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Il medioevo




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IL MEDIOEVO

le vie di comunicazione medioevo

L'ampiezza della via era tale da permettere il passaggio di due carri accostati. Ai margini della strada invece venivano scavati dei canali in cui era convogliato lo scolo delle acque piovane; spesso erano realizzati anche dei marciapiedi per favorire i pedoni. In genere le strade erano rettilinee e seguivano o l'andamento di un fiume o quello di un monte. Il motivo di tale linearità è da ricercarsi nel fatto che scavare un tunnel sotto una montagna o realizzare un ponte erano molto dispendiosi per cui era meglio cercare di evitarli e questo perché si spendeva meno, si spostavano con più celerità i soldati e si provvedeva con uguale velocità ad ottimizzare il traffico commerciale.

Lungo queste strade erano poste delle pietre miliari che riportavano le distanze in miglia tra i principali insediamenti. Nelle carte era segnata anche l'ubicazione delle stazioni di posta per il cambio dei cavalli, delle caserme ecc. Le stazioni di posta erano situate ogni 10 o 15 miglia; ogni 5 minori ce n'era una più grande in cui era possibile trovare anche veterinari e forze dell'ordine.



Comodissime erano le carrucae dormitoriae (carri coperti per il trasporto dei passeggeri che qui potevano anche dormire) A tirare tali carri erano addetti i buoi e ciò in quanto, non essendo stato ancora inventato il pettorale per i cavalli, questi non potevano trascinare carri pesanti se non correndo il rischio di rimanere strozzati poiché erano aggiogati per il collo. Un carro quindi procedeva molto lentamente: 7 km. all'ora.
C'era tuttavia anche il cursus velox; grazie ad esso i viaggiatori, seduti in carri trainati da cavalli o muli, riuscivano a percorrere anche 120 km. al giorno.

le diverse tipologie di città medioevo

Le città medievali presentavano ogni forma possibile così da adattarsi liberamente a tutte le circostanze storiche e geografiche. Troviamo quindi città lineari, ossia allineate lungo una strada, città nucleari, sorte cioè intorno ad un elemento generatore (un castello, un'abbazia, una cattedrale), città circolari, dove tutte le linee convergevano verso un centro, città ortogonali, la cui regolarità era normalmente l'indizio di una fondazione programmata; in ogni caso, la maggior parte dei centri urbani risultava dalla combinazione di queste diverse tipologie. Oltre alla presenza delle mura, erano elementi comuni delle città medievali la cattedrale, il mercato, i palazzi del potere civile. Spesso questi tre elementi, che sintetizzavano la pluralità delle funzioni caratteristiche dei centri urbani, si svilupparono intorno ad altrettanti spazi vuoti, ad altrettante piazze. Talvolta, invece, un'unica piazza vedeva convivere la sede dell'attività economica con quelle dell'autorità politica e religiosa.

Demografia

Mentre l'Hinterland risulta già abitato, almeno in parte, nel IX sec., la colonizzazione della valle della Sitter, attorno ad A., avvenne in epoca posteriore, grazie ai dissodamenti promossi dall'abbazia di San Gallo. La conformazione del territorio e un'economia basata sull'allevamento favorirono gli insediamenti sparsi; la curtis abbaziale di A., dotata già nel 1071 di una chiesa, divenne il centro economico, amministrativo e religioso della regione. Un elenco tributario risalente al 1200 ca. cita alcune curtes situate nel territorio dell'odierno semicant. di A. Interno. Nel Mittelland, colonizzato solo più tardi, Trogen è menz. nel 1175 ca. (de Trugin). Alla fase finale del processo di dissodamento risalgono gli insediamenti di Schwellbrunn e Schönengrund, attestati dal 1268; Teufen e Gais sono menz. poco dopo, Speicher solo nel 1309. Frammenti di registri censuari attestano un successivo dissodamento del Mittelland, avviato da San Gallo nel XIV sec.; per il Vorderland, colonizzato fra l'altro anche a partire dal Rheintal, i nomi delle curtes più antiche compaiono nel registro tributario della giurisdizione (Meieramt) di Altstätten (1300 ca.), mentre Wienacht (com. Lutzenberg) e Walzenhausen sono cit. in documenti del XIV sec. La sequenza temporale e spaziale della fondazione delle parrocchie permette anch'essa di stabilire che la colonizzazione del territorio procedette dalle regioni occidentali verso l'A. Interno, il Mittelland e il Vorderland. Tutte le maggiori località e le principali parrocchie (Herisau, A., Hundwil, Gais, Urnäsch, Trogen, Grub e Teufen) sorsero prima della fine del XV sec. Nel periodo seguente la densità della pop. aumentò, ma non venne più fondata alcuna città; come dimostra ad esempio il confronto tra una lista delle curtes allestita verso il 1500 e l'atto di fondazione della parrocchia di Oberegg, del 1658, nel territorio appenzellese continuarono a dominare gli insediamenti sparsi, tipici delle regioni prealpine.


