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IL periodo Ellenistico e la civiltà romana (Medioevo)
Carattere del periodo
Con la morte di Alessandro Magno(e Aristotele) si apre il periodo ellenistico o alessandrino,alcuni di questi regni ebbero vita lunga,come quello dei Tolomei in Egitto,altri brevissima; ma dovunque venne promosso un incremento notevole di cultura d'ispirazione greca (perciò dette ellenistica ).
Che ne è della Grecia in questo periodo? Vinta dai Macedoni prima e dai Romani poi, perde la libertà politica,vede crollare l'ideale della polis,nel quale aveva così intensamente creduto.
Gli spiriti più nobili ne sono profondamente colpiti e disorientati: delusi nel loro appassionato amore di patria,si rifugiano in un vago sentimento cosmopolita,dicono che la loro città è il mondo(cosmos) e si sottraggono a ogni impegno attivo e reale nella società in cui vivono.
Alessandria specialmente sopravanza tutte le altre città per l'organizzazione scolastica,per il suo Museo,che comprende un giardino zoologico,un orto botanico e la più grande biblioteca dell'antichità.
Euclide,Archimede,Stradone,il famoso astronomo Claudio Tolomeo, risiederono a Alessandria e la loro presenza bastò per indicare quale grande sviluppo vi ebbero le scienze particolari,come la geometria,la fisica,l'astronomia e la geografia.
Anche nelle arti figurative,specie nella scultura,l'ellenismo dà luogo a una diffusione enormedi copierei modelli classici: molti imitatori,pochi veri artisti.
Per quel che riguarda la filosofia,continuano a vivere le vecchie scuole,l'Accademia e il Liceo,ma perdono di vista gradualmente la dottrina dei relativi maestri.
Il fiorire di scuole filosofiche morale è certamente legato alle infelici vicende politiche della Grecia e allo smarrimento conseguente alle mutate condizioni sociali.
Nella perdita della libertà politica e dei fondamentali diritti,molti si chiedono come si possa ugualmente essere felici o comunque mantenere la serenità e la libertà dello spirito.
Le scuole filosofiche morali: L'epicureismo
Nel 305 a.c. veniva aperta in Atene una scuola da Epicuro di Samo: i suoi discepoli,di ogni estrazione sociale,facevano vita comunitaria.
Per quanto concerne la filosofia della natura (fisica),si ispirò largamente alle tesi sostenute dagli Atomisti (Leucippo e Democrito),per i quali l'universo sarebbe costituito da particelle indivisibili,dette perciò atomi che,muovendosi vorticosamente nel vuoto,danno luogo a incontri dai quali ha origine la realtà.
Fisica atomistica = atomi in continuo movimento che incontrandosi danno origine alla realtà
Questa concezione della realtà è la base dell'etica. Anche l'anima,infatti,sarebbe composta di atomi e soggetta,con la morte,alla disgregazione degli stessi.
Ma come può l'uomo essere felice su questa terra? Vivendo secondo natura,che è quanto dire secondo ragione,godendo con moderazione dei piaceri che la vita stessa ci offre.
Beninteso,l'epicureo non è quello che si abbandona sconsideratamente al godimento di qualsiasi piacere: il vero seguace di Epicuro sceglie con cura quel genere di piaceri che non turbano l'animo,che danno un'imperturbata tranquillità (atarassia = mancanza di turbamento).
L'amicizia è l'unico legame sociale consigliato,mentre quello della famiglia è considerato artificiale e dannoso e l'impiego politico è assolutamente da evitare.
L'epicureo,dunque,
non diversamente dallo stoico, è un uomo educato al dominio delle proprie
passioni; la felicità che egli ricerca assomiglia di più all'assenza di do
Lo stoicismo
Anche gli stoici dedicano la loro riflessione a tre discipline filosofiche: la logica,la fisica e l'etica. Caratteristica della fisica è il ritenere che l'universo sia costituito da due principi,l'uno inerte e passivo,la materia,l'altro,invece attivo,che la muove e la anima ed è chiamato soffio caldo (o pneuma divino),ragione ordinatrice (lògos),destino e provvidenza insieme.
Non si tratta,tuttavia,di un principio che trascende la materia,bensì è presente in essa e non se ne distingue.
Poiché le vicende del mondo sono rette da questa "provvidenza" ,che tutto conduce finalisticamente verso il meglio,lo stoico ritiene che il male sia qualche cosa di molto relativo, o qualche cosa di necessario per dar risalto al bene.
Relatività del male = necessario per dar risalto al bene
Ma tra il bene (= virtù) e il male (= vizio) si pongono anche azioni indifferenti che,qualora siano compiute secondo natura,cioè in modo razionale, diventano azioni "convenienti" o doveri.
La virtù = qualità del bene
Quando le circostanze non permettono di vivere liberamente e di compiere il proprio dovere,è preferibile la morte,è legittimato il suicidio.
Il suicidio = impossibilità di vita
L'organizzazione degli studi nell'età ellenistica
Fino a sette anni il bambino rimane in casa,affidato alle donne,alla madre e alla nutrice,e non è soggetto a vera e propria educazione: apprende la lingua materna,gioca,ascolta narrare le favole.
L'infanzia = fino a sette anni
Poi inizia la frequenza della scuola primaria (il didaskalèion),dove il maestro (didàskalos) insegna a leggere,a scrivere e a far di conto. Il pedagogo,un servo a ciò incaricato,accompagna il bambino a scuola,lo sorveglia,gli fa da ripetitore.
Il didaskalèion = scuola primaria
Quello del maestro è un mestiere umile e disprezzato: in genere si adattano a questa occupazione persone già appartenenti a famiglie agiate che hanno perso i beni di fortuna; non hanno preparazione tecnica specifica,chiunque sappia leggere e scrivere è ritenuto capace di insegnare agli altri.
La figura del maestro = mestiere umile e disprezzato
Si può quindi facilmente immaginare come i metodi pedagogici siano quanto mai inadeguati: per la letteratura,ad esempio,si procede innanzi tutto a imparare a memoria le lettere dell'alfabeto, a diritto e a rovescio,poi si imparano le sillabe,poi le parole intere e infine si compongono frasi.
La didattica = inadeguatezza dei metodi pedagogici
Al termine degli sforzi per imparare a leggere e scrivere,gli alunni si esercitano nella lettura di testi antologici e nella recitazione di brani a memoria. Ma è risaputo che chi non riesce ad apprendere ed è negligente negli esercizi scolastici è sottoposto a crudeli castighi corporali.
Gli studi secondari si compivano presso la scuola del grammatico: consistevano nell'approfondimento delle opere dei poeti e dei prosatori definiti classici.
La scuola di grammatica = approfondimento di testi classici
Gli studi superiori erano quelli di retorica, compiuti sotto la direzione del rètore. La retorica,o arte del dire,ebbe molto favore nell'età ellenistica, poiché si riteneva che l'educazione della parola fosse educazione a ben pensare e a ben vivere (fiducia rimasta alla base di ogni indirizzo umanistico degli studi).
La retorica = educazione a ben pensare e a ben vivere
Tra gli studi superiori vi erano anche quelli di filosofia. Ci voleva una speciale vocazione per intraprendere questi studi ,il che dava un carattere religioso alla professione del filosofo.
