quello di Iside, dea egizia della Luna che presiedeva alla resurrezione: la Luna, che diminuisce, sparisce e poi ricompare piena è simbolo di un ciclo di morte e rinascita che esprime le speranze degli uomini.

La dimensione della novella non è realistica, ma mitica e simbolica; non è più un ambito verista ma pienamente decadente. La realtà popolare è scelta in quanto portatrice del primitivo, dell'irrazionale e del simbolo.



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