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Impressionismo




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IMPRESSIONISMO


I primi protagonisti dell'ottocento parigino sono i Pompiers, quei pittori accumunati da scelte contenutistiche alte (storiche, religiose, mitologiche) o attenenti comunque alla borghesia che dipingeva seguendo i tratti classici e accademici. I critici e il pubblico accolse con grande consenso i Pompiers ai Salon e molti collezionisti se ne contendevano le opere. Ma negli stessi anni ci fu un'altra corrente che si oppose a loro, quella degli impressionisti, che avevano una linea opposta.

Nel 1831, a causa del numero eccessivo di artisti, il Salon divenne annuale, ma le opere selezionate erano soprattutto quelle legate al neoclassicismo, snobbando di gran lunga quelle tele dipinte con nuove tecniche. Nascono così dei Salon paralleli, ufficializzati nel 1863 dallo stesso Napoleone III, nasce così il Salon des Refusés, che però non fu molto gradito né dalla critica, né dal pubblico, legato ancora alle vecchie tradizioni. Nonostante i tentativi di Napoleone di agevolare gli impressionisti, la critica non approvò, anzi, nacquero altri gruppi e fondazioni di artisti che si distaccavano dal modello neoclassico.

Gli impressionisti però non furono a rinunciare ai temi alti perché già i realisti vi rinunciarono, ma non cambiarono tuttavia la forma di dipingere, cosa che invece fecero gli impressionisti.  Il precursore di questi innovamenti fu Manet. Abbiamo detto che questi artisti erano insofferenti verso i Salon e i modi di dipingere degli artisti, tant'è che nel 1874 Felix Nadar ospitò trenta artisti nel suo studio e fu organizzata la mostra. Ciò che penalizzava gli impressionisti è che loro non davano importanza alla nitidezza dei colori e ai particolari, ma davano importanza alla luce e alla sfumatura. La mostra si rivelò un fiasco totale, ma quei pochi apprezzamenti che ricevettero diedero forza agli artisti di andare avanti. Gli impressionisti erano in contrasto con i temi alti, anzi, ritraevano di tutto, non c'era più lo schema geometrico caratteristico del classicismo, ma era tutto com'era in natura, in più non c'è più contrasto chiaro/scuro, ma solo contrasti di luce e colore. Si dipinge all'aria aperta (en plain air) dove la pennellata è data a seconda della luce e tramite un accostamento di colori e non mescolandoli.

A fare scalpore furono soprattutto l'utilizzo della fotografia e la teoria dei colori, la quale dice che ci sono 3 colori primari (Rosso, Verde e Blu) da cui si possono creare tutti i colori dell'arcobaleno. Accostando questi tre colori si formano altri 3 colori detti anch'essi primari (Azzurro Cyan, Magenta, Giallo) e il bianco. L'unione di questi tre colori dà vista ad altri colori, detti secondari (Arancione, Verde e Viola). L'unione dei colori secondari dà vita ai cosiddetti colori terziari; lo schema fa notare tre principali coppie di colori complementari: 1. giallo (primario) + violetto (secondario rosso + blu); 2. rosso (primario) + verde (secondario giallo + blu); 3. blu (primario) + arancio (secondario giallo + rosso). I colori, nello spettro, variano da freddi a caldi, in un cerchio continuo.

Gli impressionisti non apprezzano solo la campagna, ma anche la vita cittadina, che anzi, molte volte preferiscono, anche se la rappresentazione delle campagne da un'idea molto varia e pittoresca dell'entroterra francese.

Ha un carattere predominante, forse, la figura umana, specialmente quella della donna, spesso protagonista dei quadri impressionistici: la si raffigura mentre lavora, mentre passeggia, mentre raccoglie fiori. Molto spesso ci sono dei nudi, ma la rappresentazione più frequente dell'uomo è la folla, riunita in vari luoghi: la piazza, il teatro, l'anfiteatro, ecc. L'unica a non essere protagonista, è la storia. Gli impressionisti, nella loro giovinezza provarono a rappresentarla (Degas e Manet, per esempio), ma il problema fondamentale di questa corrente è la mancanza del senso del dramma, seppur i personaggi denotino una malinconia e una tristezza nei volti.

Le tecniche che utilizzano gli impressionisti sono: l'utilizzo dei colori puri: non diluire i colori per utilizzare il chiaro/scuro, l'accostamento di colori complementari: la mancanza del nero: le ombre colorate.

La scelta di rappresentare la realtà cogliendo le impressioni istantanee porta alla sensazione dell'attimo fuggente. Secondo loro la realtà muta continuamente di aspetto poiché la luce varia ad ogni istante e la visione di un momento è già diversa dal momento successivo.