La filosofia = carattere religioso alla professione
Ma nelle scuole greco-ellenistiche non potevano essere tralasciate la ginnastica e la musica,né potevano essere dimenticati gli studi scientifici,che avevano così fecondi sviluppi nel Museo di Alessandria.
Altri istituti educativi = Museo di Alessandria
Per tutto il periodo ellenistico si mantenne l'istituto dell'efebìa,sia pure con caratteri diversi secondo i luoghi e i tempi. In Atene era stata scuola militare e di civismo,obbligatoria dai diciotto ai ventenni.
L'efebìa = istruzione alla musica,letteratura e uso delle armi
Mondo greco e mondo romano a confronto
I romani furono alle origini un popolo di pastori e cittadini. Ma c'è qualcosa della genialità dei Romani che li distingue profondamente dai Greci: essi ebbero uno spiccatissimo senso pratico che li portò a essere,oltre che conquistatori,abili colonizzatori dei paesi conquistati; furono ovunque costruttori di opere pubbliche,come ponti strade e acquedotti; tennero unito l'impero più vasto e le popolazioni più disparate con la forza delle leggi, una ben organizzata burocrazia e la diffusione di un'antica lingua.
Genialità pratica = perfetta organizzazione delle leggi
Un'altra caratteristica che distingue i Romani dai Greci è che nella società romana la famiglia ha una grandissima importanza; il capo,il pater familias, è amministratore,guida spirituale,giudice dei propri figli e indispensabile,sacerdote della religione famigliare.
Importanza della famiglia = il pater familias, è amministratore generale
L'educazione nell'età arcaica
Per tutto il periodo regio e gran parte del periodo repubblicano l'educazione ebbe in Roma un carattere eminentemente pratico.
La cultura era comunque limitata all'apprendimento della legge,dello scrivere e del fare i conti; ogni ragazzo doveva inoltre conoscere le leggi delle dodici tavole e apprendere nozioni di agronomia (agricoltura).
La cultura = leggere,scrivere e fare i conti
L'educazione fisica era praticata nel campo di Marte,dove si svolgevano rudi esercizi preliminari: scherma,lancio del giavellotto,lotta,volteggio,equitazione,uso delle armi.
L'educazione fisica = esercizi(scherma,lancio del giavellotto,lotta,volteggio,equitazione,uso delle armi)
Ma ci sfuggirebbe
il senso dell'antica educazione romana,se non considerassimo l'alto va
Va
Nel culto degli antenati sta molta parte della religione dei Romani,dei quali è costantemente celebrata la pìetas, simboleggiata anche dall'eroe nazionale,il pio Enea. Col termine pìetas i Romani indicavano un complesso di consuetudini riverenziali verso i genitori e gli antenati,così come verso gli dei.
La pìetas = consuetudini riverenziali verso i genitori,antenati e dei
Grande importanza per la formazione del giovane aveva anche l'esercito, non soltanto come scuola militare,ma anche come scuola politica.
L'esercito = formazione importante politica e militare
Rapporti con la cultura ellenistica
L'assorbimento della cultura ellenistica non fu però senza contrasti da parte di coloro che reputavano pericoloso abbandonare il costume dei padri,per accogliere consuetudini straniere e una civiltà raffinata che sembrava indice di mollezza.
Ostilità verso l'ellenesimo = Accoglimento di civiltà straniere
Tuttavia i romani non accolsero passivamente l'influsso greco, ma lo adottarono alla loro praticità e al loro moderato buonsenso.
Accettazione attività = potenziamento praticità dei romani
Nel secondo secolo avanti cristo sorsero ovunque scuole di lingua greca, aperte generalmente da schiavi colti, portati dall'Oriente e fatti liberi; e i Romani le frequentavano non per seguire la moda, ma per necessità,in quanto il greco era la lingua parlata in tutti i paesi del mediterraneo.
La lingua greca = acquisizione dei Romani per necessita colloquiali
Il fenomeno inverso si registrò all'inizio dell'epoca imperiale, quando gli stessi orientali cominciarono a studiare il latino: questa lingua si andò sostituendo al greco tra le persone colte, sia per crescente affermazione della lettura latina, sia perché era necessaria per studiare il diritto romano e accedere alle magistrature.
Il prevalere del latino = gli orientali studiano il latino
Struttura della scuola romana
Nella scuola di litterrator (l'equivalente latino del didàkalos) si procedeva con gli stessi metodi passivi: l'imitazione e l'apprendimento a memoria. Per imparare a scrivere correttamente l'alfabeto,i fanciulli avevano delle tavolette di legno ricoperte di cera, recanti le lettere incise, che si potevano seguire con lo stilo, una canna sottile con l'estremità a punta.
Scuola di litterator = imitazione e apprendimento a memoria
La disciplina era dura, talvolta brutale.
La disciplina = rigidità di insegnamento
Per la creazione di una scuola latina di grammatica, si presentò sin dagli inizi un grosso problema, quello della mancanza di autori latini equivalenti a Omero ed Esiodo, da far leggere e interpretare.
Scuola di grammatica = leggere e interpretare
I Romani possono adottare già come classici i poeti latini contemporanei e così nasce la scuola di grammatica latina.
Classici latini = testi poeti contemporanei
La scuola retorica è in teoria e in pratica perfettamente conforme a quella ellenistica; persino i temi proposti agli allievi e la tecnica dello svolgimento sono uguali.
Scuola di retorica = conformità alla scuola ellenistica
Originale in Roma è invece la scuola di diritto, diretta da un apposito magister iuris.
Scuola di diritto = scuola originale(nuova)
Scuole di istituzione imperiale
L'imperatore Traiano,imitando in ciò iniziative consimili di privati, fece delle donazioni, i cui interessi servirono a educare ragazzi e ragazze.
Donazioni = Traiano contribuisce all'educazione dei ragazzi
In epoca imperiale accade spesso che grammatici e rètori vengano assunti in questa scuola o quella scuola in seguito a concorso, ma è il consiglio municipale che lo indice.
Concorsi pubblici = assunzione personale nelle scuole
Per completare il quadro dell'educazione romana, diremo che anche nell'ambiente latino ci fu l'equivalente dell'efebìa, rappresentato dai collegia iuvenum: la loro prima istituzione pare si debba ad Augusto.
Collegia iuvenum = equivalente di efebìa nel latino
I giovani dell'efebìa romana partecipano a gare annuali, promosse dall'imperatore, chiamate ludi iuvenales (= giochi giovanili): in genere sono gare sportive,ma si aggiungono più tardi anche gare letterarie, segno che, come nel mondo ellenistico, i collegia finiscono con l'assumere anche un carattere culturale.
Ludi iuvenales = giochi giovanili
Scrittori latini interessati all'educazione
Marco Tulio Cicerone era un grande oratore e illustre filosofo latino, fu tra i principali artefici della trasposizione della cultura greca nel mondo romano.
Cicerone = filosofo illustre della cultura greca
L'oratore non è soltanto uomo in sommo grado colto ed eloquente, ma è anche la perfezione di ogni virtù morale.
L'oratore = parlatore abile ed efficace
Interessa la pedagogia anche a l'opera De officiis (I doveri), dedicata al figlio Marco: in essa si insegna che le virtù cardinali sono la sapienza, la giustizia, la fortezza e la temperanza,e che non vi è conflitto tra virtù e utilità, perché non c'è utile vero se non in ciò che è onesto.
