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Il passaggio dal Medioevo all'età moderna
Il senso del limite subisce un'evoluzione nel corso della storia, in particolare, nel passaggio dal Medioevo all'età Moderna, il senso del limite greco e cristiano cade.
L'epoca medioevale
Il mondo medioevale è caratterizzato dall'influenza della religione cristiana: la vita è penetrata di religione in tutti i suoi aspetti ( la legislazione, l'ordine sociale, la morale, l'arte ) e la fede cristiana costituisce la verità universalmente accettata. L'uomo crede nella rivelazione della Bibbia, che lo rende certo dell'esistenza di una realtà divina superiore ed esterna al mondo.
Inoltre, come nel mondo greco, nel periodo medioevale ogni forma di tracotanza viene condannata. Alla virtù greca della moderazione corrisponde quella cristiana del timor di Dio 2. Alla condanna da parte del mondo classico di ogni sorta di hibris, corrisponde il dogma del peccato originale. Adamo infatti, come Prometeo, non rispettando il volere divino, commette il peccato di tracotanza che segnerà ogni uomo.
L'età moderna
Dalla prima metà del XV sec. in poi, la concezione del mondo medioevale comincia a sgretolarsi, in seguito a numerosi cambiamenti.
Un punto fondamentale in questo senso è la nascita dell'Umanesimo. Nel Discorso sulla dignità dell'uomo, composto nel 1486 da Pico della Mirandola, << l'uomo come sostanza cede il posto per la prima volta, all'uomo come libertà. E' chiamato uomo l'essere che fa eccezione all'adagio secondo il quale l'agire deriva dall'essere>> 3 ( secondo la formula latina, operari equitur esse ). Pico della Mirandola infatti scrive, facendo parlare Dio stesso: << A te, Adamo non ho assegnato un posto determinato, nè un aspetto e neanche una dote particolare, e ciò affinché sia tu stesso a volere, a conquistare e a possedere da solo il tuo posto, il tuo aspetto e i tuoi doni. La natura contempla altre specie entro le leggi da me stabilite. Ma tu, che non hai alcun limite come confine, tu definirai te stesso secondo il tuo arbitrio, nelle mani del quale io ti ho posto. [.] Non ti ho creato né celeste, né terrestre, né mortale, né immortale, affinché, sovrano di te stesso, tu possa completare liberamente la tua forma, come un pittore o uno scultore >>.
A partire dall'Umanesimo, vi è quindi l'idea dell'uomo che definisce se stesso secondo il proprio arbitrio. L'uomo acquista importanza e diventa misura dei valori della vita.
Di fondamentale importanza inoltre è la nascita della scienza moderna. Mentre nel Medioevo la ricerca del vero era indagata attraverso le fonti che costituivano l' autorità, l'uomo dell'epoca moderna vuole indagare con i propri occhi la realtà delle cose, senza condizionamenti da parte dei modelli precedenti. La scienza e poi la cultura, cominciano così non solo ad affermare la propria indipendenza dalla religione, ma più estesamente si tratta di un gesto di hybris, perché prescinde dall'orizzonte di finitudine umana.
Il mondo inoltre comincia ad estendere i propri confini attraverso le sempre più numerose scoperte geografiche. Inizia così a scomparire la volontà greca e medioevale di autolimitarsi. Mentre l'uomo del passato si era accontentato del mondo che lo circondava, <<l'uomo moderno subisce il fascino dell'ignoto, ed è attratto ad esplorarlo>> 4.
Note:
2. Aspetto messo in evidenza da A. Finkelcraut, Noi, i moderni, Lindau, To, 2006, p247
A. Finkelcraut, Noi, i moderni, Lindau, To, 2006, p287
4. R. Guardini , La fine dell'epoca moderna, Morcelliana, Bs, 1954, p38
Per Dante, l'impresa di Ulisse che vuole navigare al di là delle colonne d'Ercole, coinvolgendo i propri compagni, lo condurrà alla rovina ( Divina Commedia, Inferno XXVI ). Ora invece <<L'uomo moderno avverte le possibilità di lanciarsi nel mondo infinito e di diventarne signore >> 5.
L'uomo moderno perciò comincia a non essere più né greco né cristiano. Prima avverte l'autorità come impaccio, e vuole liberarsi da essa, poi, dopo aver scavalcato questo limite, l'uomo moderno prende in considerazione l'idea di replicare anche al limite posto da Dio, scavalcandolo. L'uomo padrone del proprio destino, diventa, secondo la formula del filosofo inglese Francis Bacon (1561-1626), uno che ha dato a se stesso il mandato di << produrre invenzioni capaci in una certa misura di vincere e dominare le fatalità e le miserie dell'umanità >> 6.
Sulla strada di Bacone, il caposcuola del romanticismo francese Victor Hugo (1802-1885) scrive in Les travaielleurs de mer : << Di tutti gli strumenti del tempo, quello che più lavora è il piccone dell'uomo [.]. Lo sfregio del lavoro umano è visibile sull'opera divina [.]. Permette che l'umanità si appropri della creazione.[.] L'uomo, vivente a breve termine, morente perpetuo, dà l'assalto all'infinito[.]. Il mondo, opera di Dio, è la tela di fondo dell'uomo. Ogni cosa limita l'uomo, ma nulla lo ferma. Egli replica al limite scavalcandolo. L'impossibile è una frontiera che arretra sempre. [.] Se le immensità della creazione sono a portata di mano, l'uomo le demolisce. Questo aspetto di Dio passabile di essere distrutto, è una tentazione per lui, che va all'assalto dell'immensità col martello in mano >>.
Hugo quindi mette in luce la destituzione di Dio, causa di ciò è la volontà di trasformare il mondo in un soggiorno vivibile. Hugo quindi giustifica lo sconfinamento del lavoro umano sull'opera divina.
Note:
5. R. Guardini , La fine dell'epoca moderna, Morcelliana, Bs, 1954, p38
6. Come messo in luce dall' intellettuale A. Finkelcraut nella sua opera Noi, i moderni, To, Lindau, 2006, p 249
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