MANET


Edouard Manet, di origine borghese, dopo la sua carriera militare si dedicò alla pittura. Dal 1850 al 1856 si dedicò allo studio pittorico presso la bottega di Couture, pur non condividendone gli insegnamenti. Viaggiò per tutta Europa, apprezzando e rimanendo entusiasta dei quadri dei pittori classici. Fu influenzato, come tutti gli impressionisti, dalle stampe giapponesi, dove non c'era che una bidimensionalità. La sua formazione di stampo classico fu all'inizio apprezzata, ma quando espose "Colazione sull'erba", le cose cambiarono e la critica lo rifiutò (1863). Utilizza le tecniche impressionistiche, non più il chiaro/scuro così tanto utilizzato dai classici. Nello stesso anno fu esposta al Salon des Refusés e creò scandalo poiché non era il nudo femminile a creare scandalo, ma quanto la sua presenza in mezzo a due giovani borghesi: la nudità era prima giustificata con riferimenti mitologici, mentre qui no.

Nello stesso anno dipinge anche l'Olympia, creando di nuovo scalpore: si rifà alla Venere di Urbino di Tiziano e alla Maya desnuda di Goya, ma è molto più provocante e porta un nome molto in voga tra le prostitute del tempo.

Manet partecipava alle discussioni impressionistiche nei luoghi di ritrovo, prima il Café Guerbois, poi il Cafè della Nouvelle Athènes. Molti impressionisti presero spunto da Manet, seppure lui non espose mai le sue tele nelle mostre impressioniste.

L'opera forse più importante di Manet è "Il bar delle Folies Bergères", dove mostra uno dei locali tipici della vita notturna parigina. Viene rappresentata Suzon, una delle due cameriere, che ha un'espressione malinconica, intrisa di solitudine, in contrasto con l'ambiente vivace in cui lavora. E' molto particolareggiata sia nell'aspetto che nelle composizioni. La specchiera dietro di lei rivela la vivacità delle persone in contrasto con la sua malinconia.



MONET


Monet preferì frequentare liberamente gli artisti impressionisti e non seguì un insegnamento accademico, ma cominciò già da subito con l'en plein air. I soggetti da lui preferiti erano soprattutto i fiumi come la Senna e le barche a vela, ma non sdegnò nemmeno la rappresentazione di vita cittadina. Monet fu attratto soprattutto dall'effetto che la luce faceva ai soggetti.

Ne Impressione,Sole nascente, non ci sono disegni preparatori, ma i soggetti naturalistici sono sconvolti dalla volontà del pittore di trasmettere le sensazioni con la luce. Usa in modo appropriato i colori caldi e i colori freddi e rende suggestiva la nebbia mattutina e il riflesso arancio del sole.

Tra il 1892 e il 1894 Monet dipinge cinquanta tele sulla cattedrale di Rouen, dove la dipinge in vari momenti della giornata, con varie angolazioni di luce e con ravvicinamenti o allontanamenti.

Lo studio della luce trova il suo culmine con la serie di Covoni, dove dipinse questa serie di covoni nei vari momenti della giornata, col sole, al tramonto, con la neve, il tutto per mostrare le diverse angolazioni della luce; il soggetto perde importanza.

Un altro tema che affascina Monet è l'acqua. Diede infatti vita ad un giardino acquatico, dove si dedicò alla coltivazione delle ninfee. Ritrasse vari punti dello stagno, dove però le ombre degli alberi e delle nuvole non sono così ben visibili.



RENOIR


Segue i cordi di Gleyre e viene criticato per il suo divertimento nel dipingere. In questi corsi potè conoscere gli altri impressionisti. Espose già nel 1874 e in quegli anni lì si oncentrò sui paesaggi e sulla vita quotidiana.

Nel Moulin de la Galette troviamo la massima espressione impressionista, ossia rappresentare ciò che l'occhio umano vede: la vibrazione cromatica, le figure confuse, i personaggi sono tutti amici di Renoir che posano come modelli; il quadro non doveva rappresentare il disagio sociale, ma la luce e il colre. Si chiama così perché prende il nome dai biscottini che venivano offerti. Rappresenta anche i sentimenti, l'amore, il volume dei corpi, che sembrano fluttuare sul pavimento. La pennellata è pastosa. Ne Il Palco, Renoir raffigura Ninì, una sua avvenente amica attraverso i colori chiaro/scuri. Dà corposità alla forma, le pennellate sono brevi e veloci e danno la morbidezza del panneggio. Ha una pelle chiarissima in contrasto coi capelli rossi e gli abiti. Dietro di lei c'è il fratello di Renoir, che è sfocato. 

Un altro suo grande quadro è Gli Ombrelli, dipinto chiaramente in due fasi diverse. Nella prima fase dipinge la donna con le bambine e si nota il carattere impressionistico. Nella seconda fase dipinge tutto il resto della scena, ma con un accenno al classicismo poiché appaiono le linee di contorno.