"De officiis" = conoscenza sapienza, la giustizia, la fortezza e la temperanza
Altro esempio di lettura educativa sono le lettere a Lucio di Seneca. Spagnolo di nascita, Lucio Anneo Seneca dopo aver compiuti gli studi a Roma, aderì allo stoicismo, benché partecipasse attivamente alla vita pubblica, ricevendone onori e ricchezze.
Seneca = stoicismo
Dal 62 al 65, quando si era ritirato a vita privata, scrisse le lettere a Lucilio. Le considerazioni e i consigli che trovano posto in queste lettere sono di carattere stoico, ma di quel moderato stoicismo romano che, per la sua umanità e il sentimento di fratellanza universale, ha molti tratti di somiglianza con il cristianesimo.
"Lettere a Lucilio" = stoicismo romano
Fratellanza universale = somiglianza al cristianesimo
La natura ci ha fatto tutti uguali, formandoci degli stessi elementi e per lo stesso fine, istillandoci l'amore vicendevole e facendoci sentire il bisogno della società.
Marco Fabio Quintiliano,spagnolo di origine,aveva compiuto gli studi a Roma e qui venne a sua volta richiamato dall'imperatore Vespasiano per assumere la cattedra di retorica latina.
La sua opera principale, Istituzioni di oratoria, in 12 libri, è un trattato che considerando il futuro oratore fin dalla nascita, ne prospetta la completa formazione.
È l'opera pedagogica più importante della letteratura latina, che verrà ancora letta e presa a modello nell'Umanesimo.
Quintiliano si preoccupa che il bambino destinato all'autorevole compito di trattare pubblicamente questioni politiche o giuridiche abbia accanto sin dai primi anni della sua vita una persona che gli insegni a parlare con proprietà, perciò consiglia di scegliere con cura la nutrice; e tanto maggiore sollecitudine si dovrà avere in seguito nello scegliere un pedagogo dotto, non presuntuoso e moralmente fidato.
"Il maestro" , scrive Quintiliano,"dev'essere un padre per i suoi alunni: esemplarmente privo di vizi, non deve sopportarli nei ragazzi. Deve essere laborioso,paziente e imparziale nel correggere,moderato nel lodare; deve scegliere con attenzione le letture; seguire l'indole dei ragazzi, ma senza esagerare in questo senso. Dovere degli alunni è amare i propri maestri e collaborare con loro".
Egli è favorevole all'inizio dell'istruzione anteriormente ai sette anni, perché i bambini hanno in genere buone capacità di apprendimento che devono però essere coltivate precocemente,usando tuttavia metodi adatti all'età.
Poniamo nella nostra rapida rassegna anche il nome di Plutarco. Benché greco di origine e benché abbia scritto in greco, egli viene qui considerato nell'ambito della pedagogia e della cultura romana, per aver insegnato filosofia a Roma sotto Domiziano e aver conseguito larga fama nel mondo ellenistico in un periodo in cui Roma imperava ovunque.
Celebri sono le sue Vite parallele, altro testo molto letto e studiato nel periodo umanistico, in cui ventitré personaggi greci e altrettanti romani sono messi a confronto a coppie.
Infine, in un altro scritto, Sull'educazione dei fanciulli (non sicuramente di Plutarco) , si trovano vari consigli affini a quelli dati da Quintiliano, specialmente per quanto concerne la scelta di pedagoghi e maestri e la necessità di educare con umanità, senza ricorrere a castighi corporali.
Il Cristianesimo
Il cristianesimo e la società ellenistico-romana
L'apparire del Cristianesimo nel mondo ellenistico-romano recò con sé germi profondamente innovativi di quella società e dovette sicuramente gettare lo scandalo tra i così detti benpensanti dell'epoca.
Ma gli animi più sensibili non potevano non essere affascinati dalla grandezza della dottrina morale del Cristianesimo e non rimanere impressionati dalla testimonianza dei martiri.
Il motivo fondamentale di questo atteggiamento sta nel fatto che il cristiano, pur rispettando l'autorità dello Stato, non poteva prestare all'imperatore quel culto idolatra che era prescritto; pertanto i cristiani apparivano dei sovvertitori della sicurezza dello Stato, ed era facile accusarli proprio per questi motivi dei più mostruosi delitti.
L'altro fatto nuovo di grandissima importanza sociale è il costituirsi della Chiesa: accanto all'organizzazione politica dello Stato si pone la Chiesa, società dei battezzati, corpo mistico in cui si compenetrano Cristo e i suoi fedeli, avente su questa terra un organismo visibile, una sua gerarchia.
Nuova concezione della famiglia e dell'educazione
Con il Cristianesimo si viene instaurando anche una nuova concezione della famiglia: il matrimonio non è più soltanto un contratto di natura civile, ma un sacramento, che comporta da parte di Dio una grazia speciale di stato.
Da tutto questo deriva un nuovo concetto di educazione, che si allarga a comprendere e perseguire nuove finalità.
Per il Cristianesimo a il cittadino non basta che egli impari a osservare le leggi civili che si impongono dall'esterno,bisogna che egli apprenda a operare secondo una legge interiore, che si fa sentire come voce della coscienza.
Nel messaggio di Cristo, il bambino assume un'importanza centralissima. La società antica era malata di adultismo: essa non vedeva nel fanciullo se non l'uomo di domani, non attribuiva alcuna importanza all'infanzia e alla fanciullezza per se stesse considerate.
L'educazione cristiana è soprattutto educazione morale e religiosa: la sua superiorità risiede nel carattere interiore del messaggio di Cristo, che vuole un rinnovamento dell'uomo dal dietro, vuole la purezza del cuore, non l'osservanza di riti purificatori esterni; vuole la preghiera umile e piena di fede, non l'ostentazione farisaica.
Ecco allora che,accanto alle virtù cardinali,riconosciute e celebrate anche dai filosofi dell'antichità, il Cristianesimo pone la virtù teologali, fede, speranza e carità, che si realizzano per l'intervento della grazia di Dio, ma non senza la collaborazione umana, trasferendo l'uomo in un ordine di realtà soprannaturali.
Il "metodo" di Gesù
I vangeli non sono certamente un trattato di pedagogia nel senso stretto del termine, ma se studiamo attentamente gli atteggiamenti di Gesù-Maestro, possiamo rinvenire in lui il modello intramontabile dell'educatore.
Celebri, per esempio,sono sono le parole del regno,quelle che cominciano con l'espressione "il regno di Dio è simile.", in cui il regno di Dio è paragonato, di volta in volta, a un uomo che seminò un buon seme nel suo campo e poi vide spuntare la zizzania; a un chicco di senapa che diventerà un grande albero; al lievito che fermenta la pasta; al tesoro nascosto in un campo; alla rete gettata nel mare; agli operai della vigna; ai convitati che rifiutano l'invito.
I discepoli,tuttavia alcune volte non capiscono,ma Gesù non si adira con loro e non cessa di insegnare: verrà tempo in cui la parabola ricevuta maturerà nella loro coscienza e nella loro mente, non bisogna avere fretta.
Anche nella sua opera di convincimento a una vita morale talvolta eroica, egli non forza le coscienze, propone e invita, rispettando l'inalienabile libertà della persona, sollecitandola a collaborare.
L'insegnamento della chiesa
Le prime scuole cristiane furono le scuole catecumeni, istituite per dare una preparazione a coloro che volevano accostare al battesimo.
