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Nato in una famiglia d'agiati contadini, Gustave Courbet (Ornans 1819 - Vevey 1877) si forma in modo irregolare tra scuole libere, studi accademici e frequentazione assidua del Louvre (si trasferisce a Parigi nel 1840), dove copia i pittori fiamminghi, veneziani e olandesi del XVI e XVII secolo.
Nel 1870 partecipa alla comune di Parigi e viene nominato delegato per le Belle Arti. In seguito ad una condanna nel 1873 fugge in Svizzera, dove muore poco dopo che le sue opere erano state vendute all'asta e disperse dal governo francese
L'ATELIER, 1855, olio su tela, 359 x 598cm, Parigi, Museè d'Orsay
Courbet dipinge questa tela nel 1855, pensando di presentarla al Salon. Il dipinto venne rifiutato insieme ad altre due sue tele, ma nell'estate di quello stesso anno fu esposta nel Padiglione del Realismo, fatto costruire dall'artista;
La scena è ambientata nello studio dell'artista;
La composizione è incentrata sull'autoritratto di Courbet che, mentre dipinge un paesaggio, viene osservato attentamente da un bambino e da una modella nuda che stringe al proprio petto un drappo bianco. Lo studio è affollato da personaggi schierati simmetricamente e divisi in esponenti del mondo artistico-culturale (sulla destra) e lavoratori di varie categorie (sulla sinistra);
Dietro la tela, in penombra, appaiono un manichino in posizione innaturale, simbolo della disprezzata arte accademica, e un teschio appoggiato ad una copia del giornale parigino "Journal des dèbats";
Seduto in primo piano a sinistra, un bracconiere con il suo cane fissa lo sguardo su un cappello piumato, una mandola e un pugnale gettati a terra che sono simboli di un romanticismo superato. Di fronte a lui è presente un'irlandese che allatta il suo bambino che rappresenta la miseria. All'estrema sinistra appare un rabbino e, sul fondo, un mercante offre una stoffa ad un benestante seduto (probabilmente rappresenta il nonno di Courbet). Più in dietro appaiono un pagliaccio, un prete cattolico, uno sterratore, un falciatore, un operaio, un becchino e una prostituta;
A destra sono presenti gli amici e i protettori dell'artista: si riconoscono Baudelaire, che legge seduto, una coppia di collezionisti e un bambino che disegna, simbolo dell'approccio ingenuo e non condizionato all'arte. Seduto su uno sgabello si scorge lo scrittore Champfleury e il filosofo anarchico Proudhon.
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