Architettura

Le chiese paleocristiane Con la caduta dell'impero romano, l'attività edificatoria finisce per essere limitata all'architettura domestica ed ecclesiastica: al V secolo appartengono due chiese paleocristiane, San Saturno di Cagliari e San Giovanni di Sinis.

Le chiese bizantine
Tardo bizantine sono la minuscola chiesa di Sant'Elia di Nuxis, il San Giovanni nel centro di Assemini, San Salvatore alla periferia di Iglesias e Santa Maria a Cossoine, nel Logudoro.

Il periodo giudicale
Dall'XI secolo, l'isola beneficiò di una certa tranquillità: molte città e paesi abbandonati o distrutti per le invasioni barbaresche risorsero.
Per mancanza di studi e di scavi, non sappiamo ancora con esattezza quale fosse la struttura dei centri giudicali. In questo periodo, i giudici favorirono l'erezione di chiese e di monasteri, grazie all'immigrazione di maestranze di provenienza diversa (toscane, lombarde, francesi, arabe).

Le chiese romaniche
Le cattedrali romaniche, soprattutto quelle del Logudoro, sono perla maggior parte isolate nella campagna e fanno parte integrante del paesaggio, come i nuraghi.
I materiali utilizzati sono sempre locali: trachitici, calcarei, granitici, basaltici, talvolta accoppiati (bianco e nero, violaceo o rossiccio e nero).
Le prime manifestazioni dello stile romanico in Sardegna risalgono al secolo XI: santa Sabina presso Silanus (NU), San Pietro di Bosa (NU) e San Michele di Plaiano, presso Sorso (SS).
I benedettini di San Vittore di Marsiglia introducono modelli stilistici provenzali: Sant'Efisio di Nora e Santa Maria di Sibiola, presso Serdiana (CA).
Un'altra corrente stilistica è di derivazione toscana: un esempio è la bella chiesa di San Gavino a Porto Torres (SS).
La Cattedrale di Nostra Signora del Regno, ad Ardara (SS) risente di influssi lombardi.
Nella chiesa di San Michele di Salvenor e in quella notissima della SS. Trinità di Saccargia, nell'Anglona e nel Logudoro, si fondono le correnti toscana e lombarda.
Ad una sottofamiglia di questa corrente si possono ascrivere altre chiese, ad esempio San Nicolò di Ottana (NU) e la cattedrale di Tratalias (CA).
La chiesa di San Pietro, presso Sindia (NU) e quella di Santa Maria di Paulis furono edificate dai monaci Cistercensi secondo moduli stilistici francesi.
Alcuni resti della Cattedrale di Cagliari e quella di Oristano denunciano tarde forme romaniche (seconda metà del XIII secolo); con queste, la Cattedrale di San Pantaleo a Dolianova ed il San Pietro di Villamar si distinguono per influenze di maestranze arabe e la decorazione di superficie è una fusione di elementi romanici, arabi e gotici

Mura e torri medioevali
Genova e Pisa diedero un notevole contributo all'urbanistica e all'architettura delle città sarde, cingendole di mura , torri e bastioni. Attorno ai castelli cominciarono a delinearsi le borgate (Castelsardo (SS), Iglesias (CA), Bosa (NU) ).
Ad Oristano resta una delle torri innalzate dal giudice Mariano, quella di San Cristoforo (1294). Le due torri cagliaritane di San Pancrazio (1305) e dell'Elefante (1307), costruite utilizzando bianchi conci calcarei ad opera dell'architetto Giovanni Capula, sono fra le più belle del Medioevo italiano.
Il gotico, più che in strutture compiute, si manifestò in elementi di decorazione di superficie e in ampliamenti di edifici romanici: furono i Cistercensi ad introdurre l''arco ogivale.