Accanto alle scuole di catechismo per i catecumeni, vi sono scuole catechistiche superiori per gli insegnanti. Esistono anche scuole superiori di teologia, i cui maestri indossavano la veste caratteristica dei filosofi.
Un altro grande mezzo di istruzione religiosa è la liturgia. La prima parte della Messa, detta in precedenza anche "Messa dei Catecumeni" perché vi potevano assistere pure i non battezzati, era tutta (ed è tuttora) un'istruzione incentrata sulle letture dei testi sacri.
Dopo quanto abbiamo detto, si potrebbe pensare che la Chiesa primitiva si disinteressi dell'istruzione che non sia puramente religiosa. Ciò non è esatto: i cristiani affidano innanzi tutto alla famiglia e alla chiesa il compito dell'educazione morale e religiosa dei ragazzi, ma si rivolgono alla scuola tradizionale per la loro educazione intellettuale.
Deve svanire il dubbio che la Chiesa primitiva fosse incolta: il Cristianesimo è invece una religione colta, nella quale è importantissima la lettura dei testi sacri; pertanto i cristiani devono almeno saper leggere e scrivere e quindi devono frequentare la scuola pagana, sia pure con vigilanza.
Il Cristianesimo e la filosofia
L'incontro tra la filosofia e il Cristianesimo si verificò non appena il messaggio di Gesù, uscito dai limiti angusti della Palestina, grazie agli Apostoli, penetrò nell'ambiente ellenistico-romano nutrito dal pensiero classico.
Tale incontro non fu senza contrasti, fraintendimenti della fede cristiana da parte dei filosofi e pericolo di eresie da parte cristiana.
Tuttavia la religione ebraico-cristiana storicamente diede importantissimi contributi alla soluzione di due fondamentali problemi di fronte ai quali il pensiero classico si era dovuto arrendere: il problema dei rapporti tra Dio e il mondo e il problema del male.
Del resto non bisogna dimenticare che l'ultimo tentativo filosofico di rispondere alle domande intorno all'origine dell'universo e alla destinazione dell'uomo fu compiuto sul terreno religioso, facendo riferimento a quegli autori classici che avevano un'ispirazione religiosa più rilevante, Pitagora e Platone.
A motivi platonici e stoici si ispirò inoltre l'ebreo Filone Alessandrino che congiunse la cultura greca alla tradizione biblica.
Significato del neoplatonismo
Platone aveva parlato di un Demiurgo (= artefice) che foggia la materia prendendo a modello le idee eterne; Aristotele aveva parlato a Dio come Motore immobile dell'universo e come Fine ultimo, ma la materia era per Aristotele un principio originario, qualche cosa di eterno quanto Dio, e che pertanto non aveva origine da lui.
La soluzione neoplatonica dei rapporti che intercorrono tra Dio, l'Essere perfettissimo, eterno ed immutabile e la realtà diviene, imperfetta e peribile è rappresentata dalla teoria dell' emanazione. La realtà procede per gradi discendenti da Dio, che è chiamato l'Uno per distinguerlo dalla pluralità e molteplicità del reale.
Dall'Uno, che si identifica col bene assoluto, discende l'intelletto che contiene tutte le idee,modello di tutte le cose; dall'intelletto viene l'Anima del mondo, cioè il principio che, come il Demiurgo platonico, immette le idee nella materia, è l'ultimo grado dell'emanazione ed è già tenebra.
L'uomo appartiene per la sua anima intelligente All'anima del mondo e per il suo corpo alla materia.
Le vie attraverso le quali l'anima si eleva a Dio sono Quattro: la disciplina morale delle proprie passioni; la contemplazione della bellezza, che conduce dal sensibile all'intelliggibile presente nella materia; la filosofia, come sforzo dell'intelligenza di liberarsi dalle apparenze sensibili; l'estasi, cioè uno stato superiore in cui l'anima si immedesima in Dio stesso.
Nonostante l'elevatezza della concezione morale del neoplatonismo, per cui a esso aderirono parecchie persone colte dal mondo greco-romano, riesce difficile pensare che tale filosofia potesse veramente soddisfare le aspirazioni dell'uomo, al quale non è promessa un'immortalità personale, perché la sua anima sopravvive soltanto in quanto parziale espressione dell'Anima del mondo.
Questo processo di derivazione della realtà da Dio, secondo Plotino sarebbe eterno e necessario, quindi Dio sarebbe soggetto alla necessità (il che è contradditorio).
Con tutto ciò,
l'influenza del neoplatonismo sul Cristianesimo colto è innegabile: si pensi a
l'ascetismo medievale che negherà ogni va
Positività della religione cristiana
La concezione di Dio propria del Cristianesimo è tuttavia ben diversa da quella neoplatonica: il Verbo e lo Spirito Santo non sono gradi di emanazione da Dio Padre, sono ugualmente Dio.
Tutto nell'universo è bene, in quanto rispetto al nulla anche l'entità più trascurabile è sempre qualche cosa di positivo; ma è bene con tutti i limiti che sono propri di ciò che non è l'Essere, ma ha l'essere partecipato, finito, imperfetto, diveniente e che quindi ha un inizio e un termine.
La patristica
Perché nasce una filosofia cristiana
La patristica si svolge, grosso modo dall'inizio dell'era cristiana a tutto il V secolo e anche oltre.
Taluni, come già nel primo secolo Filone di Alessandria, filosofo di ispirazione platonica e stoica insieme, e più tardi i Padri della Chiesa Orientale, Clemente di Alessandria e Origene sostenevano la continuità fra il pensiero ellenistico e la Rivelazione cristiana, quasi che questa fosse il completamento di quello; in una prospettiva leggermente diversa, si poteva vedere nel Cristianesimo il compimento di quella Rivelazione che, cominciata con Mosè, avrebbe avuto in Platone medesimo e in altri i suoi profeti e in Gesù la sua vivente incarnazione.
Distinzioni interne alla patristica
Un posto a sé nella Patristica occupano gli apostoli (da apologia = difesa). Sono dei laici, operano dal II al IV secolo e svolgono particolarmente il compito di difendere la religione cristiana dagli attacchi dei pagani.
Gli apologisti sono in genere nativi dell'Oriente e della Grecia, e ciò sottolinea il prevalente interesse filosofico del mondo greco-orientale rispetto a quello più strettamente romano.
Nel II secolo,per esempio,si diffuse lo gnosticismo (dal greco gnosis = conoscenza): esso consisteva in un misto di dottrine cristiane, di elementi neoplatonici e di fantasiosi miti orientali.
I padri della chiesa occidentale o latina sono invece assai sospettosi nei confronti della cultura classica, a motivo della sua ispirazione pagana.
Contro la filosofia scrive Tertulliano, originario di Cartagine, convertitosi a Roma intorno al 195. Egli è convinto che essa non possa arrecare altro che danno alla fede: bisogna credere e accettare la verità di fede quanto meno sono comprensibili.
Sant'Agostino: la vita
Per nove anni aderì al manicheismo, una setta eretica di derivazione cristiana, che dava una spiegazione materialistica del mondo: due principi si contenderebbero in eterno il dominio dell'universo, il Male e il Bene, opposti e incapaci di elidersi l'un l'altro.
Frattanto Agostino era diventato maestro e insegnava grammatica a Tagaste e poi retorica a Cartagine. In questo periodo cominciò il suo distacco dal Manicheismo, che fu definitivo quando Agostino si trasferì a Roma. Nel periodo romano egli fu molto vicino allo scetticismo completo, ma il destino lo spingeva oltre : egli accettò l'invito a trasferirsi come maestro di retorica a Milano, e qui avvenne un fatto decisivo per la sua vita: l'incontro di Sant'Ambrogio.
La verità si faceva strada in lui: si stava attuando la sua conversione intellettuale, se non ancora la sua conversione morale.
Il problema della verità
Tra i dialoghi composti nel ritiro di Cassiciaco, prima di ricevere il battesimo, abbiamo il Contra Academicos (contro i filosofi scettici della tarda Accademia). Gli scettici asserivano che all'uomo è impossibile pervenire ad alcuna verità, quindi l'atteggiamento più consono al sapiente è quello di dubitare di tutto.
La verità, tuttavia , non è un prodotto della coscienza: occorre una sorta di illuminazione da parte di Dio (verità assoluta) perché la coscienza possa riconoscere la verità.
Sant'Ambrogio ha pure affrontato in opere diverse il problema dei rapporti tra ragione e fede.
Libertà e grazia
Un altro tema che Agostino tratta è quello del rapporto tra la grazia divina e la libertà umana. Nel De libero arbitrio si oppone all'eresia dei pelagiani (dottrina di pelagio che sosteneva la possibilità di salvarsi con le sole opere senza la necessità della grazia)
I quali affermavano che la natura è rimasta integra dopo il peccato originale, e l'uomo può salvarsi con le sole sue forze, senza la grazia di Dio. Agostino, che è ben consapevole della debolezza umana, sostiene, invece, che l'uomo non può nulla da sé, se la grazia non lo soccorre.
Agostino, dunque,distingue il "libero arbitrio" come capacità di scegliere il bene o il male, dalla "libertà" che è l'autodeterminarsi verso il bene.
Il pensiero filosofico delle "Confessioni"
Nel libro VII è particolarmente trattato il problema del male che si pone in questi termini: come è possibile che nel mondo creato da Dio esista il male ? Appaiono infatti inaccettabili sia l'ipotesi del male come un principio che in qualche modo si oppone e limita l'azione divina, sia l'ipotesi che il male derivi da Dio.
La soluzione del problema, secondo Agostino, sta nel considerare il male non come un'entità negativa opposta al bene, ma come privazione, mancanza di bene.
Un altro problema affrontato nelle Confessioni è quello del tempo. Si discuteva nella patristica la questione se Dio crea "nel tempo": se così fosse, Dio stesso sarebbe soggetto al tempo e al divenire (sarebbe come ammettere un "prima" e un "poi" della creazione e quindi un mutamento).
Agostino risponde a questo quesito dicendo che il tempo comincia a esistere solo come misura del divenire del mondo e non riguarda l'essenza immutabile di Dio.
Sant'Agostino ci fa riflettere che il tempo è una misura della nostra coscienza: la percezione del tempo (come è assodato dalla moderna psicologia) è data dal succedersi dei fatti psichici dentro di noi (distensio animae, lo chiama Agostino).
Il problema della trinità
L'unità di Dio nelle tre Persone può, secondo Agostino, essere umanamente compresa: ripiegandoci su noi stessi, abbiamo coscienza di essere,di conoscere e di volere; così in Dio vi sono tre aspetti dell'essere (il Padre, il Creatore), del conoscere (il Figlio, il Verbo), del volere o dell'amore (lo Spirito Santo) fatti persona.
"La Città di Dio"
Nella storia si intrecciano perennemente le vicende della Città di Dio e della Città del demonio; alla prima appartengono le persone buone quelle che vivono secondo lo spirito, nella fede in Dio e nella fratellanza; all'altra appartengono coloro che vivono secondo la carne, nella sopraffazione e nella violenza.
Il pensiero pedagogico
Innanzi tutto vi troviamo un severo giudizio sulla scuola romana, che conferma certe osservazioni di Quintiliano: essa si preoccupava di istruire, non di formare i giovani; l'obbiettivo era quello di far conseguire l'abilità oratoria e non importava il contenuto, per lo più immorale, delle letture che si facevano per conseguire tale risultato.
Per quanto riguarda le annotazioni di psicologia infantile, è
interessante il passo in cui Agostino osserva che il gioco del bambino è
importante come gli affari per gli adulti: è quindi una stoltezza non rilevarne
il grande va
Le riflessioni sull'infanzia sono in genere piuttosto pessimistiche, in quanto Agostino ha vivissimo il senso della grande devastazione che il peccato originale ha prodotto nella natura umana e mostra di non credere neppure in un'innocenza primitiva del fanciullo.
Agostino ci ha lasciato altre due opere espressamente di contenuto pedagogico, il De Magistro, uno scritto del primo periodo dopo la conversione, e il De catechizandis rudibus (come catechizzare i principianti). Nel De Magistro sostiene che il vero maestro è quello interiore, quella luce di verità che, secondo la dottrina agostiniana della conoscenza, viene da Dio e illumina la nostra mente.
Ma allora, qual è l'opera del maestro umano? Essa è limitata a favorire, mediante segni, cioè parole o gesti, il riconoscimento di quella verità che già possediamo in noi.
Educazione e cultura nel medioevo
Chiesa e cultura nell'alto medioevo
Quando l'autorità civile venne completamente a mancare, travolta dall'impero degli invasori, fu la Chiesa a sostituirla, a porre un argine agli stessi barbari, a trattare con loro, a inserirli, infine, nel mondo romano e cristiano, perché ne fossero a loro volta conquistati.
La chiesa mantenne in vita il latino classico e l'istruzione anche nei secoli più oscuri, aprendo di volta in volta le sue scuole anche ai laici.
Il monachesimo
Nell'opera di conservazione della cultura classica e di civilizzazione degli stessi barbari ebbero grande merito le istituzioni monastiche, specialmente i Benedettini.
Già nel monachesimo orientale però (Egitto, Palestina, Asia Minore) qualcosa dà forma unitaria alla vita ascetica dei monaci: la regola di San Pacomio. La regola sollecita i monaci ad accogliere presso di sé e a educare i giovani, che potranno diventare monaci a loro volta.
Ciò che dice in proposito la regola di San Pacomio viene confermato dalla regola di San Basilio, la quale sostituisce allo studio del repertorio mitologico classico quello dei personaggi e dei fatti della storia sacra e uno studio della Bibbia così approfondito da ritenere a memoria la maggior parte.
Così San Girolamo nelle due lettere A Leta e A Guadenzio, prescrive per l'educazione di una futura monaca una serie di esercizi di lettura e scrittura su nomi e termini cristiani,identici a quelli che si facevano su temi classici nella scuola ellenistica.
Benedetto da Norcia di famiglia patrizia, istruito nelle lettere a Roma, abbandono ben presto quella corrotta società per dedicarsi a vita di grande penitenza, solo, in una grotta presso Subiaco.
Ma la sua più famosa istituzione fu il monastero di Montecassino, fondato nel 529 secondo la regola che aveva redatto qualche anno prima. Essa è il mirabile documento della genialità e dell'equilibrio squisitamente latino di questo grande santo. Il tratto più originale della regola è l'obbligo del lavoro manuale, che viene perciò nobilitato e reso mezzo di santificazione.
