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Il Futurismo dimenticato: varie recensioni alle mostre del MAC (1 51-1952)
Se la mostra curata da Le Noci aveva riportato al centro del dibattito la questione del rapporto tra il Futurismo e il Movimento Arte Concreta, le recensioni che trattano delle mostre del MAC allestite nei mesi immediatamente successivi non vi accennano affatto.
Nell'ottobre del 1951 Bertini torna ad occuparsi di Regina, stavolta citandone il nome in un articolo (molto interessante) dedicato a varie esposizioni degli astrattisti a Milano , tra cui in particolare - oltre alla appena esaminata «prima rassegna storica 'dell'arte astratta in Italia', comprendente i primi astrattisti italiani del periodo 1913-1940» spicca nella stessa Galleria Bompiani la mostra collettiva dei concretisti del MAC, cui partecipa anche la scultrice pavese; anche in questo caso, però, nelle poche parole dedicate a quest'ultima rassegna, nulla si dice del passato futurista di Re- gina (le cui opere recenti meritano però parole di lode) . «Il riflettore» del 18 ottobre si limita a ci- tare Regina tra coloro che espongono alla Galleria Bergamini (anche qui senza accennare affatto al passato futurista di Regina), e grossomodo lo stesso fa Mario De Micheli - il giorno seguente - su «L'Unità» , in un articolo che è peraltro interessante perché sintomatico dell'atteggiamento del- la testata nei confronti dell'astrattismo («sull'astrattismo e sull'equivoco che lo genera abbiamo più volte parlato sul nostro giornale e non è il caso di ripeterci»); due giorni più tardi scrive invece della mostra Garibaldo Marussi su «La Fiera Letteraria», esaminando le diverse opere e le personalità degli artisti presenti: anche in questa occasione non troviamo nessun riferimento al futurismo di Regina, che viene invece giudicata per le opere concretiste finendo per essere accomunata a Ve- ronesi nel tiepido giudizio dell'autore Più significativo, sebbene neppure in esso si accenni all'e- sperienza futurista della scultrice, è l articolo firmato da Mastrolonardo per «Glauco , in cui Regina
- oltre ad essere indicata tra gli espositori - è presente con una riproduzione fotografica dell'opera concretista Modulazioni; soprattutto, però, in questo articolo, è per noi interessante è il fatto che l'autore dimostri un certo interesse per il passato futurista di un altro esponente del MAC, Arturo Ciacelli35: evidentemente Mastrolonardo (che al Futurismo aveva partecipato36) riteneva che l'esperienza del movimento marinettiano non fosse rimasta senza eredità, se non altro presso coloro che
- avendovi aderito - ne avevano assaporato lo spirito in maniera più diretta e genuina.
In novembre Mario Radice dedica pochissime righe alla mostra , lodando il vecchio amico Soldati ma anche Regina, Munari e Mazzon (senza occuparsi - anche in virtù dell'estrema brevità della segnalazione - né della loro poetica, né tanto meno della loro storia di artisti); nulla di più anche fanno Gillo Dorfles, a fine anno, su «Numero» , e Mario Lepore - che pure era un altro ex- futurista su «Milano Sera» all'inizio dell'anno successivo . Si limitano a segnalare la presenza di Regina tra gli espositori anche Lodovico Castiglioni nel notiziario di «Materie plastiche» (in un articolo di grande interesse in cui propone un ragionamento ampio e molto consapevole sulle pos- sibilità che i materiali plastici offrono all'arte e gli interventi comparsi su «Notiziario di arte e
«La Pubblicità» , mentre ben più interessante è la pur brevissima notazione su Regina proposta, nello stesso mese di febbraio, da Mia Cinotti su «Il Fonte», all'interno di una recensione del volume Ragione dell'arte astratta di Giusta Nicco-Fasola
Peccato che qui, parlando dei movimenti di gruppo, citi per gli italiani il Fronte nuovo delle arti» (Pizzinato, Guttuso, Vedova, Viani eccetera), ossia dia credito agli ultimi venuti in questo campo, che hanno poi dimostrato di volerci restare poco, mentre non ricorda neppure quell e- siguo gruppo di veri astrattisti italiani che da un ventennio lavorano in quasi solitudine, come Soldati, Nizzoli, Ghiringhelli, Rho, Dorfles, Radice, Reggiani, o, nella scultura Regina.
Pur non trattando esplicitamente della stagione futurista di Regina, l'importanza di quanto scrive la Cinotti è più che evidente, poiché qui la scultrice pavese viene nuovamente accostata ai pionieri dell'astrattismo italiano. In questo caso, però, la Cinotti non inserisce tra questi ultimi nessun altro futurista oltre a Regina, e semmai - agli artisti del Milione e del gruppo comasco (tra cui comunque mancano nomi clamorosi, come quelli di Fontana e Melotti) - accosta due figure sostanzialmente refrattarie alle categorizzazioni come Nizzoli e Dorfles. In chiusura, vorrei peraltro sottolineare co- me questo articolo della Cinotti consenta di evidenziare un dato a mio avviso davvero emblematico della particolarità del dibattito critico reginiano: di fatto, un giudizio come quello da lei avanzato (certamente di grande interesse, cronologicamente secondo solo a quello espresso nel catalogo della mostra alla Bompiani e destinato ad essere replicato solo diversi anni più tardi da Carlo Bello- li) non compare in una monografia, in un catalogo o anche solo in un articolo dedicato a Regina, o magari ai movimenti di cui ha fatto parte, ma risulta addirittura 'nascosto' nella recensione di un volume sull'astrattismo in cui di Regina stessa - paradossalmente - non si parla affatto. Testimo- nianza evidente, questa, di quanto il dibattito critico su Regina - che pure, come abbiamo visto, e- siste - sia stato per molti versi costretto in sedi quasi anonime o comunque inaspettate, che solo una ricerca approfondita consente di individuare.
Su «AZ» di aprile-maggio, infine, è Mario Ballocco a citare Regina - ma ancora una volta non la sua esperienza futurista - in un articolo per altri versi molto stimolante, dedicato alla I Mostra delle Arti e dell'Estetica Industriale46.
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