Struttura economica del territorio

Per tutto il medioevo l'economia della nostra regione si basò quasi esclusivamente sull'agricoltura. Soprattutto nel basso medioevo ed ancor più verso il XIV secolo, per ottenere maggiori rese, si sfruttarono le terre più fertili e vennero lasciate incolte le terre meno produttive, come quelle collinari. Tuttavia dalle foreste collinari si ricavava legname (soprattutto dai faggi e dalle querce) ed in esse si praticava la caccia unita ad una rudimentale pesca nelle zone acquitrinose. Inoltre era importante l'apicoltura, in quanto il miele era fondamentale come dolcificante dato che mancava lo zucchero, prodotto esotico all'epoca quasi irreperibile. Per quanto riguarda l'allevamento, si allevavano allo stato semi-brado maiali e cavalli, ma soprattutto capre e pecore; quest'ultime erano fondamentali perché oltre a fornire carne e pelli producevano il latte, un alimento base.
Comunque come detto in partenza l'agricoltura costituiva la quasi totalità dell'economia cesenate ed era basata sulle colture dei cereali, in particolare del frumento. Per importanza veniva poi il vino, per il quale la Romagna era divenuta famosa durante l'impero romano; sebbene la produzione di vino fosse di molto calata, esso era molto consumato anche dai bambini, in quanto l'acqua era spesso malsana. Cesena era poi abbastanza famosa per la produzione di olio. Tra i frutti si coltivavano meli, peri, mandorli, noci e fichi (usati come companatico). Importanti per l'alimentazione dell'epoca erano verdure come rape, zucche, meloni ed anche piante leguminose. Per quanto riguarda i prodotti tessili era diffuso molto il lino e per quanto riguarda le piante da cui si estraevano tinte vi erano la robbia ed il guado (da cui si ricavavano rispettivamente i colori rosso e blu). Già nel basso medioevo le rese agricole erano scarse a causa del clima divenuto sfavorevole ed a causa del cattivo sfruttamento del territorio, il che portò a gravi carestie ed anche alla terribile peste del '300. Inoltre il commercio era 'monopolizzato' dal Comune e dai grossi proprietari. Nonostante queste condizioni sfavorevoli Cesena commerciava con Bologna e Venezia.
Le terre erano in mano ai grossi proprietari che utilizzavano la manodopera contadina con tre tipi di contratti: inizialmente vi era il tipico affitto a canone fisso, poi c'era il contratto di 29 anni tra padrone e contadino, molto usato dagli ecclesiali. Verso la fine del medioevo si diffuse il terzo contratto, la mezzadria, con cui il contadino si impegnava a lavorare la terra del padrone ed a dare al proprietario metà del raccolto. Questa agricoltura non era molto produttiva poiché il padrone forniva pochi attrezzi e nessun capo di bestiame, lasciando il contadino in precarie condizioni di lavoro.

Politica

Aspetto socio-economico Il sistema economico è basato sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame, quello sociale sul rapporto di dipendenza tra il vassallo e il signore. A sua volta il vassallo poteva cedere benefici ai valvassori, ottenendo altri benefici, creando così una piramide sociale.

Divisione della società: La società è divisa in tre ordini: gli oratores (il clero), i bellatores (i guerrieri) e i laboratores (i contadini). I primi due sono gli ordini dominanti, divisi poi in ulteriori rigide gerarchie, e al terzo ordine spetta solo lavorare e obbedire.

Figure sociali predominanti: Le figure sociali predominanti del periodo sono il monaco e il cavaliere. I monaci erano in grado di leggere i libri sacri, di usare la scrittura, di conservare le biblioteche, e ciò conferiva loro un potere carismatico. I cavalieri invece riunivano virtù militari e religiose, in seguito poi il cavaliere divenne 'cortese', mettendo al primo posto l'amore: la sua etica si basava sulla cortesia, sulla liberalità e sulla gentilezza


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