I monaci benedettini vivono una vita comunitaria, pregando insieme, insieme lavorando in una società organizzata, in cui ciascuno contribuisce a provvedere il cibo, gli strumenti e le vesti che abbisognano al convento.
Cultura e scuole claustrali
I benedettini, sin dall'inizio dell'Ordine, hanno l'obbligo di saper leggere e scrivere; per i ragazzi che si apprestano a divenire monaci (gli oblati, ossia "offerti" dalla famiglia al convento) vengono create scuole, alle quali spesso accederanno anche alcuni alunni esterni. Il monastero di Montecassino, per esempio, accoglie i figli dei patrizi romani.
Per le necessità culturali dei monaci e per le oro scuole occorrono libri; ed ecco che alcuni tra loro si occupano particolarmente della trascrizione, decorazioni e conservazione dei codici e al commento delle opere sacre e profane. Nei conventi sorgono le biblioteche che conservano i preziosi testi dell'antichità.
Ben presto si sente il bisogno di manuali, di raccolte antologiche, di scritti enciclopedici.
Boezio perseguiva un disegno organico del sapere, che aveva il suo culmine nella filosofia e nella teologia.
Cassiodoro, che sopravvisse alla fine del regno gotico, fondò in Lucania il monastero di Vivario.
Altro repertorio enciclopedico sono le Etimologie di Isidoro, vescovo di Siviglia, che nonostante il titolo, che potrebbe indurre in inganno, trattano ogni possibile argomento, con citazioni e riferimenti, in ben venti libri.
Le scuole parrocchiali
In esse ci si preoccupava di istruire nella fede i bambini battezzati; inoltre si istruivano anche i "lettori" e i cantori per le funzioni religiose.
E durante il IV secolo, in ben due concili, venne ribadito che i parroci dovevano istruire i ragazzi.
La rinascita Carolingia
Il limite obiettivo dell'espansione culturale dell'epoca dei Franchi è costituito dal fatto che, mentre il Sacro Romano Impero riuscì a respingere gli Arabi (la cui civiltà era fiorentissima), non sì apri ai rapporti commerciali sul mare; perciò la sua economia rimase prevalentemente agricola (su questo si fonda il Feudalesimo) e la sua compagine rimase chiusa a certi interessi culturali.
La più celebre fu la scuola Palatina (da palatium, residenza di corte) creata per l'istruzione dei principi, dei notabili e funzionari richiesti per amministrare l'impero.
La scuola comunque,esisteva già dal 782, diciotto anni prima che
Ad Alcuino venne attribuita la distinzione delle arti del trivio e del quadrivio (grammatica, retorica, dialettica; aritmetica, geometria, astronomia, musica), anche se essa era già chiaramente presente nel pensiero di Boezio.
Ma
Divenuto imperatore,
Le scuole vescovili
Perché le scuole vengano restaurate, occorre quella trasformazione economico-sociale che porta l'ascesa politica dei mercanti o della borghesia e il costituirsi dei liberi comuni; la città riprende la sua importanza di fronte alla campagna e la cultura segue questo sviluppo.
Ma non bisogna dimenticare che il sorgere dei comuni venne largamente favorito dai vescovi e che la borghesia colta, che ne prese la direzione, si era formata presso le scuole vescovili aperte ai laici.
La cavalleria
Tra le istituzioni educative del Medioevo possiamo porre a buon diritto la Cavalleria, speciale milizia combattente per un ideale più che per la conquista. La Cavalleria è un'istituzione medievale legata al fenomeno del feudalesimo e particolarmente fiorente tra il IX e il XII secolo.
Una cerimonia religiosa consacrava il novello cavaliere, impegnandolo con un giuramento di fedeltà al signore dal quale riceveva l'investitura.
Nel periodo il ragazzo era paggio ed era particolarmente al servizio della castellana; in un secondo momento diventava scudiero e seguiva dovunque il feudatario.
Gli studi medievali e la scolastica
Il periodo della Scolastica
Le origini della scolastica vengono poste nell'opera di Giovanni Scoto
Eriugena, che diresse la scuola Palatina al tempo del successore di
Nel periodo che va dal IX all'XI secolo si può dire che la Scolastica sia in uno stadio di formazione, mentre ha la sua splendida fioritura nei secoli XII e XIII, in coincidenza con lo sviluppo della civiltà comunale in Italia e di organismi politici più vasti altrove, nonché con il sorgere e l'affermarsi di grandi scuole, o Studi, e delle Università.
Nel XIV, nonostante la presenza di alcuni autorevolissimi rappresentanti, la Scolastica inizia la sua decadenza, che si continuerà nei secoli successivi, mentre le si affianca il pensiero moderno .
Tenendo presente la generale ispirazione cristiana delle scuole del medioevo, si comprende il carattere universalistico di quella cultura, comune a tutta l'Europa, tanto che i titoli accademici rilasciati da una scuola valgono per tutte le altre , mentre maestri e studenti possono liberamente passare da un'università all'altra.
Dagli studi alle Università
Come già dicemmo, contemporaneamente al costituirsi della civiltà comunale ebbero notevole sviluppo sia le scuole vescovili, sia altre di istituzione laica e privata e alcune di queste scuole o Studi divennero Università (latinamente, Universitas studiorum).
Le scuole vescovili o cattedrali, come vengono chiamate in Francia, vi tengono un posto eminente, ricche come sono di mezzi e di biblioteche: un grande ruolo nella Scolastica ha, per esempio, la scuola Cattedrale di Charters, dove vengono analizzati direttamente e commentati i classici greci latini, con preferenze neoplatoniche.
Ma tali scuole non sono le uniche: ve ne sono ancora alcune legate alle grandi abbazie dei monaci, come quella di San Vittore, sempre in Francia, che ha uno spiccato interesse per la scienza e la filosofia greca.
Vi sono poi scuole "private", legate a un particolare maestro, come la scuola di dialettica di Gulielmo di Champeaux, o quella del suo discepolo Abelardo, una delle personalità più spiccate in campo filosofico.
Ma la loro storia è diversa, a secondo dei luoghi e delle circostanze: l'Università di Bologna, per esempio,derivò dalla trasformazione nei secoli di un'antica scuola di diritto di istituzione romana, poi trasformata in Stadium e infine in Universitas (quindi è di origine laica).
L'università di Parigi, invece, sorse verso il 1200 per iniziativa di un gruppo di maestri e allievi appartenenti alla scuola cattedrale di Notre-Dame, che si associarono in opposizione ai Canonici che non ammettevano maestri privati;
Parigi = associazione in opposizione ai Canonici che non ammettevano maestri privati
L'università di Napoli, fondata nel 1224, fu istituita per decreto di Federico II, ma la sua prima popolazione scolastica fu costituita prevalentemente da studenti e maestri affluiti dall'antichissima Università di Salerno, scuola di medicina fin dal sec. VI. Dissidi interni provocano migrazione da università preesistenti e danno luogo alla fondazione di nuove università.
Napoli = costituita prevalentemente da studenti e maestri affluiti dall'antichissima Università di Salerno
Questo è il caso di Padova, che ospita studenti provenienti nel 1222 da Bologna; e dell'Università di Oxford, che nasce dalla migrazione di studenti e maestri di "nazione" inglese dall'Università di Parigi.
Padova = migrazione di studenti e maestri di "nazione" inglese
Nei grandi centri gli studenti si distinguevano per "nazioni", cioè secondo il Paese di provenienza, e così pure i loro maestri; ciascuna nazione aveva i suoi rappresentanti in un consiglio generale , al quale spettava la nomina del rettore.
L'organizzazione Universitaria = distinzione per nazione
Il rettore = rappresentante di un consiglio generale
Questi era la suprema autorità dell'istituto e poteva avere anche grande influenza in campo cittadino; tuttavia, i suoi poteri erano limitati da quelli del cancelliere,supervisore agli studi, che poteva concedere o meno la "licenza" di insegnamento.
La condizione degli studenti era particolarmente privilegiata, specialmente se erano frati o preti o chierici tonsurati: erano esenti da ogni controllo dell'autorità locale.
Le Università maggiori comprendevano varie facoltà, cioè gruppi di materie d'insegnamento diverse.
La corporazione dei maestri di una data facoltà aveva il potere di conferire i titoli accademici che consistevano in due grandi: baccelliere e maestro o dottore.
Gli studi filosofici
A Parigi la filosofia era coltivata sia nella facoltà delle arti sia in quella di teologia.
A Oxford prevalse, negli studi filosofici, l'interesse scientifico.
I maestri potevano essere "regolari" (cioè appartenenti a un ordine religioso, seguaci di una "regola"), oppure "secolari" (preti o laici).
I domenicani perciò, subito dopo la fondazione del loro ordine, istituirono degli Studi in ogni loro provincia e, in più, degli Studi Generali, frequentati da membri dell'intero ordine.
L'esempio dei Domenicani fu seguito dai Francescani, sebbene il loro fondatore non avesse loro assegnato uno specifico compito di insegnamento dottrinale.
I problemi della scolastica
Per quanto riguarda il problema dei rapporti tra ragione e fede ,emergono fin dall'inizio due posizioni contrastanti, quella dei sostenitori dei diritti della ragione e quella dei mistici.
Berengario di Tours è il capostipite dei dialettici, cioè dei sostenitori di un indirizzo razionalistico, e porta questi argomenti; 1)solo affidandosi alla ragione si possono fronteggiare i nemici della vera fede; 2) l'uomo è fatto a immagine di Dio proprio per la sua razionalità, il non servirsene costituirebbe offesa a Dio.
Il ravennate San Pier Damiani denuncia, invece, i pericoli della dialettica.
Una posizione intermedia tiene Sant'Anselmo D'Aosta che fu arcivescovo di Canterbury. Egli comprende che l'opera della ragione è necessaria per far giungere gli infedeli alla verità, ma è convinto, d'altra parte, che l'intelligenza umana è inadeguata a comprendere i misteri della divinità,per cui aderisce preferibilmente all'espressione agostiniana del credo ut intelligam (credo per capire),che significa la priorità della luce della fede rispetto alla ragione.
La disputa tra i dialettici e gli antidialettici, o mistici, si rinnova nel secolo successivo e ha come protagonisti Pietro Abelardo e San Bernardo di Chiaravalle.
Abelardo, già celebre maestro di logica, decise di dedicarsi anche alla teologia e frequentò, pur senza apprezzarle, le lezioni di Sant'Anselmo.
San Bernardo, suo antagonista, non si limita a combattere la dialettica in materia di fede; da vero mistico, fa la proposta positiva di sostituire al primato dell'intelligenza quello dell'amore, che è l'unico modo per porsi in contatto con Dio.
Un equilibrata composizione delle esigenze rappresentate dalle due correnti si trova in San Tommaso, per il quale filosofia e teologia hanno domini diversi: la filosofia si occupa della verità di ragione, la teologia riguarda la verità soprarazionali (che oltrepassano i poteri della ragione umana,ma non sono per questo irrazionali).
Un altro problema
ricorrente nella filosofia medioevale è quello degli universali, cioè del va
Le risposte date dagli studiosi medioevali si possono così enucleare:
Il metodo didattico
Un particolare interesse ha per noi la conoscenza del metodo in uso nelle scuole medioevali. Già nelle scuole monastiche e vescovili si praticava la lectio, cioè la lettura commentata di passi di vari autori, che poi venne seguita anche nelle Università.
Un altro metodo era quello della disputatio, cioè della discussione tra studenti e maestri o dei maestri tra loro di qualche argomento posto in forma problematica.
Le opere della Scolastica rispecchiano nella stesura i metodi seguiti oralmente: infatti esse sono perlopiù commenti o questioni.
Le questioni (questiones) riproducono il metodo della disputatio. Delle questioni pubblicamente trattate si ridigevano delle dispense, di cui si facevano varie copie a mano.
Varie Questioni tra loro logicamente collegate costituiscono le Summae, specie di enciclopedie del sapere teologico, o giuridico o filosofico. Il rigore logico che era richiesto era una garanzia di scientificità.
Le cause della fioritura della Scolastica
L'occidente non aveva mai perso del tutto i contatti col mondo greco: non bisogna dimenticare che i Bizantini rimasero in Italia fino all'XI secolo.
Ma alla fine del XII secolo si ebbe un'autentica riscoperta di Aristotele, dovuta ai contatti con gli Arabi, resi più frequenti delle stesse Crociate e dei rapporti commerciali e culturali incrementati dalle medesime.
Nel XII secolo Gerardo da Cremona contribuisce a una più vasta conoscenza di Aristotele traducendo dall'arabo, a Toledo, un'importante opera di Logica, gli Analitici secondi e la fisica.
Poiché il pensiero arabo attinge insieme all'Aristotelismo e al neoplatonismo, ne nascono alcune affermazioni caratteristiche.
Per esempio, il persiano Avicenna afferma la necessità e l'eternità del mondo, in quanto prodotto da Dio, causa necessaria ed esterna.
Averroè, nato a Cordova nel 1126 e morto nel 1198, ebbe l'incarico dal Califfo del Marocco di compiere un grande commento delle opere di Aristotele.
È chiaro che tali tesi erano in contrasto con la religione islamica, così come con la religione cristiana.
Fu così che, con decreti del 1210 e del 1215, alla facoltà delle arti di Parigi venne proibita la lettura delle opere di fisica e di metafisica di Aristotele.
Il pensiero Domenicano
Il contributo dei Domenicani alla cultura del medioevo fu di portata eccezionale. Alberto dei duchi di Bollstadt è passato giustamente alla storia con il titolo di Magno: il suo apporto culturale, infatti, è vastissimo, sia per diversi campi nei quali si cimenta, sia per avere affrontato tutto il complesso delle opere aristoteliche e averne informato il suo tempo mediante commenti e parafrasi.
In seguito si recò a Colonia, a fondarvi lo studio Generale dei Domenicani: in questo periodo compose i suoi commenti di Aristotele e le opere scientifiche (sui vegetali,sugli animali,sui minerali).
La filosofia per Alberto come già per Averroè, si identifica col pensiero di Aristotele, la massima espressione della mente umana riguardo ai problemi che interessano il mondo della natura. La teologia è materia di fede; in questo campo ci si può avvalere dell'autorità di Sant'Agostino.
San Tommaso d'Aquino: la vita e le opere
Tommaso dei conti d'Aquino nacque nel 1225 a Roccasecca e ricevette la prima istruzione a Montecassino. Poi frequentò l'Università di Napoli e in quello stesso periodo volle farsi Domenicano.
Le sue opere principali, la Summa contra Gentilies e la Summa Teologica, sono grandiose enciclopedie del pensiero filosofico e teologico medioevale, in cui è mirabilmente fusa la sapienza cristiana con la scienza degli antichi.
La metafisica di San Tommaso
La realtà per San Tommaso è costituita da una pluralità di esseri individuali, o sostanze, dotati di una propria esistenza e di proprie caratteristiche particolari.
Tutti gli enti creati sono composti di essenza e di essere : l'essenza è universale, comune a tutti gli enti di una stessa specie; l'essere è individuale.
Tommaso utilizza anche i concetti aristotelici di materia e forma: ogni entità corporea è dotata di materia e forma; ma questa distinzione non interessa le sostanze spirituali che sono forme per sé sussistenti.
I concetti di essenza ed essere forniscono a San Tommaso l'opportunità di sottolineare la trascendenza di Dio rispetto a tutte le creature: tutti gli enti, sostanze corporee o spirituali, hanno l'essere ma non sono l'essere: essi esistono perché hanno l'essere partecipato da Dio che è l'Essere per essenza. Egli, quindi, non può non essere,è l'Essere necessario.
Non si deve credere che San Tommaso dia per scontata l'esistenza di Dio anzi egli afferma, proprio nel primo articolo della summa Teologica, che l'esistenza di Dio deve essere dimostrata non è di immediata evidenza, anche se gli uomini giungono in genere spontaneamente a pensare a un essere superiore.
Di parere diverso è il suo contemporaneo San Bonaventura: per lui l'esistenza di Dio non ha bisogno di dimostrazione: basta che l'uomo liberi lo sguardo dell'impurità perché la debba riconoscere.
Il procedimento seguito da Tommaso per giungere alla dimostrazione dell'esistenza di Dio parte dalla considerazione di certi aspetti della realtà che sono di nostra esperienza, ma che non si giustificano rimanendo sul piano dell'esperienza medesima: applicando, quindi, il principio di causa, giunge a Dio come spiegazione ultima.
La prima via inizia con la constatazione preliminare che "alcune cose si muovono, o divengono, in questo modo". Si badi che Tommaso non dice che "tutto" diviene, ma basta che"qualche cosa" divenga perché,come vedremo quel divenire debba essere spiegato trascendendo l'esperienza. Tutto ciò che lo fa divenire è già, almeno per quell'aspetto in atto. "Muovere", cioè far divenire, non è altro che provocare un passaggio della potenza all'atto.
La seconda e terza dimostrazione sono, assieme alla prima, le più convincenti. La seconda considera la presenza nel mondo sensibile di una serie di cause efficienti, che si legano l'una all'altra e che non si giustificano se non risalendo a una Causa efficiente prima.
La terza via considera le cose esistenti nel mondo sotto il profilo della loro contingenza (contingente è ciò che nasce e muore, ciò che può essere e non essere).
La quarta e la quinta via servono di rinforzo alle precedenti: la quarta considera i gradi di perfezione presenti nelle cose, per raggiungere Dio come Essere perfettissimo; la quinta parte dell'osservazione di un ordine di finalità esistenti in natura, per risalire a Dio come fine ultimo.
La concezione dell'uomo i San Tommaso
San Tommaso, come Aristotele, sottolinea la stretta unione che esiste nell'uomo tra anima e corpo, che sono rispettivamente la forma e la materia costituenti un'unica sostanza.
Nella conoscenza è indispensabile l'esperienza sensibile, che viene ricevuta per mezzo degli organi corporei; ma se le sensazioni e le successive immagini rimangono legate a ciò che è particolare, individuale, proprio della materia, il pensiero si libera da tutto questo, cogliendo, cogliendo, mediante l'intelletto, ciò che vi è di essenziale nella realtà.
La funzione dell'intelletto è duplice, infatti viene distinto l'intelletto agente o attivo, dell'intelletto possibile o passivo. L'intelletto agente è quello che astrae, cioè libera l'immagine da tutto ciò che è materiale, individuale, sensibile, per afferrare,appunto, l'essenza; l'intelletto passivo è quello che passa dalla potenza all'atto, acquisendo il concetto universale, applicabile a tutti gli oggetti della stessa specie.
Se poi guardiamo all'attività pratica dell'uomo, notiamo che molte azioni umane sono suggerite dalla sensibilità e dall'istinto; tuttavia in alcuni momenti particolari e in alcuni atti veramente distintivi dell'uomo, rispetto agli animali, la volontà si libera da ogni condizionamento esterno e dallo stesso istinto, affermando la propria autonomia nella spontanea adesione a un bene superiore.
Infatti, la capacità dell'intelletto di giungere ai concetti astratti e immateriali, la capacità di cogliere le stesse funzioni logiche è una prova della sua spiritualità; e, a maggior ragione, lo è l'autocoscienza, quel potersi ripiegare totalmente su di sé che è una proprietà assolutamente sconosciuta alla materia, nella quale, semmai, si ripiega parte su parte.
Se l'anima è spirituale, è anche immortale e perciò separabile, almeno temporaneamente (come forma per se sussistente), dal corpo al quale è naturalmente congiunta.
L'etica
Se l'uomo avesse l'istituzione corretta dal sommo bene, cioè Dio, la sua volontà verrebbe trascinata irresistibilmente verso esso. Invece egli si trova immerso in una varietà infinita di realtà che si presentano come beni finiti, tutti desiderabili e raggiungibili.
La posizione tomistica è decisamente intellettualista: la conoscenza degli esseri come bene, o valori, e della loro gerarchia precede, almeno in linea di principio, la scelta della volontà.
Nell'ambito della Scolastica, si trova anche la posizione volontarista, propria della corrente agostiniano-francescana, la quale afferma che basta volere il bene per compierlo.
Il primo è quello della natura: poiché l'uomo è un essere ragionevole e un essere essenzialmente sociale, il suo bene è nella conoscenza della verità e nel raggiungimento di un'ordinaria vita comune. Prudenza, fortezza, temperanza e giustizia sono le virtù naturali.
Ma esiste anche il piano della soprannatura, che si realizza con la promozione della grazia divina e l'esercizio della fede, della speranza e della carità.
Comunque la virtù si acquisisce gradualmente, con l'esercizio e con l'educazione finché non diventa come una seconda natura, che porta l'uomo ad agire costantemente bene.
Ecco, dunque, che il discorso di San Tommaso sulla morte morale diventa discorso pedagogico: l'educazione, intesa nel senso più ampio del termine, deve principalmente tendere alla formazione dell'ambito della virtù, come deve perfezionare le facoltà fisiche e intellettuali dell'uomo, per il bene proprio e della società e per il raggiungimento del fine ultimo, Dio.
Il "De Magistro"
San Tommaso ha scritto un piccolo libro di contenuto specificamente pedagogico, anzi didattico, il "De Magistro", tratta con mirabile equilibrio il problema dei rapporti tra auto ed etero-educazione nell'insegnamento.
Usando questa sua capacità naturale, l'uomo potrebbe apprendere da se stesso tutte quante le scienze, ma solo con molta fatica, lentamente e non sempre con ordine.
E come il malato può darsi che guarisca da solo, così l'uomo può raggiungere anche da solo la conoscenza di ciò che ignora: questo modo di apprendere viene chiamato da San Tommaso invenzione (per inventionem). Quando invece la "ragione naturale viene aiutata esteriormente da qualcuno", questo modo di apprendere si dice per dottrina (per doctrinam) o per insegnamento.
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