Questo suo accenno classico lo si deve ai viaggi che Renoir compie in Italia, rimanendo affascinato dai quadri di Raffaello. Infatti ne Ragazze al Piano le linee sono morbide e sinuose, la pennellata è morbida ed omogenea.

Nell'ultima parte della sua vita scopriamo un Renoir gioioso e con maggiore inclinazione all'impressionismo. Chiusa la parentesi classica, Renoir dipinge il nudo femminile, che raggiunge il suo culmine con le Bagnanti, dove a predominare è il colore.



DEGAS


E' l'impressionista maggiormente legato ai grandi maestri del passato, a cui sono ispirate le sue prime tele. Negli anni sessanta però cominciò ad avvicinarsi alla corrente impressionistica e a frequentare il Cafè Guerbois. A colpirlo maggiormente sono i cavalli, infatti li dipinge spesso en plain air. Cavalli da Corsa davanti alle tribune presenta la scena di partenza e a predominare è l'ocra.

Ma Degas non si dedica solo alle tele, ma anche alla scultura, dove realizza una ballerina 14enne: i capelli sono rifiniti con capelli veri e anche gli accessori e o vestiti sono di stoffa.



ARCHITETTURA URBANISTICA


Con la rivoluzione industriale ci furono molti innovamenti, ma dal punto di vista architettonico la vera novità fu l'introduzione del ferro, dell'acciaio e del vetro. Nasce anche una nuova figura, quella dell'ingegnere, più preparato dal punto di vista matematico alla costruzione di ponti, stazioni, ecc. Un precursore degli ingegneri è Joseph Paxton, che nel 1851 costruì il Palazzo di Cristallo, posto in Hyde Park a Londra. Era enorme con una struttura in metallo e i moduli in vetro, poiché doveva celebrare l'esposizione delle innovazioni della rivoluzione industriali. Lo stesso accadde in Frnacia, dove fu costruito un palazzo per le esposizioni e la Biblioteca Nazionale, ad opera di Henri Labrouste. Ultima grande innovazione fu quella di Gustave Eiffel che costruì nel 1889, al centenario dalla presa della bastiglia, la torre. Fu molto criticata all'inizio, ma ben presto fu apprezzata per la rappresentazione di quel futuro che non tardò ad arrivare. Diviene il simbolo di Parigi. Furono istituiti anche i Passages ossia dei viali coperti, al bordo dei quali venivano aperte numerose attività commerciali e i cittadini potevano passeggiare e fare acquisti sena incorrere nelle intemperie. Vennero però superati dai grandi magazzini a luce elettrica, ma riscoperti nel '900.

In Italia il processo di rivoluzione arrivò tardi, ma la prima città ad accogliere queste novità fu Milano, dove Giuseppe Mengoni costruì la Galleria Vittorio Emanuele II, che collegava Piazza Duomo con Piazza della Scala e la storica Via Manzoni. E' in ferro e vetro e fu ben presto imitata da diverse città d'Italia,  come Roma e Napoli. A Napoli nacque la Galleria Umberto I dove venivano collegate due vie con una cupola sopra il loro incrocio, decorata poi con motivi orientali. Si isola invece la Mole torinese, costruita da Alessandro Antonelli nel 1888; era originariamente destinata ad essere una sinagoga, ma poi fu adibita a Museo del Cinema. E' alta 167 metri e ha una base di 40 metri di lato. E' un'opera che racchiude in sé il vecchio e il nuovo.



CITTA'


Le città subirono, a causa del sovrappopolamento e dello spopolamento delle campagne, un programma di riurbanizzazione. Cominciò per prima Parigi con l'urbanista Haussmann, incaricato dallo stesso Napoleone III di allargare la città e di migliorarla: furono costruiti nuovi quartieri e i vecchi furono rimodernati; furono costruiti i boulevards, enormi viali all'aperto che servivano come raccordo tra un punto della città ad un altro.

Successivamente toccò a Vienna, dove Forster creò una linea di passaggio tra il centro e i quartieri periferici, migliorò la città e la abbellì, migliorando i servizi; sorsero i primi parchi cittadini, il primo ospedale e vari edifici a destinazione pubblica, educativa e culturale.

Un'altra grande città che si modernizza è Barcellona, creando un immenso ingrandimento (l'eixample).

Le città italiane mutano il loro aspetto dopo l'unità d'Italia, dove vengono abbattute in parte le vecchie mura di cinta per far spazio a strade e circonvallazioni o alla costruzione di reti ferroviarie, dove successivamente sorgono edifici abitativi. Accadde così a Roma, a Firenze e a Napoli, dove l'epidemia di colera del 1884 costrinse il comune a varare un risanamento della città e vennero costruite le gallerie. Fu fatto anche il rettifilo, che però taglia la città